Raccolta di proverbi bergamaschi/Donna, matrimonio
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Donna, matrimonio
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DONNA. MATRIMONIO.
Ai fomne no ’l ghe la fa gna ’l diaol — Alle donne non l’accocca nemmeno il diavolo — e
Coi fomne no ’l ghe la pöl gna ’l diaol — Nemmeno il diavolo può competere colle donne — poichè
I fomne i ghen sa de piò a’ del diaol — Le donne ne sanno un punto più del diavolo — e Astuzia di donna le vince tutte (Tosc.).
A lüsùr de candéla no s’compra gne dòne gne téla — Al lume di candela non si compra nè donne nè tela — perchè
A lüsùr de candéla ol caneàs al par téla — Al lume di candela il canovaccio par tela.
A ’mbatìs bé l’è ü terno al lot — Chi s’imbatte bene ha gran fortuna.
A s’ parla mal di dòne, ma s’ga cór dré — Si parla male della donna, ma ognuno le corre dietro.
A tö moér de eć, piena la ca de scèć — Chi s’ammoglia in vecchiaia ha piena la casa di figliuoli. — Marito vecchio e moglie giovane, assai figliuoli.
Bisogna ardàs di catìf visì e di dòne che parla latì — Bisogna guardarsi da cattivo vicino e da donna che parla latino — È giustissima la prima parte di questo proverbio, ma non così l’altra. «Agli Italiani della Rinascenza non entrava in mente il pregiudizio, che la famigliarità colle lingue classiche, che il sapere erudito rompa il fascino della natura femminile, e che le donne in genere debbano tenersi in una sfera inferiore di coltura. È un pregiudizio codesto, come alcuni altri penetrati nelle società nostre, d’origine germanica.» (Gregorovius). È certamente bellissimo ideale l’amoroso governo della madre nella cerchia della famiglia; parmi però che a quell’ideale non possa altro che aggiugnere una savia coltura. Tra coloro che alla donna accordano solo la rocca ed il fuso, e coloro che alla donna istituiscono università, io credo esista una via di mezzo: in medio stat virtus. Certo è poi che «l’istruzione odierna delle donne, anche nella Germania, tanto lodata per le sue scuole, è suppergiù senza fondo e superficiale, anzi scientificamente nulla. Tutt’al più si riduce ad imparare (quando si imparano) un paio di lingue viventi e a suonare il pianoforte; e per questo si spende un tempo sterminato. Così la frivolezza delle conversazioni nostre è veramente sconfinata: a siffatta vuotaggine si cerca rimedio nel canto e nel suono del pianoforte.» (Gregorovius).
Caai de mölinér, fiöle de ostér, ache de orlolà, ardéga, ma lasséle stà — A cavalli di mugnai, a figlie di osti, a vacche d’ortolani guardate, ma non ve ne impacciate — Gli Spagnuoli dicono: No compres asno de recuero, ni te cases con hija de mesonero.
Campana liga, campana desliga — Campana lega, campana dislega — Vuol significare che le mogli si tolgono a vita.
Chi nas bela, nas maridada — Chi nasce bella, nasce maritata — È molte volte vero; ma siccome un altro proverbio dice:
Dona bela, o mata o vanarela — Donna bella, o matta o vanerella — così la bellezza sola potrebbe essere cagione di gravi mali; tanto che il proverbio inglese dice: Bellezza senza virtù è una maledizione. È probabile che la bellezza sola faccia imbattere in un cattivo marito, poichè l’uomo savio preferisce una moglie di bellezza mediocre e non dimentica che Onestà e gentilezza sopravanzano ogni bellezza. Conviene anche ricordare il prover. francese: Une jolie fille sans fortune a beaucoup d’amoureux, mais peu d’épouseurs.
Chi öl che ü laùr no staghe segrét, al ghe ’l dighe a öna dòna — Quel che alla donna ogni segreto fida, ne vien col tempo a far pubbliche grida (Tosc.). «Contro i motti delle donne incapaci a tacere sta Epicari, la fortissima schiava che dopo la congiura contro Nerone regge mirabilmente costante a tutti gli strazi, e alla fine si strozza di propria mano temendo che i tormenti possano forzarla a tradire il segreto.» (A. Vannucci).
Chi töl moér de èć i mèrita de ’mpicai — Il vecchio che prende moglie, merita d’essere impiccato — I Toscani, in modo più pulito, ma non meno severo dicono: Chi vecchio s’innamora, oltre ogni pena, gli convengono i ceppi e la catena.
Chi töl moér in foresteréa, la sò ca la deenta ön’ ostaréa — Chi mena moglie di lontan paese spesso a’ nuovi parenti fa le spese.
Chi töl moér per inrichìs, i mangia d’la sal per iscödìs la sît — Chi prende moglie per arricchire, mangia sale per cavarsi la sete — perchè Chi piglia moglie per denari, spesso sposa liti e guai. Nella Vita di B. Cellini: Tristo a coloro che si vogliono rifare in su la dota della lor moglie. «Veramente chi cerca moglie dovrebbe sopratutto cercare più assai la virtù che quattrini e bellezza; ma oggi pare che si vada per la via opposta; ed è per questa ragione che la pace di molte famiglie finisce spesso col pranzo di nozze.» (P. Pacini, Amore e dote).
