Lugrezia romana in Costantinopoli/Atto III

Atto III

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Atto II Nota storica

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ATTO TERZO.

SCENA PRIMA.

Camera di Lugrezia con tavolino, sopra cui una spada ed un fiasco.

Lugrezia, poi Albumazar.

Lugrezia. Infelice Lugrezia,

Già s’avanza la notte;
Il tempo di dormire è ormai vicino,
E ancora non si vede Collatino.
Andar a letto sola
Io certo non vorrei, perchè ho paura,
E poi con questo freddo
Temo di raffreddarmi,
Se non vien Collatino a riscaldarmi1.
Chi batte? (si sente picchiare
Albumazar.   Apri, Lugrezia. (fingendo la voce
Lugrezia. Alla voce mi sembra il caro sposo.
Collatino, sei tu?
Albumazar.   Sì, mia diletta. (come sopra
Lugrezia. Vengo, mio caro, aspetta.
Ecco t’apro la porta.
Collatin coi mustacchi? Ahimè, son morta.
Albumazar. Che hai? che ti spaventa2?
Tuo nemico non vengo.
Rasserena il sembiante;
Vengo qual più mi vuoi, tuo servo o amante.
Lugrezia. Servo non ti conviene,
Amante non sta bene;
Onde, acciò che di me più non ti caglia,
Vattene passa il mar, pugna e travaglia.

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Albumazar. Orsù, di già ho risolto:

Ti voglio per mia moglie,
Teco voglio sfogar le ardenti voglie.
Lugrezia. Voglio, dici crudele?
Voglio, contro il voler de’ giusti Dei?
Un mentitor tu sei.
L’oracolo è scoperto,
Si sa che tu chiudesti,
In una statua con inganno eretta,
Quel che viene a vuotar la tua seggetta.
Albumazar. E ben, che importa a me che sia scoperto?
Quel che aver non potrò con la dolcezza,
Otterrò con la (orza.
Lugrezia.   (Oh me infelice,
La pudicizia mia veggo in pericolo).
Albumazar. Orsù, tu stessa eleggi:
O consola il mio affetto,
O ch’io con le mie man ti squarcio il petto.
Lugrezia. (Oh diavolo! che dici?
O ceder, o morir? Che far degg’io?
Ceder? L’onor è fritto.
Morir? Non mi par ora).
Albumazar. Non risolvesti ancor?
Lugrezia. Vi penso ancora.
(Roma che dirà mai, che dirà il mondo,
S’io per salvar la vita
Sacrifico l’onore?
Eh Lugrezia, risolvi: animo, e core).
(Si mora, sì, si mora... ma si mora?
Adagio ancora un poco,
Che il morire mi sembra un brutto gioco.
Il cor mi batte in petto,
Il viso si scolora).
Albumazar. Non risolvesti ancor?
Lugrezia.   Vi penso ancora.

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Aubumazar. Eh lascia di pensar; vieni, superba,

Lascia prima che sazio (la prende per le treccie
Di te rimanga, e poi
Pensa se vuoi pensar, muori se vuoi.
Lugrezia. Assassin, traditor, lasciami.
Albumazar.   Invano.
Lugrezia. Sfacciato, impertinente,
Non profanar con le tue man cagnine
Le mie carni innocenti e tenerine.
Albumazar. Più rimedio non v’è.
Lugrezia. Ahimè la testa, ahimè le treccie, ahimè.
Albumazar. Renditi al mio voler.
Lugrezia.   Non Lo sperare.
Albumazar. Cederai tuo malgrado.
Lugrezia.   Invan lo tenti.
Albumazar. Voglio a dispetto tuo che mi contenti.
Lugrezia. Contento? Marmeo. (facendo sforzi
Albumazar. Resister? Squaquà3.
Lugrezia. Maramarmeo.
Albumazar. Squaraquaquà.
(a due Mi voglio provar: mi voglio provar.

SCENA II.

Collatino colla spada alla mano, e detti.

Collatino. Traditor, assassin, lasciala star.

Albumazar. Cosa vieni, importuno,
A rompermi la lesta?
Collatino. Mia consorte è cotesta,
Non voglio che di lei facci strapazzo:
O lasciala in sto punto, o ch’io t’ammazzo.
Albumazar. Se tu dici davvero,

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Amico di lasciarla son contento.

