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salutandosi rispondano: «Deo gratias»1. Ogni giorno si ristorava col cibo che riceveva per mano dell’angelo, con quello soltanto; quello invece che otteneva da’ pontefici lo distribuiva ai poveri. Di frequente si vedevano gli angeli a parlar con lei, e le ubbidivano quasi intimi amici. Se poi qualche ammalato la toccava, subito se ne tornava a casa sano e salvo.

VII.

1. Allora il sacerdote Abiathar offrì doni infiniti ai pontefici, per averla e darla in moglie a suo figliuolo2. Ma li respingeva Maria dicendo:

«Non è possibile che io conosca un uomo o un uomo conosca me». I pontefici e tutti i suoi parenti le dicevano: «Dio s’onora ne’ figliuoli e s’adora ne’ discendenti, com’è stato sempre in Israele». Ma rispose loro Maria: «Dio s’onora anzitutto nella castità, come risulta provato.

2. Infatti prima d’Abele non ci fu nessun giusto tra gli uomini, e lui piacque a Dio a motivo della (sua) offerta, e da chi aveva dispiaciuto (a Dio) fu spietatamente ucciso. Due corone tuttavia egli ricevette, quella dell’oblazione e quella della verginità3, perché mai nella sua carne non ammise lordura. E così anche Elia fu assunto in (cielo) mentr’era nella carne, perché la sua carne l’aveva custodita vergine4.

Io ho imparato nel tempio sin dalla mia infanzia, che una vergine può esser cara a Dio. E perciò ho stabilito in cuor mio di non conoscere uomo affatto».

  1. Il Deo gratias era una formula di saluto comune tra i cristiani, e specialmente tra i monaci. Cfr. Aug. in Ps. CXXXII, 6: «Hi etiam [gli avversari del nome di monaci] insultare nobis audent, quia fratres, cum vident homines, Deo gratias dicunt».
  2. Questa leggenda del sacerdote Abiathar, che avrebbe messo gli occhi su Maria in favore del suo figliuolo, è propria dello Ps.-Mt. Abiathar (in altri codici Abiacar, Abicar ecc.) è un nome purchessia preso dall’Antico Testamento: cfr. III Reg. 2, 26: I Reg. 22, 20.
  3. Che Abele restasse vergine è l’opinione più comune tra i Padri: il Crisostomo tuttavia pensa che fosse ammogliato anche lui. Nella Bibbia, certo, non è detto nulla della sua posterità.
  4. Cfr. Epiph. haer. LXXIX, 5 ὡς Ἡλίας ἐκ μητρὸς παρθένος, καὶ οὕτω μένων εἰς τὸ διηνεκές, Hier. ep. XXII ad Eustochium n. 21: «Virgo Helias, Helisaeus virgo, virgines multi filii prophetarum». E parecchi altri scrittori cristiani presentano Elia come modello di castità, e come iniziatore della vita monastica (Sozom, I, 12).