I boccali di Montelupo/Notizie circa ai Boccali

Notizie circa ai Boccali

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Succinto ragguaglio Descrizione delle figura

[p. 95 modifica]si trovò stanco di dover accogliere i forestieri, ed altre persone, che spesso si presentavano, e come poco loquace, e alieno degli usi cerimoniali, trovavasi, per così dire, in continuo imbarazzo. Egli prese tanto a noia quel sistema, e concepì in conseguenza tanta avversione per quei Boccali, che formò il vandalico disegno di distruggerli, siccome li teneva già per cocci insignificanti, per inutili ingombri.

I Religiosi, che ben si avviddero delle sinistre disposizioni del P. Francesco, e che aveano dai loro predecessori ereditato l’odio per i Boccali, non tardarono a profittare dell'occasione, e concordemente insinuarono al P. Francesco, che sarebbe stato bene il toglierli di mezzo, perchè si perdesse in seguito ogni memoria di essi, e del motivo per cui dicevasi essere stato proibito il far Boccali con motti, e figure, perchè cioè eran con quelli stati messi i Religiosi in derisione.

Non vi occorsero molte sollecitazioni per impegnare il P. Francesco a mandare ad effetto il già formato antifilosofico progetto. [p. 96 modifica]Egli procedè pertanto a spezzarli tuttì,e farli in tempo di notte gettare in Arno, e convertì quella fresca stanza del Museo ìa una Caciaja, di cui abbisognava il Conventoo, ed ottenne per si proficua variazione, piena approvazione e somma lode da tutti i Religiosi.

Aveva il P. Carlo fondatore del Museo, poco avanti che lasciasse questo Convento stese alcune memorie sopra i Boccali; aveva fatta la descrizione delle figure dipinte sopra i più antichi di essi, ed espostane la spiegazione, aveva fatto lo stesso quanto ai Boccali più moderni, e preso nota dei motti, che sopra diversi di quelli erano espressi; ed aveva finalmente tradotto dal greco in idioma italiano le lettere, e i frammenti, che trovavansi nelle cartapecore. Or questi scritti furono per fortuna esenti dalla generale devastazione del Museo, perchè ivi non esistevano nel momento, mentre li avea nella sua cella il Lettore P. Idelfonso, dai quale, passali successivamente nelle mani di altri Religiosi, pervennero in ultima in quelle di esso Padre Toledo, [p. 97 modifica]com’egli dicevami. Poco avanti poi la sua ultima malattia, egli mi affidò questi scritti, che son quelli stessi, che vi ho dati poco fa, e che voi con tanto piacere, come mi dite, andate spesso rileggendo.


NOTIZIE CIRCA AI BOCCALI REDOTTI DAL P. CARLO.

I Boccali, che son collocati nello scaffale dirimpetto all’ingresso di questo Museo, sono i più antichi, e sono stati per una parte ritrovati sotto terra in queste stessa stanza, e nella contigua, in occasione di uno scavo fattovi, quali son quelli, che vedonsi un poco guasti, e gli altri si son avuti dai paesani di questi contorni. Quelli poi degli altri scaffali laterali sono i meno antichi, ed alcuni assai moderni; e questi pure eran tutti nelle varie case degli abitanti di Montelupo, ed altri luoghi, che hanno favorito di qui rimetterli.

Quanto all’origine dei Boccali antichi, cha causaron la loro riproduzione in appresso, se ne perdon le traccie nell’oscurità dei [p. 98 modifica]secoli i più remoti. Ciò rilevasi dalle noti- zie, che ho desunte da alcuni pezzi di fo- glio scritti in cattivo latino, e poco intel- ligibili, che erano fra alcune cartapecore in una cassetta di legno coperta di lamiera di ferro, trovata nel fare il sui riferito sca- vo; e deve anche dedursi da alcune espres- sioni contenuta in varie lettere, e porzioni di lettere greche, scritte in dette cartape- core alquanto consunte, che ho alla meglio tradotte.

Ecco quanto ho potuto raccogliere dalle notizie, cho negl'indicati fogli aveva a guisa di ricordi, o minute, segnata lo scrittore, che sembra potesse essere quel Medico viaggiatore, e antiquario, che dicesi abitasse nella casa che esisteva nel suolo, ove era rimasta sepolta la cassetta contenente i fo- gli, e le cartapecore che sopra, e che pare altresi fosse nativo di Montelupo qui prossimo, o si considerasse qui come unito allo stesso paese.

