Trattato completo di agricoltura/Volume I/Selvicoltura/13
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rotazione dello scalvo.
§ 390. La rotazione, ossia il numero degli anni che deve passare tra una scalvatura ed un’altra, varia a secondo dell’uso cui si vuol destinare il legname che se ne ottiene, secondo che trattisi di ceppate, di capitozze o di fustaje, ed a norma dell’essenza, o qualità di pianta. A pari circostanza poi la rotazione sarà più lunga nelle montagne che nelle valli, e nelle valli più che nella pianura; più nei terreni magri e poco profondi, che nei fertili e profondi; come pure si allungherà od abbrevierà la rotazione a norma che sia più ricercato e di maggior prezzo il legname grosso, o quello sottile.
Non è però a credersi che il prodotto dello scalvo sia uguale in ogni rotazione lunga o breve, cioè che sia proporzionale al numero degli anni trascorsi, aumentandosi il peso della legna di un’egual porzione ogni anno, e che perciò si possa fare indifferentemente, per esempio in 20 anni, un taglio, due o tre. No; questo è un gravissimo errore che fa perdere quasi sempre il vantaggio dei boschi cedui, specialmente ove il loro prodotto, venga consumato come combustibile.
Ecco come il Carniani, dietro attente osservazioni, valutò l’accrescimento della vegetazione boschiva in un decennio.
Anno | 1.° | Accresc. | 1 | Differ. | 0. | Anno | 6.° | Accresc. | 30 | Differ. | 8. |
» | 2.° | » | 4 | » | 3. | » | 7.° | » | 40 | » | 10. |
» | 3.° | » | 9 | » | 5. | » | 8.° | » | 54 | » | 14. |
» | 4.° | » | 15 | » | 6. | » | 9.° | » | 70 | » | 16. |
» | 5.° | » | 22 | » | 7. | » | 10.° | » | 92 | » | 22. |
Da queste osservazioni, fatte su boschi situati in terreni meno che mediocri, risulta che il massimo prodotto lo si avrebbe nel decimo anno, e si rileva facilmente che se in questi dieci anni s’avessero a fare due scalvature, si ritrarrebbe un prodotto di 44, laddove facendone uno solo se ne avrebbe uno di 92, ossia un prodotto maggiore del doppio.
Questa norma è utilissima per la rotazione non troppo lunga delle ceppate; e se noi per alcune circostanze dovessimo prolungarla maggiormente, ossia sino ai 30 o 40 anni, avremmo il seguente risultato, dato ancora il prodotto di 92 pei primi dieci anni.
Dai | 10 | ai | 20 | accrescimento | 368, | differenza | 176 |
» | 20 | » | 30 | » | 828, | » | 460 |
» | 30 | » | 40 | » | 1472, | » | 644. |
Ed ecco anche in tal caso che se in 40 anni taglieremo quattro volte, avremo un prodotto di 368, invece che tagliando una sol volta se ne avrebbe uno di 1472, ed un guadagno di 1114. Prolungando questa rotazione la regola non potrebbe applicarsi che per le fustaje. E, ritenuto l’accrescimento di 1472 nel 40.° anno, si ha:
Dai | 40 | ai | 50 | accrescimento | 2116, | differenza | 644 |
» | 50 | » | 60 | » | 3306, | » | 1186 |
» | 60 | » | 70 | » | 4508, | » | 1206 |
» | 70 | » | 80 | » | 5888, | » | 1380. |
Perciò vedesi che il prodotto d’un bosco aumenta col tempo, il quale però deve essere limitato non solo dalla durata della pianta, ma eziandio dalla durata di prospera vegetazione, terminando appena che se ne scorga il deperimento.
§ 391. Ma ora ritorniamo allo scalvo propriamente detto, poichè di quanto riguarda le fustaje ne parlerò trattando del taglio dei boschi. E prima di tutto dirò delle ceppate, per le quali stanno le norme sopra indicate, salvo le differenze portate dalla ricerca, dal prezzo, dal suolo e dalla qualità della pianta ridotta a ceppata. Delle prime circostanze che possono far variare la rotazione dei boschi cedui, giudice ne dev’essere l’istesso avveduto argonomo, e solo ci resta a mostrare quelle portate dalla diversità delle piante.
La qualità della pianta influisce sulla durata della rotazione per la maggiore o minor durata di cui è suscettibile, la quale quanto più sarà breve, breve dovrà essere pure la rotazione; avvertendo eziandio che ogni specie di pianta, ridotta a ceppata, a pari circostanze, dura assai meno che lasciata d’alto fusto. E ciò perchè nell’anno che segue immediatamente ogni scalvo, le radici che erano in relazione coi rami levati, non potendo più trasmettere in essi l'umore assorbito, ne soffrono e non riprendono vigore che allorquando successivamente la ceppata si guernisce di nuove cacciate. Inoltre le stesse ferite, talvolta troppo ampie o lacere, ricoprendosi difficilmente, danno accesso all’aria ed all’acqua, producendo spesso l’intera consumazione del centro legnoso del ceppo, non lasciandovi che la porzione corticale esterna. Ciononpertanto si può assegnare un limite estremo alla durata dei ceppi secondo la qualità della pianta.
