Rivista italiana di numismatica 1897/Notizie varie

Rivista italiana di numismatica 1897|Notizie varie

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Rivista italiana di numismatica 1897 Rivista italiana di numismatica 1897


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VARIETÀ


Vendita della Collezione Sambon. — Da molti anni il Cav. Giulio Sambon attende con infinita cura a raccogliere le monete medioevali dell’Italia meridionale principalmente collo scopo di dare una illustrazione di quelle zecche poco studiate finora e quindi poco conosciute. Il lavoro illustrativo è ormai compiuto per opera del figlio Dott. Arturo Sambon e vedrà presto la luce, pubblicato per cura della Società Napoletana di Storia patria.

Raggiunto con questo l’intento principale della Collezione, questa sarà ora dispersa al pubblico incanto; e se ne incomincerà la vendita il 5 prossimo aprile in Milano presso l’impresa di Vendita dello stesso Cav. Giulio Sambon.

Iniziata nel 1865, la Collezione Sambon potè arricchirsi di quanto offrivano di interessante per la serie meridionale le Collezioni Fusco, Tafuri, Spinelli, Rossi, Fasi, Boyne ed altre vendute da quell’epoca in poi, ed ora può considerarsi come un insieme veramente prezioso per quanto riguarda le zecche napoletane, e come la più completa fin qui apparsa in vendita.

Fra le maggiori rarità, ci basterà citare il Tarì d’Amalfi dell’imperatrice Costanza e l’altro di Enrico VI colla leggenda henricvs sextvs romanor/ imperator: la moneta d’argento battuta ad Amalfi nel 1251. Fra le monete di Aquila, il mezzo carlino di Giovanna II, il carlino di Alfonso I, l’armellino di Ferdinando I, ecc. Fra quelle di Benevento, il soldo e terzo di soldo, unici, di Luitprando colla madre Scauniperga, ecc. Fra quelle di Brindisi: i rarissimi multipli di Tarì di Corrado, Manfredo e Carlo d’Anjou e i denari di Carlo III e Giovanna II. Di Capua, i follari di Pandolfo IV, di Riccardo, di Roberto II, ecc. Di Civitaducale, il bolognino [p. 110 modifica]autonomo. Fra i follari di Gaeta, quelli del Duca Ruggiero, di Tancredi, colla testa di leone; di Enrico VI e Costanza con imp. iae . maiesta. Della più alta importanza è il denaro battuto nell'881 a Oria da Gaideriso ex-principe di Benevento, in nome e sotto la protezione di Basilio, Leone e Alessandro, imperatori d’Oriente. Interessantissimo il carlino battuto a Lecce dal principe di Taranto, a nome di Renato d’Anjou. Nella ricchissima serie napoletana, citeremo: i denari di Basilio e Atanasio II: il follaro autonomo del 1137; il mezzo saluto d’oro di Carlo I d’Anjou; il carlino di Giovanna I e Luigi di Taranto e quello di Carlo III Durazzo; il mezzo carlino di Ladislao e quello di Giovanna II; la doppia d’oro di Ferdinando I d’Aragona col busto; il ducato d’oro d’Alfonso II col ritratto di suo padre; il ducato, il carlino di Ferdinando II; il ducato d’oro di Lodovico XII di Francia; quello di Ferdinando il Cattolico e Isabella coniato a Napoli da Giacomo Tramontano nel 1503, unico; il mezzo scudo ossidionale di Carlo V, battuto a Napoli nel 1528; il mezzo scudo e le sue frazioni dello stesso coll’aquila a due teste; il tari di Filippo III col ritratto di Margherita d’Austria; il mezzo ducato dello stesso e il suo ducato e mezzo ducato d’argento del 1617 col motto: qvod vis.; i diversi tipi del ducato e mezzo ducato d’argento di Filippo IV; la prova dello scudo d’argento del 1636 col motto potentes fvlminas hostes; il tari coi busti accollati di Carlo II e di Maria Anna tutrice, unico. I tre rarissimi cavalli di Ferdinando I, battuti ad Amatrice. Fra le monete Siciliane (Messina e Palermo) noteremo il carlino di Alfonso I d’Aragona, di tipo napoletano; il ducato d’oro di Giovanni II d’Aragona; il doppio reale di Ferdinando il Cattolico col suo ritratto; il mezzo ducato d’oro di Carlo V, pure col ritratto; la doppia oncia d’oro di Carlo VI col motto: avstriacis radiis clarior e la veduta della Sicilia, unico; il mezzo scudo palermitano Filippo V col motto: fidelitas . felicitatis . omen e il 4 tari con: clavso iani templo. Nella ricca serie di Salerno: il due tarì d’oro di Gisulfo II colla doppia leggenda latina e cufica; il follaro di Gisulfo II; quello di Gisulfo I, con amor popvli: e quelli di Roberto Guiscardo, di Guglielmo duca col tipo del cavaliere, e quello di Ruggero II. Citeremo finalmente [p. 111 modifica]il mezzo carlino di Ferdinando I d’Aragona, battuto a Reggio; il cavallo di Ferdinando, di Sulmona; quello di Federico d’Aragona, di Tagliacozzo; le rare monete di Ortona: quelle feudali del Vasto, e specialmente lo zecchino e lo scudo di Cesare d’Avalos, e lo zecchino di Belmonte, del principe Antonio Pignatelli.

