Piccola morale/Parte seconda/XII. Passo passo

Parte seconda - XII. Passo passo.

../XI. La deliberazione e le divergenze ../XIII. Passione sopra passione IncludiIntestazione 20 aprile 2024 75% Da definire

Parte seconda - XI. La deliberazione e le divergenze Parte seconda - XIII. Passione sopra passione
[p. 123 modifica]

XII.

PASSO PASSO.

La più parte degli uomini, contentandosi di vedere la estremità delle cose, trascurano l’esame degl’intermedij, e questo è difetto opposto all’altro di arrestarsi alla sola considerazione delle prossime cause senza punto curarsi delle rimote. Di qui nasce la più parte di que’ giudizij contrarij alla verità e alla ragione, i quali hanno pure un’apparenza allettatrice, e sembrano fondati sopra una esattezza di discorso assai grande. Crederei di far cosa molto utile se giugnessi ad infondere in qualcuno de’ miei lettori l’abitudine di convenientemente apprezzar gli intermedij prima di giudicar degli estremi, sia che il giudizio avesse in mira le proprie azioni, [p. 124 modifica]sia che le altrui. Forse che inoltrandomi nella trattazione di questo argomento mi avvenga eziandio di suggerire un qualche consiglio non del tutto soverchio.

In generale, e come per esordio a quanto diremo successivamente, egli è da stabilire la verità irrepugnabile di quell’antico adagio filosofico: nulla farsi in natura per salto; adagio che ho voluto riferire in tutta la sua nativa rozzezza, perchè molte volte la ruggine stessa, nell’opinione almeno di molti, è argomento di riverenza. Non è nostro ufficio di metterci a dimostrar vero l’antichissimo adagio’ rispetto ai fenomeni fisici; bensi riferendoci ai morali, intorno ai quali si aggirano questi nostri ragionamenti, diremo non perdere esso punto della sua forza, e potersi, anche da questo lato, sempre e da ognuno trovar degnissimo di quella venerazione in cui fu tenuto e si tiene da tutte le scuole. Quelli che al solo nome di ragion sufficiente torcono il naso, o sbadigliano, non impauriscano punto alle nostre premesse; che il nostro discorso, sebbene in apparenza cammini rasentando quel famoso principio, fecondo di tante discussioni e di tante ipotesi, non anderà a concorrere in esso che breve tratto.

S’egli è vero che anche negli argomenti morali nulla si faccia in natura per salto, se questa massima può essere appropriata a tutte le azioni degli uomini, ciò che si potrebbe ancora di[p. 125 modifica]mostrare per un’altra infinità di frasi proverbiali che da essa procedono direttamente, non dobbiamo trascurare, come diceva a principio, qualunque sia il fatto del quale intendiamo di far ragione, l’esame più scrupoloso degli intermedii. Diportandoci secondo ragione in questo esame, ci verrebbe spesse volte trovato che quella la quale fu a principio ragion principale delle nostre azioni, prima ancora di cogliere il segno al quale eravamo indirizzati, si cangiò in ragion secondaria, altra essendone ad essa surrogata da sopravvenuta accidentalità, o dalla stessa mutabile tempera del nostro animo.

Chi si addestrerà nell’esame degli intermedii fuggirà alle illusioni di una soverchia speranza o di un timore soverchio, qualunque sia l’impresa alla quale intenda di porsi. Torno al detto di chi a’ tempi moderni non ebbe eguale nella vastità de’ concepimenti, e nella velocità del mandarli ad effetto: in molti uomini prevale il coraggio alla forza, in molti altri la forza al coraggio, ma quegli è solo atto a condurre a buon riuscimento le più difficili imprese, nel quale queste due potenze si trovino secondo le debite proporzioni. Ora chi mira solamente al termine della via sulla quale si getta, e non pensa agli ostacoli che frappongonsi, può rimanere sedotto dal proprio ardire, o dal proprio timore respinto. Dico respinto dal proprio timore, perche molte volte disperato ci sembra un dato fi[p. 126 modifica]ne, a cui pure agogniamo con tutta la lena del desiderio, perciò solo che non vogliamo istruirci a dovere dei mezzi che sono occorrenti per arrivarlo, e i quali, conosciuti che ci fossero, non ci sembrerebbero punto ineguali al nostro potere.

