La Stella dell'Araucania/Capitolo XXI

Capitolo XXI - Un dramma su un banco di ghiaccio

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Capitolo XXI - Un dramma su un banco di ghiaccio
Capitolo XX Conclusione
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CAPITOLO XXI.

Un dramma su un banco di ghiaccio.

I fuggiaschi, accoccolati gli uni presso gli altri, fra i due canotti che avevano sciolti, e che bene o male li difendevano dai soffi gelati del vento marino, passarono il rimanente della notte vegliando.

Il banco di ghiaccio, trascinato dalle correnti polari che salgono verso l’Atlantico e aiutato anche dal vento che soffiava da mezzodì facendo presa sulla collinetta, continuava ad allontanarsi dalla baia di S. Sebastiano, sottraendo così i fuggiaschi ai pericoli d’un inseguimento da parte dei fuegini, i quali non avrebbero osato andarli a cercare sull’oceano.

Durante quelle lunghe ed angosciose ore, nessuno aveva [p. 289 modifica]parlato. Inoltre, eccettuato forse Piotre, erano tutti così preoccupati e così tristi, da non averne affatto voglia.

Tutti si chiedevano con terrore come sarebbe finita quella corsa sull’oceano, su quel pezzo di ghiaccio, in balìa delle onde e dei venti, senza viveri, senza coperte per ripararsi dai freddi che potevano diventare da un momento all’altro intensi. Il signor Lopez, Mariquita, ed il vecchio Pardoe avevano poi ben altro motivo per essere maggiormente inquieti: l’odio fra i due cugini che da un istante all’altro poteva scoppiare terribile e terminare in una tragedia.

Il signor Lopez aveva già compreso che nel cuore della giovane araucana doveva essere avvenuto un cambiamento in favore del baleniere e che Alonzo doveva aver perduto il suo posto. L’atto risoluto, compiuto da Mariquita, di accorrere in aiuto del fiero e valoroso pescatore di balene, quando Alonzo aveva tentato di abbandonarlo fra i selvaggi, era stato per lui una rivelazione e, dobbiamo dirlo, non ne aveva provato alcun rammarico. Durante il viaggio aveva avuto campo di apprezzare le infinite qualità del baleniere, ben superiori a quelle di Alonzo, il quale aveva perduto, d’un solo colpo, le sue simpatie per la poca generosità mostrata verso l’uomo che aveva affrontato tanti pericoli per andarlo a salvare.

Lo preoccupava invece la gelosia di ambedue, gelosia che già prevedeva violentissima e terribile, e Pardoe, che aveva pure indovinato ciò che doveva essere avvenuto nell’animo dell’araucana, condivideva egualmente i suoi timori.

Tuttavia la notte passò tranquilla, senza che i due cugini si fossero mai guardati, nè avessero in modo alcuno dato segno dell’eccitazione che regnava nei loro animi.

Appena alzatosi il nebbione e fattasi un po’ di luce, Piotre aveva lasciato il suo posto portando con sè uno dei due moschetti ed un coltello, dicendo quasi allegramente: [p. 290 modifica]

— Andiamo a guadagnarci la colazione, prima di metterci al lavoro. Sono già dodici ore che siamo a digiuno.

Ed era vero, perchè i selvaggi non si erano ricordati di dare loro da mangiare durante la prigionia nella capanna e le disgraziate vicende del mattino non avevano acconsentito loro che di ingoiare qualche biscotto.

Il baleniere si era quindi allontanato, sperando di poter sorprendere qualche leone marino, ciò sarebbe stata una vera fortuna, o per lo meno di abbattere alcuni uccelli marini i quali non dovevano mancare su quel banco.

Il vecchio Pardoe, che si sentiva un po’ meglio, poco dopo l’aveva seguito, portando con sè il secondo moschetto, non già coll’intenzione di aiutare il baleniere, bensì per non lasciare alcuna arma da fuoco nelle mani di Alonzo. Sapeva già che Piotre era troppo destro per aver bisogno d’un vecchio ferito.

I due pescatori di balene si gettarono in mezzo ai monticelli di ghiaccio, i quali formavano delle piccole barriere sufficienti a nasconderli e s’avanzarono tacitamente lungo i margini del banco, perlustrando i crepacci dentro i quali potevano trovare qualche leone marino ancora addormentato.

Come avevano previsto, moltissimi uccelli marini avevano preso domicilio sul banco.

Udivano i micropteri muggire dietro i monticelli e vedevano volare in mare molti marangoni ed anche dei rompitori d’ossa grossissimi.