Il catalogo descrittivo di questa importantissima Collezione, arricchita di tavole e di illustrazioni nel testo, sarà messo a disposizione degli amatori, prima della vendita, al prezzo di 10 lire. Dopo la vendita il medesimo Catalogo, coi prezzi ottenuti, sarà messo in vendita a L. 25. (Per commissioni e schiarimenti rivolgersi all’Impresa di Vendita di Giulio Sambon. Milano, Corso Vittorio Emannele, 37).







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VARIETÀ



CONCORSO DI NUMISMATICA CLASSICA1

(N. 4).


1. I fratelli Francesco ed Ercole Gnecchi offrono un premio di L. 1500 all’autore della Memoria o delle Memorie più importanti di Numismatica classica (greca o romana) che la Rivista Italiana di Numismatica avrà pubblicato nel triennio 1897 -1898- 1899.
2. Il Concorso è aperto ai Numismatici d’ogni paese; ma le memorie dovranno essere presentate in italiano, in francese o in latino.
3. I lavori potranno essere mandati alla Segreteria della Società Numismatica Italiana sia firmati che anonimi; in questo secondo caso dovranno esser accompagnati da busta suggellata, con un motto, come di pratica. A tempo opportuno non sarà aperta che la scheda corrispondente al lavoro eventualmente premiato.
4. Al Concorso sono ammessi tutti i lavori di Numismatica classica, pubblicati durante il triennio 1897-98-99 nella Rivista Italiana di Numismatica a meno di dichiarazione contraria degli autori2, fatta alla presentazione del lavoro o anche in qualunque momento successivo fino alla chiusura del Concorso.
5. I lavori presentati saranno pubblicati nella Rivista colle norme solite per tutte le altre pubblicazioni e in ordine di presentazione.
6. Il Giurì sarà composto di 5 membri, la cui nomina viene disciplinata come segue. L’ufficio di giurì è offerto ai Direttori dei Gabinetti Numismatici di Parigi, Londra,

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Berlino, Vienna e Milano. Quando alcuno fra questi, per qualsiasi motivo, non intendesse accettare personalmente, verrà sostituito da altro officiale del museo stesso o anche da persona della medesima nazione, estranea al Museo, che il Direttore è pregato di voler gentilmente indicare.
7. Il Giurì è tenuto ad inviare il proprio verdetto alla Segreteria della Società Numismatica Italiana entro il 1° Trimestre dell'anno 1900.
8. Il premio potrà anche eventualmente essere diviso in due, in modo però che al primo non spettino meno di L. 1000.
9. Compito del Giurì sarà quello di rispondere al quesito: Quale fra i collaboratori della Rivista Italiana di Numismatica durante il triennio 1897-98-99 abbia fornito con una o più memorie il più importante contributo alla Numismatica classica, principalmente sotto il punto di vista d’aver apportato nuova luce alla scienza.

      Eventualmente poi giudicherà se altri possa essere meritevole di una porzione di premio e in quale misura, come all’articolo 8.

Milano, 20 Aprile 1897.


Premio di Numismatica, — Il premio Duchalais pel 1896 è stato conferito dall’Accademia delle Iscrizioni e Belle Lettere al Sig. H. de la Tour, per l’insieme de’ suoi lavori sui Medaglisti del Rinascimento, pubblicati nella Revue Numismatique.

Medaglia pontificia commemorativa, — Pel 20 febbraio 1897 è stata coniata dal Cav. Bianchi, incisore dei palazzi apostolici, la medaglia commemorativa del 19° anno del pontificato di Leone XIII. Nel diritto ha l’effige del Papa coll’epigrafe: Leo XIII Pont. Max. Sacri Princ. A. XIX. Nel rovescio la Vergine in trono col Bambino, che offre al mondo il Rosario. Varie figure, quali in piedi quali in ginocchio, rappresentano i varii popoli. Sulla destra Leone XIII in piedi presenta questi fedeli alla Vergine. In giro l’epigrafe: Praesidium divinae matris acceptissima Rosarii praece exorandum.

Queste medaglie commemorative degli anni del Pontificato si coniano ogni due anni.

[p. 261 modifica]Dell’utilità scientifica delle collezioni di monete antiche. — Su questo tema il chiar.° Direttore del Gabinetto di Parigi Ernesto Babelon pronunciava un eruditissimo di- scorso nella seduta generale del Congresso delle Sociétés savantes il 24 aprile scorso. Quel discorso ci parve tanto interessante per tutti quelli che si occupano di numismatica che credemmo far cosa grata a tutti i nostri lettori chiedendo all’illustre autore il permesso di riprodurlo nella nostra Rivista. Il permesso venne gentilmente accordato, e, dolenti di non poter dare tale riproduzione nell’attuale fascicolo abbiamo almeno la compiacenza d’annunciarlo pel terzo.

