Marianna, Reina de' Giudei

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Giovanni Boccaccio - De mulieribus claris (1361)
Traduzione dal latino di Donato Albanzani (1397)
Marianna, Reina de' Giudei
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CAPITOLO LXXXV.

Marianna, Reina de’ Giudei.

Marianna fu ebrea per nazione, nata per Aristobolo, re di Giudea, e d’Alessandra, reina figliuola di Irtario re; e fu di tanta e sì inusitata bellezza per nominanza, che non solamente era creduto che avanzasse in suo tempo in bellezza l’altre donne, ma piuttosto essere immagine divina che mortale1: a [p. 357 modifica]questa credenza fu aggiunto la testimonianza di Marco Antonio triumviro. Aveva Marianna uno fratello nato d’un medesimo padre e di una medesima madre, chiamato per nome Aristobolo, e quello d’una medesima età e uguale bellezza con quella; al quale Alessandra madre dopo la morte d’Aristobolo suo padre, desiderò e procurò che fusse dato lo principato del sacerdozio da Erode re, marito di Marianna; e dicesi, che per conforto di Gallio suo amico, fu mandato dipinta la figura di quegli in Egitto in una tavola per mano d’un ottimo dipintore ad Antonio triumviro, il quale era uomo sommamente lussurioso, per attizzare contro a sè la cupidita di quello, e per quella trarlo a suo desiderio. Le quali immagini come Antonio vide, prima si maravigliò molto, poi, si dice, che disse, che quegli quanto alle bellezze erano figli di Dio certamente, e con sacramento affermò, che non avea veduto in alcuno luogo, nè mai simiglievoli a quegli, non che più begli. Ma ritorno solamente a Marianna: questa benchè fusse per certo di non udita bellezza, ella fu eccellente di grande animo e di gran fortezza. E come ella arrivò ad età di marito, fu data [p. 358 modifica]per moglie a Erode Antipatre, re de’ Giudei, e con sua grandissima sciagura fu sommamente amata da lui per la sua bellezza. E gloriandosi quello, sè solo essere in tutto il mondo posseditore di sì divina bellezza, pigliò sì gran pensiero, che niuno altro potesse essere uguale a lui: e in questo cominciò a temere che Marianna vivesse dietro a lui. E per ischifare quello, essendo mandato per lui in Egitto, dove egli dovè andare ad Antonio per difendersi dall’accusa della morte d’Aristobolo, fratello di Marianna, il quale egli avea morto; e poi dopo la morte d’Antonio dovendo andare ad Ottaviano imperadore a scusarsi dello aiutorio che egli avea dato ad Antonio contro a lui; impose a Ciprinna sua madre e agli amici, che se fusse fatto alcuna cosa da Antonio e poi da Ottaviano, per la quale seguisse la sua morte, o fusse costretto in alcun’altra cosa, incontanente uccidessero Marianna. Questa fu una matterìa da ridersene, lui, in altre cose sagacissimo re, per altrui incerto piacere o utile dolersi, e dopo la sua morte avere invidia. La qual cosa fatta segretamente, Marianna per ispazio di tempo seppe e avendo già per la indegna [p. 359 modifica]morte d’Aristobolo preso maledetto odio contro a Erode, vedendo sè non essere amata, se non per usare sua bellezza, multiplicò l’ira, portando molestamente che egli avesse dannato la sua vita due volte ingiustamente. E benchè ella avesse generato di lui Alessandro e Aristobolo, due bellissimi figliuoli, non potè temperare lo suo pensiero in alcuna cosa: e per questo pensiero essendo stimolata, dispose negare sua lussuria allo amante marito; e dispregiandolo, quasi come in lei fusse risuscitata tutta la virtù dell’antica schiatta reale, con alcuni superbi atti s’ingegnava calcare tutta la sua potenzia, non temendo palesamente dire spesse volte: Erode essere di altra nazione, e non Giudeo, e che egli non era di schiatta reale, anzi uomo di Idumea e senza nobiltà; e che egli non era da avere per moglie una reina, come crudele, superbo, disleale e scellerata bestia. Le quali cose benchè Erode portasse con difficoltà2, nondimeno perchè l’amore lo vietava, non ardiva fare contro a lei alcuna crudeltà. Ma finalmente [p. 360 modifica]procedendo le cose a peggio, secondo che dicono alcuni, avvenne, che Marianna fu accusata a Erode da uno suo donzello contaminato da Ciprinna madre di Erode e da Salamonia sua sorella, alle quali Marianna era sommamente grave: era l’accusa, che Marianna s’era sforzata di contaminare quello famiglio, chè desse a Erode una bevanda amara, la quale ella avea apparecchiata. E secondo che dicono alcuni, avvenne, che di proprio movimento, e non per opera della madre al tempo che abbiamo detto avea mandato la sua bellissima immagine ad Antonio, per trarlo alla cupidità di sè e odio contro a lui, poichè ella avea preso odio contro a Erode. Le quali cose poichè Erode credette; e quello gli faceva credere la malevolenzia di Marianna, irato e acceso di faticoso furore, lamentossi cogli amici in una lunga orazione, e per questo confortandolo quegli, ed Alessandra madre di Marianna per acquistare la sua grazia, fu indotto, ch’egli facesse comandamento ch’ella fusse morta e dannata a pena capitale, come quella che cercava la morte contro alla reale maestà. La quale per certo incitò in sè tanto lo generoso animo, che dis[p. 361 modifica] pregiando la morte, riserbata in sè intiera la bellezza non piegata in alcuna cosa a modo di femmina, udiva tacendo la madre che riprendeva; e con la faccia asciutta guardava gli altri che piangevano; senza alcuna paura come ad allegrissimo trionfo, con lieto volto e non facendo alcuno priego di sua salute, andava alla morte, e quella riceveva dal manigoldo come cosa desiderata. Per la quale sì ferma crudeltà non solamente s’attirò l’odio del crudele ma ella accrebbe alla sua nominanza più secoli, che non avrebbe potuto concedere Erode mesi alla sua vita s’egli fusse stato piegato per lagrime e prieghi.

Note

  1. Betus. Test. Lat. sed cælestis arbitraretur imago potius quam mortalis. Nec credulitati huic Marci Antonii testimonium defuit.
  2. Cod. Cass. chonfinita. Test. Lat. difficultate pateretur.