Chi öl ol pom, bate la rama; chi öl la fìa (o la sćèta), carense la mama — Chi vuole il pomo, batta il ramo; chi vuole la figlia, accarezzi la mamma — Anche il Guadagnoli scrisse: Chi vuol la figlia accarezzi la mamma; e nella Val Bregaglia con leggera variante si dice: Chi vol niciola, sbassa la rama; Chi voi la fìa, dumand’ e la mama.
Di pedàgu a gh’ n’è tance ma di dòne gh’ n’è poche — Molte gonne, ma poche donne — Le donne sono molte, ma le saggio son poche.
Dóe gh’è di campane, gh’è a’ di p .... — Dove son campane, sono anche p... — e gli Spagnuoli dicono più velatamente: En donde hay campanas, hay de todo.
Dulùr de fomna morto al düra de l’ös a la porta, ovvero
Dulùr de fomna morta al vé dét de l’ös e ’l va de fò d’la porta — Dolor di donna morta dura dall’uscio alla porta — cioè Dolor per moglie morta dura poco.
Fomnasse, bocasse — Femminacce, boccacce — Le donne vili e disoneste sono anche maldicenti e sboccate.
Fomne, pàssere e oche i è tante a’ quando i è poche — Donne, passere e oche sono molte anche quando son poche — perchè dove son femmine e oche non vi son parole poche. Le donne poi a difesa della loro loquacità sogliono dire:
No ’m gh’à óter de bu che la lengua — Non abbiamo altro di buono, cioè altr’arma, che la lingua.
I dòne i gh’à lagrime a stér, e bösie de marossér — Le donne hanno lagrime a staja, e bugie da sensali.
I dòne non son gente — Non potrò mai scordare l’impressione dolorosa provata nel momento, in cui sentii la prima volta queste durissime parole. Le udii pronunciare da una popolana, modello di sposa e di madre, che delle sue cure solerti ed amorose veniva corrisposta colla più nera ingratitudine. Quando un giorno si aspettava parole di lode od almeno di approvazione per quello che avea operato a favore della famiglia, si trovò più del solito aspreggiata; fu allora che con accento straziante esclamò: Già le donne non son gente. È da notare che pure i Francesi dicono: Femmes ne sont pas gens. Questa è davvero la quintessenza di tutto il male che s’è detto della donna.
I fomne da bé i à stóp i öć e i orege (Ang.) — Le donne dabbene hanno chiusi gli occhi e le orecchie — per non vedere né sentire le sconvenevolezze dei malcreati.
I fomne i è ligére — Le donne sono leggere — Femmina è cosa mobil per natura.
I fomne i pöl quel ch’i völ — Le donne possono quel che vogliono — Catone ripete con Temistocle che l’uomo vuole ciò che vuole la donna, di qui il detto francese: Ce que femme veut, homme le veut.
La buna moér la fa l’om bu — La buona moglie fa il buon marito — viceversa
L’om bu fa la buna moér — Il buon marito fa la buona moglie — ed io credo che le donne hanno ragione quando dicono:
Tóca a l’om a fa la dòna — Spetta all’uomo il fare la donna; e l’Alfieri, nella satira Le donne, scrisse pure:
Dirò sol, che ove gli uomini son buoni,
Specchio voi siete d’ogni nobil arte;
Ove pessimi son, Dio vel perdoni
Se tristarelle alquanto riuscite;
Dovunque i maschi van, voi pur seguite.
La prima l’è la scua, la segonda l’è la spusa — La prima è la scopa, la seconda è la sposa — cioè la seconda moglie è più accarezzata della prima. I Toscani dicono: La prima è asinella, la seconda tortorella, e in modo più ruvido: La seconda non gode, se la prima non muore.
La roba de scanséa la perd de mercanséa — La roba di scansia perde di pregio — e perciò
La roba ’n mostra, o ’n vedrina, l’è l’öltima a èndes — La roba in mostra, in vetrina, è l’ultima a vendersi — Dovrebbero ricordarselo quelle ragazze, che credono di trovar più presto marito stando sempre alla finestra. Lamennais lasciò scritto: «La donna è un fiore che manda il suo profumo solamente all’ombra.»
L’om l’à de fa de om, e la dona l’à de fa de dòna — L’uomo ha da far da uomo, e la donna da donna — «A Penelope le cure domestiche: ad Ulisse i conquisti. Veglia la Romana alla culla, e trae la chioma alla rocca: ara e trionfa il Romano.» Ed Agnolo Pandolfini ai figliuoli: «Faccia il padre della famiglia come fanno i savi dispensatori; quando si veggono troppo in carico, dividono con cui si conviene procedere alle cose. Agli uomini bisogna essere fuori di casa tra gli uomini in maggiori faccende; conversare, trafficare, praticare, guadagnare, acquistare per la casa; quelle minori faccende di casa lasciarle alla cura della donna vostra e così fate...»
