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ad ogni fin di mese, e non sempre neppur quelli.

Egli aveva montato in una via quieta un bell’appartamentino alla sua diletta, se non con lusso, con tutti i conforti desiderabili.

Aveva accordato colla rimessa un carrozzino chiuso a disposizione di lei, le aveva posto in cucina un fior di cuoco, non francese ma scelto, e pranzava sovente da lei in têtê-à-têtê.

Quando ella non andava a teatro coll’amica, Raimondo passava la sera colla Ida e qualche amico. Quelli del club si lamentavano assai delle sue assenze prolungate. Egli ci andava di giorno.

Nondimeno, per salvare non dirò le sue convenienze, ma le apparenze, egli non si mostrava in pubblico con lei, o almeno ci si mostrava come tutti gli altri amici di casa, ch’egli aveva a poco a poco presentati alla Ida. Ella aveva continuato a andar in teatro col suo chaperon. Raimondo entrava a farle visita, dopo il primo atto, e non ci restava mai tutta sera, nè quand’ella tornava a casa entrava con lei nel legno.

Erano felici come lo sono gli amanti che non si amano passionatamente.

Raimondo amava bensì la sua Ida con tutte le forze dell’anima sua; ma siccome l’anima