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colò se condusse, a lo quale data conoscenza e dettoli chi era, e per quale cagione venuta, e ogni altro suo passato accidente raccontatoli, fu ad un'ora e di meraviglia e di rincrescimento ripieno; e dopo che onorevolmente la ebbe ricevuta, e fattala come a donna rivestire, e al frate dato ultimo commiato, alla disavventurata giovene disse come e per quale disperatione per la avuta nova el suo Mariotto senza alcuno fargliene sentimento s'era partito, e come per morto lui avea pianto, attento che non per altro che per morire era andato. Se il presente dolore grande di Giannozza passò, e con ragione, tutti gli altri e suoi e dell’amante per addietro avuti, ogni cosa considerata pensalo chi pensare il sa e deve; però che al mio parere ogni parlare ne sarebbe scarso. Revenuta dunque in sé, e col suo novello patre consigliatasi, dopo più e diversi ragionamenti di calenti lacrime bagnati, deliberorno Ser Niccolò e lei rattissimamente venirsene a Siena, e o morto o vivo che Mariotto trovassero, con quelli rimedii che da tale estrema necessità erano concessi almeno a l’onore de la donna reparare. E racconciati i fatti suoi il meno male che possette, revestita la donna in omo, trovato bon passaggio, e con prospero vento navigato, in breve tempo a li toscani liti arrivando a Piombino dismontorno, e da quindi occultamente a un podere di ser Niccolò presso Siena se condussero, e di novelle dimandando trovorno il loro Mariotto tre dì avanti essere stato decollato. La quale acerbissima nova da loro sentita, quantunque sempre per fermo l’avessero tenuto, nondimeno essendone fatti certissimi, quanto tutti due insieme e ognuno da per sé rimanesse ismorto e afflitto,