Atto IV

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Atto III Atto V

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ATTO QUARTO.

SCENA PRIMA.

Notte.

Anastasio colle guardie 1 e soldati.

Itene, fidi2 a riposar. La notte

Di già s’avanza, e voi tutte del giorno
L’ore impiegaste a3 faticar. Vincemmo
Mercè il vostro coraggio. Io da voi tutti
Riconosco il trionfo, ed a voi tutti
Grato sarò. Manca a compir la mia
Felicità veder punito un empio.
Quest’è4 Giustin; quel che dal bosco trassi

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Stamane, e in un sol dì superbo tanto

Divenne e sconoscente, onde ha potuto
Lo stesso suo benefattor tradire.
Offese l’onor mio; colpa ch’esige5
Il più fiero castigo, e tutta impegna
La mia giustizia. Egli di morte è degno.
Ma per quel che per noi pugnando ei fece,
Perda le luci della vita in cambio.
Itene, e alcun di voi vada, e l’odiato
Infame traditor, l’empio Giustino, 6
Strascinar faccia al suo supplizio. Io voglio
Ch’ei non rivegga il novo sole. Udiste
Il cenno mio? 7 Voi l’eseguite, o fidi.
(Partono gli uffiziali8 con alcuni soldati da una 9, ed il resto marcia in altra parte, restando poche guardie con Anastasio.
Qual destino sovrasta a questo d’Asia
Temuto impero? Egli rapita spoglia
Fu sempre mai. Sol colle stragi e il sangue
Cinsero sempre il sacro augusto alloro
I Cesari d’Oriente. Costantino,
Che il primo fu che in due l’unico impero
Divise ai figli suoi, di sangue asperse
Il cammino10 che guida al trono eccelso.
E che non fero i successor rapaci
Per stabilir su le odiate fronti
Il vacillante alloro? E spose e figli
E capitani valorosi e amici
Sagrificaro all’ambizion del trono
Per un lieve sospetto. Io che di Grecia
Al soglio ascesi non voluto, e forse
Odiato, aborrito 11 e che la sorte,

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Non già dal mio valor, ma da una donna

Sol riconosco, men sicuro in questo
Eccelso grado mi ravviso. Ah! basta
Per togliermi dal crin l’augusto fregio
Una leggera 12 sedizione; un solo
Che aspiri al grado, e dichiararsi ardisca.
Ma chi più di Giustin temer degg’io?
Giovane 13 valoroso, egli l’affetto
Guadagnò de’ soldati; egli due volte
Combattè fortunato in un sol giorno;
Ha d’Arianna il favor, d’Eufemia il core;
E i capitani ed i guerrier non fanno
Che parlar di Giustino. Ah che più. attendo?
Ch’egli alla testa de’ ribelli il trono
O mi chiegga o mi tolga? Si prevenga
Il fatai colpo. Tolgansi le luci
A quest’idra nascente. I ciechi esclusi
Son per legge dal soglio. Allor sicuro
Sarò di mia grandezza. A me son fidi
Quelli, a cui di Giustin la pena imposi.
Eseguita sarà. Pietade io sento
Del misero garzon; ma la pietade
Pria me riguardi e mia grandezza. Alfine
Non è che un vil pastor quel che perisce;
Si salva in me l’Imperator del mondo.

SCENA II.

Eufemia e detto.

Eufemia. Ah Cesare!14 Ah german...

Anastasio.   So che vuoi dirmi;
Arrossire dovresti d’un amore,

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Che oltraggia il tuo decoro e il sangue mio.

Tu, suora d’Anastasio, dell’Augusto
Di Grecia Imperator, tu d’un bifolco 15
Amante dichiararti?
Eufemia.   Ancor nol dissi;
Ma poiché si pretende 16 anco gli arcani
Penetrar del cor mio; poiché si tenta
Trarmi il vero dal labbro, il ver non celo.
Amo Giustino; egli d’amore è degno.
Anastasio. Così ardita mi parli?
Eufemia.   Sì; e mi vanto
D’un amore sì degno. Ha ben Giustino
In un sol giorno superato e vinto
Chiunque ha la gloria a mendicar dagli avi 17
Anastasio. (Le lodi di Giusdn sono al cor mio
Pungenti strali. Perirà l’audace).
Eufemia. Ma dopo il lungo faticar in due
Perigliose battaglie, ancor, germano,
Nieghi alle membra tue quiete e posa?18
Che fai qui ad onta dell’orrendo aspetto
Di questa sera tenebrosa e oscura?
Ah che la mente tua sconvolge19 e turba
L’arte de’ tuoi nemici! Hanno saputo
Gl’invidiosi omai nel tuo bel core
Rei sospetti introdur del tuo Giustino.
Credilo, egli è20 innocente.
Anastasio.   E tale anch’io
Ad onta lo credei d’incerte accuse21 .
Ora non più, che de’ suoi turpi eccessi
Testimonio son io.22
Eufemia.   Stelle! Qual colpa
L’eroe commise?
Anastasio.   Inorridisci. L’empio

