Quando il dormente si sveglierà/IV. L'eco del tumulto
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Traduzione dall'inglese di Anonimo (1907)
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Capitolo IV.
L’eco del tumulto.
Prima di perdere i sensi, parve a Graham di udire uno squillante suonar di campane: seppe in seguito di esser rimasto inanimato, sospeso per più di un’ora, fra la vita e la morte. Riavutosi si ritrovò sul suo lettuccio trasparente, e sentì al cuore e al petto un calore sovreccitante: l’apparecchio di colore scuro era stato sostituito al suo braccio da una fasciatura.
La bianca cornice era sempre al suo posto, ma la sostanza trasparente e verdastra da cui era circondata, era sparita interamente. Un uomo, vestito di violetto cupo, uno di quei tre che aveva veduto sul balcone, osservava la sua faccia con un’estrema attenzione.
Da lontano, con molta insistenza, giungeva fino a lui il rimbombante squillo delle campane, mentre un mormorio confuso gli faceva indovinare una moltitudine echeggiante in massa un medesimo grido.... Il rumore di una porta chiusa improvvisamente fece voltare Graham. Egli vide l’uomo da’ capelli rossi che l’aveva scoperto per il primo.
— Che cosa significa tutto ciò? — balbettò lentamente. — Dove mi trovo?
Gli parve che gli venisse chiesto di ripeter la sua domanda, ma la frase non fu finita. L’uomo vestito di violetto, parlò con voce dolce, esprimendosi con un lieve accento straniero, almeno così parve al Dormente.
— Siete sano e salvo. Vi hanno trasportato qui, dal luogo in cui siete caduto, dormendo. Non abbiate nessun timore: da qualche tempo siete caduto in un profondo letargo.
Disse ancora qualche altra parola che Graham non potè udire: quindi sturò una piccola fiala che gli venne pòrta: Graham sentì che gli aspergevano la fronte e per un minuto egli provò la sensazione di essere avvolto in una nebbia profumata. Quindi chiuse gli occhi dal piacere, rianimato da una deliziosa freschezza.
— Vi sentite meglio? — domandò il personaggio vestito di violetto, a Graham che riapriva gli occhi.
Era un uomo simpatico, di una trentina d’anni, dalla bionda barba a punta. Un ricco fermaglio d’oro chiudeva la sua veste.
— Sì, — fece Graham.
— Avete dormito un po’ di tempo.... un sonno catalettico.... Avete capito? Catalettico! Ciò vi sorprenderà forse.... ma io posso assicurarvi che tutto va bene.
Graham non rispose, ma parve rassicurato da tali parole: i suoi sguardi si posavano or sull’uno, or sull’altro dei volti che lo circondavano e che l’osservavano in un modo strano.
Sapeva però di dover essere in qualche luogo, in Cornovaglia, ma egli non poteva accordare con quest’idea l’ambiente attuale.
Una preoccupazione che aveva invaso il suo spirito negli ultimi momenti di lucidità a Boscastle gli tornò in mente: una risoluzione decisa e un po’ trascurata. E a mezza gola chiese:
— Avete telegrafato al mio cugino Warming che abita in Chancery Lane, 27?
Tutti l’ascoltavano con molta attenzione, ma nonostante dovette ripeter la frase.
— Che articolazione gutturale! — mormorò l’uomo da’ capelli rossi.
— Telegrafato? — domandò il personaggio dalla barba bionda, con evidente stupore.
— Vuol parlare di un telegramma elettrico, — dichiarò il terzo, un giovanotto da’ diciannove a’ vent’anni, dalla faccia avvenente.
L’uomo dalla barba bionda dette in un’esclamazione.
— Quanto sono sciocco! Potete esser sicuro che tutto sarà fatto, Sire, — disse a Graham. — Temo però che sarà difficile telegrafare.... al vostro cugino poichè in questo momento esso non è a Londra: ma non vi tormentate per questo; voi avete dormito molto tempo, e la cosa più importante è quella di riprendere il sopravvento, o Sire.
