Vangeli apocrifi/I vangeli dell'infanzia del Signore/Lo Pseudo Matteo/Parte prima

Lo Pseudo Matteo - Parte prima

../Prologo ../Parte seconda IncludiIntestazione 20 maggio 2024 75% Da definire

Lo Pseudo Matteo - Prologo Lo Pseudo Matteo - Parte seconda

[p. 157 modifica]

PARTE PRIMA.

I.

1. A que’ tempi c’era in Gerusalemme un uomo di nome Gioacchino della Tribù di Giuda1. Ed era il pastore delle sue pecore, temendo Dio nella semplicità e bontà sua. Non altra cura aveva se non delle sue gregge, col frutto delle quali manteneva tutti i timorati di Dio; e doni doppi offriva a quelli che lavoravano nel timor di Dio e nella dottrina, e (doni) semplici (offriva) a quelli che li servivano. Pertanto, sia degli agnelli, sia delle pecore, sia delle lane, sia d’ogni altra sua cosa che possedesse, faceva tre parti: una la dava alle vedove, agli orfani, ai pellegrini e ai poveri; un’altra ai timorati di Dio; la terza la riservava a sé e alla sua casa2.

2. E mentre egli faceva così, Dio moltiplicava le sue gregge, sicché non v’era simile a lui nel popolo d’Israele. E aveva cominciato a far così sin dal quindicesimo anno della sua età. Quand’ebbe poi vent’anni, [p. 159 modifica]prese in moglie Anna, figliuola d’Isachar della sua tribù, cioè della stirpe di David. Ma pur essendo restato con lei per lo spazio di venti anni, non ne aveva avuto né figli né figlie3.

II.

1. Ora avvenne che, ne’ giorni festivi, tra coloro che offrivano incenso al Signore stesse (anche) Giovacchino, preparando le sue offerte alla presenza di Dio. E avvicinandoglisi uno scriba del tempio4 di nome Ruben gli disse: «Non t’è lecito di star tra quelli che fanno sacrifizi a Dio5, perchè non t’ha benedetto Iddio, sì da concederti prole in Israele». Onde svergognato alla presenza del popolo, s’allontanò dal tempio del Signore piangendo, e non tornò a casa sua, ma se n’andò presso le sue bestie, e menò seco i pastori tra i monti in una terra lontana; sicché per cinque mesi nessuna notizia potè aver di lui la sua moglie Anna.

2. Ed essa piangeva pregando e diceva: «O Signore, fortissimo Dio d’Israele, giacchè non m’hai dato figliuoli, perchè m’hai tolto anche il mio marito? Ecco infatti cinque mesi che passano, e mio marito non lo vedo. E non so (neppure) s’è morto, chè almeno gli avrei potuto dar sepoltura». E mentre fortemente piangeva nell’orto della sua casa, sollevando gli occhi al Signore nell’orazione vide un nido di passerotti sur un albero d’alloro, e levò la voce con un gemito al Signore, dicendo: «Signore Dio onnipotente, che hai dato figliuoli a ogni creatura, alle bestie feroci, ai giumenti, ai serpenti, ai pesci, agli uccelli, e tutti godono di figliuoli, me sola tu escludi dal dono della tua benignità? Tu sai, o Signore, che ho fatto voto, al principio del matrimonio, che se tu m’avessi dato un figliuolo o una figliuola l’avrei offerto a te nel santo tuo tempio».

3. E mentre così parlava, subito le apparve dinanzi un angelo del Signore, dicendo: «Non temere, o Anna, perchè è nel consiglio di Dio che tu abbia un rampollo; e ciò che nascerà da te sarà oggetto d’ammirazione tutti i secoli sino alla fine». E detto questo, si dileguò da’ suoi occhi. Ma lei tutta tremante e spaventata per aver visto tale visione e [p. 161 modifica]sentito tal discorso, entrò in camera e si gettò sul letto quasi morta, e tutto il giorno e la notte rimase in gran tremore e in preghiera.

4. Poi chiamò a sé la sua ragazza e le disse: «Tu mi vedi delusa dalla vedovanza e stretta nell’angustia, e non hai neppur voluto venir da me?». E quella mormorando rispose così: «Se Dio ha chiuso il tuo seno e t’ha tolto via il tuo marito, che posso farti io?». E Anna sentendo questo piangeva ancor più.

III.6

1. In quel tempo medesimo apparve un giovane tra i monti, dove Gioacchino pasceva le gregge e gli disse: «Perché non ritorni dalla tua moglie?». E disse Gioacchino: «L’ho avuta per venti anni, e ora, perché Dio non ha voluto che avessi figliuoli da lei, me l’han rinfacciato e sono uscito con ignominia dal tempio di Dio. Perché tornerei da lei, rigettato già e disprezzato una volta? Starò qui con le mie mandre, fino che Dio vorrà concedermi la luce di questo mondo. Ma per mano de’ miei servi renderò volentieri ai poveri, alle vedove, agli orfani e ai timorati di Dio la parte loro».

2. E detto che ebbe questo, il giovane gli rispose: «Io sono un angelo del Signore, che sono apparso oggi alla tua moglie piangente e pregante, e l’ho consolata: sappi che dal tuo seme essa ha concepito una figliuola. Questa starà nel tempio del Signore, e lo Spirito Santo riposerà in lei; la sua beatitudine supererà (quella di) tutte le sante donne, sicché nessuno potrà dire che ci fu l’uguale prima di lei; ma anche dopo di lei non verrà mai la simile in questo mondo. Perciò scendi da’ monti e ritorna dalla tua consorte, e la troverai che ha (una crea[p. 163 modifica]vocavit tura) in seno; perché Iddio ha suscitato un germe in lei, sicché devi ringraziare Dio; e questo germe sarà benedetto, ed essa stessa sarà benedetta e stabilita madre di benedizione eterna».

3. E Gioacchino adorandolo gli disse: «Se ho trovato grazia dinanzi a te, siedi per un poco nella mia tenda (Gen., 18, 3 sg.) e benedici me tuo servo». E l’angelo gli disse: «Non chiamarti mio servo, ma mio conservo7; perché siam servi (tutti e due) d’uno stesso Signore. D’altra parte8, il mio cibo è invisibile, e la mia bevanda non può esser bevuta da uomini mortali; e perciò non mi devi chiedere ch’io entri nella tua tenda; ma quello che volevi dare a me, offrilo a Dio in olocausto»9. Allora Gioacchino prese un agnello senza macchia e disse all’angelo: «Non avrei mai osato offrire un olocausto a Dio, se il tuo comando non mi desse la potestà10 d’offrirlo». E gli disse l’angelo: «Neppure io t’inviterei ad offrirlo, se non conoscessi la volontà del Signore». E avvenne, mentre Gioacchino offriva il Sacrifizio a Dio, che insieme con l’odore del sacrifizio, per così dire col fumo, l’angelo salì al cielo11.

4. Allora Gioacchino cadde bocconi e giacque (così) dall’ora sesta del giorno sino alla sera. Or quando vennero i suoi servi e mercenari, non sapendo di che si trattasse, si spaventarono, credendo che si volesse uccidere, e gli s’accostarono e a stento lo levaron su di terra. Ma come ebbe raccontato loro ciò che aveva visto, presi da gran stupore e ammirazione l’esortavano a compiere senz’indugio il comando dell’angelo e tornarsene prontamente dalla sua con sorte. E discutendo Gioacchino nell’animo suo se dovesse ritornare, accadde che fu invaso da sopore, ed ecco l’angelo che gli era apparso da sveglio gli apparve (novamente) in sogno dicendo: «Io son l’angelo, datoti da Dio per custode: scendi sicuro e ritorna da Anna, perché le opere di misericordia che tu e tua moglie Anna avete fatte, sono state riferite al cospetto dell’Altissimo (Tob., 3, 25; Atti, 10, 4) e un germe tale v’è stato dato, quale mai non ebbero dal principio, né avranno, né profeti né santi». E allora, quando Gioacchino si svegliò dal sonno, chiamò a sé i suoi pastori12 e signi[p. 165 modifica]ficò loro il suo sogno. E quelli adorarono il Signore, e dissero: «Bada di non disprezzare più a lungo l’angelo di Dio; ma sorgi e partiamo, e lentamente, facendo pascolare (le nostre mandrie), andiamo».

