I boccali di Montelupo/Descrizione delle figura

Descrizione delle figura

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Notizie circa ai Boccali Descrizioni delle figure meno antiche

[p. 108 modifica]da cui credesi proveniente l'illustre famiglia, che fiorisce ora in questo stesso paese, detta dei Tosi.

Così gli Etrusci sembrano certamente essere stati i primi inventori delle pitture simboliche, e i primi promulgatori degl'utili proverbi, e dei motti sentenziosi; ed è da credersi, che di questi ottimi ritrovamenti profittassero poi le altre nazioni, ed altri uomini saggi dell'antichità venissero per essi a concepire i progetti delle più insigni loro opere. Dai Boccali è perciò presumibile, che traesse Esopo il soggetto di varie sue favole, il Tebano Cebete il principal pensiero della sua bella, misteriosa tavola, da esso ampliato, e mirabilmente ingrandito, ed i favolisti tutti antichi desumessero le moralità dei loro scritti, siccome da questi desunsero i posteriori, e successivamente da essi desunto hanno i moderni l'idea delle più belle, e saggie produzioni dello spirito. In tutto questo hanno ciascuni il loro particolar pregio per la moltiplicazione di consimili idee, e la produzione di nuove, per la varia [p. 109 modifica]combinazione dei piu lodevoli sentimenti, e per la vaghezza, ed eleganza delle loro espressioni; ma il vanto nobile della primitiva invenzione, e gioconda rappresentazione del più bei concetti dell'umano ingegno, par certo non possa denegarsi ai primevi Etrusci.

É evidente, che lo scrittore dei fogli ove ho trovato indicate queste notizie, e riflessioni, è quello che fu il primo collettore dei Boccali antichi, che come ho detto in principio, abitava nella casetta, che dicesi fosse presso l'orto di questo Convento, e che veniva soprannominato il Medico viaggiatore. Le dilui osservazioni son ben giuste, ed il merito degli antichi Etrusci, per la perizia nelle scienze, ed arti, che avevan anteriormente a tutti gli altri popoli noti della prima età del mondo acquistato, non può controvertersi senza leder la verità, neppur da chi non appartiene, o non è derivante da questa nazione; imperocchè per quanto siano state soppresse tutto le produzionl loro di spirito, e d'ingegno, la sola [p. 110 modifica]fortunata superesistenza di pochi dei vasi loro; di queste incontrastabili opere di loro mano, mostrano quanto erano essi abili in lavori così materiali, in oggetti di uso ordinario, e provano per conseguenza che molto più dovevano esserlo nelle opere grandiose, e magnifiche, e nelle produzioni di spirito, e che assai colta in sostanza esser doveva l’Etrusca Nazione.

DESCRIZIONE DELLE FIGURE DIPINTE SOPRA
1 BOCCALI ANTICHI, E LORO SPIEGAZIONE.


Or riassumendo la descrizione dei Beccali tutti di questo Museo, eccone la nota, secondo la classazione, che ne ho fatta.

Nello scaffale di faccia all’ingresso trovansi i più antichi; e sono

Nel palchetto superiore quindici Boccali, con geroglifici all’Egiziana nella parte davanti, che quattro quasi intatti, e questi sono i più piccoli, e undici un poco guasti in qualche parte, ed alcuni con pezzi commessi. Questi undici sono di varie grandezze, [p. 111 modifica]ma cinque molto grandi, e con manichi più larghi a proporzione, quali appunto son tutti un poco guasti, e con pezzi.

Bellisimi sono i fiorami in tralci a vivaci colori, che vedonsi in questi Boccali, preponderandovi generalmente il turchino cupa, o l’azzuro; ma dei Geroglifici, che quasi tutti portano nel davanti, non posso dir niente, perchè non intendo cosa significhino quelle teste di animali, quelle cifre, e quei segni bizzarri, che sonovi espressi.

Nel palchetto di sotto ventuno Boccali di varie grandezze, alcuni dei quali in buono stato, simili ai precedenti nella struttura, e nei colori, se non che in vece di geroglifici hanno nel davanti dipinte delle figure umane piccolissime, e male espresse, con alcune lettere etrusche al disotto, e neppur di queste ho potuto comprendere cosa alcuna.

Nal due palchetti ultimi di questo scaffale quarantadue Boccali, per la massima parte grandi, sparsi di fiorami, e tralci a bei colori, ed aventi tutti nel davanti delle [p. 112 modifica]figure a gruppi, o staccate, senza cifre, nè motti veruni.

