Gli assempri/D'una buona giovane, che per ch'ella non si volse lisciare, vidde poi nell'Ostia Sacrata un viso d'un fanciullo con molto splendore

D'una buona giovane, che per ch'ella non si volse lisciare, vidde poi nell'Ostia Sacrata un viso d'un fanciullo con molto splendore

../D'una giovana che le fu roso dal liscio tutte le gote ../D'un Cavaliere usuraio el quale fu veduto da tutti e' suoi vicini come e' diavoli ne portavano l'anima sua IncludiIntestazione 20 aprile 2023 75% Da definire

D'una buona giovane, che per ch'ella non si volse lisciare, vidde poi nell'Ostia Sacrata un viso d'un fanciullo con molto splendore
D'una giovana che le fu roso dal liscio tutte le gote D'un Cavaliere usuraio el quale fu veduto da tutti e' suoi vicini come e' diavoli ne portavano l'anima sua

[p. 23 modifica]D’una buona giovane, che per ch’ella non si volse lisciare, vidde poi nell’Ostia Sacrata un viso d’un fanciullo con molto splendore.

CAP. 4.º


Fue ne la città di Siena una giovana, la quale essendo di pochi dì andata a marito, costei si pose in quore per reverenzia d’Idio e [p. 24 modifica]de la Vergine Maria di non ponarsi mai nessuno liscio al volto, e di non fare nè portar giamai nessuno ornamento, se non secondamente che ella fusse consegliata dal suo confessore. Or avvenne che occorrendo un di una grandissima solennità, unde ella la mattina si vesti e s’adornò onestamente come s’avveniva al suo stato. Allora el demonio dello ’nferno pieno d’invidia, il quale sempre s’ingegna di rompare ogni buon proposito, cominciò a tentare questa giovane, ch’ella si dovesse lisciare e addornare la faccia, però che, essendo di sì pochi dì andata a marito, non era male che ella si lisciasse e s’addornasse el volto, dicendole ne la mente: tu non fai questo per piacere a nessuna persona del mondo, se non solamente al tuo marito, acciò che egli non abbia materia di far male e d’impacciarsi con altra femina; però che tu saresti cagione del suo peccato, e peccaresti dove tu credaresti meritare, se egli per tuo difetto s’impacciasse con altra femina; e però acconciati e fatti bella, però che non è quel peccato che tu ti dai a credare. Lo spirito buono le diceva ne la mente e diceva; sta salda, sia constante al buono proposito che tu hai fatto a Dio, però che egli t’ha fatta bella quant’egli ha voluto e non t’è lecito contra a la sua. volontà cer[p. 25 modifica]care nessuna cosa per nessuna cagione: e debbi sapere che se un buono dipentore avesse fatta una bella dipentura, et uno che non sapesse dipegnare vi volesse ponar su alcun colore, e volesse trasmutare quella figura e farla altrimenti fatta, debbi ben sapere che colui che non sa dipegnare, non può altro che guastare quella figura. El dipentore che la fece in prima bella, ha molto per male che la sua figura, la quale egli fece con tanto studio e con tanto diletto, gli sia guasta dal suo nemico, e però chi guasta la figura la quale Idio gli ha fatta a la sua immagine per piacere a nessuna persona del mondo, non è1 degna di piacere a Dio e a’ suoi santi. E se tu dispiacerai a Dio e a’ suoi Santi, sia certa che a la perfine tu dispiacerai a tutte le genti del mondo, eziandio a te medesima e solamente piacerai a le dimonia dello ’nferno. E però sia virile, e sta constante al buono proposito che tu ai fatto però che Dio è sufficente a poterti retribrire d’ogni fadiga che tu patirai per lo suo amore, e medesma mente se tu farai cosa che gli dispiaccia. E cosi una buona dotta,2 con queste e con altre simili [p. 26 modifica]ragioni pro e contra combattè ne la mente sua. E secondamente che ella mi disse, durò tanta fadiga in questa battaglia, che mai non durò fadiga che a questa s’agguagliasse e però che lo spirito rio la confortava ch’ella si lisciasse, e lo spirito buono la confortava che nò. Unde ella non potendo resistere, devotamente e con lacrime si gittò in ginocchioni dinanzi a la figura de la Vergine Maria, e devotamente la pregò che l’aitasse in questa battaglia. E stata un pezzuolo in orazione dinanzi a la figura de la Vergine Maria si levò, e benchè la battaglia de la mente sua per allotta non cessasse, nondimeno la Vergine Maria le dette tanta fortezza, che vense in lei el buono spirito, e così escì fuore senza lisciarsi, e co’ la battaglia di questi pensieri andò insino a la chiesa. E gionta a la chiesa, vide ’l prete all’altare et era per levare el Signore. Allora ella inginocchiandosi devotamente e con lacrime, pregò Dio che la liberasse di quella battaglia, e dessele grazia di poter resistere a tutte le tentazioni de le dimonia, sì ch’ella non venisse nell’ira sua. Allora subbitamente che ’l prete levò l’Ostia Sacrata, si partì da lei ogni tentazione e battaglia di pensieri, e come ’l prete ebbe levata l’Ostia, vidde nell’ostia un viso d’un fanciullo con tanto splendore, che [p. 27 modifica]pareva che tutta la chiesa ne riempisse. Allora ella venne in tanta dolcezza e in tanta letizia, che venne quasi fuor di se medesima, e non le pareva essere in questo mondo e cosi stette astratta a tutta quella messa. E cosi el buon Dio le volse dimostrare alcuna cosellina del merito ch’ella aveva acquistato in quella battaglia. Perchè non volendosi ponare al volto la figura del diavolo, meritò di veder nell’Ostia Sacrata la figura di Dio. Questo assempro udii da lei medesima la quale era santa e venerabile donna, e santamente era vissuta tutto ’l tempo della vita sua.