5. E dopo trenta giorni di cammino, quand’erano già vicino, un angelo del Signore apparve ad Anna che stava in orazione, dicendole: «Va alla Porta ch’è detta d’oro13 e fatti incontro a tuo marito, perché verrà da te oggi». E lei prontamente v’andò con le sue serve, e stando là a quella porta si mise a pregare. E aspetta aspetta, quando veniva già meno per la lunga aspettativa, sollevando gli occhi vide Gioacchino che veniva con le sue mandrie. E Anna correndogli incontro gli s’appese al collo (Lc., 15, 20) rendendo grazie a Dio e dicendo: «Ero vedova ed ecco non lo son più, ero sterile ed ecco ho già concepito». E ci fu gran gioia fra tutti i suoi vicini e conoscenti, sicché tutta la terra d’Israele si rallegrò di quella notizia14.

IV.

Dopo ciò, compiuti nove mesi, Anna partorì una figliuola e le pose nome Maria15. E avendola slattata16 il terzo anno, Gioacchino e Anna sua moglie andarono insieme al tempio del Signore, e offerendo vittime al Signore consegnarono la loro bimbetta Maria per abitare insieme con le vergini, che giorno e notte perduravan nelle lodi di Dio.

E quella, posta dinanzi al tempio del Signore, salì di corsa i quindici gradini17 senza neppur guardare indietro, né darsi pensiero de’ genitori come sogliono i bimbi. Di che tutti restaron stupiti, così che anche gli stessi pontefici del tempio si meravigliavano.

V.

Allora Anna, ripiena di Spirito Santo, disse alla presenza di tutti:

«Il Signore Iddio degli eserciti s’è ricordato della sua parola e ha [p. 167 modifica]cum visitato il suo popolo (Lc., 1, 68; 7, 16 ecc.) con la sua santa visita, per umiliar le genti che insorgevan contro di noi e volgere a sé i loro cuori: ha aperto i suoi orecchi alle nostre preghiere e ha rimosso da noi gl’insulti de’ nostri nemici. La sterile è diventata madre, e ha generato esultanza e letizia in Israele. Ecco che potrò fare offerte al Signore, e non potranno impedirmelo i miei nemici18. Il Signore volga i loro cuori verso di me, e dia a me gioia sempiterna».

VI.

1. Or Maria era in ammirazione presso tutto il popolo. E avendo (appena) tre anni, camminava con passo così maturo, e così perfettamente parlava e con tanto ardore s’applicava alle lodi di Dio, che non si sarebbe detta una bimbetta, ma una persona grande; e tanto assidua era nelle preghiere, quasi avesse già trent’anni. E il suo volto risplendeva come la neve, sicché a stento si poteva guardarla in faccia. Era poi assidua ai lavori della lana e tutto quello che le donne anziane non eran (mai) riuscite a fare, essa, in così tenera età, lo faceva agevolmente.

2. S’era imposta poi questo regolamento: dalla mattina sino all’ora terza attendeva alle preghiere; da terza sino a nona s’occupava ne’ lavori del tessere; da nona in là ripigliava di nuovo la preghiera ininterrottamente, sino a che le appariva l’angelo del Signore, dalla cui mano riceveva il cibo; e sempre meglio progrediva nelle lodi di Dio. Finalmente, con le vergini più anziane, s’istruiva talmente nelle lodi di Dio, che nessuna ormai si trovava che fosse più sollecita di lei nelle veglie, più istruita nella sapienza della legge di Dio, più umile nell’umiltà, più aggraziata ne’ canti davidici, più gentile nella carità, più pura nella castità, più perfetta in ogni virtù. Perché era costante, salda, immutabile, e ogni giorno progrediva in meglio.

3. Nessuno la vide adirata, nessuno mai l’udi sparlare. Ma ogni suo discorso era così pieno di grazia, che si capiva che sulle sue labbra c’era Dio. Era sempre intenta all’orazione e alla meditazione della Legge, e si dava cura delle sue compagne, che nessuna di loro peccasse sia pure con una sola parola, che nessuna alzasse la voce nel ridere, nessuna si lasciasse andare a ingiurie o superbia verso qualche sua pari. Senza interruzione benediceva Dio, e per non esser distolta dalle lodi di Dio neppur nel salutare, se qualcuno la salutava, essa a mo’ di saluto rispondeva: «Deo gratias». E da lei appunto è poi venuto, che gli uomini [p. 169 modifica]salutandosi rispondano: «Deo gratias»19. Ogni giorno si ristorava col cibo che riceveva per mano dell’angelo, con quello soltanto; quello invece che otteneva da’ pontefici lo distribuiva ai poveri. Di frequente si vedevano gli angeli a parlar con lei, e le ubbidivano quasi intimi amici. Se poi qualche ammalato la toccava, subito se ne tornava a casa sano e salvo.

VII.

1. Allora il sacerdote Abiathar offrì doni infiniti ai pontefici, per averla e darla in moglie a suo figliuolo20. Ma li respingeva Maria dicendo:

«Non è possibile che io conosca un uomo o un uomo conosca me». I pontefici e tutti i suoi parenti le dicevano: «Dio s’onora ne’ figliuoli e s’adora ne’ discendenti, com’è stato sempre in Israele». Ma rispose loro Maria: «Dio s’onora anzitutto nella castità, come risulta provato.

2. Infatti prima d’Abele non ci fu nessun giusto tra gli uomini, e lui piacque a Dio a motivo della (sua) offerta, e da chi aveva dispiaciuto (a Dio) fu spietatamente ucciso. Due corone tuttavia egli ricevette, quella dell’oblazione e quella della verginità21, perché mai nella sua carne non ammise lordura. E così anche Elia fu assunto in (cielo) mentr’era nella carne, perché la sua carne l’aveva custodita vergine22.

Io ho imparato nel tempio sin dalla mia infanzia, che una vergine può esser cara a Dio. E perciò ho stabilito in cuor mio di non conoscere uomo affatto». [p. 171 modifica]

VIII.23

1. Quando poi aveva quattordici anni24 d’età, e dava occasione ai Farisei di dire, che c’era già la consuetudine che una donna non potesse dimorar nel tempio25 avvenne che si trovò l’espediente di mandare un banditore per tutte le tribù d’Israele, perché tutte il terzo giorno si radunassero nel tempio del Signore. E radunatosi tutto il popolo, si levò su il pontefice Abiathar26 e salì su gradini più alti per essere udito e veduto da tutto il popolo, e fattosi gran silenzio disse: «Ascoltatemi, o figli d’Israele, e prestate orecchio alle mie parole. Dacché fu edificato questo tempio da Salomone, ci son state figliuole vergini di re, profeti, sommi sacerdoti e pontefici, e son venute su grandi e ammirevoli. Tuttavia, giunte all’età legittima, han preso marito, seguendo la tradizione delle vissute prima, e son piaciute a Dio27. Dalla sola Maria è stato trovato un metodo nuovo di piacere a Dio, col promettere a Dio di restar vergine. Onde mi sembra che per via d’una interrogazione nostra e della risposta di Dio potrem sapere a chi essa debba darsi in custodia».

2. Piacque questo discorso a tutta la sinagoga. E si gettò la sorte da’ sacerdoti sopra le dodici tribù d’Israele, e cadde sulla tribù di Giuda. E il sacerdote disse: «Domani chiunque è senza moglie venga e porti una verga in mano sua». Avenne così che Giuseppe portò la verga insieme con i giovani28. E avendo rimesse le loro verghe al sommo sacerdote, questi offrì un sacrifizio a Dio e interrogò il Signore. E il Signore [p. 173 modifica]gli disse: «Introduci le verghe di tutti nel Santo de’ Santi, e restin lì le verghe. Comanda poi loro che domattina vengano da te a ritirar le loro verghe, e dalla cima d’una verga uscirà e volerà al cielo una colomba: colui nella cui mano la verga restituita avrà dato questo segno, a lui sia consegnata Maria in custodia».