Vendita Sambon» — Sul principio dello scorso aprile ebbe luogo in Milano la vendita (da noi annunciata nel preced. fascicolo) dell’importante collezione di monete dell’Italia meridionale radunata dal Cav. Giulio Sambon. La vendita fu animatissima, e il ricavo toccò quasi le 40,000 lire.

Ecco alcuni dei prezzi più notevoli raggiunti:

N. 10. Tari di Enrico VI, imp., coniato ad Amalfi L. 400
» 90. Denaro d'Adelchi, duca di Benevento, col nome dell' imp. Ludov. II » 360
» 98. Denaro anonimo ossidionale di Benevento (a. 891) » 345
» 244. Da 9 tarì di Corrado imp » 350
» 276. Follaro di Riccardo II, princ. di Capua » 400
» 384. Denaro di Basilio imp.; coniato a Napoli » 455
» 387. Denaro anonimo di Napoli » 485
» 388. Denaro degl'imp. Basilio, Leone e Alessandro, coniato a Oria » 330
» 428. Denaro di Gaimaro I, princ. di Salerno » 330
» 451. Follaro di Gisolfo I e Pandolfo, princ. di Capua, coniato a Salerno » 400
» 531. Follaro di Sergio III, coniato a Sorrento » 265
» 532. Da 8 tari di Carlo I d'Angiò, coniato a Tunisi » 695
» 543. Reale o augustale dello stesso » 360
» 748. Doppio ducato d'oro di Ferdin. I d'Aragona » 500
» 897. Ducato d'oro di Lodov. XII di Fr., coniato a Napoli » 600
» 930. Mezzo scudo ossidionale di Napoli (a. 1528) » 495
» 1224. Tarì d'arg. di Carlo II di Spagna, minorenne » 645
» 1310. Doppia oncia d'oro di Carlo III d'Austria » 695
» 1520. Doppio bolognino di Civitaducale » 560
» 1533. Zecchino di Belmonte » 610
» 1534. Zecchino del Vasto » 700




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Furto al Gabinetto Numismatico di Losanna. — Togliamo dalla Gazzetta di Losanna le seguenti notizie relative al gravissimo furto perpetrato il 1° Agosto alla insigne collezione di Losanna, formata con tanta cura e tanta scienza dal compianto Morel-Fatio.

" I ladri dovevano avere perfetta conoscenza dei luoghi, ch’essi avevano certamente studiati a loro agio. Il modo con cui essi procedettero dimostra un piano accuratamente studiato in anticipazione. Essi hanno dovuto penetrare pei locali superiori dell’edificio del Museo. Nulla era più facile. Alcuni operai vi lavorano da parecchi giorni a stabilirvi un deposito di duplicati per la biblioteca cantonale. Le porte erano quindi aperte e l’andirivieni di persone in abito d’operaio non doveva destare alcun sospetto. I solai sono vastissimi e pieni di risvolti e di nascondigli. I ladri vi si sono nascosti durante la giornata e quando giudicarono che non c’era più nulla a temere, si posero all’opera. Penetrando per la canna di un camino — un camino largo e grande come si usavano una volta — discesero, sfondando una tela, nello studio del Sig. de Molin conservatore del Gabinetto. Il medagliere è nella stanza attigua. Essi fecero man bassa su quanto loro parve più prezioso, senza dimenticare un piccolo cassetto portante la scritta " pezzi rari „ e poi se ne andarono per la medesima strada. Dai solai arrivarono alla torretta della biblioteca da dove discesero a mezzo di una corda e presero il largo. L’inchiesta immediatamente aperta dal giudice istruttore non ha dato finora alcun risultato soddisfacente; ma molte persone furono già interrogate, e furono fatti parecchi arresti. Probabilmente si ha a che fare con operai che in epoca non lontana ebbero parte ai lavori nell’edificio del Museo.

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Furto al Gabinetto numismatico di Nîmes. — Da un giornale di Marsiglia togliamo i seguenti particolari sul furto al Gabinetto numismatico di Nîmes, furto che fortunatamente non ebbe le disastrose conseguenze di quello di Losanna.

" I ladri penetrarono nella sala del Gabinetto dall’alto di una finestra, e una volta entrati, apersero tutte le vetrine e collocarono quanto poterono in due sacchi, lasciando però ancora molte monete e fra queste alcune rarissime — ciò che dimostra la loro poca intelligenza in materia — sparse sul pavimento. Verso le 5 del mattino alcuni passanti videro due persone scendere per una scala di corda, portando due sacchi; ma li presero per operai e non ne fecero caso. Fu invece assai sorpreso il custode del museo, quando poco dopo, recandosi al suo ufficio vide la scala di corda appesa alla finestra del museo. Chiese ai vicini e seppe che due individui con due pesanti sacchi s’erano visti andare in direzione della Fontana. — La polizia tosto avvisata si mise in moto in quella direzione e, seguendo le diverse indicazioni, giunse a un terreno che sembrava appena smosso, e difatti, dopo d’aver levato alcuni ciottoli trovarono i due sacchi ivi nascosti e contenenti tutte le monete rubate. „

Il Museo di Nîmes dunque può essere felice questa volta d’essersela cavata con un semplice spavento e col disturbo pel suo direttore di una nuova classificazione delle sue serie numismatiche, ed è sperabile che l’incidente abbia a consigliare una più accurata sorveglianza per l’avvenire.


