Flora medico-economica/Classe IV

Classe IV

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Classe IV. Tetrandria. 4 Stami eguali in lunghezza.

Ordine I°. Monoginia. Un solo Pistillo.

XXII°. Scabiosa. Cal. comune di molte foglie; il parziale o proprio di ciascun fioretto doppio, situato sopra il seme. Ricettacolo con palco, ovvero nudo.

34a. S. campestre. Caule ispido, foglie lineato — pennatofesse, corolle raggianti a 4 divisioni.

Scabiosa arvensis. It. vedovina selvatica. Ver. Vedovela da ampo. Of. Scabiosa.

Fiori celestognoli, o rosseggianti da Giugno all’Autunno nei prati e sui margini dei campi. Perenne.

L’erba di sapor amaretto si usava una volta nei mali cutanei.

Osserv. I. La Scabiosa succisa It. Morso del Diavolo. Ver. Vedovela de prà. Of. Morsus Diaboli, che differisce dalla campestre per aver le foglie intere, elittico — lanceolate, e la radice tronca, onde la è venuto il nome di morso del diavolo, si trova da noi sui prati paludosi ed ha le stesse proprietà ed i medesimi usi della antecedente.

[p. 21 modifica] Osserv. II. La vedovella, che si coltiva negli orti, ed è la Scabiosa atropurpurea Lin. appartiene a questo genere, nè serve che d’ornamento.


XXIII°. Piantaggine. Cal e Cor. a 4 divisioni. Stami lunghi. Capello che s’apre orizzontalmente per mezzo, a due cellette.

35a. P. maggiore. Foglie ovate, nervose, liscie. Scapo e spiga gracili.

Plantago major. It. Petacciola. Ver. Piantàzin maschio.

Fiori bianchi da Giugno in Autunno. Negli orti, nei campi, e nei prati, specialmente umidi, argillosi. Perenne.

Si usava nelle flussioni d’ogni genere, negli sputi di sangue, nella gonorrea, nell’abbondanza de’ menstrui, ora è trascurata. Esternamente giova l’acqua distillata contro leinfiammazioni degli occhi.

Osserv. La Piantaggine mezzana, Plantago media. It. Petacciola anche questa, Ver. Piantàzene, ha le stesse proprietà e gli usi stessi. Così è della Piantaggine lanceolata, che si distingue per avere le foglie lunghe e strette, ed è la Plantago lanceolata It. Piantagine longa. Lanciola. Agnoglosso. Ver. Piantazin longo, chi ha veduto usarsi pesta per le punture delle zanzare, volg. Mossoni con molto vantaggio.


XXIV°. Robbia. Cor. Campaniforme. Due semi baccati.

36a. R. tintoria. Caule aculeato, scabro, circa sei foglie lanciolate disposte in giro al fusto. Le annue pungiglionate. [p. 22 modifica]


Rubia tinctoreum. Ver. Off. Rubia.

Fiori giallognoli in Primavera nelle rupi dei monti verso il mare e particolarmente sui due monticelli dei bagni. Perenne.

La radice rossa di sapor aspro, amaro e astringente, corroborante, diuretica, che colorisce in rosso l’orina e le ossa. Il decotto giova nelle ostruzioni dei visceri, nella rachitide(? ), nella itterizia, amenorrea. La dose è di O. j in lib. iij d’acqua bollita fino alla consumazione della metà. La dose in polvere è di mezza dram.

Si usa dai tintori pel color rosso, al quale oggetto è anche coltivata.


XXV°. Gaglio. Cor. monopetala, piana. Due semi rotondi.

37a. G. vero. foglie ad otto disposte in giro attorno al caule, lineari, solcate. Rami fioriferi, brevi.

Galium verum. Gallio giallo, Caglio, Erba zolfina, Presuola. Ver. Erba conai, Of. Galium luteum.

Fiori gialli odorosi da Giugno ad Agosto. Nei pascoli, nei prati secchi, e sui margini dei campi. Perenne.

Ha avuto il nome dalla sua proprietà di far coagulare, quagliare il latte. L’erba e le cime fiorite di sapor astringente fu usata un tempo nell’epilessia, nell’isterismo e nell’ematuria.

38a. G. molluggine. Foglie a otto intorno al calice, ellittiche, ottusette, terminanti da una punta scabra al margine, fiori in pannocchia diffusa. [p. 23 modifica]


Gallium mollugo. It. Caglio bianco, Rubbia selvatica. Ver. Candeluzze, Conai bianco. Of. Galium album.

Fiori bianchi da Maggio all’estate. Ovunque nei luoghi sterili. Perenne.

Il sugo espresso alla dose di O. v — vj, preso la mattinaa stomaco digiuno si raccomandava un tempo agli epilettici. In anni di carestia si mangiò in inverno colle altre erbe cotte, e si trovava buono.

39a. G. aparine. Cauli ramosi, angolosi. Le carene delle foglie scabre di aculei rivolti all’indietro a 6, od 8 intorno al fusto. Frutti irsuti.

Galium aparine. It. Attaccamani, Appiccamani. Ver. Taccacalze, Of. Aparine. Annua.

L’erba di sapor astringente, che trovasi fiorita con fiori bianchi tutta la primavera nei luoghi coltivati, era lodata per le scrofole e per le malattie cutanee. Si prendeva in dose di O. jv. due volte al giorno del sugo di essa raccolta in primavera.


XXVI°. Corniolo. Cal. di 4 foglie. Petali 4. Ricettacolo nettarifero. Drupa con nocciolo di due cavità.

40a. C. Maschio. Foglie ovate — lanciolate, intierissime, ombrelle eguaglianti l’involucro.

Cornus mascula. It. Crognolo. Ver. Corgnal, Corgnolar. [p. 24 modifica]


Fiori gialli in primavera prima che si sviluppino le foglie. Trovasi nelle siepi e nei boschi specialmente di montagna. Albero.

Legno duro molto utile per lavori di resistenza.

Il frutto mangiabile aspro è astringente, serve a far conserva per fermare le diarree. Il sugo dei frutti alla dose di mezza oncia od una, o i frutti stessi cotti nell’acqua fermano il flusso di ventre. Le bacche del Sanguine, Cornus sanguinea ver Sanzena danno ottimo olio da ardere.


Ordine II°. Diginia. Due Pistilli.


XXVII°. Cuscuta. Cal. diviso in 4 — 5 parti. Cor. monopetalo. Casella con due concamerazioni.

41a. C. europea. Caule filiforme nudo. Fiori sessili. Cor. divisa in 4 — 5 parti. Stami 4 — 5. Stimmi acuti.

Cuscuta europea. It. Granchierella, Cassuta, Epitimbra. Ver. Cuscuta, Erba lova, Of. Cuscuta, Pittimo, Epittimo.

Fiori bianchi o leggermente incarnati. Nei trifogli, e nelle mediche, e talora nelle siepi sopra i rovi, od altre piante. Anna.

Peste dei prati artificiali. Si insegnarono molte ricette per estirparla, ma le più efficaci a mio credere sono quelle di cavarla appena comparisce, prima che abbia maturati i semi, voltare il terreno e riseminarlo. Ottima precauzione giudico anche quella di stacciare i semi delle erbe da seminarsi, con uno staccio, per cui passino i semi della cuscuta, che sono minutissimi, e restino [p. 25 modifica] netti da essi quelli da seminarsi.

Era un tempo decantata come deostruente nelle viziature del fegato e della milza.