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Arianna sedusse; e l’infedele

Seco tradimmi.
Eufemia.   Ah travedesti! Arianna
Non ha di tanto vergognoso eccesso
L’alma capace. Di Giustino il core
Creder non posso scellerato tanto.
T’ingannasti, il vedrai.
Anastasio.   Conosco, Eufemia,
Che in te parla un amor cieco e protervo.
Giustino è reo; deggio punirlo.
Eufemia.   Ah pensa.
Che in lui perisce...
Anastasio.   Un traditore.
Eufemia.   Arianna
Vedi che giunge 23. Interroga la sposa.
Forse chi sa...
Anastasio.   Non vuo’ vederla. Amici,
Seguitemi alle tende. (parte col seguilo

SCENA III.

Eufemia, poi Arianna.

Eufemia.   Ah! non volendo

Udir chi può certificar la colpa,
O l’innocenza altrui, segno è che piace
L’occasion di punir. Germano ingrato!
Infelice de’ Greci empio costume
Di temer tutto, e creder sempre il peggio!
Arianna. Anastasio mi fugge? Eufemia, è falsa
La sparsa voce, o per mio danno è vera?
È fra ceppi Giustino? Io son creduta
Rea d’illeciti amplessi?
Eufemia.   È ver pur troppo.

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Deh! Augusta, qual cagion, benché innocente,

Al sospetto porgesti?
Arianna.   Eccola. Io venni
Dalla pugna ferita; al suol prostesa,
Semiviva, svenuta, ingorda tigre
Lacerar mi volea 24; il buon Giustino
Mi difendè 25; la belva ardito uccise;
Medicò le mie piaghe, indi dal suolo
Sollevommi, aitommi 26, e su la destra
Qual suddito fedel m’impresse un bacio,
E involossi da me. Se questa è colpa,
Dillo tu stessa. Ah! che il crudel mio sposo
Troppo ingrato è27 al mio amor! Sa l’inumano
Ciò ch’io feci per lui. Più non rammenta,
Ch’ei sol per mia cagion... Ah! che in pensarlo,
E dall’ingrato cor mirar negletta
L’opera del mio amor, m’empie d’orrore.
Mi fa morir!
Eufemia.   Siamo traditi. Augusta,
E Amanzio è il traditor.
Arianna.   D’Amanzio appunto
Pel campo intesi a mormorar. Si dice
Ch’egli di nova ribellion sia capo.
Manca egli sol fra tanti duci, e manca
Un numero d’armati ch’eran d’esso
I più fidi seguaci. Ad Anastasio
Che nulla sa, la fatal nuova io stessa
Qui venni ad arrecar 28, ma quel crudele
Ricusò di vedermi.
Eufemia.   Ah! gli prepara
Il Cielo il suo castigo. Ora opportuno
Saria Giustino. Andiam. Cesare sappia

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Il novello periglio; impero e vita

Gli calerà. Per un sospetto ingiusto
Privarsi non vorrà del valoroso
Campion, del cui valor prove ha cotante.
Arianna. Tu non conosci d’Anastasio il core;
Lo conosco ben io29 sposa infelice.
Cori costante nell’amor ei fosse,
Com’è30 nell’odio.
Eufemia.   Il ritentar non nuoce.
Spero grazia ottener. Questa speranza
Mi tiene in vita. 31 Morirei, se avessi
Tal conforto smarrito. Amo Giustino
Più dell’anima mia. Salvarlo io voglio.
Ma se perir, ma se cader dovesse,
Fida m’avrà del suo destin compagna. parte

SCENA IV.

Arianna sola.