Durata.
Quercia o rovere | dai | 150 | ai | 200 | anni. |
Olmo e tiglio | » | 100 | » | 150 | » |
Carpino, frassino, acero | » | 80 | » | 120 | » |
Castagno, faggio, ontano | » | 60 | » | 80 | » |
Robinia, betula | » | 50 | » | 60 | » |
Pioppo | » | 40 | » | 50 | » |
Salice | » | 20 | » | 30 | » |
Stabilita la rotazione d’un bosco ceduo a ceppata dietro le norme esposte, o dietro quelle portate dalla convenienza, se trattasi d’un bosco di nuovo impianto, si dividerà in tante parti quant’è il numero degli anni di rotazione; indi, nell’ottavo anno se ne taglierà una porzione e si monderanno le restanti, e così in seguito una per anno, che in tal modo ogni porzione sarà scalvata di quell’età stabilita dal numero degli anni della rotazione.
Qualora però si volesse dare alle varie qualità di piante quella rotazione che loro meglio conviene, si può dire che la miglior rotazione sarebbe la seguente:Rotazione.
Quercia, olmo, tiglio, faggio | dai | 30 | ai | 40 | anni |
Acero, frassino, carpino, castagno | » | 20 | » | 30 | |
Betula ed ontano | » | 20 | » | 25 | |
Robinia | » | 10 | » | 15 | |
Pioppo e salici | » | 3 | » | 15 | secondo lo scopo. |
Queste rotazioni giovano specialmente al monte, ove abbisogna che il legname sia ben maturo, cercandosi piuttosto di produr combustibile grosso, legna da carbone, paloni ed abbondante corteccia per trarne il tannino. Sui colli più alti gioverebbe una rotazione di anni 15 ai 20; nei colli più bassi una di 10 ai 15, ed al piano una di circa dieci anni, poichè ivi non è gran ricerca di legname molto grosso, ma piuttosto di legname dritto, per farne manegge e pali per le viti, pertiche, fascine e cerchi da bottajo. A tal uopo eccovi un prospetto della media grossezza cui giunge la massima parte delle piante forti in una rotazione di dieci anni ai quaranta.
Età del bosco | Diametro | Circonferenza | Altezza |
10.° | 0m,06 | 0m,18 | 3m,33. |
15° | 0m,07 | 0m,22 | 5m,00. |
20.° | 0m,10 | 0m,29 | 6m,33. |
25.° | 0m,12 | 0m,37 | 8m,50. |
30.° | 0m,15 | 0m,45 | 10m,33. |
40.° | 0m,21 | 0m,63 | 13m,33. |
Le rotazioni lunghe avrebbero anche il vantaggio di permettere il pascolo dopo il 10.° anno.
§ 392. Visto quanto convien fare per le ceppate, passiamo allo scalvo delle capitozze, le quali sono di piante forti o di piante dolci. Fra le forti più comuni vi sono quelle di quercia, olmo, carpino, acero, castagno, e fra le dolci quelle di ontano, pioppo e salice. Allevansi di preferenza a capitozza alta la quercia e l’olmo fra le forti; l’ontano ed il pioppo fra le dolci.
La rotazione dello scalvo in queste piante non deve essere superiore di anni sei per le forti, e di quattro per le dolci. Questa brevità di rotazione è portata dalla convenienza e dal minor danno che si arreca alla pianta. Infatti le capitozze si allevano fra loro a minor distanza delle piante d’alto fusto, e perciò, se si volesse prolungarne la rotazione, i rami delle piante si nuocerebbero vicendevolmente coll’ombra, e ben pochi di essi arriverebbero alla grossezza voluta dall’età; inoltre collo scalvo si dovrebbero fare troppo ampie ferite, le quali manderebbero più presto in decadenza il legname e la pianta, non potendosi rimarginare così prontamente come nelle ceppate, ove la vegetazione è concentrata sul solo capo del ceppo. Il legname che si ottiene dallo scalvo delle capitozze forti serve a dar manegge e fascine; quello delle piante dolci, pali, piantoni, pertiche, manegge e fascine.
§ 393. Vi sono anche molte piante allevate d’alto fusto e che si assoggettano ad un regolare scalvo sui lati del tronco, rispettandone però la cima. Queste sono ordinariamente a foglie caduche, quercia, olmo, tiglio, ontano e pioppo. Anche tale scalvo devesi fare ogni 4 o 6 anni, per non guastare con larghe ferite il legname del tronco che si vuol conservare da opera; che anzi i tagli devono essere fatti con molta cura e con ferri ben affilati.