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GIUSTINO 83

SCENA VII.

Giustino incatenato fra soldati.

Balena e tempesta 1 con maggior furia, cadendo anche 2 qualche fulmine.

Giustino. Oh me infelice! Oh crudeltà inaudita!

Perder dovrò le luci? In che peccaro,
Ditemi, gli occhi miei? Ah dispietato
Cesare, il mio delitto è il mio valore!
Lo so pur troppo; il mio valor paventi.
Ah! t’inganni, se me capace credi
D’invidiar il tuo grado, ed aspirare 3
A toglierti dal capo il diadema
Che ti circonda ingiustamente il crine.
Alla folle amhizion 4, al rio sospetto
Vittima io son sacrificata invano 5.
Barbaro, e non paventa i strali ardenti
Di Giove punitor? Ma Giove istesso
Sembra che brami prevenire il colpo
Con i fulmini suoi sovra il mio capo;
Son in odio agli Dei. Se mi vedesse,
In sì misero stato il vecchio Ergasto!
(i soldati lo sollecitano al passo
V’intendo, sì, carnefici, v’intendo 6.
M’affrettate al supplizio. Empi, non sono
Quell’io che vi difese, e che di pugno
Tolse il trionfo all’inimico vostro?
Ingratissimi Greci, empi ministri,
D’Anastasio non già, ma del superbo
Iniquissimo 7 Amanzio. Ah potess’io
Sbranarvi di mia man! Non ho costanza
A sofferir l’aspetto vostro; oggetti

  1. Ms.: Tuona, balena e grandina.
  2. Ms.: anco.
  3. Ms.: e d’aspirare.
  4. Ms.: ambizione.
  5. Ms.: i’ son sagrlficato in vano.
  6. Ms.: V’intendo, sì, gonte indiscreta, il passo — Mi affrettate al supplicio.
  7. Ms.: Ma del perfido.