Va pure; io per Giustin non ho coraggio

Di porger preci; accrescerei con voti
Gl’ingiuriosi sospetti. Il Ciel protegga
Quell’infelice, e l’onor mio difenda.
Dura cosa è soffrir mercede ingrata
Da uno sposo adorato, e che cotante
Abbia costate lagrime e sospiri!32
Di noi misere donne amor crudele
Giuoco si prende. Ei ci figura il nodo
Soave sì, che sospirar ci sprona
Il momento fatal, che da noi stesse33

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Porgendo il collo nostro al duro giogo,

Perdiana la libertade. Ah quanto poco
Dura cotesto inganno! Appena il primo
Foco s’estingue (e ben s’estingue in breve)
Il ver si scopre, e il pentimento è tardo.
10 due volte fui presa al fatal laccio.
Dolce però m’è 34 ancor la rimembranza
Del mio fido Zenone; o sia che imprima
Indelebili piaghe il primo affetto,
O che solo perduto il ben s’apprezzi,
Ita dov’è la pace mia primiera? 35
Ma il pentirsi è viltà. Sposa son io
Del mio Anastasio. Io l’amo, ed amerollo
Sinché 36 avrò vita, ad onta ancor del suo
Ingratissimo core, e l’amerei
Se morte ancora 37 di sua man mi desse 38.
Dicasi ciò che vuol dal mondo insano
Della nostra incostanza.39 Io fida sono,
E porterò sin nella tomba ancora
Incorrotta la fè, costante il core. parte

SCENA V.

Polimante solo.

Ma la notte s’avanza 40, e Vitaliano

Non trovo ancora 41. Il dardo al quale 42 appesi
Il foglio mio, giunse alla meta, e giunse
Con esso pur di questa torre in cima
Il lungo e sottil43 filo, e al filo appesa
La canape salir vidi pur anco.
L’oscurità di quest’orrida44 notte

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Favorisce il disegno. In cupo sonno

Giaccion le guardie, e vinti son già tutti 45
Della torre i custodi. A che ritarda
Dunque a scender dall’alto il mio signore?
S’ei non s’arrischia, e questa via non tenta,
Egli è perduto. Non avrà dimani
Agio o tempo a (uggir. Ma parmi... Il cielo
Sempre si oscura più. Scerner non posso,
S’egli scenda o m’inganni. Ah sì, lo striscio
Del provvido 46 baleno il ver m’addita.
(comincia a balenare
Scende, sì, Vitaliano. Il Ciel secondi
La bella impresa, e lo conduca al suolo
Cautamente e sicuro.
(vedesi scender 47 Vitaliano 48 attaccato alla fune

SCENA VI.

Vitaliano sceso a basso 49, e detto.

Vitaliano.   Oh Dei! Qual via

Perigliosa varcai! Premo col piede
Il suolo alfin.
Polimante.   Signor.
Vitaliano.   Fedele amico,
Polimante, sei tu?
Polimante.   Son io.
Vitaliano.   La destra
Porgimi. Oh quanto alla tua fede io deggio!
Dove andrem noi?
Polimante.   Vieni, da qui non lungi
Pochi de’ nostri valorosi e fidi
Ci attendon pronti a ricondurci in 50 porto.

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Là Nicandro ci attende, uom prode e saggio,

Che sa pugnar con gli uomini e co’ venti51.
(tuona 52 e balena più spesso
Vitaliano. Tuona e balena il ciel; pria che s’inoltri 53
L’orror della tempesta, andiamo.
Polimante.   È questa
La via più breve, e più sicura. (s’avviano da una parte
Vitaliano.   Ferma;
Parmi di sentir gente.
Polimante.   È vero. Oh stelle!
Non c’inoltriam 54.
Vitaliano.   Ah! se si scopre il caso,
Perduti siamo.
Polimante.   Ogn’altra via di questa
Men55 sicura sarà.
Vitaliano.   Dunque al periglio
Qual riparo?
Polimante.   Celarci. Io vuo’ sperare
Che questa sia la consueta guardia,
Che il campo gira. Passerà; frattanto
Dietro quel mausoleo...
Vitaliano.   No, meglio fora
Nell’antro delle belve. Egli è più agiato
A ripararci dalla incominciata
Grandine rovinosa 56.
Polimante.   E se scoperti
Siamo?
Vitaliano.   Dammi una spada, e nulla temo.
Polimante. Eccola. Io la serbai pel braccio tuo57
(gli dà una spada
Vitaliano. Entriamo pur.58 Si avanzano gli armati59.
(entrano60 nell’antro, tirando a sè il cancello61

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SCENA VII.

