Plico del fotografo/Libro III/Parte III/Sezione II
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SEZIONE SECONDA
Sopra alcuni particolari Procedimenti fotografici.
La facoltà che i diversi corpi della natura hanno di venire impressionati dalla luce e molto più estesa e generale di quella che comunemente si crede. L sali d’argento non fanno che occupare il primo posto nella serie dei corpi impressionabili. Se sinora non si giunse a trovare alcuna sostanza che offra lutti i vantaggi delle combinazioni dell’argento coll’iodio, col cloro, col bromo, eco., è però cosa interessante ed utile il conoscere come si comportino colla luce alcune combinazioni meno costose dei sali d’argento, e come con esse si possa arrivare a produrre su carta dei perfetti disegni1.
ANFITIPIA.
Procedimento di J. Herschel.
Si prepara la carta trattandola: 1° con ferro-tartrato o con ferro-citrato di protossido di mercurio o di piombo; 2° con ammonio-tartrato o con ammonio-citrato di ferro in modo che questi siano sempre in eccesso. La carta così preparata si adopera nella camera oscura, dove l’immagine, prolungando sufficientemente la posa, si produce da sè. La presenza del piombo ha per effetto di renderla più distinta e vigorosa. Però l’immagine non è permanente, e sparisce col tempo, anche all’oscurità perfetta, specialmente se contiene acido citrico, od acido tartarico allo stato libero. Quest’immagine non si distrugge che in apparenza, non fa che celarsi; infatti essa ricompare se: 1° si introduce in una soluzione dilungala di pernitrato di mercurio, da cui si lasciò deporre il precipitato che si produce nel mescolare il nitrato coll’acqua; 2° si lava nell’acqua calda, si fa seccare, e finalmente si passa sotto di un ferro a lisciare caldo. L’immagine è dapprima tutta macchiata, ma a poco a poco si dismacchia da sè, mettendola in un sito umido. È cosa singolare che questa immagine nel rivelarsi di nuovo cambia di carattere, cioè di positiva diventa negativa, d’onde ricevette
il suo nome di antitipo suggerito dall immerlale Talbot. Il sig. Herschel non dà alcune proporzioni determinale per questo procedimento.
BROMIDRARGIROTIPIA.
Procedimento di Unni.
Con questo nome mi pare che si possa distinguere il procedimento che ha per oggetto di produrre sulla carta un bromuro d’argento, quindi sviluppare l’impressione prodotta in esso dalla luce col mezzo dei vapori di mercurio.
Ecco il modo di operare del professore llunl:
Fa una soluzione con
60 grani di bromuro di potassio,
2 oncie di acqua distillata
ne impregna la carta, e fa seccare. Ricomincia da capo un’altra volta l’operazione, e poi tratta la carta con
120 grani di nitrato d’argento sciolto in 1 oncia di acqua distillala;
fa seccare prontamente al buio. In questo stato conserva per l’uso. Quando si vuole adoperare la carta così preparala si tratta nuovamente colla soluzione d’argenlo, e si posa umido nella camera oscura. Dopo pochi secondi si chiude il quadro e si porta nel laboratorio. L’immagine è appena visibile, quando l’esposizione è stata abbondante. Si pone da banda sino a che sia perfettamente secca, e poi si porta in una cassetta a mercuriarc come usano i dagherrolipisli. I vapori mercurei sviluppano l’immagine, ma non compiutamente. I’er portarla alla voluta petfezione, non si ha che a toglierla dalla cassetta, e metterla al buio in un canto per alcune ore. L’immagine acquista così la delicata bellezza di un dagherrotipo. Per fissare questa prova si lava dapprima con acqua, con una soluzione d’iposolfito di soda cd in ultimo con acqua pura, onde rimuovere l’iposolfito, e si fa seccare. L’immagine ottenuta può servirea produrre delle positive. Essa è dovuta alla opacità prodotta dalla curiosa combinazione del mercurio col bromuro d’argento. Quando si vuole posare a secco, invece di posare umido, si richiede un tempo più lungo, cioè invece di i — !3 secondi, bisogna posare per 2 — 3 minuti.
CATAL1SSOTIPIA.
Procedimento di Miller.