(D’un Romano il valor mi fa spavento).
Collatino. Mia diletta Lugrezia,
Vanne, che salva sei.
Lugrezia. Vi ringrazio di core, amici Dei.
Ora fremi, superbo,
Ch’io qual nocchier, giunto sicuro al lido,
Delle tempeste tue mi burlo e rido.
  Sta il cacciatore
  Il cucco insidiando,
  Ed egli burlando
  Gli dice cu cu.
  Così nell’insidie
  Che a me tenderai,
  Deluso sarai,
  Fellone, ancor tu. (parte

SCENA III.

Albumazar e Collatino.

Collatino. Or rendimi ragione

Della pessima azione.
Soddisfazion dal sangue tuo pretendo.
Albumazar. Che dici, Collatino? Io non t’indendo.
Collatino. Dico, che con la spada
Vendicarmi vogl’io di quell’affronto,
Che tu facesti di Lugrezia al seno.
Albumazar. (Oh, se venisser le mie guardie almeno!)
Collatino. Albumazar, che tardi?
Albumazar. Vivi, vivi, meschin, che il Ciel ti guardi.
Collatino. No, no, resta, ch’io voglio
Battermi teco.
Albumazar.   Oh forsennato orgoglio!

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SCENA IV.

Maimut e detti.

Maimut. Che far? Albumazar, no aver coraggio

Di batter con Rumagno?
Ti svergognar cussì nostra nazion?
Lassar che batter mi, porco4, poltron.
Albumazar. Oh degnissimo eroe,
Vieni ch’io mi contento;
A te lascio l’onor del gran cimento. (parte

SCENA V.

Collatino e Maimut.

Collatino. Dunque, se sei cotanto

Zelante dell’onor, la spada impugna,
E proseguisca fra di noi la pugna.
Maimut. Al primo colpo mi te taggiar testa, (impugna la sciabla
Collatino. Adagio, signor Turco;
Quel diavolo di sciabla
Tropp’è sproporzionata alla mia spada.
Combattere vogl’io con arma eguale.
Maimut. Mi spata non aver.
Collatino.   Pigliati questa,
Ch’io con sommo coraggio,
St’altra mi piglierò spada da viaggio.
(prende la spada dal tavolino
Maimut. Vegnir come bolir,
Mi non aver paura.
Collatino. Difenditi se puoi, brutta figura. (si battono
Facciamo un po’ di tregua.
Maimut. No, no, voler fenir.
O ti, o mi, à da morir.

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Collatino. (Costui è troppo forte;

Trovisi un’invenzione,
Per sottrarmi per ora dalla morte).
Maimut. Presto vegnir, tirar.
Collatino.   Adess’adesso
Venirò, tirerò, ma rinfrescarmi
Voglio, se ti contenti. Ho qui un fiaschette
Di prezioso licor; se tu ne vuoi
Beverne a tuo piacer, meco tu puoi.
Maimut. Vina? Sciarapa5? Uhraza Kama Kan!
Donar, donar, amigo,
Mi sciarapa piasér.
Collatino.   Prendilo pure. (gli dà il fiasco
Maimut. Star bello! To salute; oh star pur bon. (beve
Collatino. Basta, basta, non più, ch’è troppo bello.
Maimut. Lassa lassa bevér, caro fradello. (beve
Collatino. Se l’ha bevuto tutto,
E non gli ha fatto mal;
Sia benedetto il sugo del boccal.
Maimut. Uh che gran caldo!
Sento testa svolar. (scapuzza6
Collatino.   Eh via, sta saldo.
Maimut. Voler combatter?
Collatino. Sì, quello che tu vuoi.
Maimut.   A mi. (tira tremando
Collatino. Tener la spada in mano tu non puoi.
Maimut. Mi no podér? Mi star brava soldada7.
Collatino. Ma il vin t’ha fatto mal.
Maimut. Mi fatto gnente,
Star saldo in gamba.
A mi. (tira, e vuoi cadere
Collatino. Mi fai8 pietà, l’armi lasciamo,
Ed amici torniamo.

