Vecchie storie d'amore/III/La fantasima

La fantasima

../Agnesina ../Un’opera di pietà IncludiIntestazione 9 gennaio 2023 100% Da definire

III - Agnesina III - Un’opera di pietà
[p. 109 modifica]

LA FANTASIMA

Sec. xiv.

[p. 111 modifica]

Ogni vecchio marito di moglie giovane vivrebbe d’angoscia senza il conforto della religione; e messer Tonio degli Albizeni pregava molto e consumava molto tempo in esercizi spirituali, si che, nelle ore che gli rimanevano da star con la moglie, il giorno non s’avvedeva di nulla e la notte non si risentiva di nulla. Il mondo diceva che madonna Lisa non era guardinga e che le fiammeggiavano negli occhi le voglie non sazie; ch’essa tutta cascante di vezzi trescava con questo o con quello e che poco schifiltosa variava troppo gli amori; ma messer Tonio bandiva i sospetti con le orazioni e raccomandava al Cielo la virtú di madonna: giorno e notte, nella sua camera, egli manteneva accesa una piccola lampada dinanzi un’imagine sacra; e, mallevadore il prete [p. 112 modifica] cui talvolta aveva espressi i suoi dubbi, quella luce valeva a garantirgli l’incolumità del talamo.

Infatti nella stanza nuziale madonna Lisa non aveva peccato mai: a pianterreno c’era una camera da dormire, una camera in cui messer Tonio ospitava gli amici e in cui egli non aveva messo piú piede da quando s’era sparsa la voce che ci si vedevano gli spiriti maligni. Madonna Lisa non temeva gli spiriti, anzi non di rado li chiamava lei là dentro; pure come il marito s’impauriva leggendo nelle vite de’ santi padri le descrizioni delle orride forme assunte dal demonio per spaventare gli anacoreti e vincerne la resistenza in Dio, e recitava spesso delle giaculatorie che lo difendessero dagli spettri, madonna Lisa biascicava con lui senza ridere le giaculatorie contro gli spettri.

In quel tempo era tornato a Forlí un giovane di nome Guido Morlaffi, il quale allo studio in Bologna piú tosto che a discutere il giure aveva appreso a donneare e a burlare i mariti gelosi.

Di persona bella e gagliarda e di cervello balzano e sagace, in tali arti era divenuto maestro [p. 113 modifica] con poca fatica; e con meno fatica raccontando ai compagni le sue gaie vicende, che i compagni narravano di qua e di là, agli occhi delle donne di Forlí diveniva piú celebre che s’avesse avuta in testa tutta la glossa d’Irnerio.

Ora, madonna Lisa degli Albizeni voleva esser delle prime a esaminare come messer Guido si fosse addotrinato in Bologna; né il suo era desiderio difficile da esaudire. Già egli la vagheggiava; ed ella incontrandolo per via lo guardava come persona a cui si è pensato piú volte: alla finestra l’attendeva mostrando d’attenderlo e gli sorrideva con gli occhi. Poi al sorriso degli occhi accompagnò il sorriso delle labbra; poi rispose con segni: ella vedeva, ella capiva; e sospirava.

Guido Morlaffi cominciò dunque a scriverle delle lettere tutte miele e tutte fiori, quali s’imparavano solo a Bologna; e le gettava per la finestra; senza fallare. A cui, per bocca d’una servicina, la quale aveva istruita meglio a queste che alle altre faccende, madonna Lisa rispose che essa non aveva pace, tanto ardeva di lui, ma che il marito le stava sempre tra i piedi: ciò perché le [p. 114 modifica] donne perbene debbono far parere gelosi e feroci i mariti anche quando sono com’era messer Tonio.

— Appena potrà, mi manderà a chiamarvi — assicurava la servicina. E un giorno venne a dire a messer Guido: — Messer Tonio ha paura degli spiriti; e voi?

— Dove sono? — domandò il Morlaffi.

Rispose l’altra: — In una stanza dove il sere non entra mai e dove madonna vi farà entrare questa notte a pena che il sere dormirà.

Messer Guido sospettò un inganno e chiese:

— Oh!, e madonna non ha paura lei?

— Non l’avrà con voi.

E il giovane promise che v’andrebbe. Né mancò all’ora convenuta; e madonna Lisa, che pareva angustiata e timorosa, quasi senza fiatare l’introdusse nella camera buia degli spiriti; e disse: — Non dorme ancora e bisogna aspettare.

Cosí messer Guido rimase un pezzo ad aspettare al buio; e la donna non veniva mai, e neppure gli spiriti. Egli sbuffava e imprecava a tutti i mariti che non dormono e a tutte le mogli che [p. 115 modifica] non sanno addormentarli, quando finalmente udi dei passi: i passi della servicina che con in mano una lucerna veniva a dire come messer Tonio non aveva sonno. Onde messer Guido, stucco e ristucco, fece per andarsene. Ma non andò.

