Pagina:Il Novellino di Masuccio Salernitano.djvu/426


— 364 —

tissimo tenendolo, quanto de tale acerbissima nova fosse e con ragione dolente e afllitto, pensalo lettore, se pietà alcuna in te regna: il suo cordoglio fu de tale qualità e natura che de non stare in vita del tutto se dispose: al quale né persuasioni né conforti del suo caro zio valendoli, dopo il suo lungo ed amaro pianto de ritornarsi a Siena per ultimo partito già prese, a tale che se la fortuna in alcuno atto gli fosse stata benivola a non fare il suo ritorno sentire, e porse travestito a piè del sepulcro dove lui credea la sua Giannozza essere sepellita, e quivi tanto piangere che se avessero li soi giorni terminati: e se per disgrazia fosse stato cognosciuto jocondissimo reputava lo essere per omicida giustiziato, pensando esser già morta colei che più che sé medesimo amava, e da lei era stato egualmente amato. E su in tale consiglio firmatose, aspettando lo partire de le galee de’ Veneziani per ponente, senza alcuna parola al suo Zio dirne, in quelle salito con grandissimo piacere correndo a la predestinata morte in brevissimo tempo arrivò in Napoli, e da quindi per terra in Toscana condottosi quanto più presto potè, travestito in peregrino a Siena da niuno cognosciuto se ne entrò, e a uno non molto frequentato ospitale reparatose, e senza dare de sè a le soe brigate alcuna notizia, a convenevoli ore se n’andava a la chiesa dove la sua Giannozza fu sepellita, e dinanzi al suo sepolcro amaramente piangeva, e volentieri se avesse possuto saria dentro la sepoltura intrato, a tale che con quello delicatissimo corpo che vivendo non gli era stato concesso lo godere, morendo lo avesse col suo eternalmente accompagnato. E a quello mandare a effetto erano firmi