In questo procedimento l’immagine si sviluppa da sè, dopo dell’impressione nella camera oscura, senza aver bisogno di alcun trattamento coi liquidi rivelatori, o coi vetri continuatori. Si tratta la carta:
4’ Con una soluzione composta di
45 grani di nitrato di piombo,
4 oncia di acqua,
e si lascia seccare spontaneamente.
2° Con una soluzione composta di
8 — 4 0 grani di ioduro di ferro,
4 oncia di acqua.
La carta contiene ora ioduro di piombo e nitrato di protossido di ferro; si asciuga con carta emporctica, ma non si fa seccare.
3’ Con una soluzione composta di
4 00 grani di nitrato d’argento,
4 oncia di acqua,
si impressiona quindi nella camera oscura. Dopo della posa l’immagine è latente, ma si sviluppa da sè dopo qualche tempo acquistando una grande perfezione e finezza di dettagli. Si fissa coll’iposolfito di soda. Se si tentasse sviluppare più presto l’immagine coll’acido gallico si perderebbe facilmente la prova.
Sembra, dice il D. Wood autore di un procedimento analogo al precedente, che il sale d’areentn impressionato dcbol 34’ Fotografia. mente dalla luce, ed in un grado insufficiente a produrre alcun visibile elTelto, riceva un’azione catalitica che si comunica al sale di ferro o di piombo, e che continua dopo che lo stimolo della luce è sottratto; donde il nome di catalissolipia dato da Wood al suo procedimento. Mi pare che sotto un tal punto di vista questo nome si possa anche con maggior esattezza applicare al mio procedimento descritto Iratlando dell’albumina, per cui un foglio di carta, posto semplicemente in contatto coll’immagine fotografica sviluppatesi sotto l’azione dell’acido gallico e del nitrato d’argento, riceve un’ immagine positiva senza che esso abbia ricevuto alcuna impressione dalle radiazioni luminose.
CIANOTIPU.
Procedimento di I. Uersehel.
Impregnando la carta con una soluzione di sesquieianuro di ferro e di potassio (preparato facendo agire l’azione voltaica sul prussiato di potassa giallo) ed esponendo al sole per mezz’ora, si può ottenere una negativa che si fissa lavando nell’acqua in cui si sciolse un poco di solfato di soda per assicurare la solidità del blù di Prussia depositatosi. Dopo del lavamento il colore dell’immagine sarà blù sopra fondo bianco.
Se si lava la carta con una soluzione di ammonio-citrato di ferro, si fa seccare, quindi si tratta con prussiato di potassa giallo, e si fa nuovamente seccare; si ottiene una carta nera sensibile che dà disegni di una grande bellezza, ma con questa singolarità, che essi spontaneamente anneriscono all’oscuro in contatto dell’aria. La carta nell’annerire diventa nuovamente sensibile perchè si distrugge TeHello della luce, ed è capace di ricevere altri disegni, che a loro volta sempre anneriscono, senza che sia possibile di fissarli. Se si lavano con ammoniaca liquida o con carbonato di ammoniaca scompariscono per breve tempo, ma ben presto ricompariscono con lumi ed ombre invertite.
In questo stato i disegni sono fissali, e lavandoli nell’acqua il loro colore è in blu di Prussia. La varietà dei procedimenti per ottenere dei cianolipi è mollo numerosa, ma per (a pratica (inora non sono di alcun diretto giovamento.
CRISOTIPIA.
Procedimento di I. Herschel.
Si impregna la carta con una soluzione moderatamente concentrata di ammonio-citrato di ferro, si asciuga tra carta bibula, e si espone nella camera oscura. Si sviluppa con una dilungala soluzione d’oro nell’acqua regia, e neutralizzata con soda, si lava nell’acqua debolmente acidulala con acido solforico, si fa seccare, quindi si tratta con una soluzione di bromuro, oppure di ioduro di potassio, e nuovamente si fa seccare. Così l’immagine sarà terminata e fissala. Il nitrato d’argento impiegato invece del cloruro d’oro è pure capace di sviluppare l’immagine suH’ammonio-cilrato di ferro impressionato dalla luce, ma l’azione è mollo più lenta, ed in questo caso per fissare si farà uso dell’iposolfito di soda.
