L'altare del passato/Sull'Oceano di brace

Sull'Oceano di brace

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Un voto alla Dea Tharata-Ku-Wha Alcina
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SULL’OCEANO DI BRACE.


I.

Nella cabina tersa di mattonelle a smalto, luminosa di troppe lampadine elettriche, dinanzi allo specchio a tre lastre, io mi rifacevo per la quarta volta, disperatamente, la scriminatura; non c’era verso: i capelli si ribellavano al pettine, deviavano a mezzo del cranio, verso una mèta incerta. Oh! rabbia! Oh! disperazione!

E la prima campana era suonata da un pezzo e sul divano attendevano, esanimi, l’abito nero, la camicia abbagliante, le altre spoglie che servono a costrurre un uomo per bene. Cruda legge, che segue i mortali anche nell’alto Oceano Indiano, a tre gradi sopra l’Equatore!

Cruda legge! Ecco la camicia rigida — (quanto più rigida dopo la diurna libertà del pijama), — [p. 84 modifica]la camicia nella quale si penetra trattenendo il respiro, umiliati, contriti come una farfalla condannata a rientrare nella sua crisalide (suona la seconda campana!...), ecco il solino che strozza, i bottoni inconciliabili col solino, la cravatta volubile, ribelle come una cosa viva, le bretelle mai allentate o raccorciate abbastanza, la giubba che si cosparge nei risvolti di polvere di riso.... Poi, con il cuore in tumulto, dover scendere nella sala da pranzo, doversi comporre per i duecento passeggieri, che tutti si volgono verso il ritardatario, una maschera di calma disinvoltura, dover subire le peregrine arguzie del capitano: “Ecco il nostro caro avvocato ridotto all’estrema bellezza„, con un tono che significa “.... poteva levigarsi un po’ meno e non costringere gli stewards a ripassare due portate per lei....„, e dover sorridere come un collegiale riverente; all’estrema bellezza! Veramente le febbri del Malabar mi avevano lasciato un volto scialbo, emaciato, nasuto.... Che importa? Ero amato, ero desiderato, direbbe l’eroe russo — napolitano di non so quale pochade, — dalla più desiderabile creatura che ospitasse il Sumatra. Non illividiscano i teneri amici d’Italia: saranno rivendicati alla fine dalla più spaventosa catastrofe che la mia civetteria maschile abbia patito mai.... [p. 85 modifica]

II.

Avanzo imperterrito. Secondo tavolo, settimo posto. Ma no! Ma sì! Eppure no! Dove è la mia vicina? Dove le belle spalle ambrate che mi servivano di richiamo? Ho vicino un uomo, un prete, no: una donna; nè una donna, nè un uomo: una cosa che ricorda Don Chisciotte, Dante, Fra Gerolamo Savonarola, Pinocchio, la mummia di Ramsete III, il mio amico Golia: una cosa spaventosa!

È femmina, perchè ha un gonnellino e una specie di tegola in testa; è viva, perchè tenta d’avvicinare la sedia fissa al tavolo, sotto il quale non può inarcare le gambe interminabili; mangia, beve, e la mandibola inferiore raggiunge il naso ricurvo, le fa pulsare le tempia venose, sobbalzare gli occhiali a stanghetta.

Mi rivolgo allo steward, livido.

— Sono sette ladies della Safety Army: l’Armata della Salvezza. Le abbiamo raccolte stamane da un cattivo veliero scioanese; vengono dalle Missioni dell’Uganda. Il Capitano ha voluto farle ospitare in classe e con tutti gli onori.

— È giusto. Ma i posti, i posti?!

— Il Capitano. Disposizione del Capitano. [p. 86 modifica]

Guardo intorno. Emergono qua e là sette mostri della stessa specie: l’unica specie che possa affrontare i cannibali più feroci e convincerli che veramente esiste Satanasso....

Rivolgo al Capitano uno sguardo di protesta disperata. Piange — il miserabile! — piange dalle risa e asciuga le lacrime nel tovagliolo; e piange e ride.... Ma non di me soltanto. Ha dato le sei, sette più belle signore a cavalieri più che sessantenni; e al dottor Besandi, a Mr. Knaw, al tenentino Filangeri, a me, a gli altri colpevoli di non avere ancora trent’anni, ha destinate le orche raccolte in alto mare....