Graham provò una certa sorpresa nel sentir ripetere quel titolo per la seconda volta, ma s’immaginò che forse la parola inglese «Sir» (signore) era mal pronunciata da quegl’individui non abituati ad una tal lingua.
— Bene, bene, — disse Graham, e parve rassicurato.
Tutto ciò era molto enigmatico; evidentemente quei tre personaggi dall’imponente abbigliamento sapevano benissimo ciò che facevano. Pur nonostante essi avevano un aspetto strano e il salone pure era strano. Chi sa che egli non fosse stato trasportato in uno stabilimento di recente costruito.
Ad un tratto ebbe un dubbio: se si trovasse esposto in qualche sala pubblica! — Ah, come avrebbe allora detto il fatto suo a Warming e senza tante reticenze!
— Ma no, era impossibile: tal congettura non reggeva, tanto più che in una pubblica sala non l’avrebbero lasciato nudo.
Poi, d’un sol colpo, intravide la verità: non vi fu intervallo percettibile fra il sospetto e la certezza: passò dall’uno all’altra senza accorgersene.
Improvvisamente si rese conto che il suo letargo era durato un periodo di tempo considerevole; con quella specie di processo che è la lettura del pensiero, interpretò lo stupore misto a rispetto dei volti curiosi che lo esaminavano.
Egli li scrutò ansiosamente in preda a un’intensa emozione: pareva che gli leggessero negli occhi. Mosse le labbra per parlare, ma non potè. Nel momento stesso della sua scoperta, fu assalito da un inesplicabile impulso di nascondere il proprio pensiero: contemplò i suoi piedi nudi senza proferir parola: non aveva più desiderio di parlare e tremava violentemente.
Allora gli fecero prendere una sostanza fluida e rosea da’ riflessi verdastri, dopo di che potè sentire che le sue forze ritornavano.
— Questo.... questo mi fa bene.... mi sento meglio, — disse con voce fioca; e tali parole furono accolte da un mormorio di rispettosa ammirazione.
La sua convinzione si riaffermava ora: volle parlare, ma gli fu nuovamente impossibile: emise un grosso sospiro e tentò per una terza volta. — Quanto tempo, — chiese poi con voce velata, — quanto tempo ho dormito?
— Molto tempo, — rispose l’uomo dalla barba bionda, lanciando a’ suoi compagni una rapida occhiata.
— Quanto tempo?
— Un tempo; lunghissimo.
— Va bene.... va bene.... — disse Graham con eccitazione. — Ma io Vorrei... Forse per degli anni?.... Per molti anni?... È accaduto qualche cosa Ho dimenticato. Mi sento disorientato. Ma voi.... — E qui fu soffocato da un singhiozzo. — A quale scopo voler simular con me?... Quanto tempo ho dormito? Tacque: aveva il respiro irregolare.... Si stropicciò gli occhi colle congiunture delle dita; quindi incrociò le braccia aspettando che gli si rispondesse. I tre uomini si consultarono a voce bassa.
— Cinque o sei anni? insistè debolmente. — Di più?
— Molto di più.
— Più di sei anni?
— Molto di più.
Egli li guardò: sembrava che dei diavoletti accaniti gli contraessero i muscoli della faccia. Col suo sguardo cercava d’interrogarli.
— Molti anni,— aggiunse l’uomo dalla barba rossa.
Graham si sforzò di mettersi a sedere sul letto e colla scarna mano, si asciugò Una lagrima.
— Molti anni, — ripetè.
Quindi chiuse ermeticamente gli occhi; li riaprì ed esaminò intorno a sè, l’una dopo l’altra, -tutte quelle cose così estranee per lui.
— Quanti anni? — interrogò.
— Preparatevi ad una sorpresa. — Ebbene?
— Più di una «grossa» di anni.
Quel termine barocco lo irritò.
— Più di che?
