Rivista di Cavalleria - Volume I/III/La preparazione della Cavalleria Moderna III
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LA PREPARAZIONE
della Cavalleria Moderna
(Continuaz. e fine, vedi fascicolo secondo).
IV.
L’altro elemento essenziale, e costitutivo dell’arma è il cavallo da guerra e la preparazione di questo prezioso materiale per i bisogni cresciuti dei grandi effettivi militari, è divenuto una preoccupazione costante delle amministrazioni dei grandi Stati europei, poichè implica oltre che la soluzione di un problema militare, quella di una questione economica e commerciale di primissimo ordine.
All’amministrazione dell’esercito il problema offre una serie d’indagini d’indole economica, sulla importanza della produzione indigena di uno Stato, sulla qualità dei prodotti, sulla possibilità di orientare la produzione verso certi tipi specialmente adatti, sulla possibilità dell’importazione, e degli effetti di essa sull’economia generale e sul bilancio.
Un’amministrazione cosciente non può prescindere dall’analisi minuta della questione in tutti i suoi rapporti, poichè l’interesse militare in questo caso più che mai s’identifica con l’interesse economico generale, e gli ordinamenti militari si fondano su di una supposta produzione ippica del paese, che ove non fosse reale renderebbe gli ordinamenti stessi non adatti a compiere la funzione ad essi affidata in campagna.
L’ordinamento di un esercito esige infatti, che si possa mantenere nelle proporzioni organiche stabilite, una forza cavalli permanente e la scienza militare richiede che questa forza sia per qualità adatta a raggiungere tutti gli obbiettivi tattici e strategici assegnati alla cavalleria, della quale noi esclusivamente ci occupiamo. Inoltre suppone che il mercato nazionale (poichè trattandosi di ipotesi di guerra non potrebbe farsi un razionale assegnamento sui mercati esteri) sia in grado di fornire tutto il materiale occorrente all’effettivo di guerra.
Rimonte e requisizioni sufficienti a provvedere in qualità e quantità la cavalleria di 1a e di 2a linea: questa l’ipotesi su cui è fondato l’ordinamento dell’arma, e questa l’indagine continuamente affidata all’amministrazione nell’interesse della sincerità della preparazione alla guerra, scopo esclusivo di un esercito.
L’esperienza della guerra poi insegna, che la cavalleria debba con tutti i mezzi curare che la sua compagine non sia, per quanto è possibile, turbata dall’introduzione nella sua effettiva forza cavalli, di elementi di requisizione che ne menomano le coesione, ed intralciano razione, per cui l’ideale di una perfetta preparazione dell’arma, sarebbe il mantenimento in pace di un completo effettivo di guerra nella forza cavalli.
Questo ideale, si potrebbe obbiettare, è comune per tutte le armi, nella forza uomini come nella forza cavalli, ma è contrario al principio su cui si fondano gli ordinamenti degli eserciti moderni di poter integrare al momento detrazione con elementi preordinati le unità incomplete. Il cavallo di guerra non s’improvvisa sia per la qualità, che per l’addestraraento e la cavalleria, che ha l’onore di aprire l’azione, non può che in menoma parte e mai per la prima linea, pensare alla requisizione, ma i suoi squadroni sono destinati a coprire la mobilitazione delle altre armi, ad esercitare le importantissime funzioni alle quali si accenna nella prima parte di questo breve studio.
I cavalli di requisizione sono già un elemento di debolezza quando servono a colmare i vuoti verificatisi nella 1a linea e lo sono maggiormente nella 2a linea: i risultati pratici confermano ampiamente questa deduzione. Nelle monografie dei corpi della campagna tedesca del 1870-71 si insiste su questo punto con unanime accordo e le percentuali di resistenza, tra i cavalli già preparati nel tempo di pace e quelli provenienti dalla requisizione, fanno perfino dubitare se non sia un male incorporare in un reparto di truppa questi elementi sia pure in esigua proporzione.