Giustino incatenato fra soldati.

Balena e tempesta 62 con maggior furia, cadendo anche 63 qualche fulmine.

Giustino. Oh me infelice! Oh crudeltà inaudita!

Perder dovrò le luci? In che peccaro,
Ditemi, gli occhi miei? Ah dispietato
Cesare, il mio delitto è il mio valore!
Lo so pur troppo; il mio valor paventi.
Ah! t’inganni, se me capace credi
D’invidiar il tuo grado, ed aspirare 64
A toglierti dal capo il diadema
Che ti circonda ingiustamente il crine.
Alla folle amhizion 65, al rio sospetto
Vittima io son sacrificata invano 66.
Barbaro, e non paventa i strali ardenti
Di Giove punitor? Ma Giove istesso
Sembra che brami prevenire il colpo
Con i fulmini suoi sovra il mio capo;
Son in odio agli Dei. Se mi vedesse,
In sì misero stato il vecchio Ergasto!
(i soldati lo sollecitano al passo
V’intendo, sì, carnefici, v’intendo 67.
M’affrettate al supplizio. Empi, non sono
Quell’io che vi difese, e che di pugno
Tolse il trionfo all’inimico vostro?
Ingratissimi Greci, empi ministri,
D’Anastasio non già, ma del superbo
Iniquissimo 68 Amanzio. Ah potess’io
Sbranarvi di mia man! Non ho costanza
A sofferir l’aspetto vostro; oggetti

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D’onor mi siete, scellerati, e d’ira.

(Qui scende un fulmine, che battendo nel Mausoleo lo fa precipitare; indi ferisce e69 atterra alami soldati, e gli altri 70 fuggono spaventati, lasciando Giustino.
Oh tremenda de’ Numi onnipossente
Destra fatal, che i miei nemici atterri.
Salvo forse mi vuoi? La tua potenza
Forza mi dia, seconderò l’impresa.
(I soldati ritornano per arrestar Giustino 71; egli leva la spada ad uno degli estinti, combatte 72, e pone In fuga gli assalitori, restando egli ferito in un braccio 73.
Itene scellerati, itene indegni,
Recate al signor vostro, che dal Cielo
Fu la innocenza 74 mia salva e difesa.
Ma oimè, ferito i’ son. Non vuole il Cielo,
Ch’io goda, no, di mia vittoria il frutto.
Reggermi più non posso. Ah padre mio,
Dove sei75 tu? Su queste prodigiose
Memorande rovine76 il fianco adagio.
Mi soccorrano77 i Dei, che 78 vengo meno.
(riposa sopra i sassi del Mausoleo

SCENA VIII.

Ergasto solo79 con due pastori che portano fiaccole 80 accese, e detto.

Ergasto. Oh qual rovina! Oh qual terror! Il Cielo

È sdegnato con noi. Fulmini e tuoni
Sono le voci sue. Parla ai mortali
Con queste di terror supreme note;

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Ma il mortal non l’ascolta e nol paventa.

Qui il fulmine colpì, se non m’inganno.
Qual mai di questi... Oh il mausoleo caduto!
Ecco come in un punto il tempo strugge
Le superbe de’ grandi alte memorie.
Oimè! vi sono degli estinti ancora.
Oh forza del destin! Ma che destino!
Le loro colpe qui li avran condotti
Per esser fulminati.
Giustino.   Ah padre, padre,
Soccorri il tuo Giustin!
Ergasto.   Che sento! Oh Numi!
Giustin, tu qui? Viscere mie, mio figlio!
Come? Che fu? Sei tu ferito?
Giustino.   Il fianco
Sangue versa; noi miri? Aita...
Ergasto.   Lascia...
Tosto... In qual parte... Oh Numi! Attendi, attendi.
Qui dietro ai marmi troverò ben io
L’erba usata a tal uopo. Oh nelle piante
Avess’io ancor la leggerezza 81 antica!
(parte con un pastore, e l’altro resta

SCENA IX.

Gustino ed un pastore, poi Vitaliano che vuol uscir 82 dal serraglio, trattenuto da Polimante, poi Ergasto che torna con il pastore.

Giustino. Figlio ancora mi chiama. Oh come in tempo

. Lo mandaro gli Dei per mia salute!
Vitaliano. Lasciami... (a Polimante
Polimante.   A che t’esponi?
Vitaliano.   Una vendetta
Perder non vuo’ che m’offerisce 83 il fato.