Due di quegli uomini scambiarono alcune parole, ma di tali rapide riflessioni, non potè cogliere che la parola «decimale».
— Quanto tempo avete detto? — domandò Graham.
— Quanti anni? Non prendete codest’aria.... Parlate.
Ancora un colloquio a mezza voce di cui al suo orecchio non giunsero che queste quattro parole:
— Più di due secoli.
— Che cosa? — esclamò Graham rivolgendosi all’uomo che aveva pronunziato quella frase. — Che ha detto...? Che cosa vuol dire?... Più di due secoli?
— Sì, — fece l’uomo dalla barba rossa, — duecento anni.
Graham ripetè quelle parole. S’aspettava che gli venisse indicato im lungo periodo di tempo, pure quelle parole; «Due secoli», lo annientavano in modo indescrivibile.
— Duecento anni, — disse ancora, mentre nell’anima sua pareva si spalancasse un profondo abisso. Quindi: — Oh! ma!...
I tre compagni rimasero muti.
— Voi.... avete proprio detto il vero?
— Duecento anni. Due secoli interi, — spiegò l’uomo dalla barba rossa.
Vi fu un minuto di silenzio: Graham spiò i loro volti e capì che ciò che aveva udito era proprio la verità.
— Ma è impossibile, — esclamò con tono lamentoso. — Io sogno.... Letargo.... Ma il letargo non ‘dura tanto.... Non è una cosa ben fatta.... Vi prendete un brutto giuoco di me.... Ditemi.... Alcuni giorni fa.... io passeggiavo lungo la costa di Cornovaglia Ma la voce gli mancò.... L’uomo dalla barba bionda esitava.
— Non sono molto forte su questo punto.... — asserì debolmente, e lanciò un’occhiata agli altri due.
— È esattissimo, — confermò il più giovane. — Boscastle, nell’antico ducato di Cornovaglia.... era situato nella regione Sud Ovest al di là delle pasture.... Esiste ancora una casa.... Io vi sono stato.
— Boscastle...., — e Graham guardò quel giovane. — Proprio Boscastle.... Il piccolo porto di Boscastle: devo essermi addormentato laggiù.... in qualche luogo.... Non ricordo più tanto bene....
E si strinse la testa fra le mani mormorando:
— Più di duecento anni!
Colla faccia contratta, si pose a parlar velocemente mentre dentro di sè aveva il cuore ghiacciato.
— Ma se veramente ho dormito per duecento anni, tutti quelli che ho conosciuti, tutti gli esseri umani che ho veduto e ai quali ho parlato prima di addormentarmi, devono esser tutti morti.
Nessuno rispose: ed egli riprese:
— La regina e tutta la famiglia reale, i ministri la Chiesa e lo Stato indistintamente, ricchi e poveri, gli uni come gli altri.... tutti devono esser morti, L’Inghilterra esiste sempre? E Londra? Ed io dove sono in questo momento? A Londra? Ah! davvero, voi siete il mio assistente.... E anche loro?
Stupito egli li guardava.
— Ma perchè sono qui? No, non parlate. Non vi muovete.... Tacete. Lasciatemi.
Tacque stropicciandosi lungamente gli occhi e quando staccò le mani dalla faccia vide presentarsi un altro bicchierino di quel fluido tosato che vuotò d’un fiato e il cui benefico effetto fu anche questa volta quasi immediato. Subito dopo aver bevuto cominciò a piangere liberamente.
Tale sfogo gli procurò un gran sollievo. A traverso le lagrime osservava i suoi compagni, e improvvisamente scoppiò in una sciocca risata.
— Ma.... due.... cento.... anni, — esclamò.
E dopo una smorfia convulsa si nascose la faccia fra le mani. Dopo alcuni momenti divenne più calmo i allora si sedette colle mani sulle ginocchia, in un atteggiamento quasi simile a quello nel quale lo aveva trovato Isbister sulla roccia di Pentargen. Poco dopo, la sua attenzione fu attratta da una voce forte e imperiosa e dai passi di un personaggio che si avanzava.