Un’inchiesta eseguita dopo la campagna dal ten. colonnello Von Brorowski comandante il 1° reggimento dei Dragoni della Guardia, conchiude nel senso di una immensa disparità di resistenza e di mezzi.
Ma, se può affermarsi in via generale resistenza del male e la necessità entro certe proporzioni del male stesso comune a tutti gli eserciti, non è possibile dissimularsene la relatività e la proporzionalità allo stato della produzione equina nei singoli Stati; è evidente infatti che negli Stati nei quali più floride sono le condizioni della produzione e del mercato equino, sono migliori gli elementi di requisizione in confronto di quelli altri Stati nei quali la produzione è deficiente, o non è nemmeno sufficiente a sopperire ai bisogni ordinari degli effettivi di pace.
Sicchè volendo stabilire in base a queste condizioni di fatto un principio generale per una efficace preparazione di guerra, si può affermare che, per una buona preparazione dell’arma, per quanto si riferisce al materiale cavalli, la cura dell’amministrazione e lo stato degli effettivi deve essere per quantità e per qualità in ragione diretta delle difficoltà e della qualità degli elementi di requisizione, ossia in ragione inversa delle condizioni di produzione dello Stato.
Questo inconfutabile principio di rigorosa amministrazione militare, apparisce ancor più chiaramente qualora si considerino le condizioni di produzione equina dei diversi Stati in base a questi dati riassuntivi che si riferiscono al 1892:
La popolazione equina era in quest’epoca approssimativamente:
solo nella Russia la popolazione equina complessiva conta più di 40 milioni di capi per cui la proporzione sale alla cifra straordinaria del 28 per ogni 100 abitanti.
È evidente che un tale stato della produzione se annulla quasi in Russia la questione del rifornimento della cavalleria, tale questione assurge alle proporzioni di una grave questione politica, finanziaria e militare negli Stati che come il nostro sono nell’ultimo gradino della produzione equina e tributari per una buona parte dell’estero, specialmente se oltre al numero si pon mente alla qualità della produzione.
La questione già molte volte affrontata nel nostro paese dove ha appassionato in molte logomachie parlamentari, i più autorevoli rappresentanti del nostro mondo militare e qualche campione dell’agricoltura e dello sport nazionale, è viva sempre in Francia malgrado che la produzione francese rappresenti, tenuto conto della proporzione tra la popolazione francese e l’italiana, i quattro quinti della nostra produzione equina.
Ma in Francia più che questione di numero si è fatta questione di qualità: si è notato che i cavalli distinti per la scuola di cavalleria di Saumur, s’importano in grandissima parte dall’Inghilterra e dall’Irlanda e gli ufficiali che vogliono essere ben montati debbono precisamente rivolgersi oltre la Manica, mentre il cavallo di truppa acquistato dalle Commissioni di rimonta all’interno è scadente, poichè le Commissioni, faute de mieux debbono acquistare quello che offre il mercato, vale a dire un cavallo che non ha i mezzi, la leggerezza e l’elasticità e la resistenza di un buon cavallo per la cavalleria, e che è soprattutto inferiore al cavallo di truppa tedesco.
La questione del tipo del cavallo per la cavalleria è difatti una questione vitale per l’arma; il desideratum nella polemica francese è di poter avere un mezzo sangue da galoppo, che permetta il galoppo adottato in Germania di 560 m. al minuto, mentre il galoppo attuale è di 440 a stento raggiunto e difficilmente sostenuto, al punto che al comando «caricate!» l’acceleramento è appena sentito.
Questo galoppo, secondo il giudizio tedesco, deve essere familiare non solo ad alcuni cavalli per ogni squadrone ma a tutti, e ciò perchè tutti i cavalli, in primo luogo possono trovarsi in un dato momento nella condizione di doverlo sviluppare, ed in secondo luogo perchè pei cavalli capaci di svilupparlo, il galoppo ordinario non è che una passeggiata, invece di essere, come pei cavalli comuni e pesanti, una causa di spossamento e di rovina.
