Il Novellino/Parte quarta/Novella XXXIII
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è preso da la Corte e decollato, la donna che travestita era andata per trovarelo, nol trova, retorna, sentelo morto, e per dolore se more
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NOVELLA XXXIII.
ARGOMENTO.
ALLO ILLUSTRISSIMO SIGNOR DUCA D’AMALFI1.
ESORDIO.
Quanto sono più adversi e infelici li variati casi d’amore, tanto più a’ passionati e savii amanti se deve de quelli scrivendo dare notizia; e perchè ha gran tempo che ho cognosciuto te, illustrissimo mio Signore, non solo negli amorosi lacci avvolto, ma soavemente amando prudentissimo, m’è già piaciuto di un piatosissimo accidente di doi miseri innamorati donarte pieno avviso, a ciò che con la tua accostumata prudenza e accumulatissime virtù doni, giusta al tuo parere, sentenza, quale di essi, ogni loro effetto considerato, più ferventemente amasse.
NARRAZIONE.
In questi dì da un tuo senese di autorità non piccola fu tra certe leggiadre madonne recontato, che non è già gran tempo che in Siena fu un giovine de bona famiglia, costumato e bello, Mariotto Mignanelli nominato, il quale essendo fieramente innamorato d’una leggiadra giovenetta chiamata Giannozza figliuola d’un notevole e molto stimato cittadino, e forse di casa Saraceni, in processo di tempo ottenne d’essere da lei altresì ardentissimamente amato; ed avendo per più tempo pasciuti gli occhi de li soavi fiori de amore, desiderandosi per ciascuno gustare li suoi dolcissimi frutti, e cercate più e diverse vie, e niuna cauta trovandone, la giovene che non era meno prudente che bella, deliberò occultamente sel togliere per marito, a tale che se per contrarietà di fati il godere loro fosse interdetto, avessero avuto scuto da coprire il commesso errore. E per dare al fatto con opera compimento, corrotto per denari un frate augustinese per mezzo del quale occultamente contrassero matrimonio, e appresso da sì fatta colorata cagione pigliatasi certa2, con non meno piacere de l’uno che de l’altro, interamente adempiero loro bramose voglie. Ed avendo di tal furtivo e licito in parte amore alquanto con felicità goduto, avvenne che la loro prava ed inimica fortuna per contrario tutti li loro, e presenti e aspettati desiderii revolse; e ciò fu che Mariotto un dì venendo a parole con un altro onorevole cittadino e da parole a fatti in tanto andò la cosa che Mariotto feri colui d’un bastone in testa, de la quale ferita fra brevi dì si mori; per el quale Mariotto occultatosi, e da la Corte con diligentia cercato e non trovatose, da’ Signori e dal Podestà non solo fu a perpetuo esilio condannato, ma gli fu dato bando di ribello. Quanto e quale fosse dei due infelicissimi amanti occulti novelli sposi il supremo dolore e lo amaro lacrimare per sì lunga, e, per loro credere, perpetua separazione, chi fosse da sì fatte punture stato trafitto solo ne potrà vero giudicio donare: egli fu sì fiero ed acerbo che all’ultima dipartenza più volte l’uno in braccio dell’altro fu per gran spatio per morto giudicato. Pure dando alcun loco al dolore sperando col tempo per alcuno possibile accidente lo repatriare gli saria concesso, de pari volere deliberò non che da Toscana ma da Italia se absentare, e in Alessandria andarsene, ove un suo zio avea, chiamato Ser Niccolò Mignanelli, uomo di gran traffico e molto conosciuto mercatante; e con assai moderati ordini, come se avessero in tanta distantia con lettere possuti visitare, con infinite lacrime la innamorata coppia si divise. Il misero Mariotto partito, e d’ogni suo secreto un suo fratello fatto consapevole, sopra ogni altra cosa caramente il pregò che d’ogni accidente de la sua Giannozza particulare e continuo il facesse avvisato; e con li dati ordini intrato in cammino verso Alessandria s’avviò, ove a convenevole tempo gionto e trovato il zio e da lui lieto e amorevolmente ricevuto, d’ogni suo passato affare il fé capace; il quale come a prudentissimo con rincrescimento ascoltando non tanto el caso del commesso omicidio, quanto de l’avere a tanto parentato offeso, e