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Un dramma su un banco di ghiaccio | 291 |
pete quanto siano stupidi questi volatili e come si lascino sterminare senza protestare.
— Se ne ammazziamo troppi rimarremo poi senza, signor Piotre. Andiamo cauti colle nostre provviste.
Lo stretto di Magellano è molto lontano e chissà quando vi arriveremo, e se vi arriveremo! I venti possono spingere questo banco in mezzo all’oceano invece di accostarci alla terra.
— Ed è questo che m’impensierisce, vecchio Pardoe, — rispose il baleniere. — Non so che cosa accadrà di noi quando questo ghiaccione comincerà ad assotigliarsi e lo vedremo mancarci sotto i piedi.
— Abbiamo i canotti.
— Che ci serviranno ben poco.
— Non ci scoraggiamo.
— Non sarò io quello che perderà il coraggio, anzi per non spaventare quella povera Mariquita mi mostrerò sempre fiducioso. Lasciamo i tristi pensieri e occupiamoci della colazione. —
Girarono il crepaccio e continuarono ad avanzarsi, senza scoprire alcuna foca.
All’estremità del banco si trovarono invece in mezzo ad uno stuolo di micropteri i quali stavano covando le loro uova deposte entro piccole cavità tappezzate con poche alghe marine e con penne.
I volatili, vedendosi disturbati, si erano alzati furiosi, gridando e sbattendo i loro moncherini spelati che tengono loro luogo d’ali.
Si erano precipitati in ranghi serrati contro i due pescatori, beccando le loro gambe e saltando per privarli degli occhi. Piotre e Pardoe, a calciate di fucile ne uccisero una dozzina e avrebbero continuata la strage se quei poveracci, accortisi finalmente della loro impotenza, non avessero preso