Questa necessità è illustrata con pratiche applicazioni, riferentisi alle varie ipotesi di azione che la cavalleria è destinata ad esercitare in campagna, per gli ufficiali e per la truppa, nelle missioni individuali come nei movimenti collettivi e nel combattimento1.
La questione come si vede è posta in termini precisi, ma la soluzione richiede una secolare ed uniforme azione dello Stato, prima che si possano ottenere risultati apprezzabili, ed un impiego di colossali mezzi finanziari che lo Stato stesso, solo per la coscienza di una grande necessità nazionale, può richiedere al paese.
Una dimostrazione indiretta dell’entità di questi sforzi può esser data da ciò che ha fatto in un secolo la Russia la quale era pure così naturalmente fornita di prodotti indigeni. Un secolo fa, infatti, gli stabilimenti ippici in Russia consistevano in mandrie di cavalli quasi selvaggi, scorazzanti liberamente nelle steppe e solo qualche ricco privato esercitava con criteri meno primitivi l’allevamento. Oggi invece vi sono 6 haras tenuti dallo Stato, oltre ad un numero infinito di haras privati. Il numero di questi nel 1882 era di 3.964 con 100.837 fattrici ed 11.878 stalloni. Oltre agli haras lo Stato ha disseminato nei luoghi di maggior produzione stazioni di monta governative.
Ad ottenere questi risultati sono stati rivolti per un secolo senza interruzione tutti gli sforzi del governo russo, sforzi che hanno trovato nel Moerder un narratore competentissimo il quale illustra tutti i tentativi e tutti i risultati progressivi ottenuti mercè l’azione assidua di un governo illuminato2.
Un altro lavoro pregevolissimo sullo stato attuale della produzione equina, dovuto a due scrittori di oggi: Leonida di Simonoff e M. Moerder, che ha per titolo «Le razze cavalline», illustra maravigliosamente questa parte della moderna attività economica della Russia, così feconda di risultati militari per l’arma di cavalleria del potente Stato.
Per dare ai lettori della rivista un indizio dei sacrifici fatti dallo Stato per l’allevamento, basta indicare che per la costituzione dell’haras di Krenovoyé, formato con la riunione dei due haras di Cranow e di Tschesmen, il governo russo acquistò nel 1845 il primo di questi haras per 8 milioni di rubli dalla famiglia Orlow. Ora l’hayas di Krenovoyé presenta la più bella collezione dei migliori cavalli puro sangue esistente in Russia, e fornisce gli stalloni agli altri haras dello Stato.
Ma il cavallo speciale da guerra della Russia, la cui resistenza è tradizionale, è sempre il cavallo cosacco dalla criniera selvaggia, la testa forte, il dorso insellato il petto profondo. Un proverbio locale dice che il cavallo cosacco ha il ventre di una formica perchè possa sopportare la fame; il pelo lungo perchè possa sostenere il freddo; il piede largo per marciare sulla palude; l’orecchio teso perchè possa udire la voce del nemico e l’urlo del lupo; è brutto poichè non deve tentare nè il ricco nè il potente; è rapido e sicuro poichè esso è la vita, la gloria e la fortuna del cavaliere!
Alla Francia ed all’Italia manca la specialità cosacca e manca nella quantità richiesta dai bisogni della cavalleria, il tipo del cavallo da guerra degli Stati tedeschi e slavi, nè è possibile illudersi che l’industria indigena e l’azione per quanto energica dello Stato, possano sopperire, in un tempo relativamente prossimo, a tale deficienza.
Il miglioramento della produzione non si potrebbe ottenere che introducendo stalloni di mezzo sangue (tipo hunter) e stalloni di p. s. che non siano i sovrani del turf e quindi accessibili a tutti gli allevatori, per prodotti ottimi di mezzo sangue ma non di prezzo inverosimile; stabilire una media di prezzi d’acquisto per le commissioni dì rimonta che lasci alle commissioni stesse una grande libertà, perchè possano pagare in maniera rimunerativa per l’allevatore il prodotto del tipo ricercato e possano stabilire una sensibile differenza tra questo prodotto e quello comune.