cognoscendo che il riprendere de le cose passate poco più che nulla giova, se ingegnò con lui insieme darsene pace, e pensare col tempo d’alcuno opportuno rimedio provvedere; e postogli de suoi traffichi tra le mani, più e più tempo appresso di sé con gran passione e quasi continuo lacrimare il sostenne: non era veruno mese che con più lettere non fosse e dalla sua Giannozza e dal fratello visitato, il che a sì fiero caso e in tanta absentia era a ciascuna delle parti mirabile satisfatione. E in tali termini stando la cosa avvenne che essendo il padre di Giannozza da molti molto richiesto ed infestato di maritarla, e lei con diverse colorate cagioni niuno accettandone, alla fine essendo dal padre astretta a pigliar marito tale che il negare non averia avuto loco, era da sì fiera battaglia la sua afflitta niente de continuo inquietata e in maniera, che la morte più che tal vivere li saria stata carissima; ed oltre a ciò avendo ogni speranza del ritornare del suo caro ed occulto marito trovata vana, e che il palesare al patre la verità del fatto nulla avria giovato, anzi di maggiore sdegno gli saria stata cagione, propose con un modo non che strano ma pericoloso e crudele, e forse mai udito recontare, ponendo l’onore e la vita in periglio, a tanti mancamenti satisfare. E da animosità grande aiutata avendo al patre risposto contentarse d’ogni suo piacere, subito mandò per il religioso primo tramatore del fatto, al quale con gran cautela discoperto ciò che fare intendeva, el richiese che del suo aiuto le fosse favorevole; il quale sentito ciò, come è già di loro costume, alquanto ammirato timido e lento mostrandosi, lei con la virtù e incantesimo di messer San Giovanni Boccadoro, il fé ardito e gagliardo devenire a volere con virilità l’impresa seguire; e per la pressa che gli cacciava, il frate andò prestissimo, e lui medesimo come esperto nel mestiere compose una certa acqua con certa compositione di diverse polveri, terminata in maniera che bevuta, l’avrebbe non solo per tre dì fatta dormire ma de essere da ciascuno per vera morta giudicata, e alla donna mandata3. La quale avendo prima per un corriere appostato il suo Mariotto di quanto fare intendeva pienamente informato, e dal frate l'ordene di ciò che avea da fare inteso, con gran piacere quella acqua se bevì, e non dopo molto spazio che le venne uno stupore sì grande che per morta cascò in terra; di che le sue fante con grandissimi gridi fero il vecchio padre con altre assai brigate al rumore correre, e trovata la sua unica e da lui tanto amata figliuola già morta, con dolore mai simile gustato fatti venire prestissimo medici con ogni argomento da revocarla in vita, e niuno valendole, fu da tutti tenuto per fermo lei da sopravenutale goccia4 fosse morta. Tutto el dì e la seguente notte in casa con diligentia guardatala, e niuno segno se non di morta cognoscendo, con infinito dolore de l’afflitto padre, e pianti e rammarichi di parenti e di amici, e generalmente di tutti i Senesi, con pompose esequie in un onorevole sepolcro in Santo Agustino fu il dì seguente sepellita. La quale in su la mezza notte fu dal venerabile frate con l’aiuto d’un suo compagno, secondo il preso ordine, della sepoltura tratta, e alla sua camera condotta; e appressandosi già l’ora che il terminato beveraggio avea il suo corso consumato, con foco e altri necessarii provvedimenti con grandissima difficoltà in vita la redussero. E nel pristino sentimento retornata, ivi a pochi dì travestita in frate con lo bono religioso a Porto Pisano se condussero, dove le galee d’Acquamorta5 in Alessandria passando doveano già toccare, e trovato detto passaggio in ordine, in quelle imbarcaro: e perchè li marittimi viaggi sogliono essere o per contrarietà di tempi, o per nuove occorrenze di mercanzie molto più lunghi che non vorrebbeno i vianti, avvenne che le galee per diverse cagioni oltre il dovuto termine più mesi stettero ad arrivare. Gargano fratello di Mariotto per continuare l’ordene dal caro fratello lassatoli, subito con più e diverse lettere de mercanti con rincrescimento grandissimo