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92 | l'altare del passato |
V.
Nella settimana passata a Bombay, nei dieci giorni di navigazione sul Sumatra, la simpatia di lady Mac-Lewis per me si rivelò sempre più forte. Non era civetteria. La civetteria gioca, ride, sorride. Lady Mac aveva un volto tragico di passione e quando l’incontravo sul ponte, nelle sale, s’arrestava ansimando, impallidiva, lodava il cielo, il mare, una cosa qualunque. Dieci volte al giorno, nelle ore di quieta intimità, sulle sedie a sdraio, vedevo disegnarsi sulla bella bocca una frase certo tenerissima, poi le ciglia si chinavano imperiose, le labbra facevano l’atto di inghiottire la cosa non detta. La divina creatura taceva. Tacevo anch’io, consigliato dall’ironia vigilante, ammonito da non so che oscuro presentimento che turbava la mia civetteria lusingata.
VI.
Il capitano s’alza. Simultaneamente — come duecento fantocci a molla — signori e signore, sono in piedi. Tutti dileguano per le scale in un attimo. Sul ponte è un clamore di meraviglia.