Vendetta! Vendetta!

Fui vendicato subito. Lady Mac-Lewis mi fissava con un abbandono, una tenerezza più temeraria del solito. Confinata all’estremità del terzo tavolo, presso il decrepito Monsieur Lebaud, il celebre oceanografo, essa teneva il cubito sul tavolo, con una grazia un poco inurbana, si reggeva la nuca con la mano, arrovesciando il volto di bronzo chiaro, sogguardandomi di tra le ciglia tenebrose; quando il mio sguardo incrociava il suo, sorrideva malinconicamente e il bianco degli occhi, il bianco dei denti balenava in un tremolìo di perla.

Quella donna mi guarda, quella donna è mia! Oh! grande Ferravilla! O mio solo am[p. 87 modifica]monitore nella vita, sempre! La tua voce mi rideva dentro, come un oscuro presentimento.... Eppure.... eppure come non vedere che quella era una donna disfatta dalla passione e che l’oggetto della sua passione ero io?

III.

La mia conoscenza con i Mac-Lewis datava da tre settimane, ma aveva dei precedenti già antichi. Due anni prima, quando dovevo partire per l’India, mi ero rivolto per commendatizie anche a Guido Rocca, l’esploratore del Tibet e del Cachemire; siamo coetanei ed amicissimi, ma non abbiamo in comune che il nome; quel fanciullo bellissimo e sanguigno è un istintivo, che non osserva la vita, la vive: io non vivo la vita, l’osservo; forse per questo io e Guido ci vogliamo un gran bene.

— Se passi per Bombay non dimenticare Sir Mac-Lewis, un ex-bramino — guàrdati bene dal ricordarglielo! — britannizzato sino alla punta dei capelli. È la persona più generosa e ospitale che io abbia incontrata. M’ha ospitato due mesi nel suo bungalow di Sicula, quando mi sono spezzata la gamba. Ha anche una moglie e una bimbetta.... [p. 88 modifica]

— Com’è la moglie?

— Come vuoi che sia? Sembra una signora delle nostre, un po’ nera....

IV.

Non m’ero giovato della commendatizia. Il mio itinerario m’aveva portato altrove. Ma ripassando per Bombay, una sera, al Consolato d’Olanda, vidi apparire all’altra estremità d’una galleria una di quelle donne che mozzano il respiro e la parola, una di quelle bellezze che sembrano fare il vuoto intorno, sopprimere con un batter delle ciglia tutte le altre signore. Seminuda, come consente la rigidità inglese nei convegni mondani, con i fianchi, i seni appena velati da un tulle laminato d’oro, attraversava la galleria con quel passo armonioso che le donne indiane sembrano avere appreso dai felini delle loro foreste e reggeva nelle mani protese, con la grazia solenne con la quale avrebbe recato una lampada votiva, un semplicissimo gelato alla banana. Un gigante fosco — beato lui — gradiva il sorbetto e s’inchinava sorridendo.

— Non è una pura indù. Sua madre era scozzese. [p. 89 modifica]

— Ma quel signore, il fortunato signore dal sorbetto....

— Suo marito. Si adorano. Ecco un uomo che può giovarvi per i vostri guai con la dogana....

— Avete detto che si chiama?

— Sir Mac-Lewis.

— Mac-Lewis? Ma io ho una lettera per lui. Presentatemi subito.

Fui accolto con una cordialità che mi diede quasi il disagio, non trovando nel mio carattere freddo, parole di adeguata espansione.

La loro gioia non ebbe limite quando seppero che saremmo stati compagni di viaggio sul Sumatra. I Mac-Lewis s’imbarcavano per la season europea, com’è consuetudine d’ogni ricca famiglia coloniale. E avrebbero visitato l’Italia.

— Caro, caro Guido! (Guido Rocca) Come sta? Ha battuti altri record? Sì ricorda di noi? È di Pergama.... — No, di Bergamo. — In Sicilia. — No, in Lombardia....

Il marito parlava del mio amico entusiasta; la signora taceva, assente, già sogguardandomi di tra le brune ciglia tenebrose.

— Dovete volergli molto bene, voi....