L’om l’è cassadùr — L’uomo è cacciatore — Con ciò vuolsi intendere che all’uomo è permesso tendere insidie alla donna. Sono pur curiosi codesti uomini! Si fanno lecito di dar la caccia alle figlie ed alle mogli altrui, ma pretendono onestà e fedeltà nelle proprie. Vuolsi propriamente essere cacciatori di donne? Non si abbia allora l’insensatezza, anzi la crudeltà di rimproverare, di schernire, di sprezzare la vittima. Vuolsi andare a caccia dell’onore, della onestà? Per essere logici non si abbia la pretesa di voler la donna virtuosa.
L’om che bat so moér l’è ün vile — L’uomo che batte sua moglie è un vile — «Catone, giudice severo delle donne, disse che il batter la moglie il figliuolo era sacrilegio pari a quello commesso dai violatori delle cose più sacre: e aggiungeva, recarsi egli a maggior lode di esser buon marito che gran senatore.» (A. Vannucci).
L’om l’è ’l câp e la dona l’è la sésa — L’uomo è il campo e la donna è la siepe — Bellissimo proverbio, il quale insegna che l’uomo deve guadagnare e acquistare per la casa e la donna deve conservare. Viri est acquirere, mulieris servare (Aristot.)
Mal maridada éta buserada — Donna che si marita male sempre stenta (Tosc.).
Morusa del cömù, spusa de nigù — V. Amore.
Ol cör di fomne l’è fać a melù — Il cuor delle donne è fatto a spicchi come il popone — e le donne dicono:
Ol cör di òmegn l’è fać a sìgola — Il cuor degli uomini è fatto a cipolla — Chi ha più ragione?
Ol matrimòne l’è sant, ma i conseguense i è buserune — Il matrimonio è santo, ma le conseguenze sono tristi — però se riesce male.
Ol prim an de matrimòne o malàs o ’ndebitàs — Il primo anno che l’uomo piglia moglie o s’ammala o s’indebita (Tosc.) — Le donne sogliono dire:
Ol prim an gale e bindèi, ol segrónd fasse e panasèi — Il prim’anno gale e nastri, il secondo fasce e pannicelli — I Toscani hanno il proverbio seguente: Il prim’anno s’abbraccia, il secondo s’infascia, il terzo s’ha il mal’anno e la mala pasqua.
Öna buna e braa fomna ’n d’öna ca l’è ü tesór — Una buona e brava donna è un tesoro in una famiglia — e Salomone ne’ suoi Proverbj: Le donne savie edificano la loro casa; ma la stolta la sovverte colle sue mani.
Pötòst che tö ü vèć co’ la barba grisa, l’è mèi tö ü zuen sensa camisa — Piuttosto che sposare un vecchio colla barba grigia, è meglio sposare un giovane senza camicia — Quando però il vecchio abbia del ben di Dio si dimentica il proverbio.
Quando la fomna fa da om, al va ’n ca töt a landòm (Ang.) — Quando la donna fa da uomo, in casa va tutto sossopra — Si dice anche:
Quando i fomne i porta i braghe e ’l capèl, töt ol mond al va a bordèl — Quando le donne portano le brache ed il cappello, tutto il mondo va a bordello — cioè a soqquadro. Questo proverbio può parere esagerato, ma lo credo più accettabile di certe teorie di alcuni emancipatori della donna; e giustamente interpretato è un omaggio alla legge naturale, che a ciascun sesso ha assegnato particolare missione. Cerchiamo per le donne l’emancipazione dall’ignoranza, dalla miseria e dal vizio; questa è la vera emancipazione, che non si troverà in chimeriche proclamazioni di diritti. Facciamo che la donna sia una savia regina della casa, e gli uomini soli vadano fuori per le maggiori faccende, poichè
- Chi resta in casa e manda fuor la moglie, Semina roba e disonor raccoglie (Tosc.).
Tempeste e marîć i è semper temporîć — Grandine e mariti vengono sempre presto, cioè arrivano sempre in tempo per far danno — Questo proverbio deve essere stato fatto dalle donne mal maritate.
Tira piò tant ü pél de p... che sento caai che tròta — E un poeta scrisse:
Che un pel di p.... tira, con più forza
Che mille argate insieme e mille buoi.
Tra moér e marît, no mètega ü dît — Tra moglie e marito non ci va messo un dito (Tosc.).
Tri festì fa öna pötana — Tre festini fanno una puttana. Il proverbio veneto dice: Tre calighi fa una piova, tre piove una brentana, e tre festini una putana. Ed il toscano: Chi mena la sua moglie a ogni festa, e dà bere al cavallo a ogni fontana; in capo all’anno il cavallo è bolso, e la donna puttana. Gli Spagnuoli convengono pure che Las mocitas pierden su estimacion en los fandangos; così convenissero molti genitori e mariti troppo accondiscendenti.
Za i dòne i gh’à semper tort! — Già le donne hanno sempre torto! — Esclamazione che le donne hanno sovente occasione di fare. E perchè hanno sempre torto? Perchè gli uomini, dice il proverbio indiano, hanno l’incarico di decidere del diritto e del torto.