Flora medico-economica/Classe III

Classe III

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Classe IIIa. Triandria. 3 Stami.

Or.I. Monoginia. Un sol Pistillo.

XI°. Valeriana. Nessun calice. Cor. monopetala posta sopra il frutto ch’è un seme coronato o papposo.

13a V. officinale. Foglie tutte pennato-fesse, seghettate. Fusto striato. Perenne.
Valeriana officinalis. Valeriana silvestre o minore It. ed off.

Fiori bianchi o leggiermente incarnati. Mago Giuo nei prati palu- [p. 9 modifica]dosi in vicinanza alle acque. Perenne.

La radice contiene un’olio volatile, ha odore ircino, grato ai gatti; è di sapore amaretto, aromatico, ed un’eccellente antispasmodico, narcotico, antelmintico, menagogo. Si raccomanda nell’epilessia, isterismo, convulsioni, ipocondria, emicrania, amaurosi incipiente, amenorrea, contro i vermi et La dose della polvere è di gr. XX — XXX. due, tre e quattro volte al giorno. Si fà infuso con Oe. ss — j di radice in lib. j d’acqua. La dose della tintura è d’Oe. ss — j. Alcuni medici italiani di buona riputazione mettono la radice di Valeriana tra i rimedi deprimenti o controstimolanti.

14a. V. locusta. a. Coltivata. Frutto dicotomo, foglie bislunghe, seme semplice nudo.

Valeriana locusta a olitoria. It. Gallinella, Cecerello, Dolcetta, Dolce mangiare, Erba riccia. Ver. Galinela.
Fiori celestognoli. Aprile, Maggio. Nei campi tra le biade. Annua. L’erba tenera somministra un grato cibo in insalata la Quaresima.
Osserv. Qualche anno serve di risorsa alla popolazione col commercio, che se ne fà a Trieste.


XII°. Iride. Cor. divisa in 6 parti, di cui tre alternativamente rivolte all’in giù, ed elevate. Stimmi in forma di petali che coprono gli stami.

15a. I. germanica. Fiori barbuti. Fusto moltifloro più alto [p. 10 modifica]delle foglie spadiformi.

Iris germanica. It. Giaggiolo. Iride pavonazza. Giglio pavonazzo. Ver. Zio paonazzo. Off. Ireos, Irios.

Fiori ceruleo — violetti. Maggio. Sui muri vecchj, sulle colline, sui margini dei campi. Perenne.

Radice d’odor fragrante di viola odorata, acre e corrosiva, si crede espettorante, diuretica, errinna. I fiori pesti misti colla calce danno un bellissimo color verde.

16a. I. pseudoacoro. Fiori imberbi, divisioni alternativamente più piccole dello stimma. Foglie spadiformi affilate. Acoro falso. Iride gialla. Zio zalo.

Fiori gialli. Maggio, Giugno. Comune nei fossi, e lungo le rive dei fiumi. Perenne.

Radice di sapor acre, bruciante, astringente. È proposta come purgante, idragoga nell’idrope. Adoprasi da due ad otto goccie di sugo per volta.


XIII°. Cipero. Glume florali paleacee, embricate per due parti; nessuna corolla, un solo seme nudo.

17a. C. longo. Culmo con tre angoli terminante in ombrella sopraddecomposta, circondata da foglie, i peduncoli nudi, spiche alterne.

Cyperus longus. Cipero dorato. Cunzia. Ver. Quadrel.

Fiori glumacei ferrugineo — porporescenti. Luglio, Agosto, nei luoghi paludosi di tutto il Territorio. Perenne. [p. 11 modifica]

La radice odorosa fu usata come stomatica, menagoga, si masticava(?) da chi aveva ulcere nella bocca, o denti guasti, per corroborare le gingive e correggere il cattivo odore. Serviva anche per dar odore alla polvere di cipria, che si spargeva sui capelli, da cui pare ne avesse questa preso il nome. Si può credere non essere stiriaca poichè tanti pidocchi vivevano sulle incipriate teste.


Ordine II°. Diginia. Due Pistilli.

