I fatti spiritici e le ipotesi affrettate/I fatti spiritici e la loro spiegazione psichiatrica

I fatti spiritici e la loro spiegazione psichiatrica

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Avvertimento I fatti spiritici e le ipotesi affrettate


Articolo di Cesare Lombroso
(Dalla Vita Moderna del 7 Febbraio 1892)


Pochi scienziati furono più di me increduli allo spiritismo. Per chi non lo sapesse, gli basti di consultare i miei - Pazzi ed Anomali - e i miei - Studi sull’Ipnotismo - ove giunsi quasi all’insulto contro gli spiritisti.

Egli è che alcune osservazioni erano, e credo ancora sieno, prive d’ogni credibilità. Quella, per esempio, di far parlare ed agire i morti, sapendosi troppo bene che i morti, massime dopo qualche anno, non sono che un ammasso di sostanza inorganica. E tanto sarebbe volere che le pietre pensassero e parlassero.

Un’altra causa era che gli esperimenti si facevano all’oscuro; e nessun fisiologo può ammettere fenomeni che non possa veder bene, massime fenomeni così questionabili.

Ma l’aver veduto respinti dagli scienziati, dei fatti come la trasmissione del pensiero, la trasposizione dei sensi, che veramente erano rari, ma che certamente erano veri, e che io aveva constatato de visu, mi ha spinto a dubitare che il mio scetticismo pei fenomeni spiritici fosse della stessa specie di quello degli altri dotti pei fenomeni ipnotici.

Essendomi in queste circostanze stato offerto di studiare tali fenomeni in un medium certamente straordinario, la Eusapia, accettai tanto più che potevo studiarlo in compagnia di alienisti esimii (Tamburini, Virgilio, Bianchi, Vizioli), che erano altrettanto o quasi scettici come me nell’argomento - e che mi potevano aiutare nel controllo delle osservazioni.

Abbiamo preso tutte le precauzioni che si potevano maggiori, esaminata la donna coi metodi della psichiatria moderna e trovato ottusità tattile (3,°), turbe isteriche, forse epilettiche, profonde cicatrici di traumi all’osso parietale sinistro; legatole un piede, tenevamo per di più avvinti un suo piede ed una sua mano, con un nostro piede ed una nostra mano, io e Tamburini.

Abbiamo cominciate e finite le esperienze col lume acceso; ed ogni tanto, uno di noi, accendeva un zolfanello all’improvviso, per impedire ogni possibile soperchieria.

I fatti osservati furono singolari. Io constatai, tra gli altri, in piena luce il sollevamento di un tavolo e delle nostre sedie, dallo sforzo fatto colle mani per poterlo abbassare, ne calcolai la resistenza a circa 5, a 6 chilogrammi.

Si udirono poi a richiesta del signor Ciolfi, che conosceva di molto la media, dei colpi nell’interno del tavolo, e questi rispondevano (nel loro linguaggio convenzionale sedicente spiritista) opportunamente alle domande fatte sull’età dei presenti, ed a quello che doveva avvenire ed avvenne, per opera di un sedicente spirito o genio!!

Fatto il buio, si cominciarono a sentire più poderosi i colpi in mezzo al tavolo: e dopo poco un campanello posto su un tavolo e distante più di un metro dall’Eusapia, venne suonando per aria ed in giro sulle nostre teste, e si posò sul nostro tavolo e qualche tempo dopo in un letto discosto due metri dal medium.

Mentre poi se ne sentiva nell’aria il suono, il dottor Ascensi, che per suggerimento di uno di noi s’era collocato dietro all’Eusapia, accese uno zolfanello e potè vedere il campanello vibrato in aria quando andò a cadere sul letto dietro l’Eusapia.

Rifatto il buio, cominciammo a sentir muovere un tavolino di legno e intanto, mentre le mani della media erano tenute da me e dal professore Tamburini, il professore Vizioli sentiva ora tirarsi i baffi, ora pizzicare i ginocchi, con tocchi che parevano di una mano piccola e fredda.

Io intanto sentii togliermi di sotto la sedia, che dopo poco mi fu rimessa a posto.

Un grosso tendone che divideva la stanza da una alcova vicina ed era lontano un metro e più dal medium si portò, come se fosse mosso dal vento, tutto ad un tratto verso di me e mi circondò tutto; io tentai di smuoverlo, ma nol potei che con qualche difficoltà.

