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le rovine e il gran veglio |||
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 I. La porta aperta e le rovine sono effetti della stessa causa: riflettono, le tre rovine, le tre disposizioni. Ed esse servono ai vivi come la porta aperta. —  II. Perché dalla terza Dante non scende, ma risale. —  III. Che cosa è il Veglio e la fessura.1 È la vulneratio di Beda, che si esplica in quattro ferite, alle quali equivalgono i tre fiumi i quali sono in relazione con le tre rovine. —  IV. E l’Acheronte è in relazione con la porta aperta. Ed è, l’Acheronte, la morte causata dal peccato originale, ossia l’ignoranza e la difficoltà. —  V. In esse è involto tutto il peccar degli uomini, onde l’inferno tutto equivale al limbo e al vestibolo, come alla selva. Ma la redenzione di che effetto fu? —  VI. Lo Stige si fa melma e la pietà di Dante cessa. Lo Stige è concupiscenza e infermità. Infermità è quella dei peccatori della palude, sì degli orgogliosi e sì dei tristi, che peccarono contro la fortezza, e sono audaci e timidi. —  VII. Accidiosi tutti e due: non, color cui vinse l’ira, rei d’ira peccato, ma incontinenti della passione ira. Chè ira è passione che può condurre sì al bene e sì al male, come vogliono i Peripatetici e non vogliono gli Stoici. Quando conduce al bene, si dice ira per zelum e genera fortezza. E di fortezza danno prova Dante e Virgilio, e di non fortezza i fangosi. —  VIII. L’esempio di fortezza per la giustizia è qui dato da un eroe, non da Virgilio stesso la cui fortezza è inferiore; da un eroe, da un eroe di Virgilio, da un eroe esperto di quel cammino, da un eroe del limbo.2 È Enea; e perché. —  IX. Gli eresiarche son colpevoli d’ignoranza «attuale», come d’ignoranza originale sono offesi quelli del limbo. Contro essa val la prudenza. La violenza e la bestialità sono una cosa. La bestialità punita entro Flegetonte è più propriamente che le altre specie, contro la giustizia, e perciò malizia, terza delle ferite di Beda. Come si governi, quanto a pietà, il Poeta in questo cerchietto di mezza incontinenza e mezza malizia. —  X. Il volgere a destra significa premunirsi con la sapienza di Dio, giudice, contro l’ignoranza volontaria degli uomini. La vergogna, in Malebolge, deriva dalla depravazione dell’intelletto. —  XI. La pietà del Poeta e l’ira

  1. A pag. 199 aggiungi le cit. riguardanti l’espressione «natura umana» da Par. VII 85, XIII 86. Cfr. pag. 307.
  2. A pag. 236 e a pag. 242 aggiungere l’espressione di Virgilio a Catone: Minos me non lega. Purg. I. 77.