3. E accadde che tutti il giorno dopo vennero assai per tempo, e fatta l’oblazione dell’incenso, il pontefice entrò nel Santo de Santi e trasse fuori le verghe. E distribuitele tutte, poiché da nessuna sbucò fuori la colomba, il pontefice Abiathar si rivestì de’ dodici sonagli29 e della veste sacerdotale, ed entrato nel Santo de’ Santi accese il (fuoco del) sacrifizio. E mentre faceva la preghiera, gli apparve un angelo dicendo: «C’è qui una vergolina assai corta, di cui non hai fatto caso alcuno, e che mettesti insieme con le altre: quando tu l’avrai mostrata e consegnata, in essa apparirà il segno di cui t’ho parlato». Or quella verga era la verga di Giuseppe30, e lui era stato ritenuto per rigettato, perché era vecchio31. E per non esser costretto a pigliar la ragazza, ei non volle reclamar la sua verga. Or mentre se ne stava umile e per ultimo, il pontefice Abiathar gridò a lui con gran voce: «Vieni e prendi la tua verga, perché sei tu che s’aspetta». E Giuseppe s’accostò, spaventato che il sommo sacerdote lo chiamasse con eccessivo clamore. Ma stendendo la mano per ricever la sua verga, subito dalla cima di quella scappò fuori una colomba più bianca della neve, sovrammodo bella: e volando a lungo per le sommità del tempio si lanciò verso il cielo.

4. Allora tutto il popolo si congratulava col vecchio, dicendo: «Beato tu se’ diventato nella tua vecchiaia, tanto che Iddio t’ha mostrato degno di ricever Maria». E i sacerdoti gli dicevano: «Pigliala, poiché tu solo di tutta la tribù di Giudea sei stato scelto da Dio». Ma lui cominciò con gran venerazione a supplicarli, e a dire vergognoso: «Son vecchio e ho figliuoli; perché consegnate a me codesta fanciulla?». Allora il sommo pontefice Abiathar disse: «Ricordati, o Giuseppe, come Dathan, Abiron e Core perirono per aver disprezzato la volontà del Signore. Così accadrà a te, se disprezzerai ciò che da Dio ti si comanda». E gli disse Giuseppe: «Non disprezzerò davvero la volontà [p. 175 modifica]di Dio, ma sarò custode della fanciulla, fino a che potrà conoscersi circa la volontà di Dio, chi de’ miei figliuoli potrà averla per moglie. Le si diano alcune verginelle di tra le sue compagne, con le quali frattanto se la passi». E il pontefice Abiathar rispondendo disse: «Sì, le saran date le verginelle a suo conforto, fino a che venga il giorno fissato in cui tu l’hai a prendere. Non potrà infatti unirsi ad altri in matrimonio».

5. Allora Giuseppe prese Maria32 con altre cinque33 vergini, che dovevan restar con lei in casa di Giuseppe. E queste vergini erano Rebecca, Sefora, Susanna, Abigea e Zahel. ’Ad esse si dette da’ pontefici seta, giacinto, bisso, scarlatto, porpora e lino. E trassero a sorte tra di loro, che cosa ciascuna vergine avrebbe a fare; e accadde che Maria ricevesse la porpora per il velo del tempio del Signore. Al riceverla, le dissero quelle vergini: «Pur essendo la più piccina di tutte, hai meritato d’aver la porpora!» E così dicendo, quasi a pigliarla in giro cominciarono a chiamarla regina delle vergini. Ma mentre così facevan tra di loro, apparve l’angelo del Signore in mezzo ad esse e disse: «Questo discorso non sarà un pigliare in giro34, ma esprimerà una profezia verissima». E si spaventarono quelle alla presenza dell’angelo e alle sue parole, e pregarono Maria che le perdonasse e pregasse per loro.

IX.35

1. Il giorno dopo, mentre Maria se ne stava presso la fonte ad empire la brocca, le apparve un angelo del Signore e le disse: «Beata te, o Maria, perché nel tuo seno hai preparato un’abitazione al Signore. Ecco verrà una luce dal cielo per abitare in te, e per mezzo tuo risplenderà sul mondo intero».

2. Di nuovo il terzo giorno, mentre lavorava la porpora con le sue dita, entrò da lei un giovane, la cui bellezza non si poteva dire. E Maria [p. 177 modifica]al vederlo s’impaurì e tremò. Ma egli le disse: «Non temere o Maria, tu hai trovato grazia presso Dio: ecco che concepirai nel seno e partorirai un re, che comanderà non solo nella terra, ma anche in cielo, e regnerà ne’ secoli de’ secoli». (Lc., 1, 30-33).

X.


1. Mentre ciò accadeva, Giuseppe era nella marittima Cafarnao36 occupato nel lavoro, -era infatti falegname e vi dimorò nove mesi37. Tornato poi a casa sua, trovò Maria incinta38. E tremò tutto, e angustiato esclamò e disse: «Signore Iddio, ricevi il mio spirito; perché meglio è per me morire che vivere». Ma le vergini ch’eran con Maria gli dissero39: «Che dici, signor Giuseppe? Noi sappiamo che (nessun) uomo non l’ha toccata; noi sappiamo che la purezza e la verginità resta in lei senza macchia, perché fu custodita da Dio. È rimasta sempre in orazione con noi; ogni giorno un angelo del Signore parla con lei, ogni giorno essa riceve il cibo dalla mano dell’angelo. Com’è possibile che sia in lei un qualche peccato? Giacché, se vuoi che ti manifestiamo il nostro sospetto, non altri la rese gravida, se non un angelo di Dio».

2. Ma Giuseppe disse: «Perché m’andate lusingando per farmi credere che un angelo di Dio l’ha ingravidata? Può darsi sì, che qualcuno si sia finto angelo del Signore e l’abbia ingannata!» E dicendo questo piangeva, e soggiungeva: «Con qual fronte me n’andrò al tempio di Dio? Con qual faccia vedrò i sacerdoti di Dio? Che farò io mai?». E dicendo così, pensava ’d’occultarsi e di ripudiarla. [p. 179 modifica]

XI.40

Avendo disposto pertanto di levarsi la notte per fuggire e ripararsi in luoghi nascosti, ecco nella notte stessa41 gli apparve nel sonno l’angelo del Signore, dicendo: «Giuseppe, figliuolo di David, non temer di prender (con te) Maria tua moglie, perché ciò ch’è nel suo seno proviene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figliuolo, che si chiamerà Gesù: perché sarà lui che farà salvo il suo popolo da’ loro peccati» (Mt., I, 20-21). E Giuseppe, levatosi dal sonno, rese grazie al suo Dio, e parlò con Maria e con le vergini ch’eran con lei e raccontò la sua visione. E si consolò rispetto a Maria, dicendo: «Ho peccato, poiché ho avuto qualche sospetto su te».

XII.42

1. Accadde dopo questo, che si diffuse la voce che Maria era gravida. E Giuseppe, afferrato dagl’inservienti del tempio, fu condotto dal Pontefice, che insieme con i sacerdoti prese a rimproverarlo e dire: «Perché hai tu usurpato diritti di nozze contro una tanta e tale vergine, che gli angeli di Dio han nutrito nel tempio come una colomba, che mai non ha voluto neppur vedere un uomo, che un’istruzione eccellente ha acquistato nella legge di Dio? Se tu non le avessi fatto violenza, essa ancor oggi sarebbe rimasta vergine». Ma Giuseppe giurava e rigiurava di non averla mai toccata. Allora il pontefice Abiathar gli disse: «Quant’è vero che Dio vive, io ti farò bere ora l’acqua della bevanda del Signore, e subito apparirà il tuo peccato».

2. Fu radunata allora tutta la moltitudine d’Israele ch’era innumerevole, e anche Maria fu menata nel tempio del Signore. E i sacerdoti e gli affini e i parenti di Maria le dicevano piangendo: «Confessa il tuo peccato ai sacerdoti, tu ch’eri come una colomba nel tempio di Dio e ricevevi il cibo per mano d’un angelo». Giuseppe fu chiamato all’altare e gli fu data l’acqua da bere del Signore. L’uomo mentitore, che l’avesse gustata e avesse fatto sette volte il giro dell’altare, riceveva da Dio un qualche segno sulla sua faccia. Ma quando Giuseppe l’ebbe bevuta sicuro [p. 181 modifica]e girò l’altare, nessun segno di peccato apparve in lui. Allora i sacerdoti tutti e gl’inservienti e la folla lo proclamaron Santo, dicendo: «Beato te, perché non s’è trovata colpa in te».