La Direzione.               







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Inaugurazione della nuova Sede

della SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA

nel Castello di Milano.


L’inaugurazione della nuova sede sociale, che doveva già riuscire solenne per l’intervento di S. A. R. il Principe di Napoli, nostro Presidente Onorario, lo fu doppiamente pel fatto che i Principi facevano il 19 ottobre scorso il primo loro ingresso ufficiale in Milano e vi erano accompagnati anche dai Sovrani. Una visita agli iniziati restauri del Castello e l’inaugurazione dei locali adibiti alla Società Storica Lombarda e alla Società Numismatica Italiana furono gli argomenti che motivarono l’invito del Sindaco di Milano ai Principi. Perciò la narrazione della cerimonia che riguarda la nostra Società, sarà necessariamente collegata anche con qualche particolare non essenzialmente numismatico e noi chiediamo venia se la cronaca non sarà questa volta contenuta in quegli strettissimi limiti che per regola generale ci prefiggiamo nella nostra Rivista.

La giornata era splendida, quale si addiceva alla circostanza, tutta la città animata e imbandierata, e i cortili del Castello, addobbati a festa, rigurgitavano di gente. Alle ore 15 V2, come annunciato, arrivavano quasi contemporaneamente i Principi dal palazzo reale, e i Sovrani dalla villa di Monza, e scendevano alla porta del Castello. Accolti al suono della marcia reale e dell’inno montenegrino, accompagnati dalle autorità cittadine e dalle presidenze delle due Società, e acclamati calorosamente dalla folla plaudente, entrarono addirittura nella sala riservata alla nostra Società e da questa [p. 532 modifica]passarono nel salone comune delle adunanze, dove si doveva compiere la cerimonia inaugurale.

Al banco presidenziale sedette il Sindaco e accanto a lui, da un lato il nob. Felice Calvi e Don Cesare Vignati rappresentanti la Società Storico-Lombarda, dall’altro i fratelli Gnecchi e il Dott. Ambrosoli rappresentanti la Società Numismatica. I Reali e i Principi sedevano di fronte, e dietro a loro un centinaio di signore e quelli fra gli invitati che poterono penetrare nella sala; mentre una folla enorme si accalcava nel cortile della Rocchetta.

I discorsi ebbero il merito d’essere brevi. Primo a parlare fu il Sindaco, che diede il benvenuto agli augusti ospiti colle seguenti parole:

Nel nome di Milano, che ho l’onore dì rappresentare, ringrazio S. M. il Re e l’amata nostra Regina per il favore fattoci coll’Augusta ed ambita loro presenza.

Alle Vostre Altezze Reali il benvenuto nella nostra città e la conferma dell’intenso affetto che circonda l’Augusta Famiglia, nella quale la Giovane Sposa è entrata nuovo e desiderato raggio di sole.

Qui dove ogni pietra parla della storia nostra; in queste pareti che hanno sfidato i secoli ed ora si ritornano allo splendore della architettura antica, l’anno scorso, alla Vostra Augusta presenza, si inaugurò il Museo del Risorgimento Nazionale; oggi si insediano, affratellate, le Società Storica Lombarda e Numismatica Italiana, della quale Vostra Altezza è degno presidente onorario, e si visiteranno le sale destinate ai civici Musei, ed a quella Scuola d’arte applicata all’industria che è la prima manifestazione del concetto nostro che le raccolte qua dentro non devono essere mute e sterili esposizioni di oggetti, ma costituire un ambiente di ricordi sacri e di studi fecondi.

Così il Museo artistico coll’annessa Scuola servono a far rivivere la classe di quegli artefici dai quali ebbero tanto decoro l’arte e l’industria italiana e tanto lustro la patria nostra, e nelle reliquie del Museo del Risorgimento, mentre ì Veterani trovano conforto ai loro vecchi giorni, i giovani si ritemprano ai più santi ideali, all’amore di patria, a quei sentimenti dì riconoscenza e di devozione che a chiunque pensa al passato e confida nell’avvenire strappano dal cuore il grido di Viva Savoja.

Indi parlò il presidente della Società Storica, nob. Felice Calvi, il quale in un elegante discorso, rievocò la meravigliosa corte di Lodovico il Moro, e intrattenne l’eletto uditorio intorno a Lodovico XII e a Carlo V, accennando poi [p. 533 modifica]cernente alla buia notte della signoria spagnolesca. Riassunse infine a grandi tratti l’opera della benemerita Società da lui presieduta, e concluse eloquentemente:

Milano si ingolfa sempre più nelle industrie, nei commerci, nei grandi affari; ma non dovrebbe trascurare ciò che eleva lo spirito umano e rende veramente duraturo e fecondo il progresso.