Osserv. Le piante di quest’Ordine qui descritte appartengono alle gramigne, ed hanno il fusto a nodi ed inguainato dalla base delle foglie, che sono tutte lunghe e strette, o lineari, ed i fiori contenuti in Glume o Loppe detti volg. Bulla; molte glume sono anche sormontate da reste, volg. stacaroni. Danno quasi tutte eccellente pastura ed ottimi foraggi.


XIV°. Panico. Cal. (la glume esterna) di due pezzi.

Cor. (le glumi interne) maggiore del calice bivalve. Glume esterna maggiore dell’interna.

18a. P. Dattilo. Rad. strisciante, spighe dilatate, distese, pelose alla base. Fiori solitarj attaccati ad una sola parte, e disposti in fila.

Panicum dactylon. Gramigna. Capriola. Ver. Gramegna. Of. Gramen.

Fiori verde — rosseggianti Lug. o Ag. o nei campi, e negli orti, [p. 12 modifica] troppo comune. Perenne.

La radice contenente un principio mucilaginoso è molto usata in medicina, entrando nelle pozioni diuretiche, raddolcenti, e nutrienti. Si dà anche ai cavalli col fine di rinfrescarli.

19a. Panico italico. Spiga composta di spighettine aggruppate, mescolate con settole più lunghe dei fiori, i gambetti irsuti.

Panicum italicum. Panico. & Ver. Paniz.

Fiorisce in estate. Venuto dall’India era una volta molto coltivato, ma dopo l’introduzione del formentone è quasi andato in dimenticanza. Serviva di nutrimento all’uomo ed al pollame.

20a. P. piè di gallo. Pannocchiette disposte quasi a due parti, spighette alterne conjugate suddivise, calici ispidi, rachide pelosa alla base ed a 3 — 5 angoli.

Panicum crusgalli. It. P. selvatico. Panicastrella. Ver. Spanochiela. Erba piva. Pavio, e dai Risaj Giavon.

Fiorisce in Luglio, Agosto nei campi, nei paludi, e fin negli orti. Annuo.

Ottima pastura, eccellente foraggio, ma infesta i campi, e più le risaje. I semi potrebbero servire a nutrir i volatili si domestici che selvatici. È il miglio, che si trova nei risi.

21a. P. Miglio. Pannocchia rada, pendente, le guaine delle foglie irsute, Loppe appuntate nervose. [p. 13 modifica] Panicum miliaceum. It. Miglio. Ver. Mei.

Fiorisce in Luglio, Agosto. Si semina nei campi dopo il frumento per mantenere gli uccelli di gabbia. Annuo.

Un tempo si faceva del pane, e prima dell’introduzione del formentone, questo ne faceva quasi intieramente le veci. Nelle vecchi affittanze e censi del Friuli trovasi ancor nominato. Serve molto bene a conservar i frutti d’inverno, ed in scattole piene di miglio si sono spedite delle frutta delicate a Parigi ed a Vienna, che sono arrivate nella freschezza loro naturale.

Osserv. Il miglio nero. Ver. Mei mat, che nasce spontaneo nei nostri formentoni, è una varietà e può servire agli stessi usi.


XV°. Canna. Cal. bivalve contenente uno, raramente più fiori. Cor. bivalve circondata da peli persistenti. Seme libero coperto dalla corolla. Fiori in pannocchia.

22a. Canna domestica. Culmo legnoso alla base, pannocchia diffusa, calici di quasi tre fiori eguaglianti la corolla.

Arundo Donax. It. Canna montana. Ver. Cana vera. C. gargana. Off. Arundo montana. Perenne.

Spighette rossiccie. Agosto, Stre. Coltivasi per gli usi seguenti:

Col fusto si fanno rocche, arcolaj, cañelli e pettini pei tessitori [p. 14 modifica]e servono nei luoghi montuosi per sostegno delle viti.

La radice è diuretica, e scioglie leggiermente il ventre. Se ne fà decotto con O. j — ij in lib. j — ij d’acqua.

23a. C. palustre. Culmo erbaceo, pañocchia rada, con calici di 5. fiori più brevi della corolla.

Arundo Phragmites. It. Cannuccia, Spazzola di palude. Ver. Canela.

Pannocchia violacea, fiorisce in Luglio, Agosto, nei fiumi, nei fossi palustri, e nei campi palustri, ove infesta i raccolti. Perenne.