La formazione dei Boccali di terra cotta qui nel paese di Montelupo, dice tale [p. 99 modifica]scrittore, è anteriore di lunga data alla costruzione del Forte che vi abbiamo. Deve ragionevolmente credersi, che si fabbricassero qui i Boccali fino da tre, o quattro secoli avanti l’Era volgare, poichè nel tempo che fioriva in molte parti dell’Etruria l’arte di fabbricare vasi di somma bellezza, ed eleganza, formandosene in un paese alcuni di una data forma, e per un dato uso, in altri di altra fatta, e per diverso scopo,: in questo paese non fabbricavansi che Boccali di varie forme, e grandezze, oltre alle pignatte e ai vasellami ordinarj di poco pregio: E delle fabbricazioni di tali Vasi, e Boccali ne ho potuti acquistare sicuri ragguagli nel corso dei miei viaggi per l’Etruria e in varie parti della nostra Italia, in conversare con persone dotte, ed istruite dell’istoria antica, e fino per mezzo di alcune lettere di filosofi greci, che potei avere, e portar meco nel mio ritorno dalla Grecia.

Ognun sa a qual altro grado di perfezione avevano i nostri primi padri, gli Etruschi, portata l’arte di fabbricar Vasi di ogni sorte. Alcuni dei Vasi, detti Etruschi,


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[p. 100 modifica]scampati casualmente alla generale devastazione loro sopravvenuta in appresso, i quali si conservano tuttora in vari Musei dell’Europa, come monumenti di raro pregio, son prove permanenti, e chiare della somma abilità, che avevano gli Etruschi in simili lavori. Oltre all’eleganza, e maestosità delle forme, spirava sopra la superficie di tutti i Vasi una specie di vernice lucente, sparsa di fiorami a colori naturali bellissimi, intralciati alcuni con volti umani, e teste di animali ed i Boccali, dei quali la fabbricazione era tutta propria di questo paese, godevan particolare riputazione, perchè avendo in principio avuti dei geroglifici dipinti nella superficie, venivano poi in alcuni rappresentate figure intiere, che sebbene delineate poco esattamente, non lasciavano di essere interessanti per loro signicato, e perchè in ultimo venivanvi espressi in caratteri dei motti sentenziosi, o utili proverbi, come riscontrasi in quei pochi, che ho potuti qui riunire. E certamente dalla maestria, e dal buon gusto, che [p. 101 modifica]spiegavano gli Etrusci nell'esercizio di quest'arte di formare si bei Vasi, ben comprendesi, che dovevano essere eccellenti, come si hanno più indizi di congetturare, anche nelle altre arti tutte.

Dai geroglifici poi, che vedevansi dipinti nei più antichi Boccali, si ha tutto il fondamento di credere, che quest'arte fusse qui in principio portata dagli Egiziani nel fondarvi le prime Colonie, siccome varie erudite, e rispettabili persone, bene informate delle origini italiche, con le quali ho trattato, sostengono unanimemente, e con solide ragioni la provenienza dall' Egitto dei primi abitatori dell'Italia. E devesi maggiormente riconoscere la derivazione di colà anche di quest'arte, se si riflette, che allorquando i Greci, coloni già dell'Etruria, stabiliti di là dal mare Adriatico, vennero a vicenda a fondare nuove colonie in altre parti dell'Italia, o per meglio dire dalla Grecia orientale tornarono a fondare altre colonie nelle nostra Italia, loro madre patria rientrando dai lidi dell' Umbria in quella [p. 102 modifica]parte di essa, che con ragione chiamavane la Magna Grecia, quest’arte dei Vasi, e segnatamente dei Boccali, era salite ad un ben alto grado di perfezione. Laonde bisogna credere, che da lungo tempo ivi si esercitasse, e che gli Etrusci primitivi, che si stebilirono in Grecia non potessero far progressi in tal’arte, sebbene la conoscessero, conforme il tutto rilevasi dai Greci scrittori delle lettere surriferite.

Non è che questi Boccali, specialmente quelli molto grandi fossero tutti destinati all’uso dei Conviti: Bevevasi allora, non come in oggi alle nostre mense nei vasi di vetro, ma con i Boccali: Questi per aitro eran piuttosto piccoli, ed alcuni più grandi eran destinati a mescere il vino negli altri. Egli è che solevano i Fabbricatori farne contemporaneamento vari grandissimi per altri usi, e per semplice ornamento delle stanze; ed era in questi, che si studiavano a gara di fare spiccare la loro abilità, il loro ingegno.

Ma si belle produzioni degli Etrusci erano [p. 103 modifica]state per troppo lungo tempo in onore sotto il tranquillo governo dei loro Ré, come anteriormente. I Galli nelle loro incursioni ne interruppero più volte il proseguimento. indi i Romani, gelosi di trovare i popoli vinti più di essi periti nelle arti, più inoltrati nelle letterarie cognizioni, ebbero particolar premura di distruggere gli oggetti, e monumenti tutti, che avevano l’impronta dell’abilità, o della saggezza degli Etrusci che soggiogavano. Quindi i Vasi etruschi, e più precisamente i Boccali non andarono esenti dalla generale devastazione, e perciò se di quelli alcuni pochi poteron essere occultamente preservati, di questi fu più difficile, e rara la sottrazione,

Intanto angustiate per lunga serie di anni le virtuose, ma troppo deboli Tribù degli Etrusci, ed avvilite sotto il giogo straniero, restarono schiacciate coll’universale oppressione le loro fabbriche, perseguitati in più modi gli artefici, e caddero necessariamente le loro arti.

