Saggio intorno ai sinonimi della lingua italiana/Mascella - Guancia - Gota
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MASCELLA - GUANCIA -
GOTA.
Mascella, dal latino maxilla, è propriamente quella parte interna della bocca degli animali, entro la quale son fitti i denti, e adoprasi talvolta a significare la pelle esterna che copre essa mascella.
Guancia è la parte esterna del volto dell'uomo, o del muso delle bestie, che è dagli occhi al mento.
Gota chiamasi ciascuna delle due parti del viso, che mettono in mezzo la bocca e ’l naso.
Da queste definizioni si deduce, che, ove il conceda la dignità del discorso, mascella può usarsi come vocabolo generico in luogo di guancia e di gota, ma non sempre queste in luogo di quella, poichè la cosa principale rappresentata dalla voce mascella sono i denti, e quella di guancia e di gota è la pelle. Vediamone gli esempj:
» Gli si cavino dalla mascella di sotto, il più salvamente che si puote, quattro denti.» Crescenzi, che parla del cavallo.
» La mascella attrita lo cibo.» Morali S. Greg.
« Gli altri denti delle mascelle erano appena coperti da un sottilissimo tenerume, o velo di gengìia.» Redi.
Im nessuno di questi membretti si può sostituire alla voce mascella quella di guancia o di gota.
Ho detto di sopra che mascella può prendere il luogo di guancia o di gota, se lo conceda la dignità del discorso, ed ho inteso di accennare una seconda distinzione da farsi tra quella voce, e quest altre, le quali vengono preferite a mascella per essere più gentili, e monde da quel non so che di grossolano, che accompagna pur sempre questo vocabolo: ond’è che mascella non potrebbe usarsi per guancia in quei versi del Pastor fido:
» Che s’avess'io cotesta tua sì bella
» E sì fiorita guancia.»
Nè in quest'dell’Ariosto senza farli bassi, o ridicoli:
» Per far al Re Marsilio, e al Re Agramante
» Battersi ancor del folle ardir la guancia.»
Neppur potrebbe tener il luogo di gota ne’ seguenti versi del Petrarca:
» Tornasi al ciel, che sa tutte le vie,
» Umida gli occhi, e l’una e l’altra gota.»
Veggiamo ora della differenza tra guancia e gota, la quale in alcuni casi è così tenue che sfuma. Tutte e due queste voci sono straniere d’origine, poichè l’una viene dall’antico teutonico wanga1, in ted. mod. 2, l’alua dal provenzale gauta3, onde anche nella lingua nostra si scrisse prima gauta4, poi gota; tutte due s’interpretano dai lessicografi col latino genae; tutte due finalmente s'adoperano; pressochè senza distinzione e nello stesso significato dai poeti, e dagli oratori.
La prima ed essenziale diversità si scorge nel valore del vocabolo guancia, il quale venne dagli italiani esteso anche alle bestie, dove gote non arriva; e però si dice la guancia del cavallo, e non la gota; usò il Boccaccio le guancie de’ porci, parlando della parte esterna del grifo di questi animalì, ma non avrebbe detto le gote. Passando quindi al significato di quelle parti del volto umano che mettono in mezzo il naso e la bocca, significato appartenente a tutte due le voci, noteremo che nel discorso famigliare vien più frequentemente la voce gota, che non quella di guancia, ed avrebbe taccia di ricercato, chi negli usi comuni della vita ponesse guancia per gota; quindi è che vediamo gota comparir più sovente nella prosa, che non nel verso, e guancia per lo contrario più nel verso, che nella prosa; aggiungi che gota ha il peggioralivo gotaccia, che guancia, forse perchè più nobile, non ha; che alcuni modi di dire, come stare, sedere, andar in gote per gonfiarsi sopra il dovere, star sul grosso, andar con burbanza, attestano che questa voce è più frequente sulla bocca del popolo, che non quella di guancia. Parmi adunque potersi rettamente conchiudere che in quello stesso significato, nel quale guancia e gota si toccano, guancia è sempre maggiore dell’altra per antichità d’origine, per armonia di suono, e per nobiltà d’uffizio.