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110 ATTO TERZO


SCENA ULTIMA.

Sala regia.

Albumazar, poi Lugrezia, poi Collatino, poi Mirmicaina,
poi Ruscamar, poi Maimut.

Albumazar. Olà, venga Lugrezia. (parte una Guardia

Oggi provarmi io voglio
Se posso raffrenar cotanto orgoglio.
Lugrezia. Eccomi. Che pretendi, o mamalucco?
Non ti ricordi la canzon del cucco1?
Albumazar. Superba, se tu ostenti crudeltà,
Io ti voglio cuccar 2 come che va.
Lugrezia. E avresti cor, spietato,
Di macchiar il candore
Di queste membra mie? Dimmi, crudele,
Vuoi tu contaminar la mia onestà?
Ah, prima d’infangarmi,
Qual pudico armelin 3 voglio affogarmi.
Albumazar. (Uh, che rabbia che provo!)
Collatino.   Olà, che pensi?
Se Lugrezia pretendi...
Albumazar.   Quell’audace
Disarmate, soldati. Tu credevi
Di spaventarmi ancora;
Ma solo non son più, com’ero allora.
Collatino. Misero Collatin, cara consorte,
Altra speme non v’è fuor che la morte.
Mirmicaina. Via, sior Albumazar, aveu rissolto
De tiorme per muggier?
Albumazar.   Lasciami in pace.
Già sai che il volto tuo più non mi piace.
Mirmicaina. Za che ti xe con mi pezo d’un can,

  1. Dialettale: cuculo. Cuco dicesi a uomo stolto, inesperto: v. Boerio.
  2. Dialettale Cucar, acchiappare, sorprendere.
  3. Dialettale: ermellino.