— Quasi come a un fratello. Il destino ci ha assegnate vie diverse: non abbiamo nulla da contenderci.... [p. 90 modifica]

— E dovete essere molto buono.

— Per carità, signora! Badate che la malvagità dei “più buoni„ è incredibile, la falsità dei “più sinceri„ spaventosa...

— In questo siete imperdonabile: — interruppe il marito, — avete una lettera per noi, siete in India da un anno e non venite a trovarci!

— Il destino vi punisce invertendo le parti: farete in Italia per noi, ciò che avremmo fatto in India per voi....

— Avete già un programma?

— L’abbiamo, — disse la signora offrendomi una sigaretta. — Sbarcheremo a Genova il 20 gennaio, non è vero? Mio marito proseguirà direttamente per Londra ad accompagnare Sue in collegio. Io, baby, l’aya comincieremo a visitare il Piemonte, la Lombardia.... A febbraio mio marito....

— Perdonate, signora; ma spezzo, capovolgo il vostro itinerario fin dall’inizio: non potrebbe essere più micidiale. Il Piemonte, la Lombardia a gennaio? Ma non sapete che a quest’ora nel mio paese, il freddo è tale che gela il respiro e frangia di brina le ciglia delle signore? Tremerei per voi e pel vostro piccolo come per questi fiori. Vi consiglio l’inverno in Sicilia e a Napoli, la primavera a Roma e a Firenze, [p. 91 modifica]la prima estate in Umbria, la grande estate sulle Alpi, l’autunno a Venezia. Assolutamente la mia Patria dev’essere visitata così....

Entravano i bimbi pel bacio serale; Sue, una ragazzina dodicenne, precoce, smilza, fosca come i genitori, e baby, un piccolo di non ancora due anni, così divinamente biondo e cerulo che io non potei nascondere la mia sorpresa.

— È il nostro scozzese; il ritratto di sua nonna, mia madre....

Lady Mac-Lewis sillabava, per gioco, qualche parola italiana.

— Ma brava! Ha un ottimo accento!

— Lo studia da un anno, — interruppe il marito, — da che abbiamo il progetto di visitare l’Italia.

— Dica, dica ancora!

— Non - so - di - re. Dico “vo - glio - be - re„. “Vo - glio - man - gia - re„ ma non saprò mai dire le cose.... dentro.... la metà....

— Le cose?

— Sì, — proruppe in inglese, ridendo, — le sfumature, le altre cose, più necessarie dell’acqua e del pane; le più piccole cose, che sono qualche volta le più grandi.... [p. 92 modifica]

V.

Nella settimana passata a Bombay, nei dieci giorni di navigazione sul Sumatra, la simpatia di lady Mac-Lewis per me si rivelò sempre più forte. Non era civetteria. La civetteria gioca, ride, sorride. Lady Mac aveva un volto tragico di passione e quando l’incontravo sul ponte, nelle sale, s’arrestava ansimando, impallidiva, lodava il cielo, il mare, una cosa qualunque. Dieci volte al giorno, nelle ore di quieta intimità, sulle sedie a sdraio, vedevo disegnarsi sulla bella bocca una frase certo tenerissima, poi le ciglia si chinavano imperiose, le labbra facevano l’atto di inghiottire la cosa non detta. La divina creatura taceva. Tacevo anch’io, consigliato dall’ironia vigilante, ammonito da non so che oscuro presentimento che turbava la mia civetteria lusingata.

VI.

Il capitano s’alza. Simultaneamente — come duecento fantocci a molla — signori e signore, sono in piedi. Tutti dileguano per le scale in un attimo. Sul ponte è un clamore di meraviglia. [p. 93 modifica]

Da tre giorni navighiamo in un mare fosforescente, ma questa sera l’oceano s’infiamma. E il novilunio: il cielo è nero, senza una stella; tutte le stelle dell’universo si sono fuse nel mare, commiste ad un tritume di gemme: smeraldi, zaffiri, rubini. L’Oceano Indiano è tutto di brace: brace verde, brace rossa, brace azzurra, solcata qua e là da strane frotte di creature misteriose, simili a gnomi dalle chiome e dalle barbe prolisse che s’inseguono, folleggiano, si confondono. Dove la nave lacera l’onda, la brace sprizza, crepita, s’infiamma, e la scia è così luminosa che i volti dei passeggieri sembrano chini sopra un cratere.