Ciò servirà ad orientare l’allevamento indicando agli allevatori quale sia la via da seguire per ottenere un risultato economicamente soddisfacente.
Ma questa è una via, per quanto razionale altrettanto improduttiva di effetti immediati, e che ove non s’intenda provvedere ai bisogni dei tardi nepoti è necessario affrontare con mezzi importantissimi.
In Italia non siamo che appena a principio e per dimostrare quali siano stati nei rapporti militari i benefici apportati dalla legge nell’ampliamento del servizio ìppico del 1887 in un decennio, (e si noti che la questione del tipo non era nemmeno sfiorata con la legge stessa) basta guardare a questo calcolo preventivo posto a commento della legge stessa da Ferdinando Garbini.
Sono occorsi dunque 10 anni perchè siano presumibilmente entrati nell’esercito per effetto della legge del 1887, 2361 cavalli dei quali quelli relativi ai primi anni dall’applicazione della legge si avvicinano alla riforma e quelli relativi ai due ultimi anni dovrebbero ancora trovarsi nei depositi d’allevamento, non essendo ancora atti ad essere distribuiti.
Con quali diverse risorse finanziarie dovrebbe dunque essere affrontata una questione che si riferisce all’aumento ed al perfezionamento della produzione equina, in uno Stato apparisce evidente e la questione fatta per noi è applicabile a qualsiasi paese, purchè sia fatto il debito conto della produzione indigena esistente.
È quindi ben lontano il momento per noi, come per la Francia, di poter avere la cavalleria montata su di un ideale cavallo indigeno mezzo sangue, da galoppo, e perciò pur non perdendo di vista l’avvenire è necessario pensare seriamente al presente, utilizzando le risorse indigene e supplendo alla deficenza nell’importazione.
Un energico indirizzo dell’azione governativa, una protezione vera reale dell’industria equina, con un obbiettivo chiaramente militare, oltre che economico, sono evidentemente un dovere elementare nell’interesse economico ed in quello della difesa, ma sarebbe un’illusione fare assegnamento sui risultati immediati. Una popolazione non si crea, seleziona, e non si perfeziona fino ad ottenere un tipo determinato, se non con molto tempo, molti tentativi, e molti sacrifici.
I mezzi per ottenere tali risultati suggeriti finora, sono sempre i medesimi, vale a dire: aumento del prezzo d’incetta per compensare l’industria privata ed attrarla alla formazione del tipo più rimunerativo; premi agli allevatori; stalloni adatti, gratuitamente o quasi, a disposizione dell’industria privata; corse e concorsi; media costante negli acquisti fatti dall’amministrazione militare.
Intanto poichè è necessario preparare l’avvenire senza perdere di vista il presente anzi è del presente principalmente che una coscienziosa amministrazione militare deve preoccuparsi, spetta agli Stati più poveri di materiale equino, tenersi meglio montati in pace, per l’impossibilità o quasi in cui si trovano di far fronte colla requisizione ai bisogni di una campagna.
V.
Tutto ciò che si riferisce direttamente a promuovere ed a perfezionare l’industria equina ed in special modo l’industria stalloniera e quella degli haras, non può formare oggetto dell’amministrazione militare; questa può tutt’al più studiare per suo conto le condizioni del mercato e segnalare a chi di ragione i bisogni ed i desiderati dall’esercito, salvo a chi di ragione di provvedere a questo problema essenzialmente economico e commerciale.
Mi piace affermare qui questa verità elementare, perchè non di rado si è discusso se non convenisse affidare all’amministrazione militare, come al maggior interessato, tutto il problema della produzione equina, o viceversa togliere a questa pure quello dell’allevamento nei depositi, per darlo ad un’altra amministrazione tecnicamente più competente.