3. E chiamando Maria le dissero: «Tu, che scusa potrai avere? e qual segno apparirà in te, maggiore di questa gravidanza del tuo ventre che ti tradisce? Questo solo richiediamo da te, che poiché Giuseppe è puro da parte sua, tu confessi chi t’ha sedotta. Perché è meglio che la confessione tua ti sveli, piuttostoché l’ira di Dio, imprimendo un marchio sulla tua faccia, ti manifesti essa in mezzo al popolo». E Maria fermamente, e intrepida disse: «Se c’è in me qualche contaminazione o qualche peccato, o c’è stata in me qualche concupiscenza o impudicizia, mi scopra il Signore in faccia a tutte le genti, affinché io divenga un esempio d’emenda a tutti». E s’accostò con fiducia all’altare del Signore, e bevve l’acqua da bere e fece sette volte il giro dell’altare, e nessuna macchia fu trovata in lei.

4. E poiché tutto il popolo stupiva e stava esitante, vedendo la gravidanza (di Maria), ma nessun segno essere apparso sulla faccia di lei, cominciò un gran subbuglio tra loro per il modo vario di parlare del popolo. Altri proclamava la santità (di lei); altri, per cattiva coscienza, l’accusava. Allora Maria, vedendo il sospetto del popolo che non si fosse intieramente scolpata, disse con voce chiara, che tutti la sentissero: «Quant’è vero che vive il Signore Adonay degli eserciti, alla cui presenza mi trovo, mai io non ho conosciuto uomo. E neppur ne conoscerò43, perché sin dall’età della mia infanzia ho stabilito così nella mente. Questo voto feci a Dio sin dalla mia infanzia, di restar nell’integrità per lui che m’ha creato; e in essa confido vivere per lui solo, e per lui solo restare, senza nessuna polluzione, finché vivrò».

5. Allora tutti la baciarono pregandola a perdonare i loro tristi sospetti. E tutto il popolo e i sacerdoti e tutte le vergini la ricondussero con esultanza e gioia sino alla sua casa, gridando e dicendo: «Sia benedetto il nome del Signore, che ha manifestato la sua santità a tutto il popolo d’Israele».

XIII.44

1. Accadde dopo qualche tempo che si facesse un censimento per decreto di Cesare Augusto, sicché ognuno si faceva iscrivere nella sua [p. 183 modifica]patria. Questo censimento fu fatto dal preside della Siria Cirino (Lc., 2, 1-3). Era stato necessario pertanto che Giuseppe se ne partisse con Maria verso Betlemme45, perché era di là46, e Maria era della tribù di Giudea e della casa e patria di David47. Andando dunque Giuseppe e Maria per la strada che conduce a Betlemme, Maria disse a Giuseppe: «Vedo due popoli dinanzi a me, l’uno che piange e l’altro che se la gode». E Giuseppe le rispose: «Sta seduta e tienti sul tuo giumento, e non dir parole inutili». Allora apparve un bel fanciullo dinanzi a loro, vestito d’una splendida veste, e disse a Giuseppe: «Perché hai detto ch’eran parole inutili quelle intorno ai due popoli di cui ha parlato Maria? Essa ha visto piangere il popolo de’ Giudei perché s’è allontanato dal suo Dio, e godere il popolo de’ Gentili perché s’è diretto e avvicinato al Signore secondo quanto fu promesso ai nostri padri Abramo, Isacco e Giacobbe48. Perché il tempo è venuto che nella semenza d’Abramo sia concessa la benedizione a tutte le genti».

2. E detto questo, l’angelo comandò al giumento di fermarsi, perché era venuto il tempo di partorire; e ordinò a Maria di scender dalla bestia ed entrar nella grotta sotterranea49, nella quale non c’era stata mai luce, ma sempre tenebre, perché luce del giorno non ne aveva affatto.

Ma all’ingresso di Maria tutta la grotta cominciò a risplendere, e a rifulger tutta di luce come se ci fosse il sole; e come se ivi fosse l’ora sesta del giorno, così la luce divina illuminò la grotta: né vi mancò la luce divina né di giorno né di notte, finché Maria fu là. E là partori un maschio, che gli angeli al suo nascere circondarono, e nato che fu l’adorarono dicendo: «Gloria a Dio ne’ (cieli) eccelsi, e in terra pace agli uomini di buona volontà» (Lc., 2, 14).

3. Già da un pezzo Giuseppe era andato a cercar delle levatrici. E quando tornò alla grotta, Maria aveva già partorito il bambino. E Giuseppe disse a Maria: «T’ho condotto le levatrici Zelomi e Salome, che stan fuori della grotta e non osano entrar qua dentro a causa dell’eccessivo splendore». Udendo ciò Maria sorrise. Ma Giuseppe [p. 185 modifica]le disse: «Non sorridere, ma sii prudente, che tu non abbia per caso ad aver bisogno di qualche rimedio». E fece entrar dentro una di quelle. Ed entrata Zelomi, disse a Maria: «Lascia ch’io ti tocchi». Ed avendo Maria permesso d’esser toccata, la levatrice esclamò a gran voce: «Signore, Signore grande, abbi pietà (di me). Mai non s’è udito né sospettato, che sian piene di latte le mammelle e un maschio sia nato, restando vergine la sua mamma. Nessuna polluzione di sangue sul nascente, nessun dolore nella parturiente50. Vergine ha concepito, vergine ha partorito, vergine è rimasta».

4. Udendo questa voce, l’altra levatrice di nome Salome disse: «Non crederò a quel ch’io odo, se non l’avrò toccato con mano io stessa». Ed entrata Salome da Maria, (le) disse: «Permettimi di palparti e di provare se Zelomi ha detto la verità». E avendo Maria permesso di palparla, Salome stese la sua mano. E toccando con la mano stesa, subito la sua mano inaridì, e per il dolore cominciò a piangere disperatamente e ad angustiarsi ad esclamare: «Signore, tu sai ch’io sempre ti ho temuto e mi son presa cura di tutti i poveri senz’ombra di retribuzione; nulla ho ricevuto ’dalla vedova e dall’orfano, e il poverello non l’ho mai lasciato partir da me a mani vuote. Ed eccomi diventata misera a cagion della mia incredulità, perché ho osato palpare la vostra vergine».

5. E mentre così parlava, le apparve accanto un giovane di gran splendore, dicendole: «Accostati al bambino e adoralo e toccalo con la tua mano, e lui ti salverà; perché egli è il salvatore del secolo e di tutti quelli che sperano in lui». Ed essa subito s’accostò al bambino, e adorandolo toccò gli orli de’ panni in cui il bambino era avvolto, e a un tratto la sua mano fu guarita. Allora uscendo fuori cominciò a gridare e dire la grandezza dei prodigi51 che aveva veduti e sofferti, e com’era stata risanata; sicché molti credettero alla sua predicazione.

6. Perché anche de’ pastori di pecore asserivano aver veduto degli angeli nel mezzo della notte, che cantavano un inno e lodavano e bene[p. 187 modifica]dicevano Iddio del cielo, e affermavano ch’era nato il salvatore di tutti, ch’è Cristo Signore, nel quale sarà ridata la salvezza a Israele52.

7. Di più, una stella enorme splendeva nella grotta dalla sera alla mattina, e mai dall’origine del mondo non s’era vista cotanta grandezza.

E i profeti ch’eran stati53 a Gerusalemme, dicevan che quella stella indicava la nascita di Cristo, che avrebbe effettuato la promessa fatta non solo ad Israele, ma a tutte le nazioni54.

XIV.