— Che cosa fate voi? Perchè non mi avete avvertito? Avreste potuto facilmente prevederlo. Guai al colpevole....
Bisogna lasciare in pace quell’uomo. Le porte, sono chiuse? Tutte le porte? Bisogna assolutamente lasciarlo in pace e non dirgli niente. Gli è forse stato detto qualche cosa?
L’uomo dalla barba bionda fece una riflessione a bassa voce; e Graham, guardando al di sopra delle spalle di lui, vide venire un personaggio di bassa statura, grosso, grasso e imberbe, dal naso aquilino, dal collo largo, dal mento pronunciato. Folte sopracciglia nere, leggermente oblique, che si ricongiungevano quasi al di sopra del naso, oscuravano degli occhi di un grigio scuro che davano alla sua fisonomia un’espressione spaventosa e bizzarra.
Fissò Graham con aria minacciosa, poi, bruscamente si rivolse all’uomo dalla barba bionda. — Gli altri, — disse con accento oltremodo irritato, — farebbero meglio ad andarsene.
— Andarcene? — fece l’nomo dalla barba rossa.
— Certamente.... Via, uscite, ma state attenti che le porte siano ben chiuse dietro di voi.
I due uomini ai quali si rivolgeva un tale ordine, giraron sui tacchi, e obbedirono- dopo aver rivolto uno sguardo di compianto a Graham; però invece di uscire dal passaggio a vòlta, come egli credeva, si diressero verso il gran muro senz’apertura che fiancheggiava l’appartamento dalla parte opposta.
Allora accadde rm fatto sorprendente: una lunga striscia di quel muro, solido in apparenza, si ripiegò con un rumore secco rimanendo sospeso sopra a’ due uomini che se rie andavano, quindi ricadde. Cosi Graham rimase solo col nuovo venuto e ooll’individuoi dal vestito rosso, dalla barba bionda.
Per un momento l’uomo di bassa statura non prestò la minima attenzione a Graham, ma si mise ad interrogar l’altro — nel quale s’indovinava un suosottoposto — su ciò che era accaduto. Egli si esprimeva chiaramente, ma con certe frasi che Graham non j intendeva che a metà; quel risveglio così improvviso sembrava essere per quel personaggio non solo un motivo di sorpresa, ma di costernazione e di noia; in una parola ciò gli procurava un’estrema agitazione.
— Non bisogna far nascer tanta confusione nel suo spirito raccontandogli troppe cose, — ripeteva spesso, non bisogna imbrogliar le sue idee.
Quando l’altro ebbe risposto a tutte le domande rivoltegli dal suo superiore, si voltò verso l’uomo ridestato e l’osservò con xui’espressi-o-ne incerta.
— Vi sentirete un po’ sbalordito — gli chiese. — Moltissimo.
— Il mondo.... ciò’ che ne vedete vi parrà strano?
— Per quanto; strano mi possa sembrare, bisognerà pure che ci viva.
— Lo capisco anch’io, — E prima di tutto, non ritenete necessario ch’io abbia di che vestirmi?
— Vi hanno detto.... — cominciò a dir l’uomo grasso; ma s’interruppe: l’uomo dalla barba, bionda scambiò un’occhiata con lui, quindi si allontanò.
— Ma è proprio vero ch’io ho dormito duecento anni? — domandò Graham.
— Ve l’hanno detto, non è vero? Duecentotrè, per essere esatti.
Ora Graham cedeva alla realtà: colle sopracciglia rialzate, gli angoli della bocca abbassati, egli rimase un momento senza parlare, quindi domandò:
— Qui vicino vi sarà certo o un mulino o una dinamo? — E senza aspettar la risposta; — Suppongo che le cose sian cambiate in una maniera spaventosa, non è vero? Che significano queste grida?
— Nulla, — disse l’uomo grasso con impazienza.