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Polimante. Pensa a salvarti.

Vitaliano.   Il mio più fier nemico,
Che due volte mi vinse, e che d’Eufemia
Possiede il cor, voglio che muora 84. (s’avanza
Polimante.   (Oh stelle!
Ogni opra mia col suo 85 furor distrugge).
Vitaliano. Temerario! morrai. (vuol ferir Giustino86
Ergasto.   Fermati. (lo trattiene
Giustino.   Oh Numi!
Vitaliano. Lascia, vecchio importuno.
Ergasto.   Ah, che far tenti?
Vitaliano. Vuo’ svenar quell’indegno.
Ergasto.   Ah non fia vero.
Vitaliano. Invan t’opponi. Io vuo’ che mora.
Ergasto.   Senti,
Un momento m’ascolta87, e poi ferisci,
Ch’io non m’oppongo. Quel che colà vedi,
E che uccider tu brami, è tuo germano.
Vitaliano. Mio german? Stolto vecchio 88, invan tu speri
Sottrar colui dal giusto mio furore.
Mi conosci?
Ergasto.   Purtroppo, Vitaliano.
Tu sei figlio a Teodosio, e di Leone
Precessor 89, di Zenon nipote illustre.
Conobbi gli avi tuoi, la madre, e tutti
Della prosapia tua 90. Ma l’infelice
Versa il sangue e vien meno; ah mi permetti
Ch’io quel sangue ristagni; il tutto poscia
Ti narrerò. (va a medicar Gustino
Vitaliano.   Che sento! Polimante,
Intendesti?
Polimante.   Signor, non ti lagnasti

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Tante volte 91 d’aver perso un germano?

Vitaliano. Sì, ma vuoi che in Giustin, fra boschi avvezzo 92,
Trovarlo io speri?
Polimante.   Di tai casi piene
Sono le greche istorie 93.
Giustino.   Io dunque sono
Di Vitalian germano? (ad Ergasto
Ergasto.   Appunto.
Giustino.   E al petto
Di lui due volte misurai la spada?
Ergasto. Ed egli al tuo la misurava adesso.
Or torno a voi. Sì, Vitalian, tu sei
Di Giustino fratello. Il dì fatale
In cui svelata fu di Teodosio
Tuo genitor l’orribile congiura,
Foste entrambi rapiti, e tolti foste
Alla giust’ira del monarca offeso.
Il tuo fido custode, ch’avea nome
Nicandro ed era Trace, al gran trasporto
La notte attese;94 nel passar lo stretto,
Che dall’Asia maggior divide Europa,
Lasciò cadersi un de’ bambini in mare,
Non so se a caso, o se per disgravarsi
Dal doppio peso. Io che per mia ventura
Compagno fui d’una tal fuga, accorsi,
Non veduto, fra l’onde e il pargoletto
Con quel vigor che ne’ primi anni avea,
Raccolsi, e meco il trasportai languente
Sovr’altro legno, e qual mio figlio sempre
Me l’allevai95. Vedilo là; se core
Hai di svenarlo, io non trattengo il colpo.
Giustino. (Numi eterni, che intesi!)

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Vitaliano.   E darò fede

Ai detti di costui? (a Polimante
Polimante.   Dar puoi ben fede
AI valor di Giustino. Opre egli fece
Troppo insolite al cor d’un96 vil pastore.
Vitaliano. È vero, è ver; sento che il cor m’accerta
Del grande e caro acquisto. Alle mie braccia
Vieni, invitto germano, e in me perdona
L’involontario error.
Giustino.   Colpe maggiori
Teco ha la mia fierezza; e pur lusingo
Il dolente mio cor del tuo perdono.
Ergasto. Sollevati, Giustino; al braccio mio
Appoggiati, ma il mio tremante braccio
Di sostegno ha bisogno. Voi porgete
La destra a lui, sicché dal suol si tolga.
(Vitaliano e Polimante aiutano Giustino
Vitaliano. Ah ti rendano i Dei l’usata forza.
Vieni meco, Giustino. Io teco spero
Vendicar l’onte mie.
Giustino.   Nell’alma offeso
Sono da’ miei nemici.
Vitaliano.   Uniamo dunque
I nostri sdegni e le vendette nostre.
Ergasto. Uopo ha Giustin di riposar. Venite;
Io condurrovvi 97 in luogo tal che alcuno
Scoprirvi non potrà. De’ vari casi,
Delle varie vicende e delle imprese
Divisate fra voi parlar potrete.
Non andiam però uniti. Il replicato
Calpestìo delle piante altrui potrebbe
Renderci noti. Precedete98 voi.
Che avete il passo più leggero; e lungo99

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Quel ruscello tenete il cammin dritto.

