Capitolo 6

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§ 6.

Riprendiamo l’equazione (3) del § 4

(1) ,


e supponiamo che delle relazioni necessariamente sussistenti fra le funzioni lineari u, alcune soltanto, e non già tutte, abbiano la forma delle equazioni (4) del detto §, e precisamente sieno le seguenti:

(2) , , ,


dove m è un numero intero che non può mai essere maggiore di n, nè minore di 2. In questo caso l’equazione (1) non ha che m radici variabili colla posizione del punto e rappresenta quindi la tangente variabile di una linea razionale della classe m. [p. 30 modifica]

Eliminando le quantità essenzialmente arbitrarie, comprese fra le A e le a, dalle equazioni che si ottengono dalle (2) eguagliando separatamente a zero, in ciascuna, i coefficienti di x, y, z, rimangono


relazioni fra le sole coordinate delle rette . Di queste rette sono dunque arbitrarie: ogni altra retta deve soddisfare ad una condizione per entrare a far parte d’un’equazione della forma (1), cioè per essere tangente d’una linea di classe m già toccata dalle prime rette.

Ora una linea razionale tangenti di classe m è determinata da tangenti arbitrarie1: dunque l’equazione (1), accompagnata dalle relazioni (2), è atta a rappresentare la tangente variabile di qualunque linea razionale di classe m, colla sola condizione che il numero delle rette sia sempre maggiore di m.

Quando m è , le relazioni (2) non costituiscono che una parte delle relazioni lineari che devono sussistere fra le funzioni u. Ne rimangono ancora , della forma

,


dove le c sono costanti individuate, relazioni delle quali si deve tener conto al bisogno.

Le equazioni (2) si possono, col processo nel § precedente, compendiare in una sola: indicato

(3) ,


dove

,


e è una funzione intera di , del grado , a coefficienti arbitrarii.

Quest’equazione può servire alla determinazione di delle [p. 31 modifica]funzioni u per mezzo delle rimanenti . Se, per fissare le idee, si vogliono esprimere le funzioni

,


per mezzo delle

, ,


basta porre

,


e fare successivamente nell’equazione (3)


Si ottengono in tal modo le formole che risultano dalla seguente

(4)


facendo successivamente ; e queste permettono appunto di esprimere per mezzo di , .

Dall’equazione (4) si trae

,


donde, moltiplicando ambidue i membri per


e summando da fino a ,

,

[p. 32 modifica]ossia

.


Nelle due somme fra parentesi si può scrivere in luogo di , e , siccome la funzione è d'ordine inferiore a , si può applicare alle somme stesse il lemma (II). Si ottiene così


ossia finalmente

(5) .

Da questa identità risulta che l'equazione primitiva (1), fra le rette , , equivale a quest'altra

(6) ,


fra le sole rette , .

Notiamo che l'identità (5) può scriversi così:

(2 — a )(2 — a¸)

A · (2 — a „) λ- ак ΣΑ " . m

X(a )

= { (2 — a ) ( 2 — a ,) …… … .. (2 — a₂ )

Aux ― ак }x P(an) λ

× (λ — 2 ') (λ — 2 ' ' ) .... . . . . ( 2 — 2 (n —m )) , dalla quale è

reso evidente

che , ammesse le n - m relazioni ( 2 ) , il

primo membro dell ' equazione ( 1 ) , liberato dai denominatori , si spezza [p. 33 modifica]Pagina:Beltrami - Ricerche di geometria analitica - 1879.pdf/39

  1. Möbius Der barycentrische Calcul. Leipzig 1827 (p. 84).