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116 la fantasima.


La servicina aveva messo un grido e s’era coperto il viso con le mani. E la padrona aggiunse, piena d’ira:

— Ma dell’ingiuria vi pentirete tutt’e due! — E tornò indietro; e allora fuggì anche la servicina; di guisa che messer Guido rimase così, senz’aver còlto nulla.

Della serva non gli rincresceva molto; ma molto gli rincresceva di madonna Lisa, e del bene perduto prima che goduto. A ricuperarlo — giacché voleva ricuperarlo ad ogni costo e in quella notte stessa — , egli chiese consiglio alla sua matta testa, la quale gli ricordò che messer Tonio temeva degli spiriti: indi l’idea. Súbito dal letto, che là era preparato, trasse via un lenzuolo, vi s’avvolse da capo a piedi, e salite le scale brancicando ed inciampando, piano piano si diresse ove di sotto un uscio appariva un po’ di luce. L’uscio cedette all’impeto.

— Uh la fantasima! — urlò, balzando, messer Tonio, il quale vegliava in orazione. A che la Lisa si rivolse, e nello scorgere il Morlaffi in tale foggia, co ’l viso deforme e gli occhiacci spiritati,