Venuta la volta della Società Numismatica, uno dei Vicepresidenti, il Cav. Francesco Gnecchi, prese così la parola:

Maestà, Altezza Reale,

Quando il giorno ii aprile 1892 quella Società Numismatica, che da lungo tempo era nel desiderio degli studiosi italiani, venne finalmente costituita, in testa ai nomi dei promotori già figurava l’augusto nome di V. A. R.

La Società, per quanto ristretta di numero, come sono per natura tutte le Società scientifiche dedicate all’investigazione del passato, percorse però la sua via con coraggio e con dignità e s’acquistò onorevolmente il suo posto fra le consorelle dell’estero, talché, dopo cinque anni d’esistenza si fece ardita di offrire a V. A. R. la Presidenza onoraria, e fu assai fiera di vederla graziosamente accettata.

Era vivissimo desiderio dei soci di accogliere una volta almeno nella propria sede il loro Presidente onorario, ed oggi essi ascrivono a vera fortuna l’occasione che tanto opportunamente si presenta. — Sede più propria e più degna non si poteva immaginare per la nostra Società in Milano, che questa nell’antico Castello Sforzesco dalle cui mura spirano tante memorie in parte gloriose, in parte pur troppo dolorose, ma che pure tutte si collegano alla storia della città nostra e dell’Italia intera; memorie che noi veneriamo e studiamo compendiate ed eternate nella splendida serie delle monete coniate nella zecca milanese, una delle più varie e delle più ricche dell’Italia nostra.

Di questi locali che il Municipio di Milano liberalmente ci offerse, non è peranco compiuto il restauro, nessuna adunanza vi ebbe luogo finora; pochi fra i nostri soci appena li hanno veduti, parecchi vi entrano oggi per la prima volta.

Nessun miglior augurio era lecito desiderare per la nostra Società, che l’inaugurazione fattane oggi da V. A. R., nella quale si compenetrano due personalità, quali nessuna delle società consorelle nel suo presidente onorario può vantare, quella del Principe Ereditario e quella dell’appassionato raccoglitore e del competentissimo cultore della numismatica.

E io sono felice — nell’assenza del nostro Presidente Conte Papadopoli — di ringraziare a nome di tutti i soci V. A. R. d’avere inaugurata la nostra nuova sede, l’Augusta Principessa d’averla [p. 534 modifica]rallegrata col suo sorriso, e le LL. MM. d’aver reso maggiormente solenne questo giorno col loro grazioso intervento.

E chiudo le mie brevi parole invitando tutti ad acclamare in una sola volta alla scienza, alla patria, al Principe, alla Regina ed al Re.

Chiuse il Dott. Solone Ambrosoli, Direttore del Gabinetto Numismatico di Brera, col discorso seguente:

Maestà, Altezze Reali, Egregi signori,

Il periodo storico al quale il Castello Sforzesco deve la sua ricostruzione e la sua caratteristica, — la seconda metà cioè del secolo XV, — coincide col periodo più splendido per la numismatica milanese.

Con Francesco Sforza, infatti, incomincia a comparire il ritratto del principe sulle nostre monete.

Con Galeazzo Maria, possiamo seguire la transizione dal Medio Evo al Rinascimento, quella «evoluzione dell’arte» che Luca Beltrami ha magistralmente dimostrata per le sculture del Castello, e che nella numismatica qui si estrinseca mediante l’impiego dei rinnovellati caratteri classici per le inscrizioni, talchè le monete di Galeazzo si potrebbero riordinare cronologicamente in due serie, la prima a caratteri gotici, la seconda a caratteri romani. Ma già nella prima serie, per quanto ancora avvinta al passato nelle forme grafiche, la rappresentazione figurata si svincola dalle pastoie medioevali: due monete di Galeazzo presentano un rovescio immaginoso e vivacemente tradotto dal bulino: Sant’Ambrogio che flagella un gruppo di guerrieri fuggenti; anzi, in una di queste monete, il santo li insegue impetuosamente su di un focoso destriero.

Con Bona di Savoia, e soprattutto con Giangaleazzo Maria Sforza e Lodovico il Moro, tocchiamo infine al colmo della perfezione; la moneta con la testa soavissima del duca giovinetto e con l’accigliata effigie del tutore essendo ad esempio un vero gioiello d’arte, paragonabile alle monete greche, e, per dirla con una frase manzoniana, di diversa, ma non d’inferiore bellezza.

A questa coincidenza di periodi, corrisponde una singolare coincidenza tra la decorazione del Castello e la numismatica; per cui gli stessi motivi artistici che incontriamo ad ogni istante sulle monete, si ripetono sugli affreschi delle sale, e principalmente nei bassorilievi delle targhe numerosissime che ornano le colonne, i leggiadri capitelli pensili e le serraglie delle vòlte del vasto edificio, del porticato medesimo ond’è ricinto il cortile di questa Rocchetta dove la Società Numismatica Italiana, di cui S. A. R. il Principe si è degnato di accettare la presidenza onoraria, ha oggi, — per cortese concessione del Municipio, — la fortuna d’inaugurare con la Vostra presenza la propria nuova sede.

