Saggio intorno ai sinonimi della lingua italiana/Lusingarsi - Confidarsi
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LUSINGARSI - CONFIDARSI.
La principal differenza di questi due verbi sta in ciò, che col primo va congiunta l’idea della fallacia, col secondo quella della buona fede; e per questa ragione lusingarsi viene adoperato in senso cattivo, e confidarsi in senso buono ed onesto. Ad autenticare questa distinzione, posta omai in dimenticanza dal cattivo uso de’ moderni, mi converrà esaminare la natura dei due verbi, indagarne l’oscura origine, dimostrarne il valor vero, e l’uffizio, e condurre, mal mio grado, i lettori pegli inamabili sentieri delle etimologie. Confido per altro nella loro indulgenza, da che si tratta di restituire a queste belle monete, la loro originale impronta alterata pur troppo dall’uso, e dallo strofinamento degli stranieri.
Lusingarsi è da lusinga: che cosa è adunque lusinga? è falsa dolcezza d’atti o di parole per recare l’animo altrui alla propria volontà Pa utilità. Differisce da adulazione in questo, che la lusinga tenta le vie del cuore, e l’adulazione quelle della mente. Chi ha acume di vista, e fino giudizio scernerà in questa definizione due idee ben distinte, quella di allettamento. per via di lode, o d’atti piacevoli, e quella dell’inganno, le quali sono così strettamente congiunte nel vocabolo di cui si tratta, che nè la lode o l’allettamento senza inganno, nè l’inganno senza lode o allettamento possono chiamarsi lusinga. Di fatto essa ha radice nell’antica lingua teutonica, la quale chiamava los la lode, e los l’inganno, quindi losen e losin ogni cosa ingannevole, e losonga1 la fallacia; l’antico-sassonico ebbe laesunge negli stessi significati2, dal quale gli inglesi trassero leasing menzogna3, ed il tedesco moderno ha 4, inganno. La vote teutonica passò con questa prima idea in tutte le lingue romane moderne, e la troviamo già adoperata in quel latino-barbaro, che si può guardare come linguaggio intermedio de’ popoli meridionali tra lo spegnersi dell’antico latino, ed il nascere dei volgari romani: leggesi ne’ documenti, che di quel linguaggio rimangono, lausenga e losinga5, che s’interpretano per falsa lode; quindi il francese antico ebbe losenge6, lo spagnuolo lisonja7 (leggi e pronunzia lizuncha), e l’italiano lusinga collo stesso significato. Nè diversamente lo adoperarono quelli fra i padri dell’italiana favella, che sentivano il valor delle voci, e ne conoscevano le proprietà: così Dante pose nel secondo cerchio dell’inferno
» Ipocrisia, lusinghe, e chi affattura.»
Vuolsi per altro avvertire, che a cagione delle due idee indicate più sopra come dominanti nella stessa parola, alcuna volta essa viene dagli scrittori piegata assai delicatamente più dall’un verso che dall’altro, cioè o più alla lode ed agli atti piacevoli, che non all’inganno, (il quale allora prende faccia di persuasione generata da piaccenteria), o più all’inganno, che non all’allettamento; ma il vocabolo non può in nessun caso uscirne affatto puro e mondo di quella macchia, che ha dall’origine. Nessuno lo adoperò con maggior finezza del Petrarca in que’ versi, ne’ quali cerca di scusare gli errori della sua vita passata:
» Vergine, quante lagrime ho già sparte,
» Quante lusinghe, e quanti preghi indarno,
» Pur per mia pena, e per mio grave danno.»
ove attenuando colle parole le colpe di che egli si confessa reo, annovera pur fra queste le lusinghe.
Se io ho ben dichiarato il valore di questa parola, poco mi rimane a dire per mostrar la differenza tra lusingarsi, e confidarsi; poichè lusingarsi nato da lusinga ritrae della madre, e sotto qualunque forma egli venga adoperato, ha sempre con se l’idea dell’inganno, non potendo significar altro che lasciarsi prendere o vincere da una mal fondata speranza, da un ingannevole sentimento, da una falsa idea che si offre alla mente con apparenza diversa dalla realtà. Ma il verbo confidarsi è assicurarsi, aver fede nella bontà della propria causa, nella rettitudine de’ proprii sentimenti, è credere senza sospetto, stimare con fiducia, e sempre per oneste ragioni, o per opinione molto probabile (come nota la Crusca alla voce confidanza), il che non è, nè può essere di lusinga e lusingare. I seguenti esempj tratti dal Galateo basteranno a confermare il significato di questi ultimi vocaboli:
«Se tu userai in ciò (nelle cirimonie) un poco di convenevole larghezza verso coloro, che sono da meno di te, sarai chiamato cortese, e se tu farai il somigliante verso i maggiori, sarai detto costumato e gentile; ma chi fosse in ciò soprabbondante e scialacquatore...... sarebbe avuto per malvagio e per lusinghiero.»
Ed in sul principio dell’opera citata:
«Chi si diletta di troppo secondare il piacere altrui nella conversazione e nella usanza, pare più tosto...... lusinghiero, che costumato gentiluomo.»
Finalmente in altro luogo parlando del costume de’ veneziani di piaggiare dice:
«Nè perchè i gentiluomini veneziani si lusinghino fuor di modo l’un l’altro per cagion de’ loro uffizii e de’ loro squittinii, starebbe egli bene, che i buoni uomini di Rovigo temessero quella medesima solennità in riverirsi per nonnulla.» Gli Italiani d’oggidì, allettati dalle generalità del fraseggiar francese, traducono a occhi chiusi il passivo se flatter col lusingarsi, e scrivono corrente mi lusingo di potervi servire, volendo assicurar uno della buona speranza che sì ha di riuscire in alcun utile di lui; nè s’avvedono dell’errore, poichè mi lusingo viene a dir l’opposto di quello che voglion dire, cioè io spero invano di potervi servire, oppure: io ho buona volontà di servirvi, ma temo ragionevolmente di non poter riuscire. Per lo contrario, scrivendo mi confido di potervi servire si verrà a dare al richiedente tutta quella sicurezza ch’egli desidera. Con quest’avvertenza potrò dire al mio lettore: non mi confido di avere dichiarata con sufficiente evidenza la diversità di lusingarsi e confidarsi, quantunque l’amor proprio me ne lusinghi.