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SULL’OCEANO DI BRACE.


I.

Nella cabina tersa di mattonelle a smalto, luminosa di troppe lampadine elettriche, dinanzi allo specchio a tre lastre, io mi rifacevo per la quarta volta, disperatamente, la scriminatura; non c’era verso: i capelli si ribellavano al pettine, deviavano a mezzo del cranio, verso una mèta incerta. Oh! rabbia! Oh! disperazione!

E la prima campana era suonata da un pezzo e sul divano attendevano, esanimi, l’abito nero, la camicia abbagliante, le altre spoglie che servono a costrurre un uomo per bene. Cruda legge, che segue i mortali anche nell’alto Oceano Indiano, a tre gradi sopra l’Equatore!

Cruda legge! Ecco la camicia rigida — (quanto più rigida dopo la diurna libertà del pijama), —