delle Valli di Reno e Sessame affinchè frattanto si rendessero nella Mesolcina per iscacciare i faziosi; ma come questi erano in più gran numero e muniti anche di piccoli pezzi di campagna, respinsero gli assalitori al di là della montagna con perdita d’ambe le parti. Gli abitanti della Valle Calanca e pochi Mesolcinesi, sotto la direzione
del loro compatriota Martino Bronda, avevano abbracciata la causa degli esiliati e fatto parte di quella spedizione. Ciò successo si sparse ben presto la voce in tutto il paese che gli esiliati
traditori della patria assistiti da molti altri banditi erano entrati nella Valle coll'intenzione d’internarsi nella Repubblica per vendicarsi, per cui la maggior parte delle Comuni spedirono
senza indugio volontari alla volta della Mesolcina, ove arrivati in numero di due e più mila uomini, inseguirono i ribelli sino al Ticino, mentre alcuni Calanchini vi perdettero la vita; ma la Mesolcina con grande suo aggravio restò occupata da un gran numero dei suoi propri concittadini, che giornalmente vi arrivavano da ogni parte della Repubblica, tumulto che durò quaranta giorni, dopo i quali sulla ricevuta infausta notizia che gli Austriaci erano sul
punto d’entrare nel paese dalla parte di Coira essi abbandonarono la Valle, al 16 luglio, non restandovi che due compagnie per custodirla,