Il Tesoro (Latini)/Libro III/Capitolo IV

Capitolo IV. D’Africa, e delle sue coutrade

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Brunetto Latini - Il Tesoro (XIII secolo)
Traduzione dalla lingua d'oïl di Bono Giamboni (XIII secolo)
Capitolo IV. D’Africa, e delle sue coutrade
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Capitolo IV.


D’Africa, e delle sue contrade1.


D’Ispagna è il trapasso in Libia, ciò è una terra d’Africa, là ov’è la regione di Mauritania, e tali l’appellano2 la terra de’ Mori. [p. 46 modifica]

Elle sono tre Mauritanie: l’una, ove fu la città di Setin3; l’altra ove fu Cesarea4; la terza ove è la città di Tingi. E Mauritania finisce nell’alto mare d’Egitto; e comincia quello di Libia, ov’egli ha troppo fiere maraviglie; che ’l mare v’è assai più alto che la terra, e tiensi sì in fra sè, che non cade nè corre sopra la terra.

In quello paese è il monte Atlante in mezzo l’arene5, ch’è più alto che li nuvoli, e dura infino al mare Oceano. Poi sì vi son le terre di Numidia6.

Sappiate che tutta Africa comincia sul mare Oceano, alle colonne d’Ercole, e quivi ritorna verso Tunisi, e verso Buggea7, e verso la città di Setti, tutti contro a Sardigna, e infino alla terra ch’è contra alla Sicilia. Quivi si divide in due parti: una ch’è appellata la terra Cane8, e l’altra che se ne va oltra contra all’isola di Creti, infino nelle parti d’Egitto, e si ne va in[p. 47 modifica]tra le duo Syrte9, ove sono le terre, là ove nessuna persona per nulla maniera può andare per li marosi del mare, che un’ora crescono e un’altra menomano, in tal modo e sì pericolosamente, che navi non vi potrebbero andare per la diversità delli marosi che non vegnono ordinatamente10.

Ed in questa maniera dura tutta la parte d’Africa, intra Egitto e ’l mare d’Ispagna11, tuttavia in coste12 lo nostro mare. Ma drieto verso mezzodì sono li deserti d’Etiopia sul mare Oceano, e ’l fiume del Nigro, che ingenera il Nilo13, che divide la terra d’Africa e quella d’Etiopia14 ove gli Etiopeni abitano. [p. 48 modifica]E sappiate che tutta la terra che15 guarda verso mezzodì, è senza fontane, e nuda d’acque, e povere terre; ma verso settentrione sono le terre grasse, e piene d’ogni bene. Dentro le parti d’Africa che sono contate èn le due Sirti16, di cui il conto fece menzione qui di sopra, e si v’è l’isola di Monne, là ov’è lo fiume Lete, di cui l’antiche storie dicono, che egli è il fiume d’inferno, e gl’infedeli dicono che le anime che ne beono perdono la memoria delle cose passate, in tal maniera, che non se ne ricordano mai quando elle entrano in altro corpo17. Ma in ciò sono elli beffati malamente dallo diavolo, che l’anima è creata alla immagine ed alla similitudine di Dio, e per ciò non può mai perdere la memoria. Il nostro signore Gesù Cristo, che vide gli errori che erano stati, e quelli che erano, e quelli che [p. 49 modifica]dovevano essere, sì ammaestrò ciascuno nel suo Vangelo, che si guardassi d’errore, là ov’egli dice: Io sono via, veritade e vita. Ed in altro luogo dice: Io sono luce del mondo. E David dice nel psalterio, che l’uomo non segga nella cattedra della pestilenzia, cioè nello errore. Or torniamo a nostra materia. Là son le genti di Nasamoni, e di Trogloditi, e le genti degli Amanti, che fanno lo lor case di sale18.

Poi v’è Garemas, ciò è una città, là ove si trova una fontana maravigliosa, che ha l’acqua sì fredda di dì che nullo ne potrebbe bere19, e la notte è sì calda che nullo non la può toccare.

Anche v’è la terra d’Etiopia, il monte Atlante, là ove sono le genti nere come mora, e però sono elli appellati Mori, per lo appressamento del sole. E sappiate che le genti d’Etiopia e di Garamas non sanno che matrimonio si sia, anzi hanno infra loro femine comuni, e però non conoscono tra loro padre nè madre, e però sono tenuti20 la meno nobile gente del mondo. [p. 50 modifica]

E sappiate, che in Etiopia sullo mare verso mezzodì è un grande monte, che gitta grande quantitade di fuoco sempre senza ispegnersi.