— È il popolo.... Capirete meglio in seguito.... forse. Avete ragione: le cose sono molto cambiate.
Egli parlava in tono breve, colle sopracciglia contratte, lanciando delle occhiate intorno a sè come se avesse cercato di prendere una decisione, di fronte a una improvrusa difficoltà.
— Ad ogni modo bisogna procurarvi dei vestiti e tutto il resto: intanto sarà meglio che restiate qui: nessuno verrà a disturbarvi. Avete anche bisogno di farvi radere.
Graham si passò la mano sul suo mento rugoso: in quell’istante l’uomo dalla barba bionda che ritornava verso di essi, si fermò di botto, stette per un momento in orecchi, guardò il suo superiore corrugando la fronte e rialzando le sopracciglia, quindi si slanciò precipitosamente per il passaggio a vòlta dalla parte del balcone.
Il tumulto e le grida aumentavano; l’uomio grasso si allontanò un poco per ascoltare e, mastìcando ad un tratto una bestemmia, rivolse lo sguardo- su Graham oon im’espressione ostile. Il rumore agitato di una moltitudine di voci aumentava e diminuiva: grida ed acclamazioni; fischi e schiamazzi si confondevano insieme;, per un momento fu imo strepito come di colpi e grida acute, seguiti da uno scoppiettio simile a quello prodotto dal legno sottile quando è secco.
Graham tese l’orecchio cercando di percepire in quell’inesplicabile tumulto un suono riconoscibile: e finalmente potè capire una frase ripetuta incessantemente, una frase distinta.
Rimase alcuni minuti nell’incertezza di avere o no udito bene, ma certo le parole erano proprio queste:
— Mostrateci il dormente! mostrateci il dormente!
L’uomo grasso scattò e si precipitò verso il corridoio.
— È insensato! — esclamò. — Come hanno fatto?... Sanno o indovinano?
La risposta si perdette fra il rumore.
— Io non ci posso andare, — fece l’uomo grasso.
— Bisogna che mi occupi di lui. Ma fateli stare in ordine dal balcone.
Ancora una risposta che Graham non potè intendere.
— Dite che non si è svegliato.... Dite quello che volete, ve ne lascio la libertà. E dopo queste ultime parole, l’uomo grasso tornò in fretta da Graham.
— Vi occorre subito un vestito, — dichiarò. — Non potete restar qui seminudo.... e sarà impossibile di....
Si allontanò rapidamente mentre Graham invocava una risposta alle sue supplichevoli domande: un minuto dopo era di ritorno.
— Non posso dirvi ciò che accade. È troppo difficile a spiegarsi. Fra un minuto avrete il vostro vestito.... Sì.... fra un minuto. Poi potrò condurvi via e farete presto a conoscere a quah difficoltà andiamo incontro;.
— Ma queste Voci? Gridavano....
— Sì: gridavano, dicevano qualche cosa intorno al dormente a voi.... Essi hanno fantasticato.... non so su che cosa.... non so nulla....
Una campana dal suonò acuto, gettò la sua nota stridula in mezzo al lontano frastuono.... Intanto quello sgarbato personaggio si accostò rapidamente ad un piccolo gruppo di apparecchi, posti in un angolo della sala: ascoltò un momento, e guardando un globo di cristallo, inclinò la testa e pronunciò alcune parole indistinte.... Quindi si diresse verso il muro in fondo: la parete si alzò come una tenda e l’uomo rimase in piedi aspettando.
Graham alzò il braccio e fu sorpreso della forza procuratagli dal benefico cordiale e si sedette accavalciando una gamba sopra l’altra. Egli non provava più nè vertigini nè stordimenti e durava fatica a credere a un così rapido miglioramento, si tastò ad una ad una le membra....
L’uomo dalla barba bionda ricomparve nel corridoio arcuato e nello stesso tempo un ascensore si fermò dinanzi al personaggio di bassa statura: ne uscì un individuo magro dalla barba grigia, che portava un giustacuore di color verde scuro; cbe aveva un involto in mano.