— .... la pelagia mirabilis da non confondersi con la noctiluca splendidissima....

Il decrepito professor Lebaud mi passa alle spalle con lady Mac-Lewis al braccio.

— Salite al vostro balcone? Verrò anche io tra poco. Pregate molto. Ho una cosa solenne da dirvi.

Quale voce! Le parole scherzose escono senza tono, come se la gola sia strozzata da una mano invisibile. Salgo sull’ultimo ponte, mi rifugio nel piccolo ballatoio a grate, sospeso fuori della nave, tra l’infinito delle acque e dei cieli.

— Un amore.... Come quest’avventura con [p. 94 modifica]questa protagonista e con questo scenario m’avrebbe esaltato a vent’anni! Oggi mi sembra un capitolo mediocre d’un romanzo un poco oleografico....

— Pregate?

Sobbalzo. È lei, già seduta di fronte a me, senza ch’io l’abbia veduta, né udita.

— No. Non pregavo.

— Vorrei che aveste pregato prima di ascoltare quanto sto per dirvi....

Le presi una mano. Ma essa me le strinse entrambe, appoggiò il capo alla mia spalla, come decisa a restare così.

— Commetto in quest’ora la cosa più temeraria che una donna possa fare nella sua vita....

(Io pensavo: — Ecco: è l’ora. — Ecco mi dice: vi amo, mi attira a sè, cado tra le sue braccia come una vergine tremebonda....)

— Guido....

Oimè! Le due sillabe del mio nome erano pronunciate col tocco di chi comincia una biografia funeraria....

— Guido Rocca....

Ritirai le mani, di colpo. Ma la donna s’era abbandonata sul mio petto come se quel nome e quel cognome l’avessero uccisa. E nel silenzio sentii più forte lo stridore del ridicolo, seguìto dalla voce consolante della ragione. “Non tre[p. 95 modifica]mare! Nessuno sa! La cosa buffa è tra te e la notte„.

Lady Mac-Lewis parlava, parlava, ma io l’udivo confusamente come se il suo racconto mi fosse fatto non da lei, ma da dieci persone vociferanti.

— Il mio amante! Il mio amante! — ripeteva come uno che confessi: Ho ucciso, ho ucciso! — Da tre anni non vivo che di questo! Da sei mesi non ho notizia!... Vado in Italia soltanto per lui, per portargli baby....

Vidi gli occhi di Guido Rocca: i begli occhi di montanaro dalle grandi iridi azzurre, maculate di due tre punti neri come il velluto; gli occhi del piccolo: identici! Pervinche della stessa radice, fiorite dall’amore in due contrade remotissime: le falde delle Alpi d’Italia, le falde dell’Himalaja....

— .... il secondo giorno che v’ho conosciuto, ricordate?, v’ho detto che se avessi un fratello sentirei per lui ciò che sento per voi.... E voi farete per me, sono certa, ciò che fareste per ridare la felicità ad una vostra sorella disperata!... No, non parlate, lasciatemi parlare. Sbarcheremo in Italia fra quindici giorni. Mio marito proseguirà per Londra con Sue. Voi mi accompagnerete a Bergamo, subito.... No! No! Niente telegramma, niente ritrovo, per [p. 96 modifica]carità! Non v’ho detto che mi teme, che non mi vuole più? Me l’ha scritto in una lettera che conservo come una condanna a morte.... Ma se mi vede, mi ama, ne sono certa. Non deve aspettarmi: devo apparirgli. Voi mi guiderete attraverso il paese, attraverso la gente sconosciuta, mi consiglierete, mi difenderete, combinerete l’incontro improvviso. Il tempo, la distanza l’hanno fatto così! Se mi rivede, mi riama! Ne sono certa.

Tacque pochi secondi, senza più voce; poi con una voce rauca che mi diede il brivido:

— .... l’amo, l’amo da morire o da farlo morire....

VII.

· · · · · · · · · · · · · · · · · · · ·

..... Come vuoi che sia? Una donna come le nostre; un po’ più nera....