Mi sia quindi permessa una rapida rassegna dei bassorilievi. [p. 535 modifica]perchè si vegga sino a qual punto si estenda la coincidenza di cui ho parlato; e come la nostra Società, anche per questo riguardo, sia pure secondario, possa compiacersi d’una sede così singolarmente adatta all’indole sua.

Fra le targhe (d’interesse numismatico) del Castello, alcune recano stemmi od imprese che furono adottati dagli Sforza ma che risalgono ai Visconti: — la biscia, o sola, o inquartata con l’aquila; i tizzoni con le secchie, impresa già di Galeazzo II Visconti; la fascia annodata, impresa di Filippo Maria, il quale usò pure sulle sue monete, poggiata sullo scudo, quella corona col ramo di palma e col ramo d’alloro, che campeggia poi sola su qualche targa del Castello, come campeggia poi sola sulle monete sforzesche. Anche lo scudo partito con la biscia e le tre aquile, ch’è lo stemma della contea di Pavia, figura già sulle monete di Filippo Maria Visconti.

Altre imprese invece sono schiettamente sforzesche, come la elegante scopetta, il bizzarro leone col cimiero e le secchie, la graziosissima colomba nel fiammante, emblemi tutti che s’incontrano e qui e sulle monete degli Sforza, La targa col cane appiè d’un albero, quantunque non trovi riscontri nelle monete sforzesche, richiama tosto al numismatico una notissima medaglia di Francesco Sforza, opera del valente medaglista Gianfrancesco Enzola di Parma, nonché una rara moneta milanese di Filippo li di Spagna.

E fra queste targhe dell’epoca sforzesca, infine, le LL. MM. e le LL. AA. RR. potranno osservarne diverse che recano un’insegna ben nota e familiare: lo scudo con la croce, sul quale poggia un elmo che ha per cimiero un teschio di leone alato. È la medesima insegna che occorre con tanta frequenza sulle monete di Savoia; ed essa ci ricorda quel motto misterioso che la attornia su di un antico suggello del Conte Verde, quel motto magico e profondo che Carlo Alberto adottava poi per il suo carteggio, e che egli, nel 1844, intendendo lo sguardo pensoso all’aurora del nostro risorgimento, faceva incidere per una medaglia rimasta celebre, coi busti di Dante, Raffaello, Galileo e Cristoforo Colombo: — J’attends mon astre.

E ora, ad Umberto I, al Re leale, — alla coltissima Regina d’Italia, — a S. A. R. il Principe di Napoli, valoroso fautore della numismatica e Presidente onorario della Società, — e al fiore gentile ch’egli ha trapiantato fra noi dall’opposta riva dell’Adriatico, i nostri omaggi e la nostra reverente riconoscenza.

Vive acclamazioni ai Principi e ai Sovrani accolgono le ultime parole dell’Ambrosoli, come avevano accolto prima i discorsi precedenti. Lasciando allora le sale sociali il Sindaco invitò i Principi e i Sovrani a visitare le parti restaurate del Castello, la corte ducale, la loggetta di Galeazzo Maria [p. 536 modifica]Sforza e i locali destinati ad accogliere il Museo Artistico Municipale, in uno dei quali era preparato un generoso asciolvere offerto dalla Città. Mentre il lungo corteo procedeva, percorrendo le vastissime sale, il Principe si intrattenne continuamente e famigliarmente col Dott. Ambrosoli e coi fratelli Gnecchi, discorrendo di diversi argomenti sul tema dei comuni studii e accolse con favore e soddisfazione la dimanda da essi fatta, che S. A. R. la Principessa Elena, quale sua collaboratrice nei lavori numismatici, fosse iscritta nel novero dei soci3.

Alle ore 17 i Sovrani e i Principi partivano per Monza acclamati come all’arrivo, e la giornata resta così a segnarsi albo lapillo fra gli annali della nostra Società.