Oltre quella gente sono li grandissimi diserti, ove nulla persona abita, infino in Arabia.

Or udiste21 come il conto divisa brevemente e apertamente, le regioni della terra, e come ella è torniata del grande mare, ch’è detto Oceano, tutto ch’ e’ muta nome spesse fiate, secondo li luoghi dov’ egli batte. Che primieramente quivi dov’egli batte in Arabia, si è appellato lo mare d’Arabia, e poi lo mare di Persia, e poi lo mare d’ India22, e poi23 lo mare d’Ircania e di Caspe, e poi lo mare di Scithe e d’Alamagna, e poi lo mare di Gallia, e poi d’Inghilterra24, di Atlans, e di Libia, e d’Egitto.

E sappiate, che nelle parti d’India lo mare cresce e menima meravigliosamente, e fa gran[p. 51 modifica]dissimi marosi25, per ciò che la la forza del caldo lo sostiene in alto com’egli pendesse: o per ciò che ’l paese ha grande abbondanza di fiumi e di fontane26 E di ciò dottano li savi, perchè il mare Oceano fa cotali marosi, e mandali fuori, e poi li ritrae tra dì e notte duo volte senza finare27. E sono istate genti ch’hanno detto28, che ’l mondo ha anima, e che egli è composto di quattro elementi, e però conviene ch’egli abbia spirito, e dicono che quello ispirito ha sue29 vie nel profondo del mare ov’egli ispira fuori30; e quando egli ispira fuori e dentro31, fa l’acqua del mare an[p. 52 modifica]dare suso e stare come monte32, e poi tornare in entro secondo che il suo espiramento va entro e fuori. Ma gli astrologhi33 dicono che non è se non per la luna, per ciò che l’ uomo vede li marosi crescere e menimare, secondo il crescere e ’l menimare della luna di sette in sette dì, che la luna fa le quattro volte in ventotto dì per li quattro quartieri del suo cerchio, di cui lo conto ha detto tutto l’essere34.

Or sappiate, buona gente, che ’l nostro signore Iddio fece in terra e in mare molte maravigliose cose che l’uomo non le puote chiaramente sapere, per ciò ch’egli l’ha riservato a sé. E l’Apostolo c’insegna in questa maniera ad imprendere: Non sapere più che non ti fa mestiere di sapere35, ma brigati di sapere a sobrietade, cioè nè poco nè troppo. Onde quegli che disse che ’1 mondo aveva anima, non imprese a sobrietade, ma oltra a sobrietade, cioè troppo.

Sappiate, che i savi antichi dissero molte cose36 dell’affare del mondo, e di molte dissero [p. 53 modifica]la veritade, e molto cose dissero di che non mostrano niente la veritade, per ciò che non lo poterono sapere, chè ella rimase nel nostro Signore, e rimane tuttavia. Ma tuttavia si è ben ad intendere li savi detti di filosofi antichi che furono nella vecchia legge, che molti furon quelli che erraro per lo troppo sapere e per lo poco37. Ma tuttavia per li filosofi conosciamo noi meglio la vera credenza di Gesù Cristo, e degli apostoli, a cui noi dovemo credere fermamente sopra tutti altri savi che furon e che saranno giammai, però che ’l senno ch’elli ebbero se ’l trassero della fontana di tutte scienze, cioè del nostro signore Gesù Cristo38.