Il terzo giorno della nascita del Signore, Maria uscì dalla grotta ed entrò in una stalla55, ponendo il bambino nella mangiatoia: e il bue e l’asino l’adorarono56. S’adempì allora ciò ch’era stato detto [p. 189 modifica]dal profeta Isaia, che dice: «Il bue ha conosciuto il suo padrone e l’asino il presepe del suo signore (Is., 1, 3»). E quegli animali, avendolo nel mezzo, l’adoravano senza posa. S’adempi allora ciò ch’era stato detto dal profeta Habacuc, che dice: «In mezzo a due animali57 ti farai conoscere» (Hab., 3, 2). In quel medesimo luogo Giuseppe e Maria restarono col bambino tre giorni.

XV.

1. Il sesto giorno poi entrarono in Betlemme, dove compirono il settimo giorno. E l’ottavo giorno, circoncidendo il bambino58 gli fu messo nome Gesù, il nome datogli dall’angelo prima che fosse concepito nel seno (Lc., 2, 21). Compiuti poi che furono i giorno della purificazione di Maria secondo la legge di Mosè, Giuseppe portò il bambino nel tempio del Signore. E avendo il bambino ricevuta la circoncisione, offrirono per lui un paio di tortore e due piccini di colombe (Lc., 2 22-24)59.

2. Or c’era nel tempio un uomo di Dio perfetto e giusto di nome [p. 191 modifica]Simeone60, di centododici61 anni. Costui aveva ricevuto la risposta del Signore che non gusterebbe la morte senza aver veduto il Cristo, figliuolo di Dio nella carne (Lc., 2, 25-26). Or com’ebbe visto il bambino, esclamò a gran voce: «Iddio ha visitato il suo popolo e il Signore ha adempito la sua promessa». E subito adorò il bambino. Poi prendendolo nel suo mantello, l’adorò di nuovo e ne baciava le piante62, e disse: «Ora, o Signore, tu lasci andare in pace il tuo servo secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, che hai preparata al cospetto di tutti i popoli: luce a rischiaramento delle genti e gloria d’Israele tuo popolo» (Lc., 2, 29-32).

3. C’era poi nel tempio del Signore la profetessa Anna, figliuola di Fanuele, della tribù di Asser, ch’era vissuta col suo marito sette anni dalla sua verginità, ed era vedova già da ottantaquattro anni63: mai non s’allontanava dal tempio del Signore, dandosi a digiuni e preghiere. Costei, accostatasi, adorava il bambino, dicendo che in lui era la redenzione del secolo (Lc., 2, 36-38).

XVI.64

1. Trascorso poi il secondo anno65, de’ magi vennero dall’Oriente in Gerusalemme, portando grandi doni. E instantemente interrogarono i Giudei, dicendo: «Dov’è il re che v’è nato? Abbiam visto la sua stella [p. 193 modifica]nell’Oriente e siam venuti ad adorarlo» (Mt., 2, 1-2). Quest’opinione (de’ magi) pervenne al re Erode, e talmente lo spaventò, che mandò dagli scribi, da’ Farisei e dai dottori del popolo a informarsi da loro, dove avevan predetto i profeit che il Cristo nascerebbe. E quelli dissero: «In Betlemme di Giuda. Così infatti sta scritto. E tu Betlemme, terra di Giuda, non sei punto la minima tra i principi66 di Giuda; perché da te verrà fuori un duce, che reggerà il mio popolo Israele» (Mt., 2, 3-6; Michea, 5, 1 sg.). Allora il re Erode chiamò a sé i Magi, e ricercò diligentemente da loro quando era loro apparsa la stella. E li mandò a Betlemme, dicendo: «Andate e informatevi del bambino; e quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga e l’adori» (Mt., 2, 7-8).

2. Or mentre i magi se n’andavano per la strada, apparve loro la stella, e quasi a far loro da guida li precedeva, finché giunse là dov’era il fanciullo. Al veder la stella i magi si rallegrarono di gran gioia, ed entrati nella casa, trovarono il bambino Gesù che sedeva in seno ’della mamma. Allora aprirono i loro tesori, e doni stragrandi regalarono a Maria e Giuseppe. Al bambino poi offrirono ciascuno una moneta d’oro. Dopo di ciò, uno offrì oro, un altro incenso, un altro mirra (Mt., 2, 9-11). Volendo poi ritornare da Erode, furono avvertiti in sogno da un angelo, che non facessero ritorno da Erode. Essi allora adorarono il bambino con ogni gioia, e per un’altra via se ne ritornarono nella loro regione (Mt., 2, 12)67. [p. 195 modifica]

XVII.68

1. Vedendo il re Erode ch’era stato burlato da’ magi gli s’infiammò il cuore e mandò (gente) per ogni via, volendoli pigliare e uccidere. E non avendoli potuti ritrovare affatto, mandò a Betlemme ad uccidere tutti i bambini da’ due anni in giù, secondo il tempo di cui s’era informato presso i magi (Mt., 2, 16).

2. Un giorno prima che ciò avvenisse, Giuseppe fu avvertito in sogno da un angelo del Signore che gli disse: «Prendi Maria e il bambino, e per la via del deserto va in Egitto» (Mt., 2, 13-14). E Giuseppe si mise in viaggio secondo il detto dell’angelo.

XVIII.69

1. Giunti che furono a una grotta, vollero riposare colà, e Maria scese giù dal giumento e si sedette avendo Gesù nel suo grembo. Or c’eran tre ragazzi che facevan la strada con Giuseppe e una ragazza con Maria70. Ed ecco a un tratto uscir dalla grotta una moltitudine di draghi, al vedere i quali i ragazzi furon presi da gran spavento e scoppiarono in grida. Allora Gesù scendendo dal grembo di sua madre, si fermò sui suoi piedi davanti ai draghi; e quelli l’adorarono, e adoratolo se n’andarono. S’adempi allora ciò che fu detto dal profeta David, che dice: «Lodate, o draghi, dalla terra il Signore, (voi) draghi e tutti gli abissi» (Ps., 148, 7).

2. Allora il bambinello Gesù, camminando loro innanzi, comandò loro di non far del male a nessun uomo. Ma Maria e Giuseppe temevano assai, che il bambinello fosse malmenato dai draghi. Gesù disse loro:

«Non temete e non badate alla mia fanciullezza: perché io sono stato [p. 197 modifica]sempre e sono un uomo fatto, ed è necessario che tutte le fiere delle selve divengan mansuete di fronte a me»71.

XIX.

1. Similmente lo adoravano i leoni e i leopardi e s’accompagnavan con loro nel deserto: dovunque Maria e Giuseppe andavano, quelli li precedevano mostrando loro la strada, e chinando i loro capi adoravan Gesù. Il primo giorno che Maria vide venirsi intorno i leoni e varie altre sorta di fiere, si spaventò fortemente. Ma il bambino Gesù guardandola in faccia con lieto volto, le disse: «Non temere, mamma: non già per farti del male, ma per mostrarti il loro ossequio s’affrettano a venire». E con queste parole tolse via ogni timore dai loro cuor72.

2. I leoni poi camminavano insieme con loro e con i buoi e gli asini e le bestie da soma che portavan le cose loro necessarie, e non facevan del male a nessuno, pur restando insieme; ma erano (affatto) mansueti tra le pecore e i montoni, che (Giuseppe e Maria) avevan menato seco dalla Giudea ed avevan con sé. Camminavano in mezzo ai lupi (queste bestie) senza nulla temere, e nessuna era molestata dall’altra. S’avverò allora ciò ch’era stato detto dal profeta: «I lupi pascoleranno con gli agnelli; il leone e il bue mangeran paglia insieme» (Is., 65, 25). C’era infatti due buoi e un carro, nel quale portavan le cose necessarie, e i leoni li dirigevano nel loro cammino.

XX.

