I boccali di Montelupo/Succinto ragguaglio

Succinto ragguaglio

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Lettera IV Notizie circa ai Boccali

[p. 81 modifica]leggiero vantaggio si ottenne, continuando per altro Eusebio a non poter parlare, ne’ prendere che poche goccie di bevande ristorative. Nel giorno susseguente poi gli soppraggiunse una grossa febbre, con fiero dolor di capo, come accennava, quale lo prostrò estremamente. Nella sera comparvero qui i suoi due nipoti, che già da più giorni si aspettavano, e il giubbilo, col quale venivano ad abbracciare il Zio, fu ben presto cangiato in lutto, trovandolo in quello stato. Egli dette loro segno di gradimento con la mano, e con qualche lacrima di tenerezza; indi chiuse gli occhi, mostrando una smania eccessiva; ed jeri l’altro mattina, mercoledì, apertosi quel malvagio tumore, ne restò quasi subito soffogato, e riaprl gli occhi alla luce, senza più poterla godere.

Ella avevami intanto condotto alla porta di casa, e voleva che io passassi in essa, per attendervi i nipoti, che eransi portati dal Paroco, ed erano per tornare in breve; ma io la ringraziai, dicendole, che il reflesso della mancanza ivi del mio caro Eusebio [p. 82 modifica]mi avrebbe funestato d’avvantaggio. Le domandai, se fosse stato possibile aver dai nipoti tutte le carte concernenti i Boccali, ed ella mi rispose, che appunto in quella mattina avevano essi fatto una scelta dei fogli d’importanza, ed avevan bruciato tutti gli altri, e fra questi ci aveva osservato anche quelli dei Boccali siccome essi non intendendosi altro che di commercio avean riguardato quel pacco di fogli disordinati, e male scritti, come inutile imbarazzo. Ella m’informò quindi, che i medesiini presto volevan partire, lasciando, nel passar di Firenze, persona ivi incaricata di vender quei loro Beni, e che conducevano lei stessa seco loro a Civitavecchia, annuendo ella ai loro cortesi, e pressanti inviti, giacchè per pochi giorni più poteva esser loro d’imbarazzo.

Più di prima divenni io allora repugnante a vedere i nipoti di Eusebio, sentito il sacrilego abbruciamento, che avevan fatto di quei preziosi scritti; Onde lasciai istanteneamente la Felicita, malgrado il [p. 83 modifica]malcontento, che esternava per la mia brusca partenza, e per la circostanza di non potermi più rivedere, e le augurai salute, e prosperità.

Eguali auguri faccio ora a voi, per non trattenervi di più, siccome vi rincrescerà, mi figuro, di perder tempo. e non poter geltar gli occhi prontamente sopra i tanti desiderati scritti dei Boccali. Addio.

SUCCINTO RAGGUAGLIO DEL RITROVAMENTO,
E DELLA SUCCESSIVA DISTRUZIONE DEI BOCCALI,
SCRITTO DAL P. GIACOMO AD EUSEBIO.

Bramando voi, mio caro nipote, che io vi ponga in scritto l’istoria ristretta narratavi dei Boccali; come fossero essi ritrovati, e come poi totalmente distrutti, onde unir tale scritto a quelli, che vi ho già affidati sopra in stesso soggetto, lo farò volentieri, ma brevemente, e semplicemente, e non con stile ricercato, e frasi studiate, nel che potrei anche mal riuscire, siccome poco esercitato nella toscana favella.

Pervenuto io in questo Convento per ordine del nostro Padre Generale nell’ [p. 84 modifica]anno 1776., strinsi in breve particolare amicizia col Padre Fra Emanuelle da Toledo, detto il Padre Toledo, ora defunto che per la saggezza, e santità dei costumi è in queste parti, e sarà sempre tenuto in somma venerazione. Noi ci eramo conosciuti, e trattati un poco di tempo in Portogallo, durante il mio noviziato, ed egli trovavasi qui da oltre venti anni addietro.