Queste specie di pittore, sebbene poco esatte, son però chiaramente discernibili, fuori che alcune, per esser alquanto guaste; ma per intendere il siguificato di simili pitture presso gli etruschi, bisogna esser cogniti come col vestiario delle persone dipintevi indicavano essi le qualità loro morali, e così rendevano intelligibile il proprio pensiero, ancorché complicato, senza scrittura.

Il simbolo di alcune parti di vestiario, e di alcune figure, l’ho trovato svelato in un piccolo ricordo, che era annesso al soprariportato scritto del medico viaggiatore; ed è come appresso.

Il cappello tondo, con piccola tesa tutta voltate all’insù, è il distintivo dell’uomo ignorante.

Il cappello tondo con tesa grande alzata in quattro parti eguali, che passano el disopra del cucuzzolo, è il distintivo dell’uomo dotto. [p. 113 modifica]Il mantello longo con strascico, o avvolto ad un braccio, o ripassato sopra uha spalla, indica l’uomo ricco.

Il mantello corto, e lacero è il distintivo del povero.

Delle penne nel cappello, a pennacchio, o sciolte indicano l’uomo di rango, o di carica.

La lancia in mano fa distinguer l’uomo guerriero.

Un bastone corto in mano indica il Capitano, o Comandante.

Le mani rivolte al cielo indicano l’uomo probo, e religioso.

Le mani nascoste sotto il mantello fanno conoscere il malvagio.

La Bilancia con una spada sono il distintivo della giustizia.

Un piccolo sole sopra il petto ad una giovine, rappresenta la verità.

Un occhio entro un piccolo cerchio nel cielo, tutto raggiante all’intorno, indica il Dio supremo, che sopra a tutti gli Idoli adoravano gli Etruschi non volgari, [p. 114 modifica]conforme poi i Greci i più saggi, lo adorarono sotto il nome del Dio incognito.

Dietro queste promesse, ecco ciò che rappresentano i surriferiti Boccali, e quale parmi possa esserne il significato, riguardo a quelli però ove non son le figure guaste, e poco visibili.

1. Sopra il primo Boccale a mano sinistra vi è un uomo a cavallo, con cappello quadro in capo, che per più brevità dirassi dị capo quadro, e il di cui cavallo ha una piccola coperta sopra il capo, ove vedesi dipinta difaccia all’uomo un urna aperta, sormontata da un teschio di morto.


Questo vuol dire che l’uomo prudenza deve sempre aver presente la morte, in specie in quella situazione, onde star cauto, e guardingo; e da questa massima è certamente nato il proverbio, che esprimesi in Italia ― Uomo a cavallo sepoltura aperta ―.


2. Nel secondo Boccale vedesi una montagna molto alta, con poco declivio dalla metà [p. 115 modifica]in su, ed un uomo con capo a metà quadro, e a metà tondo, con gran pennacchio ed una lancia in una mano, ed un piccolo, bastone nell'altra, situato verso la scabrosa cima, in atto di cadere all'indietro, con la lancia spezzata a metà fitta in terra.

Questo dimostra, che l'uomo troppo audace sovente si precipita, e che i grandi conquistatori sono stati il più delle volte vittime della loro propria ambizione; dal che sembra nato il tanto divulgato antichissimo proverbio ― Chi troppo in alto sal cade repente precipitevolissimevolmente.


3. Evvi nal terzo un uomo di capo tondo salito sopra un muro di un orto, d'onde coglie delle frutte ad una pianta dentro di quello, avendo lasciato in terra il suo corto mantello, ed altro uomo di capo tondo, e mantello stracciato, che raccoglie il mantello del primo, in atto di portarlo via fuggendo.

Ciò denota che chi reca danno ad altri per lo più soggetto a soffrirlo, e piú

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[p. 116 modifica]gravemente, egli pure; e di qui par nato il proverbio toscano. ― Quel che si fa è reso. ―.

4. Apparisce nel quarto una donna di portamento maestoso, sedente sopra un sasso quadro, con la bilancia in equilibrio, ed una spada entro di essa al suo lato, avente sei braccia assai prolungate, tre per parte, ed in ciascuna mano un pugnale in atto di ferire altrettanti piccoli uomini lontani, con cappelli tondi, e mezzi tondi, e le mani sotto i mantelli, alcuni dei quali stanno per nascondersi nelle capanne, ed altri son prossima ad imboscarsi.