Le foglie fresche sono appetite dal bestiame bovino, e meglio si usano per lettiera di stalla. Le pannocchie fiorite e non mature servono a far scope. I culmi, volg. la canela, si adoperano per le così dette Grisiole da chiudere il pesce, e per far soffitti e pareti, volg. Paradane, e cannicci, volg. Gardici da allevar bacchi da seta. Tagliati prima che maturino i semi, uniti agli Scirpi e alle Carici formano le così dette Palude da coprir capanne.

Le radici sono riputate diuretiche, furono perciò usate altre volte in medicina, ora nessuno le usa.


XVI°. Stipa. Cal. di due Loppe, l’esteriore terminata da rista lunghissima, attorcigliata, articolata alla base.

24a. Stipa pennata. Reste lunghissime piumose, glabre alla base [p. 15 modifica] Stipa pennata. It. Lino delle fate. Stuzzica orecchie, Sternutella delle Pecore. Stuzzichella. Pennine paradise. Ver. Peneli, Piumini, Penacchini.

Spighette verde — gialliccie. Maggio. Giugno. Sui monti nelle cretaje volg. grise. Perenne.

È pericolosa per le pecore, poichè i semi coperti dalla loppa, scabra di denti rivolti, introdotti tra la lana s’innoltrano nella pelle indi nella carne e sino nei visceri mediante il moto dell’animali, facendolo finalmente perire. Avvi al proposito un’istruzione Governiale col N°. 1937/427 an. 1830. ove trovasi anche la figura. Baccino dice: che le lunghissime sue reste piumose argentine a Gorizia ed a Torino erano adoperate dalle donne per pennacchi. Si possono far con esse anche igrometri. I nostri pastori ne fanno pennelli per giuocare alla palla, ma le nostre contadine non le lasciano portar in casa quando allevano bachi da seta pel pregiudizio, o superstizione che li facciano perire.


XVII°. Segale. Cal. universale di due loppe, che porta fiori, e spesso un terzo gambettato.

25a. S. cereale. Calici aculeato — cigliati, o glume, coi bordi dentellati.

Secale cereale. It. Segala. Ver. Sigala Fio. in Mago. Si coltiva nei campi specialmente nei più magri. Annua. [p. 16 modifica]

La farina nutrisce, e fermentata irrita leggiermente. Si dà ai cavalli per rinfrescarli. Il lievito di segala si usa per la pasta dei sinapismi. Alcuni lo mettono, cotto sotto la cenere, nell’aceto, che si vuol fare, per accelerarne la fermentazione.

Per la Segala cornuta vedasi lo Sclerozio chiodo.


XVIII°. Loglio. Cal. universale di una gluma stabile contenente più fiori, che hanno due glume nel calice parziale.

26a. L. perenne. Spighettine alterne contenenti 8 fiori contigui.

Lolium perenne. Loglierella, Loglio selvatico. Ver. Imbriaghella. Perenne.

Spighette verdi da Maggio all’Autunno. Tra i cereali, sui margini dei campi e in tutti i luoghi erbosi. Perenne.

Ottima pastura, eccellente foraggio, riesce bene per prati artificiali, ed è il vero Ray — Grass degl’Inglesi, migliorato colla coltura.

27a. L. inebbriante. Spighettine per due bande, distanti, compresse con molti fiori.

Lolium temulentum. It. Loglio zucco. Ver. Imbriaga.

Spighe verdi, Mag. o Giu. o Tra i cereali, e troppo frequenti nei frumenti. Annua.

Misto al frumento nel pane produce ubbriachezza, vertigini, cefalalgia, ansamento, dolori di ventre agli uomini, ai cani, ai cavalli, ed a molti altri animali, eccettuati i gallinacei, che di esso si nutrono. Pretendesi anche che sia nocevole alla vista, onde Ovidio disse "Et careant loliis oculos vitiantibus agri".

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XIX°. Frumento. Cal. universale di due loppe concave, ottuse, contenenti circa tre fiori.

28a. F. volgare. Cal. parziali, panciuti, lisci, imbricati, forniti di resta o privi, e contenenti 4 fiori.