Il " Corpus Numorum italicorum „ fu l’argomento principale di ripetuti e lunghi colloqui che S. A. R. il Principe di Napoli ebbe nello scorso ottobre a Milano e a Monza coi Direttori della Rivista e col Conservatore del R. Gabinetto Numismatico, e siamo felici di poter comunicare ai lettori della Rivista i progetti che occupano la mente del nostro Augusto Presidente onorario. Deplorando, quale raccoglitore di monete italiane, la mancanza di un catalogo ben redatto e abbastanza esteso, che possa servire di guida generale. S. A. R. aveva formata l’idea di pubblicare il catalogo della propria collezione, quando questa avesse raggiunti i 20000 pezzi, dai quali ora è poco lontana, contandone 18000. In progresso di tempo però, visitando altre collezioni, e vedendo come nella propria alcune serie fossero più o meno deficienti, venne nella persuasione che meglio sarebbe valso fare addirittura un Catalogo generale delle zecche italiane, prendendo la propria collezione come punto di partenza, ma aggiungendovi anche tutto quello che vi mancasse e che si potesse trovare nelle altre. L’opera andava naturalmente ingrossando e prendendo delle proporzioni grandiose; ma non si arretrò per questo il proposito del Principe, il quale è deciso a mettersi al lungo e importante lavoro, malgrado tutte le difficoltà che si presentano, alcune delle quali di [p. 537 modifica]somma importanza. Il lavoro sarà incominciato colla compilazione delle schede della privata collezione del Principe, le quali saranno poligrafate e comunicate ai principali gabinetti pubblici e privati. Non dubitiamo punto che tutti faranno a gara nel contribuire del loro meglio all’opera gigantesca che il nostro Augusto Presidente onorario sta per intraprendere e che non ha riscontro in nessun altro paese.

Ma il Corpus Numorum italicorum non sarà solo una gloria per l’iniziatore e pel nostro paese; sarà anche un beneficio per la nostra Società e servirà ad assicurare la vita finanziaria della nostra Rivista, la quale, come ognun sa, ora vive per appoggi privati che un giorno o l’altro potrebbero mancare. Tutto il ricavo dell’opera è generosamente offerto dal Principe alla nostra Società, a nome della quale noi esprimiamo già fin d’ora i sensi della massima riconoscenza.

La Direzione.               


Il Principe di Napoli a Brera. — Togliamo dalla Perseveranza del 27 ottobre u. s.: — " Ieri mattina, in forma privata, il Principe di Napoli si è recato a Brera per visitarvi il Gabinetto Numismatico. Ricevuto dal Conservatore dott. Solone Ambrosoli, s’intrattenne per due ore ad esaminare con vivissimo interesse e con rara competenza la sezione delle monete medioevali e moderne di zecche italiane, campo prediletto de’ suoi studii, manifestando la propria compiacenza nel veder riuniti nel nostro Medagliere tanti preziosi monumenti della storia e dell’arte monetale. „


Dono al Gab. Num. di Milano. — Il noto incisore milanese Cav. Francesco Grazioli ha donato al R. Gabinetto Numismatico di Brera la raccolta dei conii e punzoni per medaglie, da lui incisi durante il lungo periodo della sua attività artistica, dal 1859 al 1896. I detti conii e punzoni sono collocati in due ben adatte vetrine, dono anch’esse del Cav. Grazioli.


Concorso Grazioli, — Ricordiamo ai Sigg. Incisori di medaglie, che nel p. v. anno 1898 si ripeterà il Concorso Grazioli presso la R. Accademia di Belle Arti in Milano, dalla cui Segreteria potranno avere le relative informazioni.

[p. 538 modifica]Per l’Esposizione Universale del 1900. — Nella Gazette numismatique française troviamo l’elenco degl’incisori di medaglie e monete, officiali di Zecca, ecc., designati a formar parte del comitato di ammissione per l’Esposizione Universale. Crediamo utile di riportarlo.

Classe 4. (Insegnamento speciale artistico). — J.-C. Chaplain, membro dell’Istituto, incisore in medaglie.

Classe 15. (Strumenti di precisione, monete e medaglie). — A. de Foville, direttore della Zecca; J. Boussingault, P. Charpentier, E. Collière e F. Hucher, capi di servizio della Zecca; Daniele Dupuis e P. Tasset, incisori in medaglie.

Classe 93. (Oreficeria). — O. Roty, presidente dell’Accademia delle Belle Arti, incisore in medaglie; E. Mazerolle, archivista della Zecca; H. de la Tour, bibliotecario al Gabinetto Numismatico di Parigi.

Classe 94. (Gioielleria). — L. Bottée, incisore in medaglie.


Viaggio scientifico. — Gli scienziati tedeschi Dott. T. J. Haeberlin di Erancoforte e il Maggiore M. Bahrfeldt di Breslavia percorsero l’Italia dal 15 ottobre scorso al 15 novembre visitando quante collezioni numismatiche fu loro possibile, pubbliche e private, e ciascuno nella propria specialità, il primo nell’Aes grave italico, il secondo nelle monete della repubblica romana, raccolsero buona messe di materiale per nuovi studii, che in buona parte vedranno la luce per mezzo della nostra Rivista.


Corsi di Numismatica. — In un periodico viennese troviamo un elenco dei corsi di Numismatica che si terranno nell’inverno 1897-98 presso alcune Università tedesche. Crediamo interessante di qui riportarlo.

Jena, Prof. straord. Dott. B. Pick: Elementi di Mitologia dell’arte, desunti in particolare dalle monete.

Monaco, Prof. onorario Dott. H. Riggauer: Numismatica greca.

Graz, Prof. straord. Dott. F. Pichler: La monetazione ateniese. Gli stemmi degli Stati europei. Gli ordini austriaci.