Lo Stein a questo proposito parlando della riproduzione equina come oggetto di amministrazione militare, dice: «Die Aufgabe der Gestüte ist eben eine wesentlich andere. Sie sollen überhaupt keine Institute für die Armee, sondern für die Pferdezucht des ganzen Landes sein. Denn an diese muss sich schliesslich die Remontirung wenden».3
L’operazione della rimonta abbraccia tutte le altre accessorie dell’allevamento e della distribuzione e quindi tutti quei fatti amministrativi che incominciano coll’acquisto dal commercio del cavallo destinato alla truppa e vanno fino all’effettivo incorporamento nel corpo, che deve servirsi del cavallo pei suoi fini militari.
I vari sistemi di incetta dei cavalli per l’esercito in Europa si possono ridurre a due tipi, quelli che implicano una specie di coscrizioni dei quadrupedi mettendo l’amministrazione nella condizione di un acquirente privilegiato e quelli nei quali l’amministrazione si presenta come qualsiasi privato compratore.
Il sistema nostro come quello francese ha per organi le commissioni di rimonta e nessun privilegio gode l’amministrazione in tempo di pace.
In Germania il sistema ha per fondamento un obbligo legale al servizio militare del cavallo gesetzliche Dienstpflicht der Pferde,4 ed in Austria il principio non è molto diverso da quello della coscrizione Assentirung, in Inghilterra, per contro, vige il regime del libero acquisto.
La condizione imprescindibile per una buona rimonta, quale che sia il sistema vigente è la statistica precisa delle condizioni equine dello Stato poichè i prodotti non debbono ottenersi dall’amministrazione ma rimanere nelle mani dei provveditori o dei piccoli privati produttori fino ad un certo punto, e per gli Stati come la Germania e l’Austria la statistica oltre che un atto di saggia amministrazione per poter a tempo provvedere ai bisogni, è il controllo necessario della esecuzione dell’obbligo derivante dalla rimonta verso i privati.
Con la costatazione dell’idoneità al servizio militare del cavallo e coll’atto d’acquisto si compie il primo atto della rimonta; la seconda fase è caratterizzata dall’allevamento negli speciali stabilimenti a ciò destinati; la terza fase consiste nella distribuzione ai corpi di truppa dei cavalli atti al servizio.
Gli organi della rimonta sono le commissioni d’incetta ed i depositi d’allevamento, quale che sia il sistema di rimonta, le commissioni sono sempre costituite da ufficiali di arma montata e le commissioni generali sempre composte da ufficiali di cavalleria.
Merita un cenno speciale l’organizzazione dei depositi di allevamento a proposito dei quali si è agitata e si discute tuttora, come ho accennato precedentemente, se la natura eminentemente economica della funzione non richieda almeno, se non che la funzione stessa sia esercitata da una amministrazione più competente, che l’ordinamento interno della particolare amministrazione degli stabilimenti destinati all’allevamento abbiano un indirizzo e requisiti più tecnici che militari.
Ora per le stesse ragioni ricordate superiormente, poichè questo periodo dell’allevamento non è che uno stadio delle operazioni di rimonta, le quali non sono altro che l’applicazione dell’azione amministrativa per procurarsi i mezzi necessari a raggiungere il fine assegnato all’amministrazione, nessuno può seriamente contestare, più che l’opportunità, la necessità di attribuire all’amministrazione militare tutte le operazioni di rimonta dall’incetta alla distribuzione, compreso naturalmente l’allevamento.
Ma una tale conclusione non dispensa l’amministrazione militare nell’esercizio di una funzione essenzialmente economica di attenersi ai principii più rigorosi dell’economia pubblica o privata.
Lo scopo preciso degli stabilimenti destinati all’allevamento è definito così da una ordinanza prussiana del 1837 «Die Aufnahme, regelmässige Verpflegung und bestmöglichste Behandlung der Remontepferde, zur Förderung ihrer körperlichen Ausbildung und Tüchtigkeit zur künftigen Bestimmung, ist der alleinige Zweck der Remonte-Depots, alles andere ist nur Mittel zur sicheren, besseren oder wohlfeilern Errichtung desselben.»