Triticum vulgare. It. grano, G. grosso, G. gentile. Ver. Formento.

Fiorisce in Maggio, si coltiva nei campi. Sono due varietà: il grano grosso, detto anche Marzuolo, si coltiva in qualche luogo di montagna; il grano gentile, che si semina in Autunno è il solo coltivato tra noi. Annuo.

Gli usi del frumento per la panificazione sono a tutti noti.

La crusca o semola si usa bollita per fomenti.

29a. F. Spelta. Calici durevoli, cartilaginei, troncati con spuntone e contenenti due fiori fecondi.

Triticum spelta. Scandella. Farro. Ver. Spelta, Faro. Annua.

Si semina in primavera e fiorisce in Maggio. Ha la corolla o glume interna strettamente attaccata al grano, ond’è necessario di brillarlo per mangiarsi in minestra come si costuma.

30a. Frumento strisciante. Radice perenne, che si distende, guainata. Calici acuti di circa quattro fiori.

Triticum repens. Gramigna, Grano canino, Grano delle Formicole. Ver. Sfelza, Gramegna. [p. 18 modifica] Spiga verde — glauca. Giugno, Luglio. Nei campi specialmente arenosi, e nelle siepi. Perenne.

Radice fornita di proprietà diuretica, deostruente; si raccomanda nelle viziature del fegato e della milza, nella dose di Oncie due a tre in due libbre d’acqua bollita sino al consumo della metà.


XX°. Avena. Cal. universale di due loppe contenente molti fiori. Resta attorcigliata sporgente dal dorso della gluma del calice parziale.

31a. A. coltivata. Fiori in pannocchia, due per calice universale, uno dei quali colla resta.

Avena sativa. It. Avena, Vena, Biada. Ver. Vena, Biava.

Glume pallido — verdeggianti. Mag. Giu. Si coltiva nei campi. Annua.

I semi di color bianco o nero somministrano ottima pastura ai cavalli. Sono farinacei, demulcenti(? ), nutrienti e servono all’uso medico in forma di decotto e di cataplasma.

Osserv. L’Avena fatua. Vena selvatica, Gramigna montana. Ver. Vena, Vena matta, nasce nei campi tra il frumento. I suoi semi devono restar molti anni nel terreno senza germogliare, poichè nessuno se ne sviluppa l’anno che si mette il formentone nel campo ove fu il frumento, e molti debbono esservene restati, mentre maturano e cadono prima che si tagli questo. Vanno anzi degli anni che non [p. 19 modifica]comparisce, quando poi all’improvviso, specialmente se si mette più anni di seguito del frumento nello stesso campo, tutto vi si riempie, lo chè ha dato motivo nei contadini all’opinione della trasformazione del frumento in avena. Colle reste di questa si fanno anche igrometri.


XXI°. Orzo. Cal. univ. a forma d’invoglio di sei glume contenente 3 fiori, quel di mezzo senza gambe, i laterali gambettati, spesso sterili.

32a. O. coltivato. Spiga compressa. Tutti i fiori fecondi e colla resta.

Hordeum vulgare. It. Ver. Orzo.

Fiorisce in Maggio. Se ne coltiva più varietà in paese. Annuo.

I semi tanto di questo che del seguente sono mucilaginosi, demulcenti(? ), mollitivi, e la loro tisana vien prescritta nelle malattie ipersteniche principalmente del petto. Si fà anche Birra, Alcoole, ed Aceto.

Osserv. L’orzo celeste. Hord. celeste è una varietà di questo, che si dice anche orzo mondo in Italia, e da noi orzo nudo, serve agli stessi usi, nè ha bisogno d’essere brillato.

33a. O. distico. Spighe piane. Fiori laterali maschj senza resta. Semi angolati, embriciati.

Hordeum disticum. It. Orzola, Scandella. Ver. Scandela. Annuo.

Si semina da alcuni per mangiarsi in minestra, e può servire agli [p. 20 modifica] stessi usi degli antecedenti.

Osserv. L’orzo zeocrito. It. Orzo di Germania. O. perlato, del quale ne ho veduto qualche rara volta da noi coltivato, ma con poca riuscita, è quello del quale si prepara il così detto Orzo tedesco.