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292 | Capitolo XXI. |
il partito di tuffarsi in mare, allontanandosi velocemente dal banco. I due balenieri misero a sacco i nidi, scegliendo le uova che parevano più fresche e riempiendosene le tasche, poi, caricatisi degli uccelli, se ne tornarono verso i compagni. I viveri erano assicurati per alcuni giorni, viveri poco gradevoli essendo la carne di quei volatili nerastra ed oleosa e avendo le uova un gusto di rancido e di pesce.
Tuttavia, in mancanza di meglio, era necessario contentarsene.
— Che abbondanza! — disse il signor Lopez, vedendoli ritornare così carichi.
— E senza consumare una carica di polvere, — disse Pardoe. — La carne vale poco, nondimeno quando si corre il pericolo di morire di fame, tutto diventa buono.
— Cibi da selvaggi, — saltò su a dire Alonzo, gettando uno sguardo sprezzante sui volatili.
— Non avevamo di meglio, signor Alonzo, — rispose Pardoe, un po’ piccato. — Se avessimo potuto scoprire delle costolette e dei biscotti avremmo portato le une e gli altri, ma qui non se ne trovano purtroppo.
— Dei volatili che gli Ona stessi sdegnerebbero.
— Potevate andarne a cercare voi, altri migliori, signore. — disse Piotre, corrugando la fronte. — Poteva darsi che l’ex capo dei selvaggi avesse scoperto altri volatili più degni di lui. —
Alonzo si era alzato, pallidissimo, guardandolo torvamente; il baleniere sostenne quello sguardo nel quale si vedeva balenare una intensa fiamma d’odio.
Mariquita che temeva uno scoppio, le cui conseguenze non si potevano prevedere, intervenne, dicendo:
— Ci contenteremo. Anche i naufraghi, quando non hanno più viveri, si pascono di questi uccelli e noi ci troviamo nelle identiche condizioni dei naufraghi, se non peggiori.