avea il disavventurato Mariotto della imprevista morte de la sua Giannozza particolarmente informato, e dove e come era stata pianta e sepellita, e come non dopo molto il vecchio e amorevole patre per gran dolore era da questa vita passato: ai quali avvisi essendo l’avversa e noiosa fortuna assai più favorevole che al messo della dolente Giannozza non fu, e forse per avere a li provetti amanti l’acerba e sanguinosa morte che li sopraggiunse apparecchiata, per modo tale che il messo di Giannozza fu su una caravella che con frumento in Alessandria andava preso da' corsali e morto. De che Mariotto non avendo altro avviso che quello per suo fratello, e per certissimo tenendolo, quanto de tale acerbissima nova fosse e con ragione dolente e afllitto, pensalo lettore, se pietà alcuna in te regna: il suo cordoglio fu de tale qualità e natura che de non stare in vita del tutto se dispose: al quale né persuasioni né conforti del suo caro zio valendoli, dopo il suo lungo ed amaro pianto de ritornarsi a Siena per ultimo partito già prese, a tale che se la fortuna in alcuno atto gli fosse stata benivola a non fare il suo ritorno sentire, e porse travestito a piè del sepulcro dove lui credea la sua Giannozza essere sepellita, e quivi tanto piangere che se avessero li soi giorni terminati: e se per disgrazia fosse stato cognosciuto jocondissimo reputava lo essere per omicida giustiziato, pensando esser già morta colei che più che sé medesimo amava, e da lei era stato egualmente amato. E su in tale consiglio firmatose, aspettando lo partire de le galee de’ Veneziani per ponente, senza alcuna parola al suo Zio dirne, in quelle salito con grandissimo piacere correndo a la predestinata morte in brevissimo tempo arrivò in Napoli, e da quindi per terra in Toscana condottosi quanto più presto potè, travestito in peregrino a Siena da niuno cognosciuto se ne entrò, e a uno non molto frequentato ospitale reparatose, e senza dare de sè a le soe brigate alcuna notizia, a convenevoli ore se n’andava a la chiesa dove la sua Giannozza fu sepellita, e dinanzi al suo sepolcro amaramente piangeva, e volentieri se avesse possuto saria dentro la sepoltura intrato, a tale che con quello delicatissimo corpo che vivendo non gli era stato concesso lo godere, morendo lo avesse col suo eternalmente accompagnato. E a quello mandare a effetto erano firmi tutti soi pensieri, e non restando de essere al solito dolerse e lacrimare continuo, avuti per cauta via certi ferri, e una sera al vespero occultatose dentro la chiesa, la venente notte tanto se affaticò che avea il coperchio de la sepoltura sotto puntello posto, e stando per entrare avvenne che il sacristano andando per sonare a matutino sentì certo rumore, e andato a cercare quello che fosse, trovò costui a detto esercitio occupato, perchè credendolo latro che i corpi morti volesse dispogliare, gridando forte, al latro, al latro, tutti li frati vi corsero, e presolo, e aperte le porte, e molti e diversi secolari entrativi, e trovato il misero amante il quale ancora che tra vilissimi strazzi fosse avvolto fu subito cognosciuto esser Mariotto Mignanelli, e quivi detenuto, prima che dì fosse ne fu tutta Siena ripiena; e pervenuta la nova a la Signoria comandarono al Potestà che per lui andasse, e presto ne faccesse quello che le leggi e le loro costituzioni comandavano. E così lui preso e ligato fu menato al palagio del Potestà, al quale dato de la corda senza volere molti tormenti ricevere, confessò pontualmente la cagione di sua disperata venuta. El che ancora che universalmente ognuno ne avesse grandissima compassione, e tra le donne amaramente se ne piangesse giudicando colui essere unico al mondo perfetto amatore e ciascuna col proprio sangue il ricomparasse, nondimeno fu per lo primo dì della giustizia a perdere la testa condannato: e così al dato termine senza posservisi da amici e da parenti reparare fu mandato a effetto. La infelicissima Giannozza con la guida del detto frate dopo più mesi con molti e diversi travagli gionta in Alessandria in casa de Ser Niccolò se condusse, a lo