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Maimut. Ti voler amizuzia,

E mi spada lassar. (getta la spada
Senti, mi te voler
Propriamente descorrer sul proposito...
Mia rason, che te dir... perchè star omo...
Mi no star imbriago...
De to vin, che me dar, mi te n’in... stago9.
Collatino. Tu mi vomiti adosso.
Maimut. Allegramente un poco voler star.
Mi volerà cantar, voler ballar.
  Sallamica gnescapà
  Urchibaica retacan,
  Mia morosa star muchiachia.
  Mi voler taggiar mustachia,
  Per parer muso talian.
  Sallamica gnescapà
  Urchibaica retacan. (via

SCENA VI.

Collatino solo.

Affé, l’ho indovinata,

Con l’invenzion del vino io l’ho scappata.
Costui ch’era sì forte,
È divenuto tosto pusillanimo,
Per la forza del vin perduto ha l’animo.
Oh quanti per il vino,
O per qualch’altro vizio,
Vanno senza rimedio in precipizio.
  Bacco, Cupido e Venere
  Fan l’uomo andar in cenere;
  E pur cotanti bevono,

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  E tanti s’innamorano,

  Senza pensarvi su.
  E tardi poi s’avvedono
  Del mal che pria non credono,
  Ma tempo non v’è più. (parte

SCENA VII.

Giardino.

Mirmicaina, Ruscamar.

Mirmicaina. Va via, turco insolente,

O porteme respetto,
O una sleppa te petto10.
Ruscamar. Una sleppa de donna star onor,
Che femena comparte.
Mirmicaina. Quando la xe cussì, vôi onorarte. (gli dà uno schiaffo
Ruscamar. Ahi, che onor maledetto!
Mirmicaina. Coss’è, la te despiase?
Chi dasseno vuol ben, tutto sopporta.
Ruscamar. Aver ragiuna, far quel che ti vol,
Mi tutto sopportar.
Mirmicaina. (Un po’ de spasso mi me vôi cavar).
Senti, se ti me vol per to muggier,
Convien farme un servizio.
Ruscamar. Comandar;
Tutto per ti, caretta, voler far.
Mirmicaina. Mi voggio i to mustacchi.
Ruscamar. Mia mustacchia?
Mirmicaina. Sì, caro, i to mustacchi.
Ruscamar. Voler dar.
Presto forfe11 trovar, voler taggiar.
Mirmicaina. No, no, férmete, caro,
Te li taggierò mi.

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Ruscamar. Con to manine?

Mirmicaina. Per ti gh'ò tanto amor, gh’ò tanto zelo,
Che te voggio cavar pelo per pelo.
Ruscamar. Ma sentir gran dolor.
Mirmicaina.   Eh non importa.
Ogni pelo, ben mio, che caverò,
Un suspiro de cuor te donerò.
Ruscamar. Son qua; de cuor suspira,
E mustacchia cavar, mustacchia tira.
Mirmicaina.   Tiro.
Ruscamar.   Ohimè!
Mirmicaina.   Sospiro.
Ruscamar.   Cara!
Mirmicaina.   Tiro, tiro.
Ruscamar.   Ohimè!
Mirmicaina.   Sospiro.
Ruscamar.   Lassa star de suspirar;
  No voler mi più tirar.
Mirmicaina.   Donca va, più no te voggio,
  Ti xe un sporco,
  Ti xe un orco;
  Va in malora via de qua.
Ruscamar.   Tiò mustacchia, tira, tira.
Mirmicaina.   Donca tiro.
Ruscamar.   Ohimè! suspira.
Mirmicaina.   Tiro, tiro.
Ruscamar.   Ohimè! suspira.
Mirmicaina.   Suspirar no voggio più.
Ruscamar.   Mi doler, no poder più. (parte

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SCENA ULTIMA.

Sala regia.

Albumazar, poi Lugrezia, poi Collatino, poi Mirmicaina,
poi Ruscamar, poi Maimut.

Albumazar. Olà, venga Lugrezia. (parte una Guardia

Oggi provarmi io voglio
Se posso raffrenar cotanto orgoglio.
Lugrezia. Eccomi. Che pretendi, o mamalucco?
Non ti ricordi la canzon del cucco12?
Albumazar. Superba, se tu ostenti crudeltà,
Io ti voglio cuccar 13 come che va.
Lugrezia. E avresti cor, spietato,
Di macchiar il candore
Di queste membra mie? Dimmi, crudele,
Vuoi tu contaminar la mia onestà?
Ah, prima d’infangarmi,
Qual pudico armelin 14 voglio affogarmi.
Albumazar. (Uh, che rabbia che provo!)
Collatino.   Olà, che pensi?
Se Lugrezia pretendi...
Albumazar.   Quell’audace
Disarmate, soldati. Tu credevi
Di spaventarmi ancora;
Ma solo non son più, com’ero allora.
Collatino. Misero Collatin, cara consorte,
Altra speme non v’è fuor che la morte.
Mirmicaina. Via, sior Albumazar, aveu rissolto
De tiorme per muggier?
Albumazar.   Lasciami in pace.
Già sai che il volto tuo più non mi piace.
Mirmicaina. Za che ti xe con mi pezo d’un can,

