IV

../III ../V IncludiIntestazione 24 marzo 2018 75% Da definire

III V

[p. 61 modifica]

IV.

[p. 63 modifica]


P
assarono cinque mesi.

Un giorno di giugno, Ida, arrossendo, e colle lagrime agli occhi, susurrò all’orecchio di Raimondo una per lei molto grave parola.

La gioia abbastanza viva che manifestò a tale notizia il suo giovine amante la rasserenò completamente. Essa gli gettò le braccia al collo con entusiasmo, lo ringraziò, lo accarezzò, gli disse mille gentilezze.

Dal giorno che Ida aveva accettato di diventare l’amante del duca, essi avevano fatto per così dire vita insieme.

Raimondo andava assai di rado a dormir nel suo letto. Cinque o sei giorni al più, [p. 64 modifica] ad ogni fin di mese, e non sempre neppur quelli.

Egli aveva montato in una via quieta un bell’appartamentino alla sua diletta, se non con lusso, con tutti i conforti desiderabili.

Aveva accordato colla rimessa un carrozzino chiuso a disposizione di lei, le aveva posto in cucina un fior di cuoco, non francese ma scelto, e pranzava sovente da lei in têtê-à-têtê.

Quando ella non andava a teatro coll’amica, Raimondo passava la sera colla Ida e qualche amico. Quelli del club si lamentavano assai delle sue assenze prolungate. Egli ci andava di giorno.

Nondimeno, per salvare non dirò le sue convenienze, ma le apparenze, egli non si mostrava in pubblico con lei, o almeno ci si mostrava come tutti gli altri amici di casa, ch’egli aveva a poco a poco presentati alla Ida. Ella aveva continuato a andar in teatro col suo chaperon. Raimondo entrava a farle visita, dopo il primo atto, e non ci restava mai tutta sera, nè quand’ella tornava a casa entrava con lei nel legno.

Erano felici come lo sono gli amanti che non si amano passionatamente.

Raimondo amava bensì la sua Ida con tutte le forze dell’anima sua; ma siccome l’anima [p. 65 modifica] non può dar più di quello ch’essa risenta, così la Ida trovava ch’egli era un’acqua cheta. Della freddezza della Ida egli non si lamentava mai, e andavano d’accordo come due angioli. Ella che pareva dagli occhi, dalle labbra, dal seno, dalla flessibilità felina della taglia, una regina di voluttà, non aveva ancora avuta da Raimondo la rivelazione suprema dell’amor sensuale. Perchè accadesse ciò, ella avrebbe avuto bisogno di un uomo che la dominasse interamente nel fisico e nel morale, e il duca non era fatto per questo. Era troppo debole, troppo metodico, troppo ragionevole.

La Ida gli voleva molto bene, ma non ne era innamorata alla follia, e capiva che non avrebbe mai avuta occasione di sentirsi tale per lui. La passione naturalmente non si manifesta che nei disastri del cuore; ma ella sentiva che, con Raimondo, i disastri non sarebbero arrivati mai.

Lui stesso l’aveva, a suo modo, idolatrata, prima di poterla possedere; ma poi s’era acquetato nella sua felicità senza ombre e senza contrasti. Ella non aveva che ad aprir bocca per vedersi esaudita, ed era discretissima. Forse se ella fosse stata una pieuvre avrebbe potuto rovinarlo, nonostante la sua perfetta metodicità. Per debolezza avrebbe cominciato anche a [p. 66 modifica] fare dei debiti. Ma ella si guardava bene dal fargli spendere più di quello che avrebbe speso se avesse fatto la vita di uomo libero. Della sua vita passata non le aveva mai chiesto sillaba.

Sul punto dello spendere troppo avevano avuto anzi delle spiegazioni interessantissime.

Un giorno, che ella mostrava una specie di delicato rincrescimento che egli fosse troppo splendido, figlio di famiglia qual’era e lontano da’ suoi di casa, Raimondo le fece capire ridendo, ch’ella non doveva avere nessunissimo rimorso, giacchè egli si era accorto che con lei faceva economia.