— È il sarto! — disse il capo presentando con un gesto il nuovo venuto. — Questo abito nero non era per voi e non capisco come abbia potuto trovarsi qui. Ma lo saprò: oh! se lo saprò!
— Farete più presto: che vi sarà possibile, non è vero? — disse al sarto.
L’individuo vestito di verde s’inchinò e, avanzandosi, venne a sedersi sul letto accanto a Graham. Le sue maniere erano calme, ma i suoi occhi esprimevano una vivissima curiosità.
— Troverete la moda molto cambiata, Sire, -— cominciò a dire senz’alzare la testa. Quindi aprì il fagotto e un insieme confuso di stoffe lucenti si sparse sulle sue ginocchia. — Voi vivevate, Sire, — continuò, — in un’epoca essenzialmente cilindriqa.... con una tendenza alla forma emisferica nei capelli.... nelle curve.... perpetuamente.... All’epoca attuale....
E in un baleno tirò fuori un piccolo- ap-parecchio dalle dimensioni di un orologio: fece scattar la molla e tutto ad un tratto apparve, come in un kinetoscopio, un.piccolo personaggio vestito di bianco che camminava e girava sulla mostra in tutti i versi.
Poi, prendendo un campione di raso di un bianco lievemente ombreggiato di azzurro:
— È così, su questo modello, ch’io mi propongo di vestirvi.
— Abbiamo pochissimo tempo, — disse il padrone, andando a porsi accanto a Graham. — Fidatevi di me, — rispose il sarto. — La mia macchina sarà qui fra qualche secondo.
— Che cos’è questo? — domandò l’uomo del diciannoVesimo secolo.
— Ai vostri tempi vi veniva mostrato un figurino, — spiegò il sarto. — Osservate invece il progresso moderno.
La bamholina ricominciò le sue evoluzioni con un vestito differente.
— O questo?
E facendo ancora scattare la molla, mostrò un’altra bàmbolina vestita con un abito voluminoso, che, come l’altra, si pavoneggiava sul quàd’rante. Il sarto aveva dei movimenti rapidissimi, ma ciò non gli impedì di guardare due o tre volte, dalla parte dell’ascensore: uscì subito dopo un adolescente anemico dai capelli corti, dai lineamenti che lo facevano somigliare ad un chinese, daH’abito di una tela grossa color celeste pallido. Egli spingeva silenziosamente’ una macchina assai complicata montata su delle rotelle: nello stesso momento il sarto fece sparire il piccolo kinetoscopio e invitò Graham a star dritto dinanzi alla macchina; quindi borbottò alcune istruzioni a cui l’individuo da’ capelli corti rispose con una voce gutturale e in una lingua che Graham non potè capire. Allora quel giovane si diresse verso gli apparecchi, davanti ai quah tenne un incomprensibile monologo mentre il sarto faceva muovere un certo numero di braccia articolate che terminavano con piccoli dischi spiegandole fino a che i dischi si trovassero aderenti al corpo di Graham; uno sopra ogni spalla, altri ai gomiti, un altro al collo e così via di seguito in maniera che alla fine non se ne contavano meno di quaranta, sul suo oorpo e sulle sue membra.
Intanto in quella sala era entrata ancora un’altra persona portata dall’ascensore. Il sarto mise in azione un meccanismo che produoeva dei movimenti ritmici con un debole rumore e subito dopo egli disfece di un sol colpo la leva mettendo Graham in libertà. Il sarto gli rimise il mantello nero; l’uoimo dalla barba bionda gli porse un bicchierino colmo di una fluida sostanza rinfrescante, e Graham potè vedere a traverso il vetro,’ un giovanotto dal volto pallido che lo guardava con una strana insistenza. Il personaggio grasso, agitato e impaziente, passeggiava in quel tempo su e giù per la sàia: dopo poco però girò sui tacchi e s’inoltrò nel passaggio a vòlta per giungere al balcone da cui proveniva, in raffiche cadenzate, il rumore di una folla lontana.
