Il Novellino/Parte quarta
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Masuccio Salernitano - Il Novellino (XV secolo)
Parte quarta
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Finisce la terza parte del Novellino: comenza la quarta nella quale di materia lacrimevole e mesta, e di altre piacevoli e facete si tratta, e primo lo generale esordio, e della novella de’ Lazarini1 sarà il cominciare.
Indice
- Prologo
- Novella XXXI - Una coppia dì liggiadri amanti se fuggono, e in uno Spitale de lazari se abbatteno, l'uno con violenta e l'altra con voluntaria morte son de vita privati
- Novella XXXII - Una viniciana da un fiorentino con grande arte ingannata in casa del quale condutta corre gran naufragii, a la fine con onore se retorna a casa.
- Novella XXXIII - Mariotto senese innamorato va in esilio, sente la donna esser morta ed a Sena retorna, è preso da la Corte e decollato, la donna che travestita era andata per trovarelo, nol trova, retorna, sentelo morto, e per dolore se more
- Novella XXXIV - Tobia ragoseo gode con la moglie de uno oste, e dal marito medesimo con grande arte se la fa condurre in nave
- Novella XXXV - Eugenia gravida d'uno armigero, dubita de' fratelli, finge morta de peste, e con l'amante se fugge: sono assaltati da inimici, l'amante è morto e lei si uccide
- Novella XXXVI - Dui cari compagni con strane intermesse l'un gode de la moglie de l'altro, a la fine s'accordano, e ogne cosa insieme abottinano
- Novella XXXVII - Marchetto e Lancilao compagni d'una medesima donna innamorati combattono, tutti dui moreno, e la donna per dolore se dà voluntaria morte
- Novella XXXVIII - Antonio Moro innamorato de la moglie d'un marinaro con suttile inganno il marito medesimo lo conduce a godere con lei
- Novella XXXIX - Susanna se innamora de Joanne il quale è preso da Mori: lei va in Tunisi, e vende sé medesima per redimere l'amante, e tutti dui moreno
- Novella XL - Genefra catalano ama una donna e con lei gode, il marito ingannato li la conduce in nave, e se la mena in Catalogna
- ↑ I leprosi in Francia erano chiamati lazarins, perchè erano fuori le città in ospedali sotto la protezione di S. Lazaro. Masuccio li descrive brutti, feroci, e assai lascivi; e la lascivia era un effetto della malattia. Al suo tempo i nostri popolani non erano chiamati lazzari, non erano ancora brutti e degradati, come al tempo dei Viceré. Lazzaro o lazzarino allora non significava altro fra noi che leproso.