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manchi. Dice Dante altrove1 che nell’avvenimento delle ricchezze “nulla distributiva giustizia risplende„. All’ingresso di questo cerchio è Pluto, che è detto maledetto lupo e il gran nemico; che è perciò l’avarizia, o meglio cupidità, in quanto riesce a mala volontà, cioè a ingiuria. E gl’ignavi, perchè non operarono, furono, sì, privi di ogni virtù, ma specialmente di quella a cui le altre virtù concludono: della giustizia; come della prudenza, che le altre virtù conduce, furono privi quelli del limbo. Tutte queste osservazioni portano a riconoscere che la giustizia c’entra nel disprezzo mostrato contro questi dannati e da Virgilio e da Dante.

Si ricorda e si loda, insomma, la giustizia di Dio a proposito di loro, più che d’altri, perchè nella giustizia in qualche modo offesero. Ma gli ignavi sono nell’inferno del peccato originale, e non peccarono attualmente; ma gli avari e i fangosi sono incontinenti e non maliziosi o ingiusti. Bene; ma gl’ignavi rappresentano la mancanza di “giustizia originale„; ma gli avari sono rei della colpa media tra l’incontinenza e la ingiustizia; ma color cui vinse l’ira e i fitti nel fango ebbero i due vizi contrari alla fortezza, la quale è la virtù che è utile alla giustizia.


VIII.


La fortezza dei due viatori dell’oltremondo ha qui campo di manifestarsi come non altrove. C’è una città dalle mura di ferro rovente. Sulla porta più di mille caduti dal cielo, pieni di stizza e di

  1. Conv. IV 11.