La carta impregnata con ossalato di ammoniaca, asciugata, e passata in una soluzione di cloruro d’oro, è pure molto sensibile. Tale è pur anche la carta impregnata con acetato di piombo, quindi con cloruro d’oro neutro. Un miscuglio di cloruro di oro neutro, e di bicromato di potassa produce ancora lo stesso effetto sopra la carta, per cui si possono ottenere prove negative di color blu su fondo giallo, che col levamento diventa bianco.
Secondo Himly, se si tratta la carta con una soluzione d’oro nel prussiato di potassa giallo, si fa seccare, e si porla in una soluzione di nitrato d’argento, quindi si fa nuovamente seccare, si ottiene una carta positiva molto sensibile, che dà delle buone fotografie, che si fissano con acqua salala e con iposolfito di soda. Ma questo procedimento di llimlv non è da proporsi alla pratica, perchè la soluzione d’oro si deve produrre sciogliendo il pericoloso oro fulminante in una soluzione calda di prussiato di potassa giallo. Cromotipia.
Procedimenti dieersi.
In questo capitolo sono compresi i procedimenti a base di cromo. • Secondo il procedimento di Ponton si fa una concentrala soluzione di bicromato di potassa, si impregna la carta, si fa seccare al fuoco senza perder tempo, quindi si porta sotto di una prova negativa nella macchina a copiare. Si ottiene così un disegno arancio su fondo giallo che si fìssa lavando nell’acqua. Il sale impressionato dalla luce non si scioglie. Pare che l’acido cromico del sale sia messo in libertà dalla luce, e si combini colla carta. Infatti il cromato neutro non subisce una decomposizione di simile natura. Nello stesso modo che la carta preparala coll’ioduro d’argento è più sensibile se è umida, così la carta preparata col bicromato di potassa ha invece la sua massima sensibilità quando si trova ad una siccità perfetta.
Il bicromato di potassa è meno sensibile della più parte dei sali d’argento, e ciò fa si che il suo uso debba limitarsi alla riproduzione delle prove negative. La sua grande qualità è quella di esser poco costoso, il suo costo stando a quello del nitrato d’argento come 2: 100.
Secondo E. Becquerel, se in una soluzione alcoolica di iodio si introduce una prova ottenuta col bicromato sopra carta incollala con amido, si lava quindi nell’alcool e si fa seccare, i bianchi diventano color blu, ed i gialli più o meno trasparenti. Se si copre di amido la superficie della carta in modo uniforme, si passa quindi in una debole soluzione alcoolica di iodio, e poscia si lava con moll’acqua, essa assume un bel colore blù. Se ora questa carta si introduce in una soluzione concentrala di bicromato di potassa, si asciuga e si secca perfettamente vicino al fuoco, diventerà così sensibile che al sole può riprodurre una negativa in cinque minuti. La positiva ottenuta si lava, e si fa seccare. Ora si porta in una debole tintura di iodio, e dopo qualche tempo si lava nell’acqua, quindi, dopo di averla accuratamente asciugata con carta senza colla, si lascia seccare spontaneamente. Se il disegno, che è di color violetto, non si manifesta sofficienlemenle distinto, conviene ripetere varie volle l’immersione della carta nella tintura di iodio per ottenere l’intensità di tinte che si desidera. Se finalmente il disegno, mentre è ancora amido, viene coperto con uno strato di gomma arabica, il colore rimane più bello seccando.
Secondo il professore Hunt si ottiene un miglior risultato trattando la carta con un miscuglio di
4 dramma di solfato di rame sciolto in
I oncia di acqua distillala, a cui si aggiunge
’/, oncia di una soluzione satura di bicromato di potassa, seccando, e conservando all’oscuro, sino al momento di far la prova. La luce la cambia dapprima in bruno, e forma una prova negativa; ma dopo un prolungamento di azione luminosa si ottiene una positiva gialla su fondo bianco. In ogni caso, tolta dal sole la prova, se si lava con nitrato d’argento si ottiene una bella positiva. Si fissa lavando nell’acqua pura. II signor Bingham fa osservare che, impiegando il solfato di Nichel invece del solfato di rame, si rende la carta più sensibile ed il disegno viene sviluppato in modo più perfetto dal nitrato d’argento.
