Compendio storico della Valle Mesolcina/Capitolo XXI

Capitolo XXI

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CAPITOLO XXI.


(dal 1600 al 1700.)


Dissensioni nella Repubblica; comparto; erezione di Fuentes; capitolazione con la Spagna; inaspettato Tribunale e sue sentenze; intrighi esteri; ministro protestante; concessioni parrocchiali; capitolazione con Venezia; G A. Jori; terribile Tribunale di Tosana; sommersione di Piuro; la Valle sulle armi; Tribunal di Tavate; esiliati; occupazione della Valle; massacro nella Valtellina; G. Maggio; perdita d'una Lega; ultimi tentativi dei Trivulzi; introduzione delle Missioni; pace nella Repubblica; nuova legge municipale; s.Armenio e s.Doroteo; decreto della Dieta; disordini di Mesolcina.





Siccome questo Compendio Storico riguarda solo gli avvenimenti della Mesolcina, perciò non mi estenderò sulle dissensioni di religione, di partiti, e sulle guerre civili che succedettero nel restante della Repubblica durante il periodo di questo Capitolo, che su quanto può aver rapporto colla Vaile. Quelle sanguinose discordie, non che lo spaiventevole massacro dei Valtelli[p. 140 modifica]nesi riformati, sono con brevità descritte da tutti i moderni Storici della Svizzera; ma detagliatamente lo sono nell’apposito volume intitolato Storia dei disordini e guerre civili della Rezia di Fortunato Sprecher, istess’autore della Cronica Retica, il quale trovandosi ocular testimonio, scrisse ciò che in quegli infelici tempi accadeva giorno per giorno di rimarchevole.

All’incominciar del XVII secolo esistevano nella Repubblica diverse opinióni di partiti, poiché alcuni favorivano le fazioni della Francia, altri dell’Austria, altri quelle della Spagna e dei Papi.

Nel 1603, la Dieta generale delle Tre Leghe radunata in Tavate, fece un decreto col quale si ordinò che d’allora in avanti tutte le cariche governative, amministrative od altre che la Repubblica manteneva nei paesi sudditi, cioè nella Valtellina e nei due Contadi di Bormio e Chiavenna, fissandole definitivamente a due anni, dovessero essere divise i proporzionatamente fra le Comuni, alle quali solo appartenessero le nomine di quelle che secondo lo stabilito comparto, loro venissero a toccare, ordine che fu sempre con esattezza osservato sin all’epoca della perdita dei detti paesi. Prima di tal decreto la Dieta sola delle Tre Leghe avea indistintamente il diritto di quelle nomine. [p. 141 modifica]Nell'istesso anno 1603 avendo la Repubblica fatta alleanza con quella di Venezia, il Governatore di Milano, sotto il pretesto che con simile nuova convenzione lo Stato della Lombardia, il quale apparteneva in quel tempo alla Spagna, non si trovava abbastanza garantito, fece erigere sull'entrare della Valtellina l’elevato forte di Fuentes.

Sull’esempio d’altre Comuni cattoliche della Repubblica, la Mesolcina conchiuse pure nel 1604, una separata capitolazione con Rodolfo Casati ambasciatore Spagnuolo, rinnovando particolarmente i trattati già esistenti: coi Duchi di Milano concernenti la facilitazione del commercio, e profittevoli riguardo l’introduzione dei commestibili nella Valle; giusto motivo per cui la Mesolcina era in quel tempo più partitante della Spagna, come Sovrana della Lombardia, che della Francia, dell’Austria, dei Papi e di Venezia, le quali potenze tutte palesemente, o in segreto brigavano con somme di danaro, con pensioni e con intrighi di mantenersi e cattivarsi separatamente l'alleanza delle Tre Leghe.