11 sublime genio nazionale per altro restò


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[p. 104 modifica]represso, ma non estinto. Tornati in seguito all’Etruria dei più sereni giorni, e risorta a questi disgraziati popoli la primitiva libertà, si viddero di nuovo fiorire fra essi le arti, le scienze con molto lustro; ma più non vedendosi gli antichi vasi etruschi, di cui non no restava che alcuni negletti nelle soffitte, o nelle oscure cantine delle case, e non esistendo più gli antichi valenti artefici, non ebbe luogo di esser ripristinato questo bel ramo dell’arte loro.

Lo stesso accadde quanto ai Boccali; se non che tanta essendo stata la loro celebrità in queste parti, era rimasta in alcuni dei figli dei mancati loro fabbricatori impressa nella menta un informe idea delle struttura, e beltà di quelli. Intrapresero a fabbricarne nuovamente alcuni; ma o sia per la mancanza delle terre sottili, che rendevanli la superficie levigate, e risplendente, o per l’ignoranza dei segreti onde adoprarle, e formare i colori, non ne risultarono che Boccali alquanto rozzi, e non fu loro possibile delinearvi figure ben distinte come negli antichi. [p. 105 modifica]Si contentarono dunque di figure più grossolane, e di supplire con delle iscrizioni esteriori, all’effetto di renderli piacevoli, ed interessanti.

Era appena incominciata a risorger così quest’arle, che nuovi ostacoli si frapposero al di lei avanzamento. Le guerre civili, che lacerarono in più parti l’Etruria, doveron necessariamente esser nocive anche ai nuovi fabbricatori dei Boccali in questa contrada. Indi gli abitanti dei poggi opposti di là dall’Arno, detti delle capre di cui la parte ov’eran riunite più abitazioni portava il nome di Capraja, presero ad inquietare ostinatamente questi paesani, con scorrerie, e devastazioni notturne, ed a molestare per conseguenza le loro arti, ed i loro traffici in modo che dovà dai fiorentini essere nel 1103, per frenare i Capraini, costruito sul poggio qui prossimo un Forte, cui fu molto a proposito dato il nome di Lupo, siccome tendente a intimorire le capra, con aver perciò il paese preso il nome di Montelupo; e ciò non avendo prodotto il desiderato effetto, dovè nell’ [p. 106 modifica]anno susseguente esser preso, e smartellato il Forte stesso dei Capraini. Dopo tal catastrofe divennero questi del tutto quieti, e pacifici, e riguadagnata con ingenua, e liberale condotta, la stima, e la benevolenza dei generosi Montelupini, si resero in appresso loro confederati, ed amici cordiali, come lo sono lodevolmente tuttora.

Non per questo l’arte già illanguidita dei Boccali riprese subito vigore. Le guerre civili, le invasioni dei Goti, e dei Longobardi, e dei soliti irrequieti Galli nell’Italia, portando lo sconvolgimento anche nelle belle contrade dell’Etruria, ne disturbavano di tempo in tempo le arti, e ne frastornavano i manifattori. Laonde l’arte dei Boccali, che per intervalli, e con poco successo veniva riassunta, non ha potuto tornare a fiorire senza interruzione, sebbene con minore splendidezza che in principio, se non dopo il lasso di varj secoli, dopo ristabilita la pubblica tranquillità, che da epoca più lunga del consueto fortunatamente godiamo. Per questo tornarono a vedersi di quando in quando [p. 107 modifica]comparir dei Boccali con figure, e con iscrizioni, come tuttavia ne vengono prodotti.

E’ osservabile frattanto che se in questi lavori apparisce anche di presente l’ingegno nazionale, e qualche cosa di spiritoso nella rappresentazione delle figure, e nella scelta dei motti, e proverbi nostri, ciò non viene eseguito che in virtù della memoria generica del consimil sistema, che praticavasi dagli antichi: ma il bel pensiero di render questi vasi doppiamente utili con l’istruzione fu tutto dei nostri primi padri. E se spiccava fin d’allora in queste loro produzioni l’argutezza, ed il talento, bisogna convenire che ben colti, ed istruiti fossero ancora nelle lettere gli antichi Etrusci, o fossero i bei pensieri, e concetti propri degli artefici, o più probabilmente venissero loro somministrati dai sapienti del paese contemporanei. In fatti rammentasi anche al di d’oggi fra gli altri con grande stima un certo Tommaso di Marco, come uomo dotto, e sagace, che viveva in Montelupo più secoli addietro, e che veniva soprannominato Toso