1. Il terzo giorno del viaggio accadde che Maria si stancò nel deserto per il troppo ardore del sole, e vedendo un albero di palma disse a Giuseppe: «Mi riposerò un po’ all’ombra di quello». E Giuseppe s’affrettò a condurla alla palma e la fece scender dal giumento. Sedutasi Maria, guardò la chioma della palma, e la vide piena di frutti. Disse allora a Giuseppe: «Desidererei se fosse possibile, aver de’ frutti di questa palma». E le disse Giuseppe: «Mi meraviglia che tu dica codesto, mentre pur vedi quant’è mai l’altezza di questa palma, e che tu pensi a mangiarne le frutta. Io penso piuttosto alla mancanza dell’acqua, che c’è venuta già meno negli otri, e non abbiamo più onde rifocillare noi e i giumenti». [p. 199 modifica]

2. Allora il bambinetto Gesù, che con lieto viso riposava in grembo di sua madre, disse alla palma: «Piegati, o albero, e co’ tuoi frutti da’ ristoro alla mia mamma». E subito a questa voce la palma chinò la sua cima sino ai piedi di Maria, e ne raccolsero frutti, con cui tutti si ristorarono. Raccolti poi che furono tutti i suoi frutti, quella rimaneva (sempre) inclinata, aspettando di rialzarsi al comando di colui al cui comando s’era inclinata. Allora Gesù le disse: «Rialzati, o palma, e ripiglia forze, e sii compagna de’ miei alberi, che son nel paradiso del padre mio. Apri poi alle tue radici quella vena ch’è nascosta sotterra, e ne fluiscano acque a nostra sazietà». E subito la palma si drizzò, e cominciaron per le sue radici a uscir fonti di acque limpidissime e fredde e oltremodo dolcissime73. Al veder le fonti delle acque, si rallegrarono (quelli) grandemente, e si dissetarono con tutti i giumenti e gli uomini rendendo grazie a Dio.

XXI.

Il giorno dopo partiron di là, e nel momento in cui si mettevano in via, Gesù rivolto alla palma disse: «Ti dò questo privilegio, o palma, che cioè uno de’ tuoi rami sia trasportato via dai miei angeli e piantato nel paradiso di mio padre. E ti conferirò questa benedizione, affinché a tutti quelli che avran vinto in qualche certame, si dica loro: Siete pervenuti alla palma della vittoria». Mentre così parlava, ecco apparve un angelo del Signore sull’albero di palma, e strappando via uno dei suoi rami se ne volò al cielo tenendo il ramo nella sua mano. Al veder ciò caddero (tutti) bocconi e divennero come morti. Ma Gesù parlò loro, dicendo: «Perché la paura v’ha preso il cuore? Non sapete che questa palma, che ho fatto trasportare in paradiso, sarà a disposizione di tutti i santi nel luogo di delizie, come è stata a disposizione vostra nel luogo di questo deserto?». E quelli, ripieni di gioia, si rizzaron tutti.

XXII.

1. Mentre poi erano in viaggio, Giuseppe gli disse: «Signore, il troppo caldo ci cuoce: se ti piace, teniamo la via lungo il mare affinché possiamo passare e riposarci per le città marittime». Gli disse Gesù: [p. 201 modifica]«Non temere, Giuseppe; io v’abbrevierò la strada, sicché ciò ch’eravate per percorrere nello spazio di trenta giorni, lo compirete in questo solo giorno». E mentre parlavan così, ecco che guardando innanzi cominciarono a vedere i monti dell’Egitto e le sue città.

2. E godendo ed esultando giunsero ai confini d’Ermopoli, ed entrarono in una città d’Egitto chiamata Sotine. E poiché in quella non c’era nessun conoscente presso cui poter essere ospitati, entraron nel tempio, ch’era chiamato il Campidoglio d’Egitto. In quel tempio eran posti trecentosessantacinque idoli, a cui si tributava ogni giorno sacrilegamente l’onor della divinità.

XXIII.

Ora avvenne che entrata la beatissima Maria con il fanciullino nel tempio, tutti gl’idoli furon rovesciati a terra, sicché tutti giacevan nella lor faccia, affatto rovinati e spezzati; e mostraron così, evidentemente di non esser nulla74. Si compì allora ciò ch’era stato detto dal profeta Isaia: «Ecco il Signore verrà su lieve nube ed entrerà in Egitto, e saran scosse al suo cospetto tutte le opere manufatte degli Egiziani» (Is., 19, 1).

XXIV.

Allora essendo ciò stato annunziato ad Affrodosio, governatore di quella città, e’ venne al tempio con tutto il suo esercito. I pontefici del tempio come videro Affrodosio affrettarsi verso il tempio con tutto il suo esercito, pensavano di veder la vendetta di coloro, per motivo de’ quali gli dèi eran rovinati giù. Ma quegli entrato nel tempio, come vide tutti gl’idoli giacer con la faccia a terra, s’accostò a Maria e adorò il bambino ch’essa portava nel suo seno. E adorato che l’ebbe, parlò a tutto il suo esercito e agli amici, dicendo: «Se costui non fosse il Dio [p. 203 modifica]de’ nostri dèi, i nostri dèi non sarebbero caduti davvero sulla lor faccia dinanzi a lui, né giacerebbero prostrati al suo cospetto: sicché tacitamente proclamano ch’è il Signor loro. Noi pertanto se non faremo tutti, con maggior cautela, ciò che vediamo fare ai nostri dèi75, potremo incorrere il pericolo della sua indignazione e andar tutti incontro alla morte: come accadde a Faraone re d’Egitto, il quale non prestando fede a tanti prodigi, fu sommerso in mare con tutto il suo esercito»76. Allora tutto il popolo di quella città credette, per mezzo di Gesù Cristo, nel Signore Iddio77.

