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ATTO TERZO.

SCENA PRIMA.

Camera di Lugrezia con tavolino, sopra cui una spada ed un fiasco.

Lugrezia, poi Albumazar.

Lugrezia. Infelice Lugrezia,

Già s’avanza la notte;
Il tempo di dormire è ormai vicino,
E ancora non si vede Collatino.
Andar a letto sola
Io certo non vorrei, perchè ho paura,
E poi con questo freddo
Temo di raffreddarmi,
Se non vien Collatino a riscaldarmi1.
Chi batte? (si sente picchiare
Albumazar.   Apri, Lugrezia. (fingendo la voce
Lugrezia. Alla voce mi sembra il caro sposo.
Collatino, sei tu?
Albumazar.   Sì, mia diletta. (come sopra
Lugrezia. Vengo, mio caro, aspetta.
Ecco t’apro la porta.
Collatin coi mustacchi? Ahimè, son morta.
Albumazar. Che hai? che ti spaventa2?
Tuo nemico non vengo.
Rasserena il sembiante;
Vengo qual più mi vuoi, tuo servo o amante.
Lugrezia. Servo non ti conviene,
Amante non sta bene;
Onde, acciò che di me più non ti caglia,
Vattene passa il mar, pugna e travaglia.

  1. Questo verso fu soppresso nell’ed. Zatta.
  2. Così Valvas. Nelle edd. Tev., Guibert e Zatta: Che hai? Ti spaventa?