Questi fatti indussero l’autore di questo trattato a fare alcune esperienze per ottenere delle positive al bicromato di potassa. I risultati che ottenne furono superiori a ciò che sperava. Le prove ottenute essendo da esso state presentale alla regia Accademia delle scienze in Torino, vennero trovate interessantissime, ed il procedimento per ottenerle venne inserito nella Notizia storica della classe di scienze fisiche e matematiche del 4857. — Si fa una soluzione di bicromato di potassa concentratissima, vi si immerge della carta, si fa seccare all’oscuro, si tira una positiva, lavasi nell’acqua sino a che i bianchi appariscano ben puri, poi si porla in una soluzione acquosa di prolosolfato di ferro al 5 per 400, si lava nuovamente nell’acqua e poi si porla in una soluzione di acido gallico. L’immagine si ottiene nera su fondo bianco o quasi tale secondo che si fece bene o male il lavamenlo nell’acqua. Non conviene neppure lavare troppo lungamente nell’acqua perchè allora le tinte riescono troppo deboli. Si finisce lavando per un momento nell’acqua al sortire dall’acido gallico.
L’autore non si è più in seguilo occupato di questo procedimento, ma dai risultati che ottenne è indotto a credere che esso è destinato ad un certo avvenire.
Se invece di mettere la prova nell’arido gallico sciolto nell’acqua si mette in una decozione di campeggio, si ottiene una immagine nera su fondo grigio. Se si mette in decozione di altre materie coloranti, p. e. di legno giallo, di Brasile, di Robbia si ottiene immagini diversamente colorate; se infine dopo di avere passato la prova nel bagno ferrico, Ja si mette in una soluzione di prussiato di potassa si ottiene una immagine di color blu su fondo bianco.
Intorno a questo genere di immagini al bicromato si occuparono con successo li signori E. Rousseau e Musson (a) i lavori dei quali non furono a noi noli che dopo la pubblicazione del nostro procedimento.
li signor Poilevin ed il signor Pouncy hanno impiegato il bicromato con una sostanza glutinosa e polveri solide colorate, tra le quali il miglior risultato si ottiene colla polvere di carbone. Quando la soluzione di bicromato di potassa contiene della gelatina o della gomma arabica diventa capace di tenere in sospensione una polvere leggera come quella del carbone. Se si ricopre un foglio di carta con questa soluzione, si fa seccare e si espone nella macchina a copiare per ’/» d’ora e poi si lava nell’acqua, si trova che nelle parti ove il bicromato venne impressionato, la polvere del carbone rimane aderente alla carta anche quando si lava nell’acqua e nelle parli non impressionale la polvere viene portata via nel mentre che si scioglie la gomma che servi a tenerla aderente prima dell’impressione, e ciò dà il modo di ottenere delle immagini a base di carbone.
Fotolitografia. — Talbot fece uso del bicromato di potassa per incidere fotograficamente l’acciaio. Ecco in poche parole il modo di operare di questo inventore.
fa) lahrcsbcricht iiber die Forlschrille und Leistungen im Gebiele der Fotografie unti Stereoscopie con Karl Jos. Kreulier. Wien 1858. Si ripulisce una lastra di acciaio con un miscuglio di aceto e di acido solforico, si stende sopra di essa uno strato di gelatina contenente in soluzione del bicromato di potassa. Si fa seccare a dolce calore, vi si applica (come nella macchina a copiare) il disegno a riprodurre, e si pone il tutto alla luce. Dopo dell’impressione luminosa i bianchi del disegno si accusano con color bruno sulla lastra, mentre i neri conservano la loro tinta gialla primitiva. Si introduce la lastra nell’acqua che scioglie le parli dello strato non impressionale, e mette a nudo il metallo. Si tratta ora con una soluzione di hicloruro di platino per incidere l’acciaio. Quando l’azione si giudica abbastanza profonda, si lava la lastra, si tratta con inchiostro da stampa per tirare le prove.
Ci permetta il lettore, poichè siamo per incidenza venuti a parlare di questa applicazione dei procedimenti fotografici, di dare qui anche un cenno del metodo ideato da Niepce de SaintVictor per incidere sull’acciaio. Vuoisi da taluni che questo metodo sia preferibile a quello dello scopritore inglese.