Noi facevamodi frequente delle conferenze insieme, al passeggio, o nella di lui cella, prendendo sovente a considerare la stoltezza degli uomini, e la fragilità dei beni apparenti del mondo, ed esaminando i mezzi, per lo piu inefficaci, di ovviare a tali mali, godendo io molto di simili colloqui, siccome acquistavo ognora nuovi lumi dalla di lui più profonda cognizione degli uomini, e sana dottrina.

In una di queste utili conversazioni accadde al P. Toledo di addurre come per testo un detto sentenzioso, canonizzato già, - egli disse - dai nostri Boccali -, ed io allora gli richiesi d’informarmi cosa era [p. 85 modifica]di questi Boccali, che avevo sentiri menzionare con onore anche in Spagna, ed altrove. Egli mi rispose - Io vi dirò quel tanto, che ne intesi dal Padre Fra Diego da Vagliadolid di felice memoria, e che mi confidò segretamente, perchè non si voleva dagli altri Religiosi, che si parlasse più dei Boccali, assicurandomi che il tutto era verissimo, poichè ne aveva attinte le notizie da vecchi Religiosi, che avevan trattato con i contemporanei agli ultimi fatti.

-Fondate questo convento- prosegui il P. Toledo per la munificenza, e pietà di S. A. R. il Serenissimo Cosimo III. dei Medici, allora Granduca di questi Stati, e chiamati i nostri Raligiosi dalla Spagna per stabilirvisi, essi ne presero formal possesso nel dì 14 Luglio 1678, e vi si portarono ad abitare nei di 4 Settembre 1679, sebbene fossero pervenuti a Livorno nei di 5 Gennaio 1678, avendo nell’epoca intermidia abitato nella Canonica della Prioria di Fibbiana qui prossima.

Dopo il lasso di circa due anni, essendo [p. 86 modifica]superiore il Padre Fra Carlo da Saragozza, pensò questi ridurre in buon grado una stanza terrena del Convento dalla parte dell’orto, tuttora rozza, e molto interrata. Nel far levar la terra, ed i sassi che vi erano, ed abbassare il suolo, per renderla poi asciutta, e salubre, si vennero a scuoprire dei rottami di Boccali molto ben coloriti, misti con legni, ed altri materiali. Osservò il P. Carlo esservi in alcuni pezzi di Boccase delle figure, ed in altri dei caratteri, motti tronchi di proverbi, e sentenze. Egli, che era uomo dotto, ed erudito, ed era già cognito del pregio, che avevano in antico i Boccali di Montalupo, allora però del tutto degenerati, fece usare tutta la possibile diligenza per tentare di trar fuori intieri quelli che vi fossero di tali Boccali; e seguitando ivi, e in una simile stanza accantogli scavi, potè averne alcuni benissimo conservati, altri quasi intatti, e molti spezzati, ma con le figure, e caratteri alquanto discernibili.

Prese con somma pazienza, ed [p. 87 modifica]accuratezza il P. Carlo a pulire alcuni dei ritrovati Boccali, e ad accozzarne i più considerevoli rottami, che commetteva con una mestura di gesso; e vedendo ricompensate le sue fatiche dalla beltà di quelli, e particolarità dei motti, che in alcuni potè rendere intelligibili, proseguì con più coraggio si fatte operazioni in modo, che venne a formarne una serie non piccola in ambedue le specie, di quelli, cioè, semplicemente figurati, e di quelli con iscrizioni, e motti soltanto.

Ciò che recò ancora gran piacere al P. Carlo, fu il ritrovare, nel far quelli scavi, una Cassetta piccola coperta di lamiera di ferro, entro della quale erano alcune lettere, e frammenti di lettere greche in cartapecora, scritte da Filosofi antichi di quella già dotta Nazione.

Non sapeva il P. Carlo come mai potessero esser rimasti sepolti in quel luogo monumenti così stimabili; ma interpellando i più anziani del qui vicino paese di Montelupo, e di questi contorni, se avessero memoria, che fossero state in quell’angolo


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[p. 88 modifica]del Convento case verune, e di chi le avesse abitate, siccome erano ivi stati ritrovati anche degl’Idoletti, e dei rottami di utensili, nè ricavò il concorde ragguaglio, che essi non ci avevano veduto altro che un ammasso piuttosto esteso di sassi, ma che avevan sentito dire ai loro avi, che vi era in tempo della loro giovinezza una vecchia che rovinò pochi giorni dopo una scossa di terremoto, e che ivi aveva abitato un Medico molto rinomato, che era anche antiquario, e chiamavasi il Medico viaggiatore, perchè aveva viaggiato nella Grecia, ed in Germania, e in gran parte dell’Italia, e quasi sempre a piede.

Non facevansi più in quel tempo nelle fabbriche di vasellami di Montelupo, che Boccali ordinari, e senza ornamenti veruni, perchè era perduta l’arte di cuoprirli di quella terra fine, e con quei bei colori, che vedevansi a guisa di vernice render vaghi, e splendenti i Boccali antichi, e non potevano per conseguenza più esservi rappresentate figure, nè apposti motti; ma di quelli [p. 89 modifica]del Convento case verune, e di chi le avesse abitate, siccome erano ivi stati ritrovati anche degl’Idoletti, e dei rottami di utensili, nè ricavò il concorde ragguaglio, che essi non ci avevano veduto altro che un ammasso piuttosto esteso di sassi, ma che avevan sentito dire ai loro avi, che vi era in tempo della loro giovinezza una vecchia che rovinò pochi giorni dopo una scossa di terremoto, e che ivi aveva abitato un Medico molto rinomato, che era anche antiquario, e chiamavasi il Medico viaggiatore, perchè aveva viaggiato nella Grecia, ed in Germania, e in gran parte dell’Italia, e quasi sempre a piede.

Non facevansi più in quel tempo nelle fabbriche di vasellami di Montelupo, che Boccali ordinari, e senza ornamenti veruni, perchè era perduta l’arte di cuoprirli di quella terra fine, e con quei bei colori, che vedevansi a guisa di vernice render vaghi, e splendenti i Boccali antichi, e non potevano per conseguenza più esservi rappresentate figure, nè apposti motti; ma di quelli [p. 90 modifica]trovansi per quest’oggetto dal P. Carlo, che era l’unico custode del Museo, ed ascrivevano a grazia speciale il poter questo vedere1.

Intanto i fabbricanti di Montelupo, invidiosi della gloria dei loro più remoti predecessori, avevan tentato in più modi di far rivivere l’arte antica dei Boccali, e dar loro un egual lustro, ma inutilmente; o sia per mancanza delle terre, che adoperavano i primitivi fabbricatori, o per ignoranza dei segreti, che avevan parte nelle loro lavorazioni, essi non eran potuti riuscire nell'intento. La smania peraltro di [p. 91 modifica]pare alla loro gloria li aveva indotti a porre essi pure delle figure, e dei motti allegorici in alcuni Boccali, e con ciò ne ottenevano un assai lucroro smercio, ancorché i Boccali, a cagione delle terre, fossero sempre rozzi, le figure per conseguenza goffe, e mal fatte.

Incoraggiti da questi successi alcuni dei fabbricanti, che vedevan di poco buon occhio i Religiosi, perchè non venivano ammessi nel Museo a loro grado, si resero arditi, ed imprudenti a segno di tentare di porli in disprezzo, con dipingere delle figure simili ad essi in qualche Boccale, che esitavano occultamente. Venuti sott’occhio dei Religiosi alcuni di questi Boccali ne mostrarono sommo rincrescimento, ma non sapevasi con sicurezza quali fabbricanti ne fossero gli autori, onde far loro delle giuste laguanze. Mentre praticavano le possiLili diligenze per venirne in cognizione comperve un Boccale, ov’eran rappresentate tre figure, cioè un pescatore, che traeva dall’acqua in una rete un grosso pesce