Tutto ciò vuol significare, che la Giustizia, espressa nella figura principale, arriva a punire anche i fugaci, e scaltri delinquenti, onde conviene che ognuno la tema; e ciò dette origine al proverbio, che ― La Giustizia ha le braccia lunghe ― .

5. Vedesi nel quinto una femmina cieca, e nuda in mezzo ad una nuvola assai [p. 117 modifica]prossima al suolo movente una gran ruola uncinata al difuori, e traente attaccato ad uno di tali oncini un uomo di capo tondo, emantello corto, cui offre colla mano un bel palazzo vicino, ove sta per tradarlo, e con un piede getta a terra un uomo di capo quadro, e mantello corto situato dietro di essa, che ha nelle mani una carta, ed altro cappello quadro.

La donna rappresenta la Fortuna, che solleva a capriccio gl’ignoranti, e disprezza i sapienti, quantunque bisognosi; e ciò detle certamente motivo al proverbio, che - Val più un oncia di fortuna, che libbre cento di sapere.

6. Vedesi pure nel sesto, un uomo di capo quadro con mantelio corto e di volto estenuato, sedente presso la sua casetta, con la bilancia in una mano, e l’altra mano volta verso il cielo, e avanti ad esso due uomini in gran mantello, che lo salutano, levandosi il cappello mezzo tondo in modo rispettoso, nell’atto di passare. Dyusing Google [p. 118 modifica]Ciò indica, che abbondano talora i ricchi in cerimonie, ed encomj verso i dotti poveri, ed onesti, per cuoprire in tal guisa il cuor duro, che hanno per soccorrerli; e di qui trasse forse Giovenale il suo bel detto ― Probitas laudatur, et alget ―.

7. Altronde vedesi nel settimo un uomo di capo quadre, con mantello corto, avente una gamba fasciata molto grossa, che appoggiatosi ad un pilastro, col bastone a lato, in un orticello, ove scherzano vari figli, stà con le mani alte verso il cielo; e dietro ad esso evvi nel cielo un occhio in mezzo ad un piccolo cerchio tutto raggiante, ed in fondo ad un fascio del raggi vi è una mano, che sparge dei fiori, e frutti attorno a tal’uomo.

E’ chiaro che ciò significa, che il saggio, che nelle miserie, e tribolazioni volgesi a Dio, è sicuro di esser da Dio consolato, e favorito di doni celesti, e terrestri.

8. Nell’ottavo Boccale scorgesi un uomo di capo tondo, con una mano mascosta [p. 119 modifica]il mantello, che calpesta alcuni idoletti, che con l’altra mano getta a terra da una piccola ara; e dietro ad esso vi è l’occhio raggianta come nel precedente, con un fulmine, che sortendo da alcuni raggi è per colpimalvagio.

E questo chiaramente pure dimostra, che giunto il malvagio al disprezzo positivo degli Dei, non ha più sicurezza, ed è immancabilmenta punito.

9. Notasi nel nono una scala appoggiata ad una finestra di un bel palazzo, e retta a terra da un uomo, con cappello mezzo tondo, e penne, che con l’altra mano respinge un uomo di capo quadro, e mantello corto, che vorrebbe afferrar la scala; ed altro di capo tondo, e mantello lungo situate verso la metà della scala, in atto di porgere una borsa a quello che regge la scala.

Di questa pittura non saprei qual possa essere il significato, mentre sembrando che quello di sopra la scala torni da rubare, non [p. 120 modifica]intendesi come il saggio voglia unirsi a coloro.

10. Nel decimo si vede un somaro, con gualdrappa ricca d'oro, e avanti ad esso due uomini di capo tondo, che posano sopra gli orecchi dell'asino un cappello quadro con una penna.

Ciò significa, che gl'ignoranti riconoscono per dotto, e meritevole di onori chi è possessor di ricchezze; e ciò dette origine certamente al detto sentenzioso, che ― L'asino d'oro è dotto ―.

11. All' apposto nell' undicisimo Boccale vi è un uomo di capo quadro, con mantello corto, e lacero, avente un quadrante, e varie carte in mano; e due di capo tondo, che passando avanti di esso, con un carico di fieno, glien'offrono una piccola porzione.

Ciò vuol dire, che gl'ignoranti non stimano punto, anzi deridono l'uomo dotto, [p. 121 modifica]reputandolo più stolto di essi; e da questo nacque l’altro opposto detto, che — Il povero dotto è asino —.