Sotto il pretesto d'impedire il passaggio d'alcune truppe elvetiche, destinata in soccorso di Venezia la quale si trovava allora in sconcerto col Romano Pontefice Paolo V, ma più principalmente perchè il popolo griggione vedeva di [p. 142 modifica]mal occhiò l’erezione di Fuentes che ogni giorno andavasi fortificando ad 0nta dei riclami portati a Milano contro simili preparativi ostili, nel 1607, alcune migliaja d’uomini delle centrali vallate; instigate da Carlo Pasquale ambasciator francese presso la Repubblica, si portarono sotto le lor bandiere in Coira, ove all’improvviso instituirono un tribunal criminale per giudicare i partitanti della Spagna, i quali venivano chiamati traditori della patria, per Capi dei quali il sollevato popolo denunciò Giorgio Beli Podestà austriaco ed il capitano Gaspare Baselga che si trovavano presenti in tal sollevamento, e presi furono condannati da quel focoso Tribunale ad essere decapitati, ciocché avvenne in quel luglio sulla pubblica piazza di Coira.

Il violento Tribunale proseguì a far incarcerare, condannare ed esiliare tutti quei che capricciosamente sospettava essere stati in qualche maniera traditori della patria, i beni dei quali venivano pure confiscati.

Quel dispotico Tribunale sapendo che la Mesolcina si era d'accordo dichiarata partitante della Spagna, spedì una sentenza di bando contro Nicolao à Marca, Antonio à Sonvico, Giuseppe Nigris, Gaspero Merini, Battista del Zoppo, Orazio Molina e Gio. Antonio Jori, che [p. 143 modifica]erano in quel tempo i primi Magistrati e gli uomini che possedevano la generale stima della Valle, i quali forse per non comprometterla si ritirarono dal loro paese.

Finalmente dopo ingiuste numerose condanne, il Tribunale di punizione, per intervento dei confederati, si mitigò, e portò la sua residenza in Iante, da dove rivocò il bando stato lanciato contro tanti innocenti, fra i quali quelli della Mesolcina erano pure compresi.

Dopo quell’anno la Repubblica si trovò per luogo tempo agitata causa le differenti opinioni di partiti che si volevano sostenere, ed a motivo anche delle dissensioni di religione. Gli Ambasciatori della Francia, della Spagna e e di Venezia per mezzo di danari e d'intrighi, eccitando le discordie fra le Comuni, cercavano di mantenersi separatamente l'alleanza dei Griggioni, ciocché fu motivo che insorgessero quelle lunghe sanguinose guerre civili, le quali unite alle barbare sentenze dei dispotici Tribunali ridussero poi l'intero paese nelle più grandi calamità.

Alcuni giovani Mesolcinesi imbevuti d’innovazioni, si valsero dei generali disordini che in quel tempo esistevano nella Repubblica per convenir fra di loro di spargere la voce che il Governo delle Tre Leghe volendo rinnovare l'ese[p. 144 modifica]cuzione del decreto sulla libertà di religione, avea ordinato di spedir anche nella Mesolcina predicatori riformisti; frattanto essi chiamarono in occulto nel 1608 dagli oltramontani paesi un credulo ministro protestante, il quale giunto nella Valle, stimò però prudente di tenersi celato in una casa di Mesocco, aspettando il favorevol momento d’una buona riuscita nella sua impresa. La riunione dei Vallerani partitanti della riforma era fissata per la seconda domenica d’aprile nell’Oratorio di s.Giuseppe in Mesocco. A tutti quei conosciuti intrighi, la popolazione si commosse per niente; solo nell’antecedente notte di quella domenica si levò la piccola campana di detto Oratorio, rimpiazzandola con una scopa formata di cespugli, e sul muro della chiesa si aveano delineate con carboni mordenti satire e fiere minaccie contro i pazzi riformatori1. All’indomani il nuovo intruso oratore, si portò sul fissato luogo, ove credeva d'essere accolto con applausi; ma vedendosi in vece deriso ed attorniato da soli pochi sgomentati partitanti, stimò opportuno di riprendere nell’istesso giorno la strada d’onde era venuto: e d’allora in poi la Mesolcina non fu più molestata per cose di riforma ecclesiastica. [p. 145 modifica]All’occasione che Giovanni Aspermont Vescovo diocesano si portò nel 1611 in visita nella Mesolcina, concesse a tutte quelle Comuni delle due Valli che non erano parrocchie d’esser Cure separate, però senza pregiudizio dei diritti sopra le quali aveva il Capitolo di s.Vittore. Le sole tre chiese di Cabbiolo, di Leggia, e di Castaneta restarono filiali; la prima della parrocchia di Lostallo, la seconda di Cama, e la terza di Santa Maria di Calanca. Le due prime ottennero però il diritto d’esercitare le funzioni parrocchiali.

