Trattato completo di agricoltura/Volume I/Dei terreni/12

Della rotazione agraria

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Dei terreni - 11 Volume I - Propagazione
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della rotazione agraria od avvicendamento.

§ 270. Abbiamo veduto parlando dell’origine del terreno (§ 189) che, sopra uno spazio dove la vegetazione incominciava, ai vegetali più semplici, succedevano i più composti, ed infine il bosco, il pascolo, ed il terreno a cereali. Parimenti se dirigeremo le nostre osservazioni per molto tempo sopra lo stesso spazio di terreno abbandonato a sè stesso, vedremo ch’esso non è mai costantemente ricoperto dalle stesse piante, che anzi, in tempo più o men lungo, alcune di esse scompajono, che altre nuove prendono il loro posto, non ritornando alcune delle prime se non dopo un certo lasso di tempo. Che significa questo fatto, questa naturale successione o rotazione naturale di piante? Tutto ciò prova che non tutte le piante esigono gli stessi principj; che alcune non potevano vivere dapprima, ed altre se non dopo; che le prime non potevano continuare a vegetare, avendo esaurito il terreno de’ principj loro necessarj, e che non potevano ritornare a farsi vedere se non quando il tempo e l’azione della successiva vegetazione non avesse loro preparata una nuova dose di quelli stessi principj che il suolo più non concedeva loro, laddove alcune altre continuavano a vegetare trovando ancora i principj loro necessarj.

§ 271. Premesse queste cose, dirò che la rotazione agraria, ossia l’avvicendamento, consiste nell’arte di alternare sullo [p. 271 modifica]stesso spazio di terreno, le diverse qualità di piante, tenendo per base il principio più volte ripetuto, che non tutte le piante levano al suolo gli stessi principj e nelle stesse proporzioni, e che se sullo stesso spazio di terra si continuasse a coltivare la medesima pianta, questa, dopo un numero più o men lungo di anni, cesserebbe di vegetare e di produrre, laddove coltivandovene un’altra, che richieda principj diversi e dei quali il suolo non sia ancor stato privato, potrà benissimo vegetare, e produrre.

Prima che si avessero le cognizioni di chimica agricola che ho procurato di darvi, si spiegava la ragione dell’avvicendamento coll’azione degli escrementi vegetali; questi cioè erano nocivi alla stessa pianta coltivata di seguito, ma erano favorevoli allo sviluppo di un’altra di qualità diversa. Perciò dicevasi il frumento dopo uno, due o più anni non alligna bene in quell’istesso terreno, ove invece vegeta assai bene il melgone; perciò ove muore un gelso non ne prospererà un altro, ma bensì riuscirà un’altra pianta.

Io non voglio negare questi fatti, che son pur comuni e veri, ma non credo di dover attribuirne la spiegazione all’effetto degli escrementi; come pure non intendo di ripetere quanto vi dissi al § 42; solo vi citerò alcuni fatti che possono mettere in dubbio quest’opinione.

L’Egitto, per esempio, produce da tempo immemorabile abbondanti raccolti di frumento; nella Virginia, in America si continuò per più di 100 anni a raccoglier tabacco; nell’Ungheria accade quasi lo stesso; le valli del Polesine danno sempre abbondanti raccolti di melgone; ed in Lombardia sonvi delle risaje che a memoria d’uomini hanno sempre dati buoni raccolti di riso.

Ma se gli escrementi esercitassero una così malefica azione sulle radici della stessa pianta, come si potrebbero spiegare i fatti che vi ho accennati? Perchè poi certi terreni si possono seminare a frumento per due o tre anni di seguito, [p. 272 modifica]ed altri no? Perchè alcune coltivazioni riescono meglio il secondo anno che il primo? Dicevasi che gli escrementi dopo due anni, decomponendosi e cambiando di natura, ritornavano atti alla nutrizione della medesima pianta. Ma se questi escrementi erano composti di materie organiche, dovevano in breve tempo alterarsi, decomporsi e riuscir innocui anche l’anno successivo, qualora fossero anche in quantità sufficiente di recar danno alle radici della stessa pianta coltivata di nuovo. Nè si potrà credere che questi escrementi siano di materie inorganiche, perchè la pianta può assimilarsele, ma non formarne in sè e consegnarle al terreno; e se queste facevano parte di quanto fu assimilato e furono rigettate come superflue, allora non saranno nocive, altrimenti avrebbero fatto danno anche alla pianta coltivata per la prima.

Voi ora sapete che le piante, oltre ai principj che assorbono dall’acqua e dall’aria, abbisognano di principj inorganici, i quali possono essere somministrati soltanto dal terreno. Questo però, pel diverso suo stato di divisione, di composizione, d’umidità e di calore, non in tutti gli anni e non a tutti i prodotti somministrerà l’egual quantità e qualità de’ suoi elementi, per il che una porzione più o meno grande di essi potrà rimanere ancora nel suolo, ove col tempo e colla divisione prodotta dal lavoro dall’umidità e dal calore possono essi pure rendersi atti alla nutrizione delle piante, sinchè siano del tutto esauriti. Nè tutti poi i terreni, a norma della loro qualità, richiedono un egual tempo per decomporsi ed esaurirsi; come pure non tutti i prodotti esauriranno nello stesso tempo il terreno d’un dato principio. In un terreno argilloso, per esempio, si potrà coltivare per tre anni di seguito il frumento, laddove in un altro terreno non si potrà coltivarlo che un anno o due al più; intendendosi sempre senza concime, ossia senza restituire artificialmente al terreno i principj che gli furono levati.

Ora meglio comprenderete perchè dove morì una pianta [p. 273 modifica]non alligni bene un’altra della medesima specie e perchè siavi il bisogno di cambiar la terra ai vasi. Tutto questo vuol dire che la terra ivi esistente è stata privata dei principj che si richiedono. Ma se in quella terra si metterà un’altra pianta, che abbisogni di un principio diverso, essa potrà benissimo vegetare. Quando il frumento non dasse che uno scarsissimo prodotto, avendo privato il suolo di fosfati, si potrà aver un buon raccolto di melgone o di patate che richiedono piuttosto calce e potassa. Che se invece si ammettesse la teoria degli escrementi, non si potrebbe coltivare lo stesso prodotto per due anni successivi, trattandosi di piante annuali, e parlando di quelle perenni, gli escrementi che si accumulassero ogni anno presso le radici, dovrebbero condur la pianta a presta morte, od a sicuro intristimento.

Certuni si confermarono nell’opinione che i vegetali avessero veri escrementi, osservando che col far vegetare nell’acqua pura alcune piante, viddero, entro certo spaziosi tempo, che in quell’acqua formavasi un sedimento. Ma chi non sa ora che l’acqua la più pura contiene ancora delle materie in soluzione, e che colla nutrizione della pianta, venendo alcune di esse assorbite, resta alterata la composizione dell’acqua in modo che alcune di quelle materie precipitano al fondo per mancanza del veicolo solvente?

§ 272. Prima poi di stabilire un avvicendamento od una rotazione agraria, oltre all’aver riguardo al valore ed alla facilità di smercio dei vari prodotti, bisogna aver di mira:

Il clima;

Il terreno, tanto per le sue qualità fisiche e chimiche, quanto per la sua disposizione, e possibilità o facilità di irrigazione;

La qualità chimica dei componenti de’ prodotti che si vogliono coltivare;

I lavori che richiedono le varie piante, e la profondità cui giungono le loto radici; finalmente

La qualità e la quantità dei concimi. [p. 274 modifica]

Ho detto che devesi aver in vista il valor commerciale dei varj prodotti che si sogliono coltivare, perchè, onde ritrarre il maggior profitto possibile dall’agricoltura, devonsi coltivare quei generi che più sono ricercati e quindi maggiormente in prezzo e di facile vendita. Nè converrà, per esempio, coltivare la fraina ove si possa coltivare il melgone od il frumento, nè le fave o le lenti quando si possa coltivare il melgone.

§ 273. Il clima è quello che per la sua temperatura indica quali prodotti possano crescere e maturare in un dato paese, e quali anche nello stesso anno abbiano tempo di succedersi. Voi già sapete quanta influenza abbia il calore singolarmente sulla formazione dell’amido e dello zuccaro, ossia sull’assimilazione del carbonio e dei sali alcalini di potassa, di soda e di calce; voglio ripetervi quanto dissi parlando degli effetti del calore sulla vegetazione. Ma oltre ciò potrete conoscere che, la possibilità di far succedere più coltivazioni nello stesso anno e sullo stesso spazio di terreno, è necessariamente vincolata al clima di quei paese ed alla somma di temperatura richiesta dalle varie coltivazioni che si vorrebbero far succedere. Per esempio il riso non potrebbe essere coltivato nella Svizzera; e nella bassa Lombardia non potrebbersi in campo aperto coltivare gli ulivi, come si fa nel Genovesato e nel Lucchese. Se dopo il ravizzone o dopo il taglio maggengo di qualche foraggio possiamo ancora coltivare il melgone agostano, nell’Italia superiore e montuosa non si potrebbe seminare che la fraina, mentre in Toscana si potrà coltivare il melgone maggengo anche dopo il raccolto del frumento.

§ 274. La qualità fisica del terreno deve esercitare la massima influenza sulla scelta della rotazione. Io, sotto questo rapporto, v’ho divisi i terreni in quattro sorta, cioè, silicei, argillosi, calcari e vegetali, e voi dovrete coltivare di preferenza in ciascuno di essi quelle piante che contengono la maggior quantità del principio che vi predomina.

Ora mi limiterò soltanto ad un breve cenno. [p. 275 modifica]


Terreni.

Silicei Calcari Argillosi Vegetali
Segale Gelso Frumento Prati
Orzo Vite Fagiuoli Melgone
Avena Ravizzone Lenti Patate
Miglio Canape Fave Ortaggi.
Patate Trifoglio
Melgone se irrigui Medica
Prati Noce
Castagno
Piante boschive
in genere

Se poi il terreno sarà basso ed umido, procurate di alternarvi quelle piante che richiedono molti lavori ed un terreno profondo ed umido. Se invece sarà disposto in pendio e molto soleggiato, vi coltiverete quelle piante che esigono pochi lavori, onde le pioggie, trovandoli smossi, non trascinino troppo facilmente in basso la parte più fina, che è sempre la migliore. Quando poi sia possibile l’irrigazione dovrete avvicendare quelle piante che da essa traggono il massimo vantaggio, quali sono il riso, il lino, il melgone e soprattutto le erbe da foraggio.

§ 275. La qualità chimica dei componenti delle piante che si vogliono coltivare deve essere d’accordo colla qualità chimica del terreno, e se ne deve tener conto per la successione. Ad una pianta, per esempio, che richieda molti fosfati non faremo seguire un’altra che ne richieda altrettanti: e così dicasi di tutti gli altri componenti.

Perciò alcuni agrologi divisero le piante in tre grandi sezioni, a seconda che in esse predominava la potassa, la calce [p. 276 modifica]o la silice. A voi pertanto, quando abbiate cognizione della natura fisica e chimica del terreno, sarà facile l’accordarvi la coltivazione di quella pianta che meglio può riuscire, servendovi all’uopo delle tavole che vi diedi a pag. 92, 93, 94 e 95, § 97, indicanti la composizione chimica delle piante più comunemente coltivate; e questa composizione vi potrà servire eziandio per una ben intesa rotazione.

Nella parte bassa od irrigua della Lombardia v’è una ruota di cinque anni: Nel 1.° si coltiva frumento, segale od avena, spargendovi semente di trefoglio per aver in seguito la spianata: nel 2.°, 3.° e 4.° il terreno si conserva a spianata che si concima: nel 5.° si coltiva a melgone. Alle volte la ruota è di sei anni, continuandosi anche nel 6.° a coltivare ii melgone. Ove sono risaje da vicenda la ruota può essere anche di nove anni. Nel 1.°, frumento; segale od avena come sopra, spargendovi il trefoglio per disporre il fondo a spianata, che dura pel 2.°, 3.°, 4.° e 5.° anno: nel 6.°, 7.° ed 8.° si riduce a risaja: nel 9.°, melgone. Queste due rotazioni, diverse soltanto per la loro durata, significano chiaramente che la pratica aveva già trovato utile quanto in seguito la scienza doveva trovar vero, succedendosi sempre coltivazioni che esigono principj diversi, o che arrichiscono il terreno dei principj necessarj alla successiva coltivazione. Così nel 1.° anno abbiamo piante a silice, e che esigono fosfati; poi abbiamo per tre o quattro anni il prato che fornisce il terreno di humus utile alla coltivazione del melgone e del riso prodotti ricchi di amido, mentre in egual tempo utilizza l’irrigazione e produce abbondanza di concime, permettendo il mantenimento di numeroso bestiame.