— Capirai bene, mia bella, che quando si ha un’amante come te, l’uomo è salvato dall’averne dieci...

— Nè due, spero bene?

— Nè due, le quali mi farebbero spendere se non dieci volte tanto, molto più di quello che io possa spendere per te.

In quanto alla possibilità di aver un frutto del loro amore, s’era anche discorso parecchio, fra loro due, e fin dalla prima volta Raimondo [p. 67 modifica] aveva accolta quella previsione con insolito entusiasmo. - Un tuo bambino? Come lo adorerei! - La Ida quel giorno fu beata, e amò Raimondo come non l’aveva amato mai.

A lui pareva sinceramente di poter essere un padre naturale non plus ultra.

Ida, naturalmente, non aveva mostrato per proprio conto altrettanta allegrezza, e si capisce. Dal suo carattere ella non era trasportata a effondersi troppo col proprio amore negli altri. Ella capiva che un bambino non le avrebbe date le gioie e le estasi materne, di cui aveva pur udito tanto parlare e tanto letto. Sapeva che Raimondo era ammogliato a una donna ancor giovine, robusta, sana; e senza essere addentro nelle cose di legge, con quell’intuizione femminile che sbaglia di rado, al pensiero che suo figlio sarebbe stato adulterino non provava alcuna smania di averlo.

E poi lo ripeto. Ella capiva che, Raimondo non era ancora il suo ideale. Il pensiero che sarebbe venuto un giorno, in cui si sarebbero lasciati, non era estraneo al suo cuore. D’altra parte le sue aspirazioni non potevano essere per il pot au feu. Ella si sentiva creata piuttosto per destare le ammirazioni d’una folla plaudente, che per chiudersi nelle pareti domestiche a cullar dei bambini. [p. 68 modifica]

Quanto al duca, in un bambino della Ida intravedeva in teoria una miriade di cose belle.

Gli pareva già di vederne la testolina dorata, e di udirlo balbettare quella sillaba tanto cara e benedetta, che agli uomini bene organizzati produce delle tenerezze ineffabili, giacchè anche questo fatto non è altro che un capitolo della gran legge la quale provvede a che il mondo non finisca.

Nondimeno, dal giorno che la Ida ebbe la grande e sicura rivelazione, ella si diede a diventar mammina, e a preparar il corredo al principe ereditario. La casa prese un aspetto ancora più ordinato del solito; ella aveva smesso di leggere troppi romanzi a emozioni violente, e agucchiava invece intorno alle camiciuole, alle calzettine e alle cuffine della creatura dell’avvenire. E cantava spesso al piano, perchè credeva che la musica le avrebbe ingentilita sempre più l’animina che s’andava sviluppando nelle sue viscere.

Raimondo cominciò a contornarla di cure e di riguardi infiniti Ida non aveva che ventun anni, le precauzioni non potevano mai essere esagerate. [p. 69 modifica]

Quando la creaturina cominciò a farsi sentir nel grembo, ella prendeva una mano del suo amante e la posava lì, perchè egli pregustasse in quei palpiti la gioia del sentirsi papà.

Poi si pensò a trovar la balia: balia asciutta ben inteso, perchè essa, quantunque non ne avesse una voglia estrema, aveva deciso di allattare.

— Se avrai latte! - rispondeva Raimondo ridendo.

— Oh lo credo! Ti pare?

— Non vuol dir nulla. Delle volte, in questo, la forme emporte le fond!

— Se poi proprio non ne avessi - conchiuse la Ida - tanto peggio per lui, ma tanto meglio per me.

E con questa frase la Ida aveva scolpito il fondo del suo carattere assai più che non possa farlo un onorevole il quale parli sei ore ai suoi elettori. [p. 70 modifica]

Il grande avvenimento poteva star a giorni. Raimondo non aveva mutato di un punto la sua vita. Soltanto che in quel tempo, invece di andar a casa a dormire que’ cinque o sei giorni sullo scorcio d’ogni mese, ci andava più spesso per lasciarla più tranquilla e non aver tentazioni.

Il suo amore per lei era stazionario. Non aumentava nè diminuiva.