La Mesolcina, come anche molte altre Comuni della Repubblica conchiusero nel 1613 separate capitolazioni coll'Ambasciatore di Venezia quantunque esistessero delle severe proibizioni emanate dalla Dieta generale delle Tre Leghe contro qualunque ingaggiamento per le estere Potenze, e sebbene gli altri Ambasciatori, particolarmente il Francese, facessero del tutto per impedirle. Fra i quaranta Capitani che in quell'occasione le Comuni capitolanti fornirono a Venezia, cinque erano Mesolcinesi che Sprecher nella sua Storia delle guerre della Rezia nomina pure, cioè Gio. Antonio a Marca, Giacomo Tognola, Valentino Raguzini, Lazzaro Righetti, e Giacomo Pedrosi. [p. 146 modifica]Nel 1618, in luglio si stabilì in Tosana un nuovo straordinario Tribunale di punizione, composto di venticinque membri, la maggior parte dei quali erano ministri riformati, e che per le sue numerose barbare sentenze sorpassò in crudeltà tutti gli antecedenti. Come traditori della patria, sopra semplici sospetti, o vendicative accuse, condannava a morte, esiliava, o castigava in grosse somme di danaro. I Mesolcinesi stati colpiti di bando colla confisca dei loro beni, per sentenza di quel Tribunale erano i sette già nominati che lo furono da quello di Coira, il Vicario apostolico Giacomo Toscano, ed i cinque Capitani che avevano preso servizio sotto Venezia; sentenza che per risoluta unanime opposizione dei Vallerani non fu però effettuata nella Mesolcina. Col finir dell’anno quel terribile Tribunale si sciolse pure.

Nella notte del 4 settembre del sopraccitato anno la Repubblica perdette Piuro, uno dei più ricchi e belli borghi che possedeva nelle sue provincie suddite. Dopo alcuni giorni di dirotta pioggia, le cime diroccate della montagna Conto si staccarono improvvisamente, e seppellirono quel borgo col vicino paese di Cilano e tutti i loro’ abitanti in numero di due mila sei cento persone, fra le gnali si trovarono pure alcuni Mesolcinesi che colà abitavano come bottegai. [p. 147 modifica]Di quel disgraziati Vallerani non ci è restato il nome che di N. Sacco ivi piazzato in qualità di segretario presso Andrea Nassau allora Podestà del sotterrato Piuro.

Il 1619, fu per la Repubblica l'anno in cui insorsero le maggiori sanguinose intestine guerre civili di religione e di partiti. Le numerose ingiuste sentenze del terribile Tribunale di Tosana dell’anno antecedente furono motivo che le Comunità cattoliche della Lega Grigia si sollevassero gridando vendetta contro le violenze del partito francese. Sotto il lodevole fine di mantenere la libertà di religione, di proteggere gl'innocenti condannati, e difendere la patria in pericolo, i Longanezzi furono i primi che presero le armi, ai quali, per intelligenza segreta, s’unirono tosto quei di Dissentis ed i Mesolcinesi, ciascuno sotto le proprie bandiere. La convenuta riunione generale ebbe luogo al primo di maggio nei contorni di Coira, da dove si prevenirono tutte le altre Comunità del loro disegno. Questo movimento fu cagione che l'intera Repubblica si metesse sulle armi per sostenere i differenti contrattati partiti, per cui succedettero vari sanguinosi conflitti, ove eziandio alcuni Mesolcinesi rimasero vittime.