Note

  1. Nel De Nativitate Mariae c. I è detto invece: Domus paterna (Mariae) ex Galilaea et civitate Nazareth.
  2. Cfr. De Nativitate Mariae c. I: Omnem substantiam suam trifariam diviserunt: unam partem templo et templi servitoribus impendebant, aliam peregrinis et pauperibus erogabant, tertiam suae familiae usibus et sibi reservabant.
  3. Cfr. De Nativitate Mariae c. I: Per annos circiter viginti castum domi coniugium sine liberorum procreatione exercebant.
  4. Nel De Nativitate Mariae c. II si parla invece del pontefice Jsachar.
  5. Nel Protovangelo si trattava solo di precedenza nel sacrifizio; qui gli viene interdetto il sacrifizio stesso.
  6. Cfr. Protev. IV, 2 seg.
  7. Cfr. Apoc. 19, 10; 22, 9.
  8. Il testo latino ha nam, che non si spiega, se non con una inverosimile ellissi: «Non posso però accettare il tuo invito, perché ecc.». Qualche manoscritto ha sed et, correzione poco felice.
  9. Cfr. Jud. 13, 16.
  10. Pontificium in genere per sovranità; potestà, autorità non manca d’esempi nel latino posteriore.
  11. Cfr. Jud. 13, 20.
  12. Gregarii sunt pastores, custodes gregum. Joachim inducitur ut vir dives plures sub se habens pastores» (Thilo).
  13. Una porta immaginaria di Gerusalemme ricordata anche in De Nativitate Mariae, III, 4, come pure nella descrizione della Terra Santa di Burchard O Brocard (sec. XIII), presso Enrico Canisio Lectiones antiquae, T. VI (Ingolstadt 1604).
  14. Cfr. Lc. 1, 58.
  15. Ciò avvenne, secondo il De Nativitate Mariae c. V, per un comando angelico: iuxta mandatum angelicum parentes vocabant nomen eius Mariam.
  16. Il perlactasset, se genuino, è da intendere nel senso di ablactasset dato dal cod. vaticano. Cfr. De Nativitate Mariae c. VI: Cumque trium annorum circulus volveretur et ablactationis tempus completum esset, ad templum Domini virginem cum oblationibus duxerunt.
  17. Cfr. Protevangelo VII, nota 9.
  18. Allusione al c. II, 1, dove però l’impedito è propriamente Gioacchino, non Anna.
  19. Il Deo gratias era una formula di saluto comune tra i cristiani, e specialmente tra i monaci. Cfr. Aug. in Ps. CXXXII, 6: «Hi etiam [gli avversari del nome di monaci] insultare nobis audent, quia fratres, cum vident homines, Deo gratias dicunt».
  20. Questa leggenda del sacerdote Abiathar, che avrebbe messo gli occhi su Maria in favore del suo figliuolo, è propria dello Ps.-Mt. Abiathar (in altri codici Abiacar, Abicar ecc.) è un nome purchessia preso dall’Antico Testamento: cfr. III Reg. 2, 26: I Reg. 22, 20.
  21. Che Abele restasse vergine è l’opinione più comune tra i Padri: il Crisostomo tuttavia pensa che fosse ammogliato anche lui. Nella Bibbia, certo, non è detto nulla della sua posterità.
  22. Cfr. Epiph. haer. LXXIX, 5 ὡς Ἡλίας ἐκ μητρὸς παρθένος, καὶ οὕτω μένων εἰς τὸ διηνεκές, Hier. ep. XXII ad Eustochium n. 21: «Virgo Helias, Helisaeus virgo, virgines multi filii prophetarum». E parecchi altri scrittori cristiani presentano Elia come modello di castità, e come iniziatore della vita monastica (Sozom, I, 12).
  23. Cfr. Protev. VIII-IX.
  24. Cfr. De Nativitate Mariae c. VII: Itaque ad quartum decimun annum usque pervenit.... Tunc Pontifex publice denuntiabat ut virgines, quae in templo publice constituebantur et hoc aetatis tempus explessent, domum reverterentur, cet. Ma in altri codici (Laurent., e Paris. n. 1652) si ha: cum duodecim annos aetatis haberet, come nel Protovangelo VIII, 2.
  25. Per timore che non l’avesse a contaminare con le mestruazioni: vedi Protovangelo, VIII, 2.
  26. Nel Protovangelo, VIII, 3, il sommo sacerdote è Zaccaria.
  27. Il restar senza marito, una volta adulte, era una vergogna: cfr. I Cor. 7, 36.
  28. Giuseppe pertanto, che più sotto c. XI è detto «figliuolo di David », era della tribù di Giuda; così è confermato nel c. XIII: «Perché era di là», cioè di Betlemme. Cfr. il De Nativitate Mariae c. VIII: Erat autem inter ceteros Joseph homo de domo et familia David; e Historia Joseph c. II: Josephus, gente oriundus Bethleemitica, de urbe Juda et civitate Davidis regis (il che non toglie che sacerdos factus est in templo Domini) e c. VII: Nam Josephus filius David.... fuit de tribu Juda.
  29. Cfr. la nota al Protovangelo VIII, 3.
  30. Secondo il vang. De Nativ. Mariae c. VIII, le cose si passarono diversamente: «cunctis vero virgas suas iuxta ordinem deferentibus solus ipse [Joseph] non subtraxit. Unde cum nihil divinae voci consonum apparuisset, pontifex iterato deum consulendum putavit: qui respondit, solum illum ex his qui designati erant virgam suam non attulisse cui virginem desponsare deberet. Proditus itaque est Joseph».
  31. Sulla vecchiaia di San Giuseppe vedi la nota al Protovangelo, IX, 2.
  32. Cfr. Protev. IX, 3 e Historia Joseph, IV. Invece, secondo il vang. De Nativitate Mariae c. VIII, 2, «sponsaliorum iure de more celebrato ipse quidem in Bethleem recedit civitatem, domum suam dispositurus et nuptiis necessaria procuraturus; virgo autem domini Maria cum aliis septem virginibus coaevis et collectaneis, quas a sacerdote acceperat, ad domum parentum suorum in Galilaeam reversa est».
  33. Eran sette secondo il Protovangelo c. X: cfr. il Vangelo De Nativ. Mariae c. VIII, citato più sopra.
  34. Intendo l’in fatigatione nel senso di in fatigationem (come si legge in qualche manoscritto). Altrimenti potrà spiegarsi: «non sarà l’effetto di una seccatura» o irritazione; e più sopra: «quasi seccate cominciarono».
  35. Cfr. Protev. XI.
  36. Cfr. Mt. 4, 13 εἰς Καφαρναούμ τὴν παραθαλασσίαν.
  37. Sei mesi secondo il Protovangelo c. XIII, 9, v.
  38. La visita di Maria ad Elisabetta (cfr. Protev. XII) è omessa dal nostro apocrifo. E così pure dal vangelo De Nativitate Mariae; mai l’autore non manca d’avvertire il lettore che non ha voluto dilungarsi e forse annoiarlo, col ripetere quanto si legge già diffusamente nel vangelo su ciò che precedette e seguì la natività del Signore: Unde his omissis quae in evangelio plenius scripta sunt ad ea quae minus habentur narranda accedamus. (E in un altro capitoletto, Cap. X, si sbriga d’ogni cosa).
  39. Il dialogo che segue tra le donzelle e Giuseppe non ha riscontro nel Protovangelo, né in De Nativitate Mariae.
  40. Cfr. Protev. XIV.
  41. Nella Hist. Josephi c. VI l’apparizione dell’arcangelo Gabriele a Giuseppe avviene sub medium diem in somnio.
  42. Cfr. Protev. XV-XVI.
  43. Cognoscere habeo, perifrasi per cognoscam, conoscerò. Cfr. Thielmann, Habere mit Infinitiv und die Entstehung des romanischen Futurums in Archiv. f. lat. Lexicogr. II, pp. 49-157.
  44. Cfr. Protev. XVII-XX.
  45. Non è detto da dove; cfr. Protevang. XVII, 2.
  46. Cfr. Historia Josephi c. II: Fuit vir cui nomen Josephus gente oriundus Bethleemitica.
  47. Cfr. Lc. 2, 4, dove però la frase è usata a proposito di Giuseppe.
  48. In Protev. XVII, 2 s’ha la stessa visione di due popoli ma non n’è spiegato il senso.
  49. Cfr. Eus. de vita Costant. I, 43: καὶ γὰρ καὶ γέννησινν ὑπὸ γῆν (altri codd. ὑπομεῖναι) ὁ μεθ᾿ ἡμῶν θεὸς δι’ ἡμᾶς ἠνέσχετο.
  50. L’assenza d’ogni dolore nel parto di Maria è corollario logico della verginità di lei nel parto e dopo il parto, la quale, se non figura per esempio nella descrizione ultrarealistica di Tertull. de carne Christi IV e XXIII, divenne poi dottrina comune nel cattolicismo, definitivamente sancita dal concilio Lateranense (sotto Martino I, a. 649), can. 3: «incorruptibiliter eam genuisse, indissolubili permanente et post partum eiusdem virginitate. Cfr. già Clem. Alex. Strom. VII, 16: Ἀλλ᾽ ὡς ἔοικεν, τοῖς πολλοῖς καὶ μέχρι νῦν δοκεῖ ἡ Μαριὰμ λεχώ (=purpera) εἶναι διὰ τὴν τοῦ παιδίου γένησιν οὐκ οὖσα λεχώ· καὶ γὰρ μετὰ τὸ τεκεῖν αὐτὴν μαιωθεῖσαν φασί τινες παρθένον εὑρεθῆναι.
  51. Virtutes = δυνάμεις. Cfr. Μι. 7, 22 τῷ σῷ ὀνόματι δυνάμεις πολλάς ἐποιήσαμεν, Volg. in nomine hoc virtutes multas fecimus, ecc.
  52. Cfr. Lc. 2, 8-11.