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[p. 92 modifica]Con testa umana a guisa ili piccola sirena, ed un ragazzo presso di esso, che aiutavalo tirar la rete; e siccome il pescatore ave legata la veste sotto il corpo, e il cappuccio accumita del suo cappotto in capo, e restava come nascosto fra i virgulti fino alla cintura , si volle credere una tal figura esprimente un Frate; e questa, ancorché, ambigua, interpretazione finì di esacerbare i Religiosi in modo, che pensò il P, Carlo reclamare il provvedimento del Governo, per la repressione di questi inconvenienti, e la necessaria conservazione loro decoro.

Non si sa se fosse ciò effettuato, ma certo è che fu sparso voce, che era par venir proibito ai fabbricanti di Montelupo di porre sopra i Boccali pitture, e motti di qualsivoglia sorte, sotto rigorose pene, e che doveva intanto esser proceduto contro gli autori degli ultimi Boccali surriferiti; e tal voce, sestenuta da persone autorevoli amiche dei Religiosi, produsse l'effetto, che per timoree di compromettersi, cessaron tutti di porre figure, e motti nei Boceali, e [p. 93 modifica]questa fu l'ultima epoca dei Boccali, tanto in antico saggiamente parlanti, e figurati.

Non contenti di ciò i Religiosi si dettero ogni premura per levar di mezzo tutti i Boccali che si trovassero figurati di moderna struttura; ed oltre a quelli, che venivan portati al P. Carlo generosamente, dietro le richieste che ne faceva, dicendo volerli collocare nel Museo, ne facevano essi comprare per altrul mezzo, senza risparmio di spesa, quanti mai potevano penetrar ne esistessero in ogni parte.

Pervennero così in breve tempo nel Convento tutti i Boccali figurati, che erano in questi contorni, e fra essi ebbe il P. Carlo il contento di averne anche alcuni altri di antica struttura, che trovò meritevoli di arricchire il Museo. Quelli poi, che avevan delle figure in qualche modo allusive ai Religiosi furon tutti spezzati, e fatti gettare nell' Arno; ma i Religiosi avevan concepito tanto contraggenio ai Boccali, che avrebbero gradito vederli sommersi tutti.

Auche i successori di P. Carlo, che fu [p. 94 modifica]richiamato in Spagna per cuoprire un posto più sublime nella Religione, conservarono una speciale predilezione per quel Musco, e si compiacevano mostrarlo a tutte le persone distinte, che ne facevano premura, e per circa mezzo secolo continuò pure l’affluenza dei dotti, e rispettabili forestieri per osservarlo. Ma giunto per nuovo Guardiano qui il P. Fra Francesco da Astorga, venne, ahi troppo presto! a vacillare la gloria di si bel Museo, e si appressò l’epoca fatale della dilui distruzione. Questo P. Francesco era un degno Religioso, per gli esercizj del sacro suo Ministero, ottimo per la buona direzione del Convento, e per fare ivi esattamente osservare la disciplina, ma era al tempo stesso, disgraziatamente, di carattere brusco, e poco sociabile, nemico delle belle arti, e dell’amena letteratura.

Egli restò sorpreso di quella specie di servità, che trovò stabilita nel Convento a carico dei Superiori, di render visibile a chi desideravalo quel Museo, che egli non credeva degno di alcuna considerazione. Ben presto

  1. Quando lessi la prima volta lo stabilimento di questo Museo mi risovvenni, ed intesi allora il significato di un espressione curiosa, che mi aveva in proposito del Boccali fatta, nelle mie primitive ricerche, un grosso vecchio di Montelupo, quale non faceva ponto caso di storpiare i vocaboli . Agli mi aveva assicurato, che secondo quel che avea sentito raccontare ai suoi vecchi, vi era stato all’Ambrogiana in antico un Musoleo di Boccali in una piccola stanza: notizia, che io non curai punto, sembrandomi assurda, e ridicola