  1. Il t D’Aufrique.
  2. Il t ce est la terre des mores. Corretto morti, in mori. Il ms. Vis. Neri.
  3. Il t Sitim, colle varianti Sutin di due codici, Sutyn e Suthin di uno solo.
  4. Corretto col t é in fu, e poi fu, in è.
  5. Vuoi conoscere, o lettore, l’origine di Milesaret, che è nelle stampe, monte ignoto ai geografi? Leggi il ms. Vis. ed il t Athlans, le mont emmi les harenes!
  6. Il t Numide, la terre as Numidiens.
  7. Le stampe Briggea, il t Bougie.
  8. Il t Chane. Il Sorio legge Candida.
  9. Il t et l’autre qui s’en va entre II sirtes, une terre où n’en puet aler etc. Bono aggiunge del suo.
  10. Il t ha di più mais sanz certainetè.
  11. Le stampe a sproposito ed in questa maniera dura tutta la parte d’Africa. Ed intra Egitto è ’l mare d’Ispagna. Corretto il senso mutando l’interpunzione, col t en ceste maniere dure toute la partie de Aufrique entre Egypte, et la mer d’Espaigne.
  12. Il t tozjors costeant la notre mer.
  13. Le stampe lo fiume Tigro che ingenera allume. Il Sorio corregge con Solino: Omnis haec plaga ab Etiopia, et terminis Asiae, Nigri flumine qui Nilum parit, ab Hispania freto scinditur. Anche Plinio, lib. V cap. ’: Nigri fons est in Etiopia, quam nonnulli Nili caput esse crediderunt.
  14. Corretto col t Europa, in Etiopia, per non dire che abitassero gli Etiopi in Europa.
  15. Cancellato non, prima di guarda, e mutato poi mezzodì in settentrione, acciò non dicesse Bono tutto il contrario di Brunetto: toute la terre qui regarde vers midi est sanz fontaine, et nue d’aigue, et poure terre; mais devers septentrion est ele grasse ecc.
  16. Il t invece: dedens les parties de Aufrique sont le II sirtes, dont li contes fait mention ci desoure. La stampa dentro le due parti d’Africa che sono contate è Cirene, di cui ecc. Poteva essere peggio trattato il povero Brunetto?
  17. Ma in ciò, fino a nostra materia, è chiosa teologica di Bono, che tradusse poco sopra infedeli, il mescreans del t. Tre codici del Chabaille hanno il primo periodo della glossa di Bono
  18. Le stampe Trogondite e le terre di Liamanti: il t les gens de Nasmasone, et de Trogodite, et les gens des Amans.
  19. Il t ha di più que c’est une grande merveille, et issent par une meisme vaine.
  20. Il t sont apelée.
  21. Corretto udite in udiste, col t avez oi. Il ms. Vis. ligio al t, offre molte varianti in questo capitolo rifatto in parte dal Volgarizzatore.
  22. Aggiunto e poi lo mare d’India, col t et puis la mer de Inde.
  23. Corretto Urtania, in Ircania col t Yrcaine. I codici del Chabaille variano Yrchanie, Hircanie, Ircanie, Ircaine, Irceine
  24. Il t la mer de Gales, c’est d’Engleterre.
  25. Corretto mari in marosi, perchè la parola del t floz, e sopra, e nel periodo stesso è così volgarizzata.
  26. Le stampe: e perciò quel paese ha grande abbondanza di fiumi e di fontane. Il t ou porce que en celui pais a grant habundance de fluns et de fontaines. La lezione del t è più logica: ha riscontro coll’inciso precedente: mutai perciò e perciò quel paese, in o per ciò che ’l paese.
  27. Il t la mer Ocean fait ses floz, et mande les, et puis les retrait grand piece, les retrait II foiz seulement entre nuit et jor sanz definer.
  28. Il t li un dient.
  29. Corretto sei in sue, col t ses voies. Eguale errore è nel lib. V cap. 3.
  30. Il t ha di più: il aspire eaussi comme l’ome fait par les narilles.
  31. Aggiunto ispira fuori e dentro, col t et quant il aspire hors en ens.
  32. Manca al t e stare come monte: dice solo aler sus et retraire arriere.
  33. Il t li astronomien, e Bono volta gli astrologhi, come nel prologo.
  34. Tutto l’essere manca al t. È in due codici del Chabaille.
  35. Aggiunto ma col t, e colla sentenza di Paolo, male applicata.
  36. Il t maintes belles choses: belles non garba a messer Giamboni.
  37. Per lo troppo sapere e per lo poco, manca al t.
  38. Però che il senno ecc. fino a Gesù Cristo, manca al t ed è professione di fede ortodossa del Volgarizzatore. Avverte anche il Chabaille, che questa conclusione del libro è varia nei vari manoscritti francesi da lui studiati. Si giovò in questo luogo, come altrove, altresì del nostro Volgarizzamento del Tesoro, edizione dell’anno 1553.