II. É nel duodecimo rappresentato un uomo di capo mezzo tondo, con mantello corto, e lacero, genuflesso con le mani alzate avanti una piccola ara, ov’è un Idoletto; e dietro ad esso vedesi un uomo di capo quadro, e mantello lungo, che gli posa un grosso pane a lato, in atto di ritirarsi occultamente.

Con ciò si vuol far conoscere, che l’uomo onesto, che ricorre nei suoi bisogni, alla divinità, ne è inaspettatamente soccorso; e che il saggio approva il doveroso contegno dell’uomo religioso, e lo benefica senza farsi conoscere, mostrando che deve farsi il bene senza vanità, ma per la pura soddisfazione che reca per se stessa una si degna operazione.

13. Nel tredicesimo vi è un bel cavallo, posto in mezzo a molti covoni di grano, [p. 122 modifica]tutto coperto con gualdrappa ricca d’oro, con gran pennacchio sopra il capo, senza briglia, e senza sella, e avente sopra il dorso una lancia, ed un piccolo bastone; ed a lato di esso vedesi un uomo di capo mezzo quadro, con penne, e con una mano sotto il mantello lungo, che rivolge a se per un orecchio tale animale che sta guardando altro uomo di capo quadro, che è alquanto dietro dall’altra parte, piegato in atto di mostrargli una tavola, ov’è dipinta una femmina avente sopra il petto l’immagine di un piccolo sole.


Di queste figure non so veramente intendere il significato, poichè avendo il cavallo le insegne del capitano, non si spiega a qual fine voglia il saggio fargli vedere quella pittura.

14. Sta nel decimoquarto la fortuna in aria muovente la sua ruota, avendo tratto in alto, attaccato ad essa un uomo di capo mezzo tondo, e le mani nascoste sotto il [p. 123 modifica]mantello corto; e nel cielo apparisce dietio ad esso una mano fra vari raggi, che vibra una lunga spada,in atto di recidere il capo a colui, che trae seco la fortuna.

È facile il comprendere, che ciò spiega come la fortuna si compiace talvolta di favorire i birbanti, ma la Giustizia divina alla fine li colpisce, allorchè credonsi pacifici possessori di nuovi, e piu cospicui favori deila fortuna.

15. Similmente nel decimoquinto vedesi la fortuna piegarsi a terra di sopra alla sua ruota, e presentare ad un uomo di capo tondo con mantello lungo, un bel pennacchio, e nel tempo stesso toglier con l’eltra mano ad altro uonto di capo mezzo quadro il suo corto mantello, che egli vorrebbe per un lembo ritenere, restando quasi nudo.

E ciò spiega altresì, che la fortuna onora sovente i ricchi, ed i men degni, e finisce di rovinare i più bisognosi; onde non deve alcuno restar sorpreso, nè affliggersi di {{PieDiPagina|||11} [p. 124 modifica]questo dilei strano procedere quando vede rinnuovarlo.

16. Evvi nel decimosesto rappresentato un uomo col suo cappello quadro in mano, che l’oppone a piè fermo, ma col capo voltato di fianco, ad una freccia, che viene contro di esso scagliata da un cupido in alto con l’arco teso, e che vedesi spuntata cadere perpendicolarmente al cappello.

Ciò fa comprendere, che l’uomo saggio non teme, e sa vincere, come si deve, cautamente l’amore.

17. All’opposto notasi nel decimosettimo un giovine di capo tondo, e mantello lungo, avente alcune freccie, e mezze freccie nel petto, ed una in un fianco, per la quale va zoppicando, e tiene un piccolo cupido fra le braccia, accarezzandolo, nell’atto che questi sta per ficcargli furtivamente altro strale in una tempia. [p. 125 modifica]Da ciò rilevasi, che chi ostinatamente, e imprudentemente si espone ai perigli delle seusuali passioni, deve subire gravi sconcerti nella salute, e indi una morte prematura.

18. E’ nel decimottevo effigiato un vecchio di capo quadro, giacente sopra una gran sedia, apparentemente infermo, ed avente le mani alzate verso il cielo; ed in faccia di esso è in aría la figura della morte, che can le sua falce sta in atto di colpirlo.