La serva di madonna Lisa era piccoletta e rotondetta; era fresca e colorita, e a guardarla dava l’idea d’una pera già matura quando è li che par che dica coglimi. A messer Guido, che era stucco, bisognava attendere dell’altro; e nessuna maggior noia che un’attesa prolungata per chi fia tanto non faccia qualche cosa.

Che cosa fece messer Guido?

Talora accade che un ragazzo nel passare presso un orto scorga una pera già matura la quale in vista da uno dei rami piú carichi e piú bassi par che dica coglimi; e il ragazzo s’arresta, guata, si delibera, salta la siepe ed allunga la mano: allunga la mano, ed ecco che il padrone gli esce addosso infuriando e tempestando.

Ed ecco aprirsi la porta e comparire madonna Lisa, la quale fermatasi di botto — Buon pro’, messere — , disse. [p. 116 modifica]

La servicina aveva messo un grido e s’era coperto il viso con le mani. E la padrona aggiunse, piena d’ira:

— Ma dell’ingiuria vi pentirete tutt’e due! — E tornò indietro; e allora fuggì anche la servicina; di guisa che messer Guido rimase così, senz’aver còlto nulla.

Della serva non gli rincresceva molto; ma molto gli rincresceva di madonna Lisa, e del bene perduto prima che goduto. A ricuperarlo — giacché voleva ricuperarlo ad ogni costo e in quella notte stessa — , egli chiese consiglio alla sua matta testa, la quale gli ricordò che messer Tonio temeva degli spiriti: indi l’idea. Súbito dal letto, che là era preparato, trasse via un lenzuolo, vi s’avvolse da capo a piedi, e salite le scale brancicando ed inciampando, piano piano si diresse ove di sotto un uscio appariva un po’ di luce. L’uscio cedette all’impeto.

— Uh la fantasima! — urlò, balzando, messer Tonio, il quale vegliava in orazione. A che la Lisa si rivolse, e nello scorgere il Morlaffi in tale foggia, co ’l viso deforme e gli occhiacci spiritati, [p. 117 modifica] quasi scoppiava per non ridere. Pure disse seria:

— Io non vedo nulla — e richiuse le palpebre.

— E là! È là! — ripeteva messer Tonio, e si faceva di gran croci. Nella stanza, davanti all’imagine sacra, ardeva la lucerna, ma con lume così tenue e fosco che tra quel lume e il buio dell’altra camera il mostro bianco, immoto e diritto su la soglia, appariva immateriale e vano al pari d’una larva.

Messer Tonio guardava con terrore, ma preso dal fascino della visione sovrumana non poteva distorre gli occhi da quegli occhi mostruosi; e mentre si segnava con la destra, con la sinistra scoteva madonna Lisa perché partecipasse al suo terrore.

— Vuol parlare! Parla! — egli gemeva.

Lo spettro infatti allargava la bocca senza dir nulla, quasi attingesse ed aspettasse la voce di sottoterra; e con una voce che veniva da sottoterra finalmente ululò: — Ohimè, messer Tonio, ohimè! In purgatorio si sta male!

A messer Tonio pareva d’essere in purgatorio; e — Odi tu? — egli gemette. [p. 118 modifica]

— Io non odo nulla — rispose la donna — . Voi sognate. Lasciatemi dormire.

— Non sei in grazia di Dio tu, e non odi nulla! — mormorò il marito; e lo spettro ululando proseguí: — Non per voi, messer Tonio, vo attorno la notte; non per voi: cent’anni andrò attorno la notte se la vostra donna non perdonerà a chi l’offese.

— Perdona, perdona! — scongiurava messer Tonio. E la moglie: — Ma voi siete ammattito a leggere le storie dei Santi! Che cosa andate dicendo?

— Mala femmina! — gridò l’altro vinto, nell’angoscia, dalla rabbia; e la fantasima con voce di lamentosa divenuta terribile, e con le braccia tese, terribile, comandò: — Madonna Lisa, perdonate agli offensori vostri!

— Perdona, perdona! — ripeté disperato e piangente messer Tonio.

— A chi?

— Agli offensori tuoi!

— Bene — disse madonna Lisa — , io che faccio sempre quello che volete e quel che non [p. 119 modifica]volete se volete, perdonerò. Siete contento? E pareva che ella interrogasse la fantasima invece che il marito. Ma la fantasima, dopo avere aperta e chiusa la bocca senza ringraziare, perché la sua voce era tornata sottoterra, scosse le braccia come due ali e lenta e lieve, lenta e lieve sparí nel buio.

Né ricomparve mai piú: madonna Lisa aveva perdonato — anche alla servicina.