La funzione economica è qui nettamente delineata, migliorare il prodotto, non dimenticando il principio economico del minimo mezzo, poichè è chiaramente indicato che uno dei fini che l’amministrazione si propone di raggiungere è quello di avere il cavallo a buon mercato (wohlfeilern).
La costituzione organica dei depositi è fondata sull’uso di una determinata quantità di beni patrimoniali dello Stato, che riuniscano le condizioni climatiche e telluriche per un buon allevamento: così in Germania come in tutti gli altri paesi che provvedono all’allevamento. L’ente patrimoniale è dotato di una propria amministrazione che ha il compito di utilizzare tutte le risorse del patrimonio a beneficio dell’allevamento, per cui la condizione necessaria per una buona amministrazione è che questa abbia in se gli elementi tecnici, sia per quanto riguarda l’allevamento, che l’indirizzo economico dell’azienda.
In Germania all’amministrazione dei depositi è preposto «ein erfahrener und tüchtiger Landwirth, guter Pferdepfleger und Geschäftsmann zughleich» al quale è creata una posizione amministrativa con trattamento di pensione.
E ciò è naturale in Germania, dato il concetto strettamente economico che si ha dell’azienda. L’utilizzazione delle ricchezze del patrimonio concesso all’azienda non prendendo per base il solo consumo diretto del cavallo, ma ammettendo la conversione del prodotto più redditizio ottenuto dal patrimonio, con prodotti di diretto consumo.
II Mentzel nel suo ricco lavoro sulle rimonte prussiane così definisce il compito economico sui depositi d’allevamento: «Die Aufgabe desselben geht in jedem Depot dahin: die nach Umfang und Productivität der Aecker, Wiesen und Weiden festgesetzte Zahl von Remonten genügend mit Sommernahrung und Raubfutter für den Winter zu versorgen, ausserdem aber, wie in jeder guten Privatwirthschaft, die höchstmöglichsten sonstigen Produkten-und-Geld-Erträge zu erzielen, um die Unterhaltung der Pferde dadurch wohlfeiler zu machen.»5
Dato questo concetto che si risolve nell’utilizzare tutto ciò che è economicamente utilizzabile pel consumo diretto e pel rimanente come in qualsiasi privata azienda bene ordinata, procurare la massima produzione, è chiaro come i depositi d’allevamento germanici siano divenuti complesse aziende agricolo-industriali nelle quali esistono perfino stabilimenti di distillazione di alcool tutti a beneficio del minimo mezzo nell’allevamento e del massimo buon mercato pei cavalli dell’esercito.
Questa ricerca dell’economia sulle spese dell’allevamento del cavallo per l’esercito nella Germania, che è pure un mercato equino cospicuo e alla quale le condizioni del proprio cavallo di truppa facevano nella guerra del 1870 disprezzare il cavallo preso alla cavalleria francese; il cui bilancio, infine, non è mai soggetto alle prove a cui è sottoposto il nostro bilancio, fanno nascere il desiderio di conoscere per quali ragioni in Italia il sistema economico-amministrativo dell’allevamento, fondato sugli stessi presupposti patrimoniali degli altri Stati, non accenna a conformarsi al sistema germanico inquanto al principio economico della maggior possibile produzione nell’interesse del minimo costo dell’allevamento.
Questa analisi peraltro implicante ricerche che non sono conciliabili con l’economia e la natura del presente studio, porterebbe per l’Italia alla valutazione di difficoltà legislative ed amministrative, non insuperabili e potrebbe suggerire i rimedi per vivificare le aziende cospicue, alle quali ora è affidato l’allevamento.
Dott. Corradini.
Note
- ↑ Revue de Cavalerie, 1897.
- ↑ Moerder. — Aperçu historique sur les institutions hippiques et les races chevalines de la Russie. — 1868 St. Petersbourg.
- ↑ Stein ― Die Lehre vom Heerwesen, pag. 247. ― Stuttgart 1872.
- ↑ Stein, op. cit. pag. 247.
- ↑ Mentzel. Die Remontirung der Pretissichen Armee. — Berlin, 1845-1871, pag. 421.