Vienna, Prof. straord. Dott. Gugl. Kubitschek: Corso elementare di Numismatica greca. Esercitazioni relative. — Lib. docente Dott. S. Steinherz: Introduzione alla storia monetaria del Medio Evo.

[p. 539 modifica]Una dimostrazione a Giorgio Cumont. — Per iniziativa di alcuni fra i membri della Società Reale Belga di Numismatica da alcuni mesi era stata aperta una sottoscrizione internazionale per offrire un ricordo al Sig. Giorgio Cumont, avvocato, antico presidente della Società Archeologica e antico Segretario della Società Numismatica, in benemerenza dei servigi da lui prestati alla scienza. — La manifestazione ebbe luogo martedì 27 ottobre- scorso a Bruxelles nella sala del Museo della Società Archeologica. Il Sig. de Bavay accolse l’avv. Cumont, con un discorso d’attualità, e terminando gli offerse il bronzo d’arte, frutto della sottoscrizione e consistente in un San Giorgio. Un vino d’onore coronò la cerimonia.

Il ripostiglio di Chignolo Po. — Alla fine del settembre scorso, a Chignolo Po (Prov. di Pavia), in un fondo di proprietà del Sig. March. Luigi Cusani Gonfalonieri, durante i lavori agricoli fu scoperto un ripostiglio di monete medioevali, che fortunatamente potè essere raccolto nella sua quasi totalità per cura del Nob. Ing. Antonio Castiglione.

Il tesoretto, poco numeroso di pezzi, ma, per compenso, di elettissima composizione, constava quasi esclusivamente di monete d’oro, alcune fra le quali assai rare, come si vedrà dal seguente elenco.

Milano - Galeazzo II Visconti (1354-78) fiorino d'oro (Gnecchi, tav. VII, n. 2) Esemplari 1
» - Bernabò Visconti (1354-85) » » » 1
» - Giangaleazzo Visconti (1385-1402) » (Gn., Gal. II, tav. VII, n. 1) » 5
» - Dominazione viscontea   pegione » » 27
Pavia - Galeazzo II Visconti (1359-78) » » » 2
Venezia - Bartolomeo Gradenigo (1339-42) ducato » » 1
» - Giovanni Dolfin (1356-61) » » » 1
» - Andrea Contarini (1368-82) » » » 5
» - Michele Morosini (1382) » » » 1
» - Antonio Venier (1382-1400) » » » 11
Genova - Doge primo (1339-44) genovino » » 1
» - Doge quarto (1356-63) » » » 2
» - Doge quinto (1363-70) » » » 3
» - Doge ottavo (1378-83) » » » 5
» - Doge decimo (1383-84) » » » 1
Firenze - Repubblica fiorino d'oro » » 3
Bologna - Dominazione pontificia ducato anonimo » » 7
Roma - Senatori anonimi   » » » 3
Avignone - Clemente VI (1348-52) fiorino d'oro » » 1
Boemia - Carlo IV imp.
(I come re di Boemia)
(1346-78) » » » 1
Ungheria - Sigismondo (1387-1437) ducato » » 1

Il nascondimento di questo bel ripostiglio si può evidentemente fissare intorno alla fine del Sec. XIV.

s. a.                    


[p. 540 modifica] " Ambrosiana. „ — Sotto questo titolo, la Commissione degli studii per le feste del XV centenario dalla morte di S. Ambrogio pubblicherà nel corr. mese di dicembre, coi tipi della nostra Casa editrice L. F. Cogliati, una raccolta di scritti varii, che formeranno un grosso volume in-4°, di circa 600 pag., edizione di lusso copiosamente illustrata, al prezzo di it. L. 20, Fra gli scritti in esso contenuti, non pochi sono d'indole storica, archeologica od artistica; il Dott. Ambrosoli ha poi contribuito al volume con una memoria di nummografia milanese: L'ambrosino d'oro (Ricerche storico-numismatiche).




Da Berlino ci giunge la dolorosa notizia della morte del


Dott. Prof. ALFREDO von SALLET


Direttore di quel R. Gabinetto Numismatico.

Parleremo di lui nel prossimo fascicolo della Rivista.



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COLLABORATORI DELLA RIVISTA


NELL'ANNO 1897




Memorie e Dissertazioni.


Agostini Agostino
Ambrosoli Solone
Babelon Ernesto
Ciani Giorgio
Frati Luigi
Cabrici Ettore
Gnecchi Ercole
Gnecchi Francesco
† Kunz Carlo
Malaguzzi Valeri Francesco
Papadopoli Nicolò
Ricci Serafino
Rizzoli Luigi junior
Ruggero Ciuseppe
Vitalini Ortensio


Cronaca.


Ambrosoli Solone
Gnecchi Francesco
Motta Emilio




  1. (V. Atti della S. N. I. Seduta 20 aprile 1897, e Assemblea generale dei Soci 2 giugno 1897 in questo medesimo fascicolo pag. 265 e 269).
  2. È superfluo accennare che i primi a fare tale dichiarazione sono i promotori del Concorso.
  3. Vedi Atti della Società, Seduta 9 Novembre 1897.