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Fomne, pàssere e oche i è tante a’ quando i è poche — Donne, passere e oche sono molte anche quando son poche — perchè dove son femmine e oche non vi son parole poche. Le donne poi a difesa della loro loquacità sogliono dire:
No ’m gh’à óter de bu che la lengua — Non abbiamo altro di buono, cioè altr’arma, che la lingua.
I dòne i gh’à lagrime a stér, e bösie de marossér — Le donne hanno lagrime a staja, e bugie da sensali.
I dòne non son gente — Non potrò mai scordare l’impressione dolorosa provata nel momento, in cui sentii la prima volta queste durissime parole. Le udii pronunciare da una popolana, modello di sposa e di madre, che delle sue cure solerti ed amorose veniva corrisposta colla più nera ingratitudine. Quando un giorno si aspettava parole di lode od almeno di approvazione per quello che avea operato a favore della famiglia, si trovò più del solito aspreggiata; fu allora che con accento straziante esclamò: Già le donne non son gente. È da notare che pure i Francesi dicono: Femmes ne sont pas gens. Questa è davvero la quintessenza di tutto il male che s’è detto della donna.
I fomne da bé i à stóp i öć e i orege (Ang.) — Le donne dabbene hanno chiusi gli occhi e le orecchie — per non vedere né sentire le sconvenevolezze dei malcreati.
I fomne i è ligére — Le donne sono leggere — Femmina è cosa mobil per natura.
I fomne i pöl quel ch’i völ — Le donne possono quel che vogliono — Catone ripete con Temistocle che l’uomo vuole ciò che vuole la donna, di qui il detto francese: Ce que femme veut, homme le veut.
La buna moér la fa l’om bu — La buona moglie fa il buon marito — viceversa