In giugno si costituì in Coira un Tribunale, il quale annullò, o mitigò le sentenze di quel [p. 148 modifica]di Tosana, condannando tutti i giudici che ne avevano fatto parte; ma poco dopo il partito francese che era divenuto il più forte, disperse le truppe che si trovavano in Coira e ne’ suoi contorni accampate, e stabilì una nuova corte di giustizia che fu poi trasferita in Tavate, chiamata Tribunale neutrale, il quale primieramente abolì le sentenze di quello di Coira, confermando invece e raggravando quelle di Tosana, indi durante l'anno di sua prepotente esistenza lanciò nuove crudeli sentenze, massime contro il partito cattolico.

Entrando nel 1620, la Repubblica si trovava negli stessi politici disordini come lo era nell’anno antecedente. Gli esiliati condannati griggioni non trovando più alcun appoggio, combinarono coi nemici della patria, e sapendo che la Mesolcina era generalmente più partitante della Spagna, che di qualunque altro Stato, una quantità d’essi vi si introdusse, perchè accolti senza opposizione. Tosto che la Dieta delle Tre Leghe, allora riunita per provvedere sui mezzi di rimettere il buon ordine nella comune desolata patria, seppe che nella Mesolcina e sui confini verso Bellinzona si trovavano ricoverati molti de’ suoi esiliati, e che il loro numero andava giornalmente crescendo, invitò, nel mese di giugno, gli abitanti delle più vicine oltramontane Comunità [p. 149 modifica]delle Valli di Reno e Sessame affinchè frattanto si rendessero nella Mesolcina per iscacciare i faziosi; ma come questi erano in più gran numero e muniti anche di piccoli pezzi di campagna, respinsero gli assalitori al di là della montagna con perdita d’ambe le parti. Gli abitanti della Valle Calanca e pochi Mesolcinesi, sotto la direzione del loro compatriota Martino Bronda, avevano abbracciata la causa degli esiliati e fatto parte di quella spedizione. Ciò successo si sparse ben presto la voce in tutto il paese che gli esiliati traditori della patria assistiti da molti altri banditi erano entrati nella Valle coll'intenzione d’internarsi nella Repubblica per vendicarsi, per cui la maggior parte delle Comuni spedirono senza indugio volontari alla volta della Mesolcina, ove arrivati in numero di due e più mila uomini, inseguirono i ribelli sino al Ticino, mentre alcuni Calanchini vi perdettero la vita; ma la Mesolcina con grande suo aggravio restò occupata da un gran numero dei suoi propri concittadini, che giornalmente vi arrivavano da ogni parte della Repubblica, tumulto che durò quaranta giorni, dopo i quali sulla ricevuta infausta notizia che gli Austriaci erano sul punto d’entrare nel paese dalla parte di Coira essi abbandonarono la Valle, al 16 luglio, non restandovi che due compagnie per custodirla, [p. 150 modifica]comandate da Giovanni fratello del rinomato storico Fortunato Sprecher.

Durante la dimora delle truppe nella Mesolcina, il Governo delle Tre Leghe spedì una deputazione per obbligare la Calanca a giurare di non più prendere le armi senza suo ordine.

Frattanto gli espulsi coi loro seguaci venivano riuniti nei contorni di Bellinzona dal Comasco Giulio della Torre, e condotti sul lago di Como, ove si associarono alla banda sanguinaria del Valtellinese Giacomo Robustelli, quali due principali Capi della ribellione di Valtellina, di accordo coi nemici della Repubblica e dei protestanti, incoraggiti e sostenuti anche dal Governator di Milano, avevano nella Lombardia raccolta una quantità di ladri, di banditi e di vagabondi per effettuare la combinata strage di tutti i riformati della Valtellina, qual crudele massacro cominciò al 20 luglio nel borgo di Tirano, e così durante alcuni giorni seguì nel restante di quella Valle. D’allora in poi sino alla pace, la Valtellina non fu che il teatro di continue guerre e miserie.