Si ripulisce la lastra d’acciaio da incidere con bianco di creta, si tratta con una soluzione composta di I parte di acido cloroidrico e di ?0 parli di acqua, si lava e si fa seccare. Si stende sulla superficie ripulita del bitume di Giudea sciolto nell’essenza di lavanda, si riscalda ora il metallo per seccare la vernice, riparandola dalla luce e dall’umido. Si applica sulla vernice una prova positiva e si espone alla luce; per circa IO minuti al sole, e per un’ora alla luce diffusa. Dopo dell’azione della luce l’immagine non deve ancora essere visibile; nel caso opposto ò segno che l’esposizione venne prolungata di troppo. Ora si tratta la lastra con un dissolvente per sciogliere le parli rimaste all’ombra. Questo dissolvente deve essere composto di 3 parli di olio di nafta reltitìcato ed I p. di benzina. Più vi sarà di benzina, piu il dissolvente sarà attivo. Finalmente si lava con acqua per fermare l’azione del dissolvente e si fa seccare.
Ora per incidere questa lastra si impiega il miscuglio di un volume di acido nitrico a gradi 36, 8 volumi di acqua distillata, e 2 volumi di alcool a gradi 36, che si sparge per breve tempo sulla lastra, e quindi si lava e si fa seccare la vernice e l’incisione. — Per incidere più profondamente si pone la lastra in una cassetta contenente della resina polverizzata. Col mezzo di un soffietto si agita questa polvere per farla cadere sulla superficie della lastra. Dopo si riscalda la lastra per fissare la resina sulla vernice e rendere quesl’ultima più solida, più resistente contro il nuovo mordente (acido nitrico semplicemente dilungato con acqua), e per formare uello stesso tempo sulle ombre del disegno una grana fina alla a ritenere l’iocbioslro di slampa. Il che è essenziale per la produzione di buone prove colla lastra, quando questa sia ripulita e privala dalla sua vernice col mezzo di corpi grassi e di olii essenziali.
Quest’applicazione dei procedimenti fotografici venne distinta col nome di fololilografìa, perchè permeile di potere moltiplicare delle fotografie alla maniera della litografia. Essa sin’ora non è che al suo nascere. I prodotti che se ne ricavano, quantunque già mollo sorprendenti, sono ancor lontani dallo avere la voluta perfezione. Si tentò di surrogare l’acciaio con altri metalli, colla pietra, col legno. Col zinco (Zincografia) si ottiene risultati mollo importanti, chi voglia conoscere il modo di operare potrà consultare l’opera del capitano Scott (a). La foloiitografia è certamente destinata ad uno splendido avvenire, imperocchè con essa non solo si avrà un minore costo nel tirare le prove, ma si otterrà un risparmio incalcolabile di tempo e di fatica con una maggior costanza ed uniformità di risultati.
CUPRO-BISMUTOTIPIA.
Procedimento del Professore Balsamo.
Si mette del fosforo nell’acido cloroidrico. Quando la soluzione è satura di fosforo si dilunga con acetato di soda sino a che il suo colore sia di un verde oliva intenso. Si immerge la carta in questo bagno per cinque o sei ore, dopo si fa seccare perfettamente. Si espone Della macchina a copiare sino a
(a) On l’hoto-zincography by Capta in Scott, under thè direction of Colonel sir H. James. London. ’97
che abbia acquistato un color grigio. Dopo si espone per cinque minuti in un’atmosfera di gas solfuro di idrogeno, che annerisce le parti impressionate dalla luce. Si lava nell’acqua, e dopo si immerge in un bagno di nitrato di bismuto acidulato con poco acido nitrico affinchè il bismuto possa sostituirsi a) rame, e rendere l’immagine permanente.
Flcorotipia. Procedimento di Hunt.
Prendi
l 20 grani di bromuro di potassio,
| < oncia di acqua distillata,
i 5 grani di fluoruro di sodio,
| 1 oncia di acqua distillata.
Quando vuoi preparare la carta, mescola la prima soluzione colla seconda, quindi introduci nel miscuglio la carta. Questa si sensibilizza quando è secca, con una soluzione di nitrato d’argento composta di
60 grani di nitