Scelte opere di Ugo Foscolo/Brevi cenni su la vita, la persona, il carattere e le opere di Ugo Foscolo/II

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Brevi cenni su la vita, la persona, il carattere e le opere di Ugo Foscolo - I Brevi cenni su la vita, la persona, il carattere e le opere di Ugo Foscolo - III
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§ II. Persona e Carattere


Quanto allo fattezze del corpo era il Foscolo di mediocre statura, di membra proporzionate, d’aspetto naturalmente burbero, e più ancora per la folta barba cui compiaceasi lasciar crescere ai lati del mento. Sortì bianca la carnagione e sparsa qua e là di lentiggini; la fronte alta, folti i capegli, tranne in sul mezzo, pelo biondo traente al fulvo, occhi cilestri piuttosto grandi e profondi, ma vivi, accorti e pieni d’espressione e di fuoco, massime quando guardava fiero: belli ebbe i denti in gioventù, ma resersi anzi tempo caduchi; le guancie rilevatissime all’alto, infossate al basso, i labbri tumidi, e più del convenevole la bocca grande. Fu agile molto del corpo, intollerante del camminar tardo, e di complessione più debole che non significasse l’aspetto. Il più leggiero dolor fisico era potente a muoverne la perturbazione e l’ira, che tosto annunziavansi dall’inquieto trasmutare degli occhi. Fu [p. xxiv modifica]inoltre temperante de’ cibi, e assai ritenuto nel bere. Tocco da qualche occasione d’allegrezza la significava libera e sincera; ma nè i modi, nè il viso furono mai in lui dirotti. Amò il vestire pulito, ma non caricato nè molle. E della moda seguì più presto il comodo che le apparenze.

Sommamente commendabile è poi nel Foscolo la sua inflessibilità di carattere; imperciocchè non mai contraddisse nè cogli scritti nè colle azioni alle massime da lui professate in principio, tuttochè messo a prova da una gran varietà di fortuna, e talvolta ancor dal bisogno1. Una certa naturale sprezzatura di [p. xxv modifica]modi lo rendea in sulle prime poco accostevole; ma entrato una volta in confidente ragionare con alcuno facea dimenticar di leggeri quelle aspre ed inamabili apparenze2. Lodava rado e assai parcamente ancora i più degni. Ond’è che taluno appose un tal modo ad arroganza o livore. Ma più sentiva che non proferisse. Tenace delle proprie opinioni di rado sapea nelle dispute mantenere temperanza di tuono, il che gli eccitò contro il mal volere di molti. Non parea che amasse grandemente gli uomini, e molto si promettesse da loro. Però ebbe amici pochi, ed a pochissimi fu egli [p. xxvi modifica]caldissimo. Assai per contrario studiavasi di piacere alle femmine; e per la fama e l’ingegno di lui, più che per la persona fu talvolta caro ad alcuna gentile. Molto si dilettava della compagnia de’ bambini, e forse troppo schivava quella de’ vecchi. Il più vivea romito: sempre poi quand’era preso da qualche pensiero melanconico, il che interveniva sovente. Non fu egli accattator di liti, ma provocato in cosa che importasse all’onore si diede in diversi incontri a conoscere per uomo da non potersi offendere senza pericolo3.

Fu il Foscolo assai bel parlatore: franco e [p. xxvii modifica]del simular nimicissimo4. E sebbene le sue sentenze fossero talvolta più singolari che secondo ragione, non però scendeano mai senza frutto e senza durabili effetti nell’animo degli ascoltatori. Omero, Dante e Shakespeare erano per esso i più maravigliosi poeti del mondo, perchè di prerogative acconcie a piacere ad ogni popolo e ad ogni età.

Notabile infine fu in lui l’indefesso amore verso il fratello, come singolare e ineffabile la tenerezza e la riconoscenza verso la madre, che avendo sospirato invano per molti anni un amplesso del figlio, lo precedè di poco tempo alla tomba.


Note

  1. * Hanno preteso e pretendono alcuni che il bisogno lo stringesse a fuggire di Milano nel 1814 disperato e indebitatissimo. A noi piace invece di far conoscere a’ nostri lettori che da una lettera alla più volte citata amica sua, e dotata dal 1 Febbraio 1815, che abbiano sott’occhio, appare tutto il contrario, qualora non vogliasi contraddire che le lettere agli amici intimi non sieno valido documento a manifestare sinceramente lo stato dell’animo e delle cose di una persona — Eccone lo squarcio che secondo noi basta a smentire l’imputazione de’ mal prevenuti, tratti forse in inganno da qualche falsa apparenza — «Non vi dirò bugia; le cose mie vanno male, non però mi trovo in bisogno, anzi sono ancora in istato di trovarmi presto pari in dare ed avere; e quel molto o poco che mi avvanzerà basterà o saprò farmelo bastare. Oltre a questa ragione il progetto che io vado maturando di lasciare l’Italia e provvedere alle mie faccende nelle isole greche m’impedirebbero di contrarre alcun debito»... E in altra lettera in data del 30 Dicembre dello stesso anno alla stessa amica si legge: «Or amica mia sarà bene che non tanto per la sicurezza del tuo danaro quanto per la quiete della mia coscienza, io trovi fin d’oggi alcuna via di pagarti i miei debiti, e sono gli unici che ho lasciati in Italia»... Lettori il testo è chiaro e lascio perciò a voi il dedurne le legittime conseguenze.
  2. * ― Rimproverano alcuni il Foscolo di carattere assai stravagante e d’incoerenza alle proprie dottrine. Ma posto che questa taccia abbia suo fondamento nel vero, pensiamo essere poco lodevole il fermarsi a considerare i difetti di un uomo che risplende d’insigni virtù: e giudichiamo per lo contrario debito del critico illuminato e saggio d’obbliare gli uni come troppo comuni e ordinarii nel mondo, per trattenersi nella contemplazione dell’altre che debbono tanto più interessarci, quanto più esse e assai pregevoli e molto rare.
  3. * Vuolsi qui ricordare quanto egli scrisse intorno al proprio ingegno e carattere in una sua bella lettera inedita: eccone lo squarcio: — «Il mondo crede che io abbia ingegno e lo credo anch’io; ma si crede altresì, che io sappia più di quello che so. So poco: nella mia fanciullezza fui tardo, caparbio: infermo spesso per malinconia, e talvolta feroce ed insano per ira: fuggiva dalle scuole, e ruppi la testa a due maestri. Vidi appena un collegio e ne fui cacciato. Spuntò in me a sedici anni la volontà di studiare, ma ho dovuto studiare da me e navigar due volte in quel tempo dalla Grecia in Italia. Se i veneziani avessero fischiato il mio Tieste, com’ei si meritava, quand’io avea diciott’anni, non avrei forse più nè scritto nè letto. Da indi in qua ho amate le muse d’amore talvolta appassionato e nobile sempre, ma spesso anche freddo, infedele — Dacchè
    «Amor, dadi, destrier vïaggi e Marte
    m’invadeano la giovinezza più vigorosa. E se ho studiato e stampato fu più forza di natura che di costume.
  4. * Oltre d’essere un assai bel parlatore, era anche dotato del talento d’un’estemporanea eloquenza, per la quale perorando nel 1805 al campo di Boulogne e precisamente a Valenciennes in favore di certo Giovanni Armani Sargente maggiore del 2.° Reggimento di linea accusato come assassino del suo capitano, giunse ad intenerire i giudici in favore del suo cliente per modo, che senza una truce risposta data dal reo al presidente del consiglio di guerra, se non sarebbe stato costui pienamente assoluto, avrebbe per lo meno veduta attenuata la pena dalla legge inflitta alla grave sua colpa.