  53. Nel senso, crediamo, di «che s’erano recati» o «che s’eran trovati». Il Michel traduce «les prophètes qui étaient à Jérusalem», pur accettando la lezione qui fuerant (CD: cfr. qui fuerunt E) e non già qui erant (AB).
  54. Il testo è poco chiaro, e per lo meno poco latino. Qualche codice (il Vatic.) legge: non solum Israeli sed in omnibus gentibus. E un altro: qui restauraret sicut promiserat (prima di nascere?) non solum Israel sed et omnes gentes.
  55. Curioso passaggio dalla tradizione volgare della grotta a quella evangelica della stalla (Lc. 2, 7). Era assai più semplice il porre la stalla stessa in una grotta (Cf. la nota al Protev. c. XVIII, 1).
  56. Le due bestie tradizionali del presepio son ricordate negli apocrifi, solo dallo Pseudo-Matteo. Cfr. Hier. ep. CVIII Epitaphium Sanctae Paulae, n. 10: Atque inde specum Salvatoris ingrediens postquam vidit sacrum virginis diversorium et stabulum, in quo agnovit bos possessorem suum et asinus praesepe domini sui, ut impleretur illud, quod in eodem propheta scriptum est: Beatus qui seminat super aquas, ubi bos et asinus calcant, me audiente iurabat cernere se fidei oculis infantem pannis involutum vagientem in praesepe etc. La leggenda del bue e dell’asino ha avuto origine certamente nell’Occidente latino. Sul suo riflesso nell’arte vedi, oltre gli autori citati nell’introduzione, R. Gousset, Le boeuf et l’âne à la nativité du Christ in Mélanges d’archéologie et d’histoire, IV, 1884, pp. 332-344. La più antica scultura di data certa, raffigurante l’asino e il bue, s’ha in un sarcofago dell’anno 343 (Cfr. De Rossi, Inscript. Christianae urbis Romae, Roma 1861, t. I, p. 51). Al secolo IV parimenti appartiene con ogni probabilità l’affresco d’una delle oscure gallerie del Cimitero di San Sebastiano sulla Via Appia il quale (davanti a una gran figura di giovane sbarbato, dai capelli spioventi e circondato d’aureola che rappresenta senza dubbio Cristo, già uomo) ci mostra il bambino Gesù ravvolto in fasce e giacente sopra un panchetto di legno a mo’ di lettuccio, mentre un asino e un bue si chinan su lui. (Cfr. De Rossi, Bollett. d’archeol. crist. 1887, pp. 141; 1878, p. 58). Nessuna traccia di pastori, di Giuseppe, della Madonna, i quali ultimi due mancano pure nel sarcofago del 343: omissioni non rare anche in altre antiche raffigurazioni.
  57. Traduzione dal testo greco dei LXX: ἐν μέσῳ δύο ζώων γνωσθήσῃ. La volgata (conforme all’ebraico): in medio annorum vivifice illud (sc. opus tuum).
  58. La circoncisione, ricordata qui da alcuni manoscritti (conforme a Lc. 2, 21), è in contrasto con quanto è poi detto appresso (fine del n. 1) in base ad altri manoscritti. Il Thilo: sexto autem die cum beata Maria ingressus est Joseph Bethleem: ubi impletis triginta tribus diebus duxit infantem ad templum domini, et obtulerunt pro eo par turturum et duos pullos columbarum. Dove nessun cenno è fatto della circoncisione, cosa altrettanto poco verosimile, quanto la doppia circoncisione del testo Tischendorfiano. Nel codice parigino 1652, alla circoncisione di Gesù tien subito dietro la venuta de’ magi (Tertia decima vero die venerunt magi ab oriente), che nel nostro è raccontata nel capitolo XVI; e solo nel capitolo seguente (XVI) s’ha quanto è narrato qua (c. XV) della purificazione di Maria e delle profezie di Simeone e Anna.
  59. L’offerta, com’è detto chiaramente da Luca, fu fatta non per il Bambino, ma per la madre che andava a «purificarsi». (Cfr. Lev. 12, 6-8). E il bambino fu portato nel tempio non già (come afferma la lezione accettata dal Tinschendorf) per la circoncisione, ma per essere offerto al Signore e poi riscattato, conforme alla Legge (Ex. 13, 2; Num. 8, 16; 18, 15). Nel Vangelo arabo della Infanzia c. V la circoncisione avvenne nella caverna: nel decimo giorno poi il bambino fu portato a Gerusalemme e quaranta giorni dopo la sua nascita fu introdotto nel tempio, offerto al Signore e riscattato.
  60. Al sacerdozio di Simeone, immaginato dal Protevangelo (c. XXIV), il nostro apocrifo non fa allusione.
  61. Di centotredici, secondo altri codici seguiti dal Thilo. Il vangelo di Luca non accenna alla età di Simeone.
  62. Altra circostanza aggiunta dal nostro apocrifo al racconto di Luca.
  63. San Luca dice piuttosto che, rimasta vedova, aveva raggiunto gli ottantaquattro anni.
  64. Cfr. Protev. XXI.
  65. Con questa data del Pseudo-Matteo è in armonia la rappresentazione di Gesù, adorato da’ magi, quale s’ha presso parecchi artisti: di un Gesù cioè già grandicello, sia nudo e in piedi, sia ricoperto d’una vesticciuola e seduto sulle ginocchia della mamma. Così, per esempio, un affresco del cimitero di Domitilla (J. Liell, Die Darstellung etc., tav. III, p. 227, e un altro del cimitero di Pietro e Marcellino (ib., tav. IV, p. 232). Nel mosaico di S. Maria Maggiore. Gesù riceve i Magi stando sul trono, con la mamma seduta alla sua destra. Ma la lezione «trascorso il secondo anno» (Vaticano e Laurenziano: cfr. cod. E, è mal sicura, perché altri codici leggono transactis autem duobus diebus (Paris. 5559 A; cfr. Paris. 1852 tertia decima vero die). Al Tischendorf sembra più probabile che la lezione primitiva sia quella di due anni; gli amanuensi posteriori l’avrebbero poi corretta, anche per il fatto che «quae proxime sequuntur de puero in sinu matris adorato, magis quadrare videbantur in infantem duorum fere mensium quam annorum totidem. Quam quidem rationem post quoque poetis aetatis mediae imprimis placuisse constat. Ceterum notatu dignum est quod iam ab auctore Operis imperf. in Matth. homil. 2. refertur traditio ex qua Magis duorum annorum iter faciendum fuerit».
  66. Intendi le città principali, i capoluoghi.
  67. Furon guidati, secondo il vangelo arabo dall’infanzia c. VII, da un angelo apparso loro sotto la forma di quella stella che gli aveva guidati prima.
  68. Cfr. Protev. XXII, 1.
  69. Col capitolo precedente è finita la dipendenza dello Pseudo-Matteo del Protovangelo. Nota, tra altro, come nessun riflesso si ha nel nostro apocrifo del meraviglioso arresto di tutto il creato al momento della nascita di Gesù (c. XVIII), né si accenna affatto agli ultimi capitoli (XXII-XXIV) del Protovangelo relativi a Giovanni Battista e a Zaccaria. Quel che segue ancora della prima parte dello Pseudo-Matteo (cc. XVIII-XXIV) è in gran parte un’applicazione, in forma storica, di testi dell’Antico Testamento, e in parte l’eco di leggende popolari. Se dipenda o no da una fonte scritta, di cui sia una traduzione, è difficile dire: il Rhodes James sta per il no.
  70. Nell’Historia Joseph c. VIII Maria e Giuseppe hanno soltanto Salome quale compagna di viaggio.
  71. Tutto il racconto del viaggio in Egitto è pieno di strani miracoli come questo.
  72. Dal cuore cioè di Maria e degli altri compagni di viaggio.
  73. Invece d’una palma, la tradizione egiziana presso Sozom. Hist. eccl. V, 21 parla d’un gran pesco (persica), che, arrivato Gesù in Hermopolis della Tebaide, si piegò sino a terra per adorarlo. E tale tradizione, accolta e resa possibile da Vincenzo di Beauvais, si riflette poi nell’iconografia medievale.
  74. Cfr. 1 Reg. 5, 3-4; e Is. 9, 1 citato più sotto del nostro apocrifo. La leggenda trovò larga diffusione negli antichi scrittori cristiani (Athan., Euseb. Sozomen, ecc.), e presso gli artisti. Nel vangelo arabo dell’infanzia c. X, l’idolo caduto è uno solo: il quale, poco prima, ai capi e ai sacerdoti accorsi spaventati alla sua presenza, per il terremoto prodottosi all’arrivo di Maria e Giuseppe aveva detto: «Un dio nascosto è giunto qui ch’è il vero Dio, né c’è altri fuori di lui a cui servire, perché egli è veramente il figliuolo di Dio».
  75. Non ci prostreremo, cioè, a terra in atto d’adorazione, non adoreremo il Bambino divino.
  76. Cfr. Exod. 15, 4.
  77. La scena d’Affrodosio è riprodotta in un musaico dell’arco dell’abside di S. Maria Maggiore in Roma: efr. I. P. Richter, Di un raro soggetto rappresentato nei musaici della basilica liberiana, in Nuovo bullett. di Archeol. cristiana, V, 1899, p. 137-148.