Vi seguirem noi pur.
Vitaliano.   Di’, Polimante,
Che dobbiam far?
Polimante. Tu siegui100 il tuo germano;
Io al loco andrò, ove i tuoi fidi armati 101
Attendendo ci stanno. Ad ogni evento,
Di lor, di me potrai dispor.
Ergasto.   Ma il loco? (a Polimante
Polimante. Ove il Cidaro umil le sponde irriga
Del Bosforo di Tracia 102. L’Ippodromo
Sai che fiancheggia...
Ergasto.   Il so.
Polimante.   Colà celati
Attenderem.
Vitaliano.   Va pur, fra poch’istanti
Teco ne avrai.
Polimante.   Secondi il Ciel pietoso
Con miglior fin la cominciata103 impresa. parte
Giustino. Ah german, non voler che, se il destino
Unì gli animi nostri 104, amor protervo
Li disunisca.
Vitaliano.   Non temer; d’Eufemia
Mi scorderò. D’un disprezzato amore
Facile mi sarà franger lo strale.
Goditi pur 105 Eufemia; a me sol basta,
Se non il cor, render contento il fasto. parte

SCENA X.

Giustino ed Ergasto106 con li due pastori.

Giustino. Or sì, che padre mio chiamarti io deggio,

Se due volte la vita a me donasti.

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Ergasto. Ho fatto il mio dover... Fermati; io veggo

Una spada. (trova la spada che Giustino adoprò co’ soldati 107
Giustino.   Con questa illustre spada
I carnefici miei respinsi ardito.
Ergasto. E questa la ravvisi? (trova la spada ch’era nel Mausoleo
Giustino.   Unqua non vidi
Brando prezioso tanto. (la prende
Ergasto.   Attendi, attendi...
Una corona. (ritrova la corona ch’era pure nel Mausoleo
Giustino.   Ah padre, a me la porgi.
Oh qual prezioso dono! Oh quale acquisto
Mi concessero i Dei! Tu non conosci,
Ergasto, queste spoglie. Andiam; per via
Tutto ti narrerò. Vieni al mio fianco,
Invitta spada. 108 A debellar l’orgoglio
De’ superbi nemici andrò fastoso,
Poiché brando 109 fatal mia destra impugna.
Cingi le tempia mie, corona eccelsa,
Non per colmar di vanità il mio seno.
Ma per farmi temuto a’ miei nemici.
Tremerà chi mia fama oscurar tenta,
Chi vuol la morte mia. Perfido Amanzio,
Tu primo tremerai. Attendi, indegno,
Nel seno tuo di questa spada i colpi.


Fine dell’Atto Quarto.


