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me vale più di quella del Crookes, appunto perchè è la mia.

Sicchè, se non credo ora, che ho testimonianze passate e presenti, e numerose ed autorevoli, ed anche mia, e ripetuta, e che posso ripetere, quali saranno le prove che dovrò domandare per credere ad una cosa? Non mi resterà che aspettar a credere quando ci abbiano già creduto tutti gli altri; allora sarò più sicuro di non sbagliarmi; ma, se tutti facessero così, avremmo ancora l’astronomia di Erodoto, anzi quella del padre Adamo. Bisogna bene che uno cominci, poi che alcuni gli vadano dietro, prima che si muovano tutti.

Ma io non ho detto tutto questo soltanto per giustificare la mia credenza ai fatti, bensì anche per modificare l’opinione del lettore, o almeno, come ho detto, di alcuni dei miei lettori giovani. Io non pretendo che credano alla realtà dei fatti; perchè se prima vorranno vederli anche loro, io dirò, non che abbiano ragione di dubitare di me (giacchè io riconosco che avevo torto di dubitare degli altri), ma che io devo comprendere e scusare in loro l’errore che ho commesso io. La mia domanda è molto più modesta, cioè che riconoscano: 1° che non hanno motivi sufficienti per esser sicuri che questi fenomeni sono impossibili; 2° che tante testimonianze numerose, autorevoli e concordi li rendono per lo meno molto probabili.

Infatti, notate bene, voi potete negare i fatti, dicendo che non li avete veduti; ma non potete più negare le