Pervenuta nella Mesolcina quella funesta novella, le due compagnie che erano stazionate nella Valle, partirono senza ritardo per Coira, e subito dopo certo Giovanni Maggio di Roveredo partitante papista e contrario ai rifor[p. 151 modifica]mati, ma che avea qualche riputazione nel paese, perchè era stato Podestà in Valtellina, riunì in due giorni un corpo di volontari in numero di sessanta risoluti e ben armati Vallerani, e messosi alla lor testa, traversò la montagna di s.Jori per rendersi nella Valtellina affine di unirsi agli altri confederati che si dicevano essere dai paesi dei Griggioni discesi in quella Valle per rimettervi il buon ordine; ma arrivato il distaccamento a Fuentes, non gli fu permesso di portarsi più oltre, bensì di colà accampare. I ben intenzionati volontari Mesolcinesi vedendo d’essere stati traditi, perchè certamente s’avvidero che Maggio era segreto partitante del Governator di Milano, si ribellarono contro il loro condottiero, e rifiutandosi di dimorare in quei contorni, piuttosto che azzardarsi d’avanzare, rientrarono in ordine alle lor case. Si seppe poi che Maggio restò in una scaramuccia vicino a Sondrio vittima del suo tradimento.

Nel 1621, in autunno un numeroso esercito austriaco comandato dal Generale Baldiron penetrò nella Repubblica, e ridusse a forza di crudeltà la Lega delle Dieci Diritture sotto la Potenza austriaca.

L’orribile carnificina commessa sui protestanti della Valtellina e la ridotta sudditanza della suddetta Lega, furono origine che tutta la Re[p. 152 modifica]pubblica venisse? durante altri dieciotto anni immersa nelle più grandi calamità, giacché oltre d’essere stata agitata dalle allora esistenti dissensioni di religione e di partiti, essa dovette ancora sostenere sul proprio suolo molti sanguinosi conflitti, particolarmente contro gli Austriaci.

Teodoro erede di Raffaele Trivulzio prevalendosi di quei torbidi tempi, ma più sulle armi e protezione della Spagna, nel febbrajo del 1623, brigò per mezzo di salariati emissari, e sotto l'istesso frivol pretesto del suo antecessore di poter nuovamente entrare in possesso della Mesolcina, la quale unanimamente giurò di voler conservare a qualunque prezzo la sua conquistata avita libertà ed indipendenza. Il mal consigliato pretendente vedendo tal unanime risoluzione de’ Mesolcinesi, desistette dalle sue riconosciute ingiuste pretensioni, e d’allora in poi la Mesolcina non fu più molestata per tale oggetto.

La Comune di Soazza trovandosi senza Curato, e non sapendo come provvedersene per mancanza di soggetti nel Clero secolare, del quale in quel tempo la Valle penuriava, invitò nel 1635, i due PP. Cappuccini che da pochi mesi si trovavano, non senza contraddizione, in Roveredo, stati colà spediti come Missionari per opera di Giuseppe Moro Vescovo diocesano, [p. 153 modifica]quai due religiosi accettarono, con le convenute condizioni, l'offerta Missione e Cura d’anime.

Alla fine dopo tanti disastri, l'oppressa e smembrata, ma non avvilita Repubblica, riacquistò nel 1639, la sua antica quiete per mezzo di rinnovati patti d'alleanza che la fecero pure rientrare in possesso de’ suoi paesi sudditi, e quattro anni dopo la Lega delle Dieci Diritture fu di nuovo unita alle altre due, la quale poi più tardi ottenne a contanti la totale sua libertà e indipendenza simile a quella che possedeva il restante della Repubblica.

Nell’istesso 1639, sull’eaiempio di Soazza, le due Comuni di Santa Maria di Calanca e Lostallo si provvidero ciascuna di due simili Missionari per loro Curati.

Lo stesso fece nel 1640 la Comune di Cama.