Due assempri moragli.


Qui si pone due assempri moragli, acciò che i buoni sposi che temano Dio, sappiano in che modo debbono gastigare e correggia’3 le loro donne, quando si lisciano e, imbrattansi ’l volto. Che per certo sappiano, che se non ne le gastigaranno e correggiaranno e lassa ranno lo’ fare queste e altre vanitadi, che poi [p. 28 modifica]con loro insieme ne renderanno ragione nel giudicio di Dio e farannone giusta penitenzia.

Conobbi a Siena un uomo molto venerabile mercatante; costui aveva una sua donna, la quale si lisciava oltre la sua volontà, e avendonela ripresa più volte non se n’amendava e non se ne rimaneva, anco pareva che si facesse beffe di lui con dicendole:4 io ti voglio vedere col viso che Dio t’ha fatto, e non con quello che ti fa fare ’l diavolo. Sicchè all’ultimo non giovando cavelle, tenne questo modo: che recò da la bottiga un pezzo di canavaccio nuovo ben liscoso, quanto poteva tenere aviluppato in mano: e un dì doppo mangiare, essendo ella lisciata e acconcia per andare a la predica, allora costui prese ’l canavaccio ch’egli aveva arrecato da la bottiga, e posesel dietro sotto la correggia; e poi andò a lei, e fece vista di volerla abbracciare e baciare, e pose ’l braccio manco in collo, e co’ la man ritta prese ’l canavaccio ch’aveva dietro sotto la correggia, e strifiandolel per le gote, disse per certo tu non andarai fuore lisciata oltre a la mia volontà. E cosi tanto le strifinò le gote, che lei fece sanguinare, sic[p. 29 modifica]ch’ella stette po’ parecchie semmane in casa, innanzi ch’ella andasse più fuore. Poi il marito le disse; io ti prometto che se io ti veggo mai più liscio al volto, che io te ne ’l le varò per siffatto modo co’ la grattacacia, che tu non vi ti porrai mai più su liscio. Allora la donna s’amendò, e non si lisciò mai più.


Un altro giovano fu a Siena, el quale aveva una sua donna molto vana di questo lisciare. Costui più volte ne la riprese con dicendole:5 de le due cose è l’una; o tu vuoli piacere a me, o tu vuoli piacere altrui; sicchè, se tu vuoli piacere a me, io non ti voglio vedere altrimenti fatta se non come t’ha fatta Idio: e se tu vuoli piacere altrui, et io me n’avveggo guai a te! Quella per le parole del marito non lassava però ch’ella non si lisciasse; unde venendo poi una domenica doppo mangiare, et essendosi lisciata et acconcia, el marito fece vista di non avvederse6, et andò e tensesi un poco le palme de le mani al canto de la padella, e poi fece vista d’andar fuore. E quella, come tu acconcia volendo andar fuore, scese la scala. Allora el marito le venne [p. 30 modifica]a rincontra e posele le palme de le mani a le gota, e fece vista di volerla baciare, e lassolle ne le gota due piastregli neri, e lassolla andare. Ella andando fuore a una sua compagna che doveva andar con lei ebbe molta vergogna. Poi la sera el marito le disse. Vedi io t’ho corretta co le parole dolci e non te ne se’ amendata, oggi t’ho corretta con questa vergogna; e perocchè io so che usanza d’uomini dabbene è di non ponar mano addosso a lor donne senza gran cagione; ora se tu aspetti la terza volta, io ti levarò il liscio da le gote con tante gotate, che tu el terrai sempre a mente; però che in casa mia voglio che ci stia la figura di Dio e de la Vergine Maria e degli altri santi, e non quella del diavolo. Ella udendo la ’ntenzione del marito, però che era giovano da fatti, più che da parole, mai più non si lisciò.


Note

  1. Manca nell’altro codice l’èFonte/commento: 251.
  2. Dotta, parte di tempo determinata. Vale ancora una fiala, alla sua volta ec.
  3. Correggia’ per correggere, è enfonia popolaresca che si ode ancora. Alcune altre ne noteremo a suo luogo. In altri scritti dello stesso autore più castigati, non si trovano mai.
  4. Qui è difetto di sintassi; il con dicendole, referendosi al marito lega col avendola ripresa più volte.
  5. Qui il condicendole, è rettamente usato, ed è nuova ed evidente locuzione.
  6. Manca il ne.