§ 276. La qualità e la quantità dei lavori richiesti dalle varie coltivazioni non deve essere menomamente trascurata, essendo cosa assai utile che una pianta sarchiata succeda ad altra non sarchiata, una pianta che ombreggi molto il terreno ad un’altra che lo copra assai poco. Così al frumento, [p. 277 modifica]che rare volte è sarchiato, faremo succedere il melgone, od il ravizzone che esige almeno due arature. Come pure, a togliere le cattive erbe che crescono nel frumento, gioverà coltivarvi in seguito le verze, i fagiuoli, od altre piante che, coprendo moltissimo il terreno, non lascino crescere tutte le erbe cattive.

Dovremo poi anche por mente di non coltivare una pianta che tenga le radici superficiali, dopo la coltivazione di un’altra le cui radici siano andate profondamente, ma procureremo di far il contrario onde approffittare di quel terreno che non ancora servì alla nutrizione della pianta coltivata dapprima.

§ 277. L’abbondanza o la facilità d aver concime o letame da stalla favorirà la coltivazione dei prati e delle piante da foraggio alternate coi cereali. Ove abbonderanno gl’ingrassi calcari si coltiveranno di preferenza le piante oleifere, le viti ed i gelsi. Quando sia facile avere a buon patto avanzi animali in genere, il guano ed il nero delle raffinerie, si coltiveranno i cereali alternati colle piante da foraggio. Infine chi non ha molto concime non potrà mai seguire una buona rotazione; e dovrà limitarsi a quelle coltivazioni che più richiedono dall’aria che dal terreno, e meglio ancora farà riducendo a bosco il proprio terreno. Il bosco quando sia ben mantenuto, e che invece di privarlo delle foglie cadute, gliele si facciano servire d’ingrasso, può essere produttivo quanto alcuni terreni che or sono ridotti a campo ed a vigna.

La rotazione agraria già da gran tempo obbedisce a queste leggi specialmente ove il terreno è lavorato in economia od affittato a denaro. Ivi il proprietario o l’affittuario possono regolare la rotazione del proprio fondo secondo quei principj teorici o pratici che vi ho indicati e che meglio loro convengono, salvo (pei fittabili) il poter introdurre certe successioni già riconosciute deterioranti il fondo.

Ora intenderete perchè in quei paesi ove sia in uso [p. 278 modifica]l’affitto a grano non si potrà mai stabilire una ragionevole rotazione agraria, il che vuol dire che non si potrà mai ricavare dal fondo il massimo prodotto possibile. Non è egli vero che quel terreno che è stanco, ossia esaurito di quei principj che sono necessarj al melgone ed al frumento, potrebbe ancora dare un abbondante prodotto quando venisse coltivato a piante oleifere, a patate od a piante da foraggio? Non è egli vero che la quasi impossibilità in cui è il colono di tenere una parte del proprio terreno a foraggio, gl’impedisce di mantenere una conveniente quantità di bestiame, e che per conseguenza trovasi con minor quantità di concime obbligato a coltivare due generi che abbisognano di molto ingrasso, quali sono il melgone ed il frumento?

Per quanto vi esposi vi sarà facile l’intendere come sia quasi impossibile lo stabilire una rotazione per ogni provincia, potendo essa variare nel piccolo spazio occupato dal territorio di un comune. Soltanto le cognizioni di chimica agricola e la possibilità d’irrigazione devono esserci di norma per determinare la più conveniente rotazione. Questa però non sarà mai vantaggiosa ove non comprenda l’alternazione col prato o colle erbe da foraggio: ed in generale la miglior rotazione sarà quella che permetterà di mantenere la maggior quantità possibile di bestiame, e che per conseguenza ci procurerà la massima copia di concimi.