Questo camminare passo passo potrebbe esser creduto da lontano oltraggioso alla nobiltà dell’animo umano, spronato a correre sempre più innanzi per una parte dalla propria inquietudine e dall’impeto de’ proprij desiderij, e per l’altra dalla brevità ed incertezza del tempo conceduto all’adempimento de’ suoi disegni. Ma quando io consiglio l’esame degli intermedij non intendo insegnare la timidezza; chè anzi il vero coraggio non altronde può derivarsi che dalla conoscenza dell’oggetto intorno al quale ci occorre di esercitarlo. Di qui la differenza fra coraggio e temerità dei quali la seconda, proponendosi fini impossibili ad essere raggiunti, consuma vanamente le proprie forze senza mai giugnere a capo di quanto avea divisato; il primo avendo la mira a cose appressabili, non erra nelle sue prove e ne coglie la meritata mercede. Si dice alcuna volta: se io avessi creduto che tanto mi avesse a costare l’acquisto di tale o tal altra cosa non ci avrei spesa intorno la fatica, che pel possedimento di essa mi è pure forza di tollerare. Alcun’altra si dice: ora che ci sono egli mi conviene starci; o con altre parole: dacchè sono en[p. 127 modifica]trato in danza mi conviene ballare fino a che taccia l’accompagnamento. Queste frasi potrebbero essere allegate in favore della spensieratezza con cui egli giova talvolta che qualcuno si getti ad un’impresa, purchè ne sia nobile il fine, senza considerare la qualità dei mezzi che occorrono al conseguimento del fine suddetto, i quali considerati ammorzerebbero forse quel fervore di volontà che è necessario. Verissimo, ma non credo che questo accada salvo in alcuni rarissimi casi, e non è mai punto degno di uomo coscienzioso e sensato quel dire se avessi pensato di trovare le difficoltà nelle quali m’incontro non mi sarei posto a tale o tal altra prova. Ove queste difficoltà siano nate repentinamente, la frase è priva di significato, dacchè è lo stesso che dire: se io avessi pensato ciò ch’era impossibile di pensare; quando le difficoltà procedano senza più dall’ordine naturale delle cose, la frase suddetta è una tacita confessione della propria stoltezza e della propria viltà. Quando il fiue vi è sembrato desiderabile, e ci avete acconce forze per conseguirlo, come potete arrischiarvi senza vergogna a protestare di voler rinnegare da per voi stesso le facoltà che vi furono deliberamente concesse?

Non voglio nulladimeno dissimulare poter sembrare a prima giunta prerogativa, quasi direi, esclu siva del genio il lanciarsi dal termine in cui si trova al termine opposto a cui agogna, senza punto badare all’interposizione di oggetti atti ad im[p. 128 modifica]pedire o a ritardare per lo meno il suo nobile volo. Al qual proposito mi sovviene aver letto che l’uomo dotato di quella particolare elevatezza di sentimento e d’ingegno, che con vocabolo complessivo s’intitola genio, ove si lascia portare ad alcuna impresa, ha in sè medesimo un presagio non punto fallibile che lo assecura. L’ipotesi di questo presagio, oltrechè potrebbe essere combattuta con assai buoni ragionamenti, avrebbe anche contro di sé l’esperienza; ma dato pure che ciò fosse vero, non altro significherebbe, a parer mio, fuorchè quegli occulti legami delle cose, che ad altri domandano non picciolo studio e non breve spazio di tempo ad essere debitamente conosciuti, agli uomini così detti di genio, lasciamo correre la frase, presentarsi in certa guisa spontaneamente, e, per usare un vocabolo tutto proprio delle scuole, non che altro, per via d’intuizione.