quale data conoscenza e dettoli chi era, e per quale cagione venuta, e ogni altro suo passato accidente raccontatoli, fu ad un'ora e di meraviglia e di rincrescimento ripieno; e dopo che onorevolmente la ebbe ricevuta, e fattala come a donna rivestire, e al frate dato ultimo commiato, alla disavventurata giovene disse come e per quale disperatione per la avuta nova el suo Mariotto senza alcuno fargliene sentimento s'era partito, e come per morto lui avea pianto, attento che non per altro che per morire era andato. Se il presente dolore grande di Giannozza passò, e con ragione, tutti gli altri e suoi e dell’amante per addietro avuti, ogni cosa considerata pensalo chi pensare il sa e deve; però che al mio parere ogni parlare ne sarebbe scarso. Revenuta dunque in sé, e col suo novello patre consigliatasi, dopo più e diversi ragionamenti di calenti lacrime bagnati, deliberorno Ser Niccolò e lei rattissimamente venirsene a Siena, e o morto o vivo che Mariotto trovassero, con quelli rimedii che da tale estrema necessità erano concessi almeno a l’onore de la donna reparare. E racconciati i fatti suoi il meno male che possette, revestita la donna in omo, trovato bon passaggio, e con prospero vento navigato, in breve tempo a li toscani liti arrivando a Piombino dismontorno, e da quindi occultamente a un podere di ser Niccolò presso Siena se condussero, e di novelle dimandando trovorno il loro Mariotto tre dì avanti essere stato decollato. La quale acerbissima nova da loro sentita, quantunque sempre per fermo l’avessero tenuto, nondimeno essendone fatti certissimi, quanto tutti due insieme e ognuno da per sé rimanesse ismorto e afflitto, la qualità del fiero caso ne farà giudicio. Li pianti di Giannozza erano col forte chiamare oimè sì ardenti che un core de marmo avrìano commosso a pietà; pur essendo da Ser Niccolò de continuo confortata, dopo più savii e pieni di carità consigli deliberarono de a tanta perdita solo a l’onore di sì gran parentato provvedere, e fare che occultamente la poveretta giovene dentro un devotissimo monasterio se rechiudesse, e quivi avesse li soi infortunii, la morte del caro amante con la sua miseria insieme, fin che il vivere le fosse concesso, amaramente pianto. E cosi fu con grandissima cautezza fatto e mandato a intero effetto, ove essendo, senza dare de sé se non a la badessa alcuna notizia, con interno dolore e sanguinose lacrime, con poco cibo e niente dormire, il suo Mariotto de continuo chiamando in brevissimo tempo finì li suoi miserrimi giorni.
MASUCCIO6.
Assai più da passionate donne che da uomini virili sarà di tanti avversi casi avuta doppia compassione: e oltre a ciò unico e ferventissimo sarà da quelle l’amore della Giannozza, e più che quello de l’amante giudicato; ma se per avventura si troverà de tale discussione alcuno che saviamente amasse, con vera ragione proverà incomparabilmente essere stato più grande e calente quello del misero Mariotto. Per cagione che, posto che la giovene come a donna adoperasse cose maravigliose ne l'andare a trovar l'amante, pure fu mossa dal credere vivo trovarlo, e con lui insieme lungamente godere; ma il disavventurato amante sentendola morta volse prontissimamente non per altro venire che per perdere la propria vita, come già fece. Ma ad altri tale piato lassando reconterò appresso un facetissimo caso, come un gelosissimo oste, ancora che astuto fosse, condusse la moglie con la sua medesima cavalla, per cupidità di piccolo guadagno, insino a la nave del giovine che l’amava.
- ↑ Questo Duca d'Amalfi fu Antonio Piccolomini, di Siena, nipote di Papa Pio II: ebbe in moglie Maria una delle figliuole naturali di Re Ferdinando, e fu nominato Duca d'Amalfi e gran Giustiziere del Regno nel 1461.
- ↑ Forse manca sicurezza, fiducia, o altra parola simile.
- ↑ e alla donna l'ebbe mandata.
- ↑ Dice gota, che non è gotta ma goccia, gocciola serena, accidente improvviso e subitano.
- ↑ Aigmorte in Francia.
- ↑ Nell'edizione della Gatta da qui innanzi mancano interamente le Considerazioni di Masuccio e gli Esordii a tutte le altre novelle che seguono.