Gli altri poi osservarono, a dieci centimetri circa di distanza, sulla mia testa e su quella del professore Tamburini, delle fiammelle gialle; ma quello che più mi colpì fu lo stravaso di un piatto pieno di farina, in modo che la farina restava unita e coagulata, come fosse gelatina; questo piatto era stato collocato dietro l’alcova a più di un metro e mezzo distante da noi; il medium aveva pensato a muoverlo, ma non nel modo che accadde - sì spruzzandoci in faccia; essa infatti ci aveva detto in mezzo alle sue convulsioni: «State attenti che io vi fo spruzzare di quella farina che vi è quì, sul viso».

Subito accesi i lumi e sciolta la catena che si faceva intorno al tavolo si trovò la farina arrovesciata: poco dopo si vide un grosso mobile che stava dietro l’alcova a due metri circa di distanza, muoversi lentamente verso noi, come fosse spinto da qualcheduno - pareva proprio un grosso pachiderma che lentamente si movesse contro noi.

Analoghi esperimenti fecero coll’Eusopia i dottori Barth e Defiora, i quali mi scrissero quello che segue.

Essi videro più volte un campanello in aria suonare senza essere mosso da alcuno. Due volte sentirono un battere di mano.

Il banchiere Hirsch che era con essi domandò di parlare con una persona cara ne vide l’immagine e ne sentì la parola in francese (essa era francese e morta venti anni or sono).

Altrettanto capitò al Barth che vide il padre morto e ne ebbe due baci; tutti poi videro delle fiammelle sulla testa dell’Eusapia.

Questi sono i fatti.

Ora nessuno di questi fatti (che bisogna ammettere perchè chi può negare i fatti quando si sono veduti?) è di tal tempra da dover presupporre, per spiegarli, un mondo differente da quello che è ammesso dai nevropatologhi.

Bisogna premettere che l’Eusapia è una nevropatica, che essa ebbe nell’infanzia un colpo al parietale sinistro, profondo così che vi si infossa un dito, e che restò in seguito soggetta ad accessi epilettici, catalettici, isterici e che sovratutto vi cade durante i fenomeni medianici, e che essa offre una notevole ottusità sensoria.

Altrettanto nevropatici erano gli altri medii veramente abilissimi come Home, Slade, ecc.

Ora io non posso trovare tanto inammissibile che, come negli isterici e negli ipnotici, l’eccitazione di alcuni centri, che sorge potente per la paralisi di tutti gli altri, dà luogo ad una trasposizione e trasmissione delle forze psichiche, dia anche luogo ad una trasformazione in forza luminosa o in forza motoria; ed allora si capisce come la forza, diremo, corticale e cerebrale di un medium, possa, per esempio, sollevare un tavolo, tirare la barba, battere, accarezzare, che sono poi i fenomeni più generali in questi casi.

Quando avviene la trasposizione dei sensi, quando il mento, per esempio, o il naso, vede, in grazia all’isterismo, il centro corticale della visione, che siede nel cervello, acquista una tale energia da sostituirsi all’occhio.

E questo abbiamo potuto constatare colle lenti e collo spettroscopio in 3 ipnotici, io ed Ottolenghi nell’allucinazione ipnotica.

Quando il suggestionato ipnotico vede un oggetto imposto, e quando sopratutto non vede una cosa che gli suggeriamo non esista (suggestione negativa) malgrado che l’abbia sotto gli occhi, il centro visivo corticale prende anche qui il posto dell’occhio, vede lui invece dell’occhio.

Le immagini provenienti da eccitamenti interni, quali sono le allucinazioni suggestionate, (come quando si fa ad uno vedere una mosca immaginaria su un foglio bianco) si comportano in alcuni ipnotizzati come se fossero reali, e quindi bisogna ammettere che esse procedano dal cervello alla periferia e viceversa, allo stesso modo come le vere si portano dalla periferia ai centri; ed infatti sono soggette a quelle modificazioni che possono provenire dai mezzi interposti; così noi abbiamo provato a mostrare un’immaginaria mosca ad un soggetto ipnotico e facemmo avanzare e retrogradare questa immagine nello spazio, e la pupilla variava come se l’immagine fosse reale; di più la mosca immaginaria si vedeva ingrandita con una lente di ingrandimento e impicciolita con una lente impicciolente, e siamo riusciti a far sì che il suggestionato adoperasse uno spettroscopio immaginario, come se fosse uno vero.