L’adolescente da’ capelli corti consegnò al sarto un rotolo di raso azzurro, che ambedue applicarono al meccanismo nella stessa maniera con cui si fissava un rotolo di cqrta nella macchina da stampare del secolo XIX. Quindi, spingendo la macchina a traverso alla sala sulle silenziose rotelle, la portarono in un angolo, dove una specie di canapo intrecciato usciva graziosamente, dal muro: a questo congiunsero la macchina stessa che cominciò a funzionare con una meravigliosa rapidità.
— Che cosa fanno laggiù? — chiese Graham accennando col bicchiere vuoto quei sarti qffaticari e tentando d’ignorare l’esame minuzioso che gli faceva subire il nuovo venuto. — È forse.... un genere di forza motrice.... in applicazione?
— Sì, — rispose l’uomo dalla barba bionda. — Chi è quello là? — E indicava il personaggio grasso, dietro di lui, nel corridoio.
L’uomo vestito color porpora si accarezzò la barbetta, esitò, e rispose a mezza voce:
— È Howard: il vostro primo guardiano. Capirete, Sire, che ciò è un po’ difficile a spiegarsi. Il consiglio nomina un conservatore capo e dei dipendenti. Questo salone, date alcune eccezioni, è stato aperto al pubblico perchè esso potesse venirci a suo piacere: ora per la prima volta ne abbiamo chiuse le porte: ma.... se ciò non v’interessa, lasrò a lui l’incarico di tutto spiegarvi....
— Strano!... — pensava Graham. — Conservatore? Consiglio? — Quindi voltando le spalle al nuovo venuto, chiese a bassa voce: — Perchè quell’uomo mi guarda così fisso? È forse un magnetizzatore?
— Un magnetizzatore? È un «capillotomista.».
— Un «capillotomista?»
— Sì: uno dei capi. Il suo onorario annuale ammonta a sei dozzine di leoni d’oro.
Queste ultime parole parvero una vera assurdità per Graham che, colla mente turbata, dovette fare innumerevoli sforzi per capirne il senso.
— Sei dozzine di leoni? — ripetè.
— Al vostro tempo non esistevano, è vero? Credo di no.... Voi avevate ancora le antiche lire sterline. I leoni sono adesso le nostre unità di monete.
— Ma, che cosa dicevate mai.... Sei dozzine?
— Sì: sei dozzine, Sire. Infatti, tutte le cose, anche le più piccole, sono cambiate. Voi vivevate in un’epoca in cui vigeva il sistema decimale, il sistema arabo.... le diecine, le minuscole centinaia e le migliaia. Noi abbiamo ora undici cifre ed impieghiamo una sola cifra per esprimere dieci e una sola per esprimere undici; due cifre per una dozzina. Una dozzina di dozzine fa una grossa, quantità, questa, un po’ più grande del vostro centinaio: una dozzina di grosse fa una «dozanda», e una dozanda di dozande una «miriade». Come vedete è una cosa semplicissima.
— Capisco.... — fece Graham. — Ma quel capili.... come lo chiamate?
L’uomo dalla barba bionda lancio un’occhiata sopra alla spalla di Graham.
— Ecco il vostro vestito, — disse.
Graham si voltò ad un tratto e vide il sarto in piedi, vicina a lui, che sorrideva tenendo sulle braccia un abito evidentemente nuovo, mentre il giovane da’ capelli corti spingeva con un solo dito la macchina complicata verso l’ascensore col quale era stata portata.
Graham guardava stupito il vestito già eseguito.
— Non vorrete mica farmi credere?...
— Terminato in questo momento, — interruppe il sarto.
Quindi, lasciando cadere gli abiti a’ piedi di Graham, s'incamminò verso il letto dove solo pochi minuti prima stava disteso Graham, ne respinse le materasse e drizzò lo specchio.
Un continuo e furibondo squillar di campanelli, chiamò il personaggio grasso verso gli apparecchi. L’uomo dalla barba bionda si precipitò verso di lui, quindi si allontanò rapidamente per il corridoio. Dopo un momento ritornò dalla parte del balcone: il personaggio grasso lasciò gli apparecchi per corrergli incontro: e insieme si misero a parlare in fretta, a bassa. voce, manifestando in tutti i loro movimenti una grande ansietà.
Intantp il batto aiutava Graham a indossare un abito color rosso cupo cbe combinava in sè stesso calze, pantaloni e giacchetta.
Tal vestito era ricoperto da un mantello sapientemente complicato, ma graziosissimo, di un bianco azzurrognolo: e così Graham fu vestito alla moda.
Contemplandosi nello specchio vide il suo volto pallidissimo, i capelli lunghi, la barba folta. Almeno non era più nudo; anzi era di una eleganza certa, ma indefinibile.
— Bisogna che mi faccia la barba, — disse.
— Fra poco, — fece Howard.
Il giovane che lo fissava insistentemente, chiuse gli occhi, li riaprì, e stendendo la sua scarna mano si avanzò verso Graham; quindi si fermò, fece dei gesti lenti, e parve cercasse qualche cosa intorno a sè.
— Una sedia! — esclamò Howard con impazienza, e in meno di un secondo l’uomo dalla barba bionda aveva posto ima sedia dietro a Graham. — Sedetevi, ve ne prego, — invitò Howard.
Graham esitò. In una mano dell’individuo dallo sguardo fisso, egli vide risplendere un oggetto luccicante.
— Non indovinate, Sire? — esclamò l’uomo dalla barba bionda con una premurosa cortesia. — Esso vi taglierà i capelli.
— Oh! — fece Graham comprendendo. — Ma come lo chiamate....
— Un «capillotomista» precisamente. Esso è uno de’ più brillanti artisti del mondo.
Graham si sedette, l’uomo dalla barba bionda disparve e il «capillotomista» si avvicinò con modi gra ziosi esaminandogli gli orecchi, osservandolo tutto tastandolo dietro alla testa e chi sa quanto sarebbe trattenuto a contemplarlo, se Howard nor avesse dato segni di visibile impazienza. Allora cor movimenti rapidi e con una serie di utensili veloce mente maneggiati, si affrettò a radergli il Imento, quindi accuratamente gli tagliò i capelli e gli aggiustò i baffi. Egli fece tutto ciò senza proferir parola cor l’aria di un poeta nel momento deH’isparazio-ne. Ap pena finita questa faccenda, Graham fu calzato.... ma improvvisamente si udirono grida acute che pareva provenissero da un apparecchio meccanico posto irun angolo della sala.
— Subito.... subito.... Il popolo sa tutto, da un cap«all’altro della città. Il lavoro è sospeso. Venite senz; indugiare un minuto.
Tali notizie parvero turbare enormemente Howard e da’ suoi gesti, Graham capì che egh esitava in due direzioni opposte: finalmente andò verso Fan gol-o ov’era posto l’apparecchio vicino al piccolo glo ho di cristallo. Durante questo tempo tutto quel rumore, quello schiamazzo, che non era. cessato un minuto-, muggiva come un vento impetuoso, che talvolta sembrava soffiar lì vicino, quindi s’indeboliv; come in una rapida fuga.
Tal rumore esercitava su Graham un fascino irresistibile: e rivolgendo uno sguardo verso il grasse personaggio, cedette al suo impulso. In due ’ salti fu in fondo allo scalone, si slanciò nel corridoio, e, in men di venti passi, giunse sul balcone dove aveva veduto affacciati i tre uomini.Il luogo che sì offriva alla sua vista era la navata di un edifizio titanico, di un’architettura dalle proporzioni stravaganti, che si stendeva in una curva immensa tanto a destra che a sinistra. (Pag. 49).