Nel 1645, si accettarono unanimamente nell'ordinaria annua Centena li riformati Statuti e Capitoli d’una nuova legge municipale sì civile, che criminale per l'intera Mesolcina, come furono proposti dalla Commissione nell'antecedente anno espressamente nominata. Questa legge fu poi chiamata Statuti di Martinone, nome del pubblico Mesolcinese notaro che ne fece e distribuì le prime copie.

Nel 1659 la Comune di Sta. Domenica si provvide pure di due Curati Missionari, alla qual Cura s’unì la Comune di Rossa. [p. 154 modifica]Nel 1662, la Matrice parrocchiale chiesa di Santa Maria di Calanca venne ornata del corpo di s.Armenio martire, stato trovato nelle catacombe di Roma, il qual corpo per mediazione di Federico Borromeo allora Nuncio apostolico in Isvizzera, e per cura del Curato Padre A. da Gravedona, fu trasportato nella detta parrocchia al di 7 Giugno, giorno proprio in cui quella popolazione festeggia tal Santo,

Il Cavaliere Giacomo Mazio di Roveredo, il quale abitava in Roma, ottenne da Alessandro VII. allora regnante Pontefice il corpo di s.Doroteo martire cavato dalle catacombe di s.Calisto per uno dei protettori di sua patria. Le reliquie del Santo arrivarono in Roveredo la seconda festa di Pentecoste dell’anno 1664, e furono con pompa deposte nel Santuario della Madonna del Ponte, in qual giorno vi si fanno le religiose annuali funzioni: secondo Santo corpo che si venera nella Mesolcina.

Nel 1668, la Comune di Mesocco dimandò ed ottenne due cappuccini in qualità di semplici Missionari, giacché essa possedeva di già due Canonici per parrochi.

Nel 1679, la Comune di Rossa si divise dalla Cura di Santa Domenica, e separatamente ottenne due Curati Missionari. [p. 155 modifica]Monsignor Ulderico de Mont Vescovo di Coira per togliere alcune contese che esistevano fra due sacerdoti secolari riguardo la Cura di Grono, quella pure provvide nel 1684, sulla dimanda della popolazione, di due Missionari come Curati.

Causa l'improvvisa morte del parroco di Verdabbio, quella Comune fu tosto provveduta nel 1691, d’un Curato Missionario, qual nomina diede la prima spinta al Clero secolare per riclamare presso le Autorità competenti contro i cappuccini che andavano insensibilmente a suo pregiudizio occupando le Cure della Valle. Anche il partito secolare dei preti ricorse spontaneamente per l'istesso fine alla Dieta generale delle Tre Leghe, la quale sotto il 24 settembre del sopraccitato anno decretò, che i PP. cappuccini fossero licenziati, ed in loro luogo sopra i beneficj venissero promossi i figli della patria.

In luglio 1692, Monsignor Ulderico Federspiel Vescovo diocesano si portò in persona nella Mesolciha affine di comporre in pace gli ecclesiastici insorti contrasti, determinando due principali punti, cioè: che la Cura di Grono, spirati li dieciotto anni stati convenuti colla Missione, dovesse di nuovo essere rimessa in mano del Clero secolare, e che quella di Verdabbio [p. 156 modifica]'venisse occupata da un prete vallerano, ciocchè subito si effettuò con apparente soddisfazione e calma dei malcontenti.

Nuovi disordini insorsero in parecchie Comuni della Valle nel 1695, per aver voluto tentare d’eseguire il citato decreto della Dieta generale; ma i più gravi ebber luogo nel mese d’ottobre in Mesocco, essendo quei due residentivi Canonici stati con violenza scacciati dalle loro case parrocchiali con pena, ordinata dalla maggioranza de’ Comunisti, di dieci fiorini a chi dava loro ricovero. Poco dopo simili torbidi, per assoluto comando del Vescovo diocesano, i detti due Canonici rimessi vennero in possesso dei loro diritti.

  1. L.Truog, Storia della Riforma dei Griggioni, pag. 94.