Ma perchè ciò avvenga bisogna che il centro cerebrale della visione siasi sostituito all’organo della visione stessa, ossia che il cervello veda lui, come vede l’occhio.

Quando poi avviene la trasmissione del pensiero, che cosa succede? Evidentemente allora in una data condizione, che è rarissima a trovarsi, quel movimento corticale in cui consiste il pensiero, si trasmette ad una piccola o ad una grande distanza.

Ora, come questa forza si trasmette, può anche trasformarsi, e la forza psichica diventare forza motoria, tanto più che noi abbiamo nella corteccia cerebrale degli ammassi di sostanza nervosa, (centri motori) che presiedono appunto ai movimenti e che quando sono irritati, come negli epilettici, provocano movimenti violentissimi degli arti, ecc.

Ma si dirà che questi movimenti spiritici non hanno per intermedio il muscolo che è il più comune mezzo di trasmissione dei movimenti. È vero; ma anche il pensiero nei casi di trasmissione non percorre pei suoi soliti tramiti di comunicazione che sono la mano e la laringe; in questi casi bisogna ammettere l’ipotesi che il mezzo di comunicazione sia quello che serve a tutte le altre energie, luminose, elettriche, ecc., e che si chiama, con ipotesi ammessa da tutti, l’etere.

Non vediamo noi il magnete far muovere il ferro senza altro tramite? - Qui poi il moto assume una forma più simile alla volitiva, più intelligente, perchè parte da un motore, che è nello stesso tempo un centro psichico, la corteccia, cioè, cerebrale.

La grande difficoltà sta nell’ammettere che il cervello sia l’organo del pensiero; e che il pensiero sia un movimento; del resto in fisica ammettere che le energie si trasformino l’una nell’altra e che una data energia motoria diventi luminosa, calorifica, non v’è difficoltà.

I medium scriventi non hanno più alcun bisogno di spiegazione dopo i lavori del Janet sull’Automatismo incosciente.

Quel medium che crede di scrivere sotto la dettatura di Tasso e di Ariosto, e scrive dei versi che non sarebbero degni nemmeno di un liceista, lavora in uno stato semi-sonnambolico, in cui, grazia alla maggiore azione dell’emisfero destro, mentre l’emisfero sinistro, che è per solito il più energico, qui è inattivo, egli non ha coscienza di quello che fa, e crede quindi di agire sotto il dettato di un altro.

Questo stato di attività incosciente spiega i movimenti ed i gesti che può fare una mano senza che il resto del corpo e l’individuo vi prendan parte, e che sembrano provocati dall’intervento altrui.

Moltissimi altri fatti spiritici non sono che effetto di trasmissioni reciproche del pensiero fra i presenti che stanno vicino al medium, intorno al così detto tavolo spiritico; questo tavolo sino ad un certo punto favorisce tali trasmissioni, perchè, come altra volta ho osservato, esse avvengono più facilmente a piccola distanza dell’ipnotizzato, e meglio con coloro che sono in contatto con lui.

Ora il tavolo intorno a cui si fa la così detta catena, è causa facile di contatto e certa di vicinanza.

E notisi che appunto i fenomeni spiritici, (tirare la barba, battere le mani) per quanto io ho veduto, avvengono più frequentemente fra le persone più vicine al medium.

Ora quando il così detto tavolo fa una risposta giusta (per esempio quando dice gli anni di una persona stessa o un verso in lingua ignota al medium) il che desta strana meraviglia ai profani, ciò avviene perchè uno dei presenti sa quel dato nome, quel dato verso, e vi pensa vivamente, concentratovi dallo spettacolo della radunanza, e trasmette il pensiero al medium, il quale poi lo esprime coi suoi moti, e qualche volta poi anche lo riflette in uno dei presenti: gli è che appunto per essere il pensiero un movimento non solo esso si trasmette, ma anche si riflette: ed io ho osservato dei casi di ipnotismo, in cui un dato pensiero, non solo si trasmetteva, ma si rifletteva di rimbalzo in un terzo che non era nè l’attore nè il paziente, nè era stato ipnotizzato, come del resto accade della luce e dell’onda sonora.

Se nella società spiritica raccolta intorno al magico tavolo non vi è alcuno che sappia il latino, il tavolo non parla più latino; ma il pubblico, che non fa questa critica, crede che il medium parli, per ispirazione di spiriti, addirittura il latino, e così crede che parli con un essere morto.

E così si spiega il caso successo ai signori Hirsch e al dottor Barth, che videro i propri parenti morti e ne udirono le voci. Il pensiero della moglie e del padre si trasmise al medium, e da questo si rimbalzò a loro; e siccome il pensiero assume in qualunque uomo la forma d’immagine, immagine che si perde negli altri per la rapidità con cui si associano le idee, ma qui riprende tutta la sua natura vera, così videro l’immagine dei parenti loro, di cui avevano il pensiero e la ricordanza viva e quasi presente.

Quanto alle fotografie spiritiche io ne ho vedute molte, ma nessuna di cui sia sicuro, e finchè io non ne abbia riprodotto una, io non posso emettere alcun giudizio.

Ma l’opposizione che fanno i più è questa: Perché quel dato medium, Eusapia, può tanto, e gli altri no?

Da questa differenza nasce il sospetto, sempre naturale in tutti e sopratutto nelle anime volgari, dell’inganno, che è la spiegazione più semplice, più adatta al gusto dei più e che risparmia di pensare e studiare.

Questo sospetto scompare davanti al psichiatra maturato da anni nello studio delle isteriche e dei simulatori, che abbia preso le sue precauzioni.

D’altronde, si tratta di fatti assai volgari, (tirar la barba, alzar il tavolo), sempre press’a poco gli stessi e che si ripetono con una invariabile monotonia, mentre chi simulasse li saprebbe cangiare e crearne di più divertenti e meravigliosi.

Senza dire che i ciarlatani sono numerosissimi e i medium scarsissimi. Io in Italia non ne ho trovato che due, mentre di isteriche simulatrici io ne avrò trovato e curato più di un centinaio. Posto ciò, i fatti spiritici, se fossero sempre simulati, dovrebbero essere moltissimi e non così rari. La causa, dunque, dei fenomeni mediani deve cercarsi, lo ripeto, nelle condizioni patologiche del medium stesso, appunto come ho dimostrato per i fenomeni ipnotici (Studi sull’ipnotismo, terza edizione).

Ora il medium, Eusapia, presenta delle anomalie cerebrali gravissime, per le quali nasce probabilmente l’interruzione delle funzioni di alcuni centri cerebrali, mentre si esalta l’attività di altri centri, specialmente dei centri motori.

Questa è la causa dei singolari fenomeni medianici. Qualche volta i fenomeni proprii degli ipnotici e dei medium avvengono, è vero, nei normali, ma in istato di profonda passione, nei moribondi che pensano con tutta l’energia che porta lo stadio preagonico, alla persona cara, e allora succede che il pensiero si trasmette sotto forma di immagine, e si ha il così detto fantasma che ora si chiama allucinazione veritiera, telepatica.

E appunto per essere patologico il fenomeno, esso non si riscontra se non in gravi circostanze ed in individui che non presentano fenomeni di grande intelligenza, al di fuori di quei brevi momenti dell’accesso medianico.

È probabile che nei tempi antichissimi, in cui il linguaggio era embrionale, la trasmissione del pensiero avvenisse molto più frequentemente, e molto più frequenti fossero i fenomeni medianici, che allora passavano sotto il nome di magìa, profezie, ecc.; ma col crescere della civiltà, colla scrittura, col linguaggio sempre più perfezionato, il tramite diretto, quello della trasmissione del pensiero essendo divenuto inutile ed anzi dannoso ed incomodo, tradendo i segreti e comunicando le idee con incertezza sempre assai maggiore che non coi mezzi dei sensi, andò scomparendo del tutto; e colla importanza scemata alle forme nevropatiche che si compresero essere patologiche e non divine, scemarono e scomparvero le profezie, le magìe, i fakirismi, i fantasmi, ed i così detti miracoli, che erano quasi tutti fenomeni reali, ma medianici.

Tutte queste manifestazioni non si ebbero più che in rarissimi casi nei popoli civili, mentre perdurano su vasta scala nei popoli selvaggi e negli individui nevropatici.

Studiamo dunque, come nelle nevrosi, come nella criminalogia, come nell’ipnotismo il soggetto più che il fenomeno, e ne troveremo la spiegazione più piena e meno meravigliosa che a tutta prima non si credette - ed intanto guardiamoci da quella pretesa furberia di creder tutti simulatori e noi soli gli abili mentre ah! potrebbe questa pretesa precisamente trascinarci nell’errore.

Torino, 29 Gennaio 1892