Comprendesi facilmente con ciò, come l’uomo saggio, e religioso attende con pace, e rassegnazione la morte; mentre

19. Nel decimonono vi è un uomo di capo mezzo quadro, con mantello corto, e una mano ravvolta sotto di quello, e l’altra alla bocca, mordendosela, in atto di fuggire col capo volto addietro verso un immagine della morte in aria, che vibra la sua falce per recidergli le testa. [p. 126 modifica]Il che spiega che il malvagio ostinato tenta in vista della morte di fuggirla, anzi che chieder pietà a Dio, e si abbandona ai suoi rimorsi.

20. Nel vigesimo vedesi pur la morte in alto con una ben lunga, e adunca falce, in atto di troncar la testa in un sol colpo a più figure aggruppata insieme, fra le quali distinguonsi un capo tondo con gran pennacchio, un capo quadro, un vecchio con mantello lacero, ed un fanciullo.

E da ciò rilevasi, che la morte non fa distinzione fra il povero, il ricco, il giovine, e il vecchio, ma pone tutti in un fascio; dal qual pensiero ne trasse forse Orazio il suo analogo detto, che mors aequo pulsal pede pauperum tabernas, regumque turres.

21. Apparisce nel vigesimoprimo un uomo di capo quadro con pennacchio, sedente presso un tavolino, ove vedesi una bilancia in parfetto equilibrio, e avanti ad esso un uomo col cappello quadro in mano ricevente dal primo un pennacchio più piccolo; e nel [p. 127 modifica]cielo vedesi il solito emblema della Divinità, con dei fiori cadenti dai raggi sopra il capo della prima figura.

Tutto ciò fa discernere, che il saggio, che distribuisce onori, e dignità con giustizia, è applaudito, e benedetto da Dio; e ciò spiega anche a maraviglia quel che rappresenta il boccale accanto.

11. In questo boccale vigesimo secondo vi è un uomo, con capo mezzo quadro, e pennacchio, sedente presso un tavolino, sopra il quale è in disordine una bilancia, e avanti di lui vi è un uomo di capo mezzo quadro, con una mano nascosta sotto il mantello, e che con l’altra prende un pennacchio, che gli porge il primo, mentre un terzo con capo quadro se ne parte, alzando una mano al cielo, in segno di dispiacere; e al disopra vedesi l’emblema dalla Divinità, di cui i raggi son tutti intersecati da una nube nera, che soviasta al capo dei primi due.

Il che vuol significare, che il preferire ai


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[p. 128 modifica]dotti, ed onesti, gli uomini improbi, ed i meno istruiti, è un’azione ingiusta, e aborrita da Dio, che sdegna di vederla effettuare, anziche benedirla.

13. Nel vigesimo terzo vedonsi due uomini di capo quadro, che uno avente a lato varie balle di merci, che sembra con una mano indicare all’altro di vendergli; e dalla bocca di ambedue sortono dei caratteri etruschi, a guisa di nastro, che avvolge a ciascuno la propria vita, e va poi scambievolmente a internarsi nel pugno dell’altro.

Si vuole con questa pittura far conoscere come fra gli uomini onesti servono le parole per impegnarsi reciprocamente; onde fu poi detto dai Latini. Verba ligant homines etc.

14. Scorgesi nel vigesimo quarto un mulo in atto di voler mordere un uomo di capo mezzo tondo, che sta per curargli un tumore sopra la schiena; ed altro uomo, che sta per prendere il muso a tal bestia per legarlo con fune, mentre un terzo è con una pezzuola. in mano per bendarla. [p. 129 modifica]tutto denota, che agl’ignoranti bisogna fare il bene a forza, e senza che se ne accorghino.

25. Nel vigesimo quinto comparisce un uomo di capo mezzo quadro, che offre ad un uomo di capo quadro una patera fumante, ove sembra che ardano delle materie odorose, che questi ricusa, mostrando di ringraziare; ma nell’atto stesso il primo, avendo nell’altra mano sotto il mantello un pngnale, sta per immergerlo nel fianco al secondo.

Ciò indica che il malvagio, e il vendicativo si valgono delle officiosità, come dell’adulazione, per maturare i loro perversi disegni; ed il saggio non può andare esente dal tradimenti.

16. Vedesi nel vigesimo sesto un uomo di capo tondo, che tiene la fune di una balla avanti a se legata in mezzo molto stretta, ed altro uomo di capo tondo, che avendo un piede contro la stessa balla, è in. atto di cadere all’indietro, essendosegli strappata la fune, con la quale stringevala oltre il bisogno.