Note

  1. Nell’autografo di C. Goldoni si legge: colle sue Guardie ecc.
  2. Ms.: o fidi.
  3. Ms.: In.
  4. Ms.: Questo è.
  5. Ms.: esigge.
  6. Ms.: e alcun di voi che meno ha d’uopo — Di riposar, il perfido Giustino ecc.
  7. Nel ms. c’è punto e virgola.
  8. Ms.: Officiali.
  9. Ms.: da un lato; il resto de1 Soldati ecc.
  10. Ms.: camino.
  11. Ms.: abborrito.
  12. Ms.: leggiera.
  13. Ms.: Giovine.
  14. Nel ms. la semplice virgole.
  15. Ms.: di un Biffolco.
  16. Ms.: prettende.
  17. Ms.: dagl'avi.
  18. Ms.: quiete e riposo?
  19. Ms.: sconvoglie.
  20. Ms.: egl'è.
  21. Ms.: d’accuse incerte.
  22. Ms.: io fui.
  23. Ms.: giugne
  24. Ms.: voleva.
  25. Ms.: difende; e poi uccide e medica.
  26. Ms.: Mi solleva, m’aita; e poi m’imprime e s’invola.
  27. Ms.: è ingrato.
  28. Ms.: arreccar; e poi riccusò.
  29. Ms.: ben io.
  30. Ms.: Come è.
  31. Nel ms. c’è punto e virgola.
  32. Ms.: Costati abbia sospiri, e tanti pianti.
  33. Così segue nell’autografo: Fa, che il collo porgendo al duro giogo — Perdiam la libertà. L’empio, promette — Mille contenti. Il seduttor colora — Tutti i difetti dell’amante e agl’occhi — Della credula Sposa i vizi stessi — Fa che sembrin virtudi. Ah quanto poco — Dura colesto inganno! Appena il primo — Foco s’estingue ecc.
  34. Ms.: mi è.
  35. Ms.: la primiera mia pace?’.
  36. Ms.: Sin ch’avrò.
  37. Così nel ms.; nell’ed. Zatta: ancor.
  38. Così nel ms. Nell’ed. Zatta è atampato: dasse.
  39. Nel ms. c’è punto e virgola.
  40. Ms.: s’avanza.
  41. Ms.: ancor.
  42. Ms.: Lo strale a cui.
  43. Ms.: sotil.
  44. Ms.: questa orrida.
  45. Ms.: e guadagnai con l’oro.
  46. Ms.: provido.
  47. Così il ms. Nell’ed. Zatta: a scender.
  48. Il ms. aggiunge: dalla Torre.
  49. Ms.: abbasso.
  50. Ms.: al.
  51. Ms.: cogli uomini e coi venti.
  52. 11 ms. aggiunge: il cielo.
  53. Ms.: s’inoltra.
  54. Ms.: s’inoltriamo.
  55. Così il ms.; nell’ed. Zatta, per isbaglio: Non.
  56. Ms.: Impetuosa.
  57. Ms.: per il tuo braccio.
  58. Nel ms. c’è punto e virgola.
  59. Ms.: gl’armati.
  60. Ms.: entra con Polimante.
  61. Il ms. aggiunge: di dentro.
  62. Ms.: Tuona, balena e grandina.
  63. Ms.: anco.
  64. Ms.: e d’aspirare.
  65. Ms.: ambizione.
  66. Ms.: i’ son sagrlficato in vano.
  67. Ms.: V’intendo, sì, gonte indiscreta, il passo — Mi affrettate al supplicio.
  68. Ms.: Ma del perfido.
  69. Ms.: ad.
  70. Ms.: gl’altri; e così poi degl’istinti e gl’assalitori'.
  71. Ms.: Li Soldati ch’orano fuggiti, tornano per arrostare Giustino.
  72. Il ms. aggiunge: e con quella.
  73. Ms.: fianco.
  74. Ms.: l’innocenza.
  75. Ms.: se’.
  76. Ms.: ruine.
  77. Così il ms.; nell’ed. Zatta: soccorrino.
  78. Ms.: ch’io.
  79. La parola solo non c’è nel ms.
  80. Ms.: fiacole.
  81. Ms.: leggierezza.
  82. Ms.: escir.
  83. Ms.: mi offerisce.
  84. Ms.: mora.
  85. Ms.: Ogni buon’opra il suo ecc.
  86. Ms.: nell’atto che Vitaliano vuol ferir Giustino, sopragiunge Ergatto, che lo trattiene.
  87. Ms.: mi ascolta.
  88. Nel ms. c’é il punto esclamativo.
  89. Ms.: Preccessor.
  90. Segue nell’autografo: Di più dirotti: — Fui servo in casa tua. Ma l’infelice ecc.
  91. Ms.: fiate.
  92. Il Goldoni aveva stcritto: Sì, ma come in Giustin fra boschi avvezzo; ma poi cassò queste parole.
  93. Ms.: Greche Istorie.
  94. Nel ms. c’è il punto fermo.
  95. Ms.: alevai.
  96. Ms.: di un.
  97. Ms.: condurovvi.
  98. Ms.: Preccedete.
  99. Il Goldoni aveva scritto dietro, ma poi cassò la parola e vi sostituì: lungo.
  100. Ms.: segui.
  101. Così il ms. Nell’ed. Zatta è stampato, per isbaglio: amanti.
  102. Manca qui nel ms. qualunque segno d’interpunzione.
  103. Ms.: la ben comincia.
  104. Il Goldoni aveva scritto la nostra destra, ma vi sostituì: li animi nostri.
  105. Ms.: pure.
  106. Ms.: Giustino, Ergasto, e li ecc.
  107. Ms.: trova la spada con cui Giustino combattè col soldati.
  108. Nel ms. c’è punto e virgola.
  109. Ms.: il brando.