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Mi me voggio mazzar colle mie man.

Ruscamar. Ah signor, Mirmicaina
Me maltrattar.
Albumazar.   Nulla di ciò ’mi curo.
Ruscamar. Donca voler morir, morir seguro.
Albumazar. Su via, morite tutti,
Che per far una cosa da par mio,
Se morirete voi, morirò anch’io.
Mirmicaina. Mi vôi esser la prima; co sto stilo...
Za me trapasso el cuor...
Collatino.   Ferma, ch’io voglio
Esser primo a morir. Questo veleno,
Delle sventure mie fido compagno,
Trangugiando morrò...
Lugrezia.   Ferma, ch’io bramo
Precederti, mia vita: questo serpe
Custodito da me, darammi morte?
Già me l’attacco al sen...15
Albumazar.   Ferma, Lugrezia;
A me tocca fra tutti il primo loco;
Io con questo diabolico stromento
Di viver finirò...
Ruscamar.   Ferma, segnur;
Mi che de tutti star più desperà,
Mi voler co sto lazzo
Prima morir...
Maimut.   Che far?
Chi se voler mazzar?

Mirmicaina. a due Mi certo.
Ruscamar.
Lugrezia. a due Ed io sicuro 16.
Collatino.+
Albumazar.   Anch’io senz’altro.
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Maimut. Me ferisso.

Collatino.   Già bevo.
Lugrezia.   Attacco...
Albumazar.   Sparo.
Ruscamar. Me piccar17 senza falo.
Maimut. Anca mi vol18 morir con questo palo.
Mirmicaina. Passa, stilo, ma no, ti ponzi19 troppo.
Collatino. Ahi, che brutto siroppo!
Lugrezia. Attaccati, o serpente;
Ma troppo aguzzo ha il dente.
Albumazar. Vorrei sparar, ma temo.
Ruscamar. Vorria tirar, ma tremo.
Maimut. Mi voler impalar, ma questa ponta
Ponzer, e no star onta20.
Mirmicaina. Cossa faccio?
Collatino.   Che penso?

Lugrezia. a quattro E che ho da far?
Albumazar.
Ruscamar.
Maimut.
  Tutti.

El pensier de morir lassar andar.
  Bravi! bravi!
  Viva! viva!
  Che si goda, che si viva
  Tutti assieme in allegria.
  Stiamo uniti in compagnia;
  Pace, pace, e non più guerra.
  Che si goda, che si viva.
  Bravi! bravi!
  Viva! viva!


Fine 21.


Note

  1. Questo verso fu soppresso nell’ed. Zatta.
  2. Così Valvas. Nelle edd. Tev., Guibert e Zatta: Che hai? Ti spaventa?
  3. Guibert e Zatta: Squaraquaquà.
  4. Qui significa vile: v. Patriarchi e Boario. Vol. XXVI, p. 245.
  5. Charâb significa vino nel linguaggio turco (nota di C. Musatti).
  6. Voce dialettale: scapuzzar, inciampare.
  7. Tev., Guibert e Zitta: soldata.
  8. Tev., Guib., Zatta: fa.
  9. Per incago: v. Boerio.
  10. Ti applico uno schiaffo.
  11. Forbici.
  12. Dialettale: cuculo. Cuco dicesi a uomo stolto, inesperto: v. Boerio.
  13. Dialettale Cucar, acchiappare, sorprendere.
  14. Dialettale: ermellino.
  15. Fu soppresso questo verso nell’ed. Zaffa.
  16. Così Zatta. Nelle edd. precedenti: Io sicuro.
  17. Zatta: Me picco.
  18. Zatta: vuol.
  19. Non pungere.
  20. Unta.
  21. Valvasente: Fine dell’Opera.