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Capitolo IV.

L’eco del tumulto.

Prima di perdere i sensi, parve a Graham di udire uno squillante suonar di campane: seppe in seguito di esser rimasto inanimato, sospeso per più di un’ora, fra la vita e la morte. Riavutosi si ritrovò sul suo lettuccio trasparente, e sentì al cuore e al petto un calore sovreccitante: l’apparecchio di colore scuro era stato sostituito al suo braccio da una fasciatura.

La bianca cornice era sempre al suo posto, ma la sostanza trasparente e verdastra da cui era circondata, era sparita interamente. Un uomo, vestito di violetto cupo, uno di quei tre che aveva veduto sul balcone, osservava la sua faccia con un’estrema attenzione.

Da lontano, con molta insistenza, giungeva fino a lui il rimbombante squillo delle campane, mentre un mormorio confuso gli faceva indovinare una moltitudine echeggiante in massa un medesimo grido.... Il rumore di una porta chiusa improvvisamente fece voltare Graham. Egli vide l’uomo da’ capelli rossi che l’aveva scoperto per il primo.

— Che cosa significa tutto ciò? — balbettò lentamente. — Dove mi trovo?