Lasciando ora il discorrere del sentimento ch’esser dovrebbe proprio di ogni uomo nel farsi a giudicar di sè stesso, passiamo a parlare intorno ai giudizij che si pronunziano sul fatto altrui. Quando siano sembrate inutili ciance, o poco meglio, quelle fatte finora, non vorranno credersi, a quanto ne spero, affatto inutili le osservazioni che verrò facendo in appresso. Nel giudicare pertanto di una azione, oltre all’aver in mira il punto dov’essa ebbe origine, ch’è per lo più la persona da cui fu eseguita e il punto ove essa azione andò [p. 129 modifica]a riuscire, veggasi di esaminare con grandissima diligenza tutto lo stadio percorso e tutti gli ostacoli coi quali la volontà dovette lottare necessariamente. Quante cagioni di scusa! Io non dirò, come è sembrato a taluno, che dalla qualità dei mezzi adoperati possa nobilitarsi per guisa alcuna un ignobile proponimento; sarei bensi tentato a pensare che molta parte della vergognosità di un disegno venga a scemarsi da chi in esso adoperi mezzi non vili. E dico scemarsi non occultarsi, che anzi la nobiltà stessa de’modi è cagione a mettere in maggior luce la bassezza del fine cui vuolsi giugnere. E deve a tutti esser noto che quando io parlo di tal maniera il mio discorso è indiritto a guadagnare, non la lode, ma semplicemente la compassione alle infelici cadute dei nostri fratelli. Oh! non mi stancherò di sclamare: badate agli intermedii prima di giudicare del fine; rifate voi pure coll’immaginazione passo passo quel lungo e doloroso cammino, che altri dovette misurare passo passo guerreggiando, e di cui forse avea superato la parte maggiore prima di rimaner soccombente. Fate ragione di tutte le seduzioni alle quali, come l’antico navigatore nei mari di Sicilia, è necessario tenere ben chiuse le orecchie a non rimanere allettato. Lasciatevi abbracciar dalla noia, che vi sta sopra e vi soffoca senza misericordia, e dalla quale il dolore, che pur ha in sè qualche cosa di vitale e di attivo, non é bastante a difendervi. [p. 130 modifica]

E venendo per ultimo a que’ giudizii che si pronunziano sopra le opere dell’ingegno, di questo ancora piacciavi di sentenziar passo passo, ch’è quanto a dire, piacciavi di camminar passo passo colle vostre censure, come altri camminò passo passo nel proprio lavoro. Se bastasse il dire an ch’io sono pittore, quando anche l’interna voce della coscienza vi parli palesemente, a vedersi spuntare di sotto il pennello le leggiadre fantasie del Correggio! Ma prima che il pensiero sia atto, prima che l’occhio vagheggi sensibilmente ciò che ha fatto palpitare di contentezza l’anima presaga dell’artista, quanta briga di fare e stornare il già fatto, quanto tornare sulle prime orme, quanto ricredersi delle proprie inspirazioni, quanto stimarsi domani Tersite alla codarda ritrosia della mente, quegli cui sembrava oggi stesso di avere nell’anima gli spiriti impetuosi d’Achille! Quante malagevolezze, che la vostra critica ha sorvolate, non furono dall’uomo che da voi facilmente si accusa, non che conosciute, ma con instancabile alacrità tentate e ritentate per ogni verso!

Una parola ancora in generale, tanto rispetto alla morale, quanto rispetto alle arti. Trattandosi del buono e del bello, le differenze che ci hanno fra essi e il brutto o il cattivo sono assai picciole; e chi non va passo passo, ove stima di avere tuttavia il piede fermato sul retto cammino, è affondato coll’orme, che non se ne avvede, nel [p. 131 modifica]fango del cammino opposto. E s’egli è vero, che a volere far viaggio sicuro bisogni tenere il mezzo della via, poco giova la conoscenza degli estremi ove la successione s’ignori degl’intermedii.