— Ci rifaremo con questi volatili se non troveremo alcuna foca, — disse Pardoe al baleniere, il quale si era fermato sull’orlo d’un crepaccio assai profondo.

— Cerchiamo di non spaventarli, perchè non lascino troppo presto questo banco.

— Hanno i loro nidi qui, — rispose Piotre, — quindi non sgombreranno prima che siano nati i piccini. E poi voi sa[p. 291 modifica]pete quanto siano stupidi questi volatili e come si lascino sterminare senza protestare.

— Se ne ammazziamo troppi rimarremo poi senza, signor Piotre. Andiamo cauti colle nostre provviste.

Lo stretto di Magellano è molto lontano e chissà quando vi arriveremo, e se vi arriveremo! I venti possono spingere questo banco in mezzo all’oceano invece di accostarci alla terra.

— Ed è questo che m’impensierisce, vecchio Pardoe, — rispose il baleniere. — Non so che cosa accadrà di noi quando questo ghiaccione comincerà ad assotigliarsi e lo vedremo mancarci sotto i piedi.

— Abbiamo i canotti.

— Che ci serviranno ben poco.

— Non ci scoraggiamo.

— Non sarò io quello che perderà il coraggio, anzi per non spaventare quella povera Mariquita mi mostrerò sempre fiducioso. Lasciamo i tristi pensieri e occupiamoci della colazione. —

Girarono il crepaccio e continuarono ad avanzarsi, senza scoprire alcuna foca.

All’estremità del banco si trovarono invece in mezzo ad uno stuolo di micropteri i quali stavano covando le loro uova deposte entro piccole cavità tappezzate con poche alghe marine e con penne.

I volatili, vedendosi disturbati, si erano alzati furiosi, gridando e sbattendo i loro moncherini spelati che tengono loro luogo d’ali.

Si erano precipitati in ranghi serrati contro i due pescatori, beccando le loro gambe e saltando per privarli degli occhi. Piotre e Pardoe, a calciate di fucile ne uccisero una dozzina e avrebbero continuata la strage se quei poveracci, accortisi finalmente della loro impotenza, non avessero preso [p. 292 modifica]il partito di tuffarsi in mare, allontanandosi velocemente dal banco. I due balenieri misero a sacco i nidi, scegliendo le uova che parevano più fresche e riempiendosene le tasche, poi, caricatisi degli uccelli, se ne tornarono verso i compagni. I viveri erano assicurati per alcuni giorni, viveri poco gradevoli essendo la carne di quei volatili nerastra ed oleosa e avendo le uova un gusto di rancido e di pesce.

Tuttavia, in mancanza di meglio, era necessario contentarsene.

— Che abbondanza! — disse il signor Lopez, vedendoli ritornare così carichi.

— E senza consumare una carica di polvere, — disse Pardoe. — La carne vale poco, nondimeno quando si corre il pericolo di morire di fame, tutto diventa buono.

— Cibi da selvaggi, — saltò su a dire Alonzo, gettando uno sguardo sprezzante sui volatili.

— Non avevamo di meglio, signor Alonzo, — rispose Pardoe, un po’ piccato. — Se avessimo potuto scoprire delle costolette e dei biscotti avremmo portato le une e gli altri, ma qui non se ne trovano purtroppo.

— Dei volatili che gli Ona stessi sdegnerebbero.

— Potevate andarne a cercare voi, altri migliori, signore. — disse Piotre, corrugando la fronte. — Poteva darsi che l’ex capo dei selvaggi avesse scoperto altri volatili più degni di lui. —

Alonzo si era alzato, pallidissimo, guardandolo torvamente; il baleniere sostenne quello sguardo nel quale si vedeva balenare una intensa fiamma d’odio.

Mariquita che temeva uno scoppio, le cui conseguenze non si potevano prevedere, intervenne, dicendo:

— Ci contenteremo. Anche i naufraghi, quando non hanno più viveri, si pascono di questi uccelli e noi ci troviamo nelle identiche condizioni dei naufraghi, se non peggiori. [p. 293 modifica]

Grazie, Piotre, ed anche a voi Pardoe.

— Sì, ben preparati, non sono poi troppo cattivi i micropteri, — disse il signor Lopez. — Privati del loro grasso, che ci darà anzi dell’olio per accendere un po’ di fuoco, sono ancora passabili. Ci penso io.

— Ed il fuoco per cucinarli? — chiese Mariquita.

— Abbiamo i fornelli dei fuegini nei canotti e ce ne serviremo. Non mancano le corde che ci serviranno da lucignoli.

L’arrosto non riuscirà certo molto squisito, tuttavia sapremo adattarci alle circostanze.

