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passarono nel salone comune delle adunanze, dove si doveva compiere la cerimonia inaugurale.
Al banco presidenziale sedette il Sindaco e accanto a lui, da un lato il nob. Felice Calvi e Don Cesare Vignati rappresentanti la Società Storico-Lombarda, dall’altro i fratelli Gnecchi e il Dott. Ambrosoli rappresentanti la Società Numismatica. I Reali e i Principi sedevano di fronte, e dietro a loro un centinaio di signore e quelli fra gli invitati che poterono penetrare nella sala; mentre una folla enorme si accalcava nel cortile della Rocchetta.
I discorsi ebbero il merito d’essere brevi. Primo a parlare fu il Sindaco, che diede il benvenuto agli augusti ospiti colle seguenti parole:
Nel nome di Milano, che ho l’onore dì rappresentare, ringrazio S. M. il Re e l’amata nostra Regina per il favore fattoci coll’Augusta ed ambita loro presenza.
Alle Vostre Altezze Reali il benvenuto nella nostra città e la conferma dell’intenso affetto che circonda l’Augusta Famiglia, nella quale la Giovane Sposa è entrata nuovo e desiderato raggio di sole.
Qui dove ogni pietra parla della storia nostra; in queste pareti che hanno sfidato i secoli ed ora si ritornano allo splendore della architettura antica, l’anno scorso, alla Vostra Augusta presenza, si inaugurò il Museo del Risorgimento Nazionale; oggi si insediano, affratellate, le Società Storica Lombarda e Numismatica Italiana, della quale Vostra Altezza è degno presidente onorario, e si visiteranno le sale destinate ai civici Musei, ed a quella Scuola d’arte applicata all’industria che è la prima manifestazione del concetto nostro che le raccolte qua dentro non devono essere mute e sterili esposizioni di oggetti, ma costituire un ambiente di ricordi sacri e di studi fecondi.
Così il Museo artistico coll’annessa Scuola servono a far rivivere la classe di quegli artefici dai quali ebbero tanto decoro l’arte e l’industria italiana e tanto lustro la patria nostra, e nelle reliquie del Museo del Risorgimento, mentre ì Veterani trovano conforto ai loro vecchi giorni, i giovani si ritemprano ai più santi ideali, all’amore di patria, a quei sentimenti dì riconoscenza e di devozione che a chiunque pensa al passato e confida nell’avvenire strappano dal cuore il grido di Viva Savoja.
Indi parlò il presidente della Società Storica, nob. Felice Calvi, il quale in un elegante discorso, rievocò la meravigliosa corte di Lodovico il Moro, e intrattenne l’eletto uditorio intorno a Lodovico XII e a Carlo V, accennando poi effica-