Finchè preparate la casa, io mi occuperò della cucina.

— Ed io ti aiuterò, padre, — disse la giovane araucana.

— E poi abbiamo parecchie dozzine d’uova, — aggiunse Pardoe. — Se non saranno molto gustose, saranno almeno sostanziose. —

I due balenieri vuotarono le tasche, formando un bel mucchio d’uova, poi esaminarono il ghiaccio per cercare il punto migliore ove innalzare la capanna.

Vi erano parecchi cumuli di ghiaccio limpidissimo, a pochi metri dai due canotti, che potevano dare dei materiali eccellenti. Pardoe e Piotre, armatisi della scure, si misero a tagliare dei grossi quadri, disponendoli poi all’intorno, l’uno sull’altro. Il freddo era diventato così intenso, che quei blocchi si saldavano subito senza bisogno di versarvi sopra dell’acqua per gelare le fessure.

Alonzo non si era mosso per aiutarli. Se ne stava seduto su un cumulo, guardandoli con aria così ironica, da far arrabbiare il baleniere. Già due o tre volte questi aveva interrotto il lavoro, fissando in modo provocante l’ex capo dei selvaggi.

Finalmente, non potendo più contenersi, la sua ira scoppiò. [p. 294 modifica]

— Mi pare che ridiate, — gli disse. — Ridete perchè noi stiamo costruendo un ricovero che servirà pure a voi?

— Può darsi che io sorrida, — rispose Alonzo, con accento beffardo. — Vi pare che valga la pena di affannarsi tanto per prepararsi una tomba?

— Una tomba!

— Ho udito il banco scricchiolare poco fa, e ciò indica che fra non molto farà un bel capitombolo che travolgerà tutti noi.

— Voi cercate d’ingannarci, — gridò Piotre, il quale aveva provato un brivido d’angoscia.

— Vi dico che noi andremo tutti, e che Mariquita non apparterrà nè a me, nè a voi.

— A voi, no, — rispose Piotre, — anche se dovessimo salvarci.

— Ah! — ghignò Alonzo. — Avreste la pretesa di prendermela?

— Ve l’ho già presa. —

L’ex capo dei selvaggi si era alzato, mandando un urlo rauco.

— Che cosa avete detto? — gridò.

— Che Mariquita non è più la vostra fidanzata.

— Voi mentite!

— Signor Piotre, — disse Pardoe, cercando di trattenerlo.

Il baleniere lo respinse dolcemente e avvicinandosi ad Alonzo, gli disse, con voce fredda, staccando ogni parola:

— Vi dico che Mariquita non è più vostra e che mi ha giurato di diventare mia moglie. —

In quel momento la giovane araucana ed il signor Lopez, attirati da quell’alterco, avevano abbandonati precipitosamente i canotti dove stavano preparando la colazione, bruciando il grasso estratto dai micropteri. [p. 295 modifica]

Alonzo si era precipitato verso Mariquita afferrandola strettamente pei polsi.

— È vero quanto ha detto quell’uomo? — le gridò, con voce sibilante.

— Non so di che cosa si tratta, calmatevi..... perchè questa contesa?

— Egli ha affermato che tu non sei più mia.

— È vero, — mormorò la giovane abbassando il capo.

— E tu osi dirmelo sul viso?

— Ho fatto solenne giuramento di diventare sua moglie, per costringerlo ad armare la sua nave e salvarti.

— E manterrai questo giuramento?

— Lo manterrò, — rispose Mariquita, con voce ferma. — Piotre mi ha dato tali prove di affezione, come nessun altro uomo avrebbe potuto darmene, tu compreso, ed oggi io lo amo.

— Ed io?

— Piotre ti ha salvato.

— Vile femmina! — urlò Alonzo, alzando su di lei il pugno.

Piotre, che fino allora era rimasto immobile e silenzioso, con un salto si era slanciato fra Alonzo e Mariquita, gridando.

— Tocca mia moglie se l’osi! —

— Signor Lopez, — disse Alonzo, fuori di sè. — E voi permetterete che ciò accada!

— Io vi ho amato come un figlio perchè vi ho creduto leale e gentiluomo, ma ieri sera mi avete dato una prova della bassezza del vostro animo, cercando di far divorare dai selvaggi Piotre.

Voi non siete più degno della mia stima, signor Gutierres: essa è passata a vostro cugino che ormai la gode intera.

— Morite tutti! — [p. 296 modifica]

Con un gesto fulmineo aveva estratto il coltello e si era avventato contro Piotre.

Il baleniere in quel momento era inerme, pure non si spaventò.

Fece un balzo indietro evitando il colpo che avrebbe dovuto spaccargli il cuore e si mise sulla difensiva, contando sulla propria agilità e sulla forza prodigiosa che possedeva.

Il vecchio Pardoe, con un moto istintivo si era gettato fra i due rivali, ed aveva ricevuto il colpo destinato al baleniere, cadendo col petto squarciato.

— Assassino! — ebbe appena il tempo di esclamare.

Alonzo, che pareva fosse diventato pazzo, si era avventato per la seconda volta contro Piotre, mentre Mariquita ed il signor Lopez tentavano di arrestarlo.

Ad un tratto sembrò che il suolo sfuggisse sotto ai piedi di tutti. Una terribile scossa aveva fatto sussultare il banco, seguita da mille scricchiolii.

Il signor Lopez aveva mandato un grido d’orrore.

— Fuggite! Il banco si rovescia! —

Mancava il tempo. Tutti erano caduti e rotolavano, mentre il banco, perduto il suo appiombo, s’inclinava rapidamente. Le acque avevano minata la sua base e stava per capovolgersi. Piotre, con uno sforzo supremo, aveva raggiunta Mariquita nel momento in cui scivolava verso il mare e si era precipitato fra le onde nuotando celeremente.

S’udì una detonazione enorme, poi una ondata gigantesca coperse tutti travolgendoli. Il banco si era rovesciato, ma girava su sè stesso rimontando a galla. La cima era diventata la nuova base: la collina ne formava il vertice immerso.

Quando Piotre, che non aveva abbandonata Mariquita, emerse, il ghiaccio aveva ripreso il suo nuovo equilibrio, presentando dei margini meno elevati di prima che si potevano facilmente scalare. [p. 297 modifica]

Il baleniere, sospinto anche dall’onda, potè riaccostarlo e deporre sul banco Mariquita.

— Mio padre!.... Mio padre! — gemette la povera fanciulla.

Piotre aveva girato intorno uno sguardo.

— Eccolo! — gridò.

Due uomini si affannavano fra la spuma, facendo sforzi prodigiosi per tenersi a galla: erano il signor Lopez e Alonzo.

Il primo non sembrava che avesse sofferto in quel terribile capitombolo; l’altro invece aveva la testa sanguinante. Qualche pezzo di ghiaccio, staccatosi dalla collina, doveva averlo colpito. Piotre si era gettato nuovamente in acqua. Raggiungere il signor Lopez e trarlo sul banco, fu cosa di pochi istanti.

— Grazie, Piotre, — mormorò il vecchio. — All’altro ora. È ferito e sta per affogare. —

Il baleniere, invece di tornare ad immergersi, incrociò le mani sul petto, guardando freddamente Alonzo che sembrava agli estremi.

— Piotre! — gridò Mariquita. — Non lo lasciar morire! Sii ancora generoso. —

Il baleniere ebbe un’ultima esitazione, poi disse:

— È vero, vi avevo promesso di ricondurvelo salvo a Punta Arenas. —

E si slanciò risolutamente fra le onde.

Aveva raggiunto Alonzo e stava per afferrarlo, quando questi con una spinta gli fu addosso serrandogli le mani attorno al collo e avvinghiandoglisi colle gambe alla persona per impedirgli di nuotare.

— Lasciami! — rantolò Piotre che si sentiva affondare e soffocare.

— No, — ruggì Alonzo. — Morremo insieme e nessuno avrà Mariquita. — [p. 298 modifica]

La giovane araucana, atterrita, li vide scomparire, poi riapparire a galla sempre strettamente avvinghiati, poi tornare a immergersi.

Un grido straziante le lacerò il petto.

— Oh, mio Piotre! —

Ad un tratto una testa emerse presso il banco. Era quella del baleniere.

La sua forza straordinaria aveva trionfato ancora una volta. Si era liberato dalle strette di Alonzo e questi esausto dalla lotta, e per la perdita di sangue, era colato a fondo.

Giusta punizione d’un miserabile ingeneroso.

Mariquita, vedendolo riapparire, gli aveva stese le braccia, aiutandolo a salire sul banco.

— Perdonami, Piotre, — disse.

— Grazie, — rispose invece il baleniere. — Ora nessuno più verrà a disputarti. —

Un grido li interrupe:

— Una nave!.... Una nave! —

Era il signor Lopez, che lo aveva mandato.

Un piroscafo che era uscito fra una nuvola nebbiosa, si dirigeva verso il banco a tutto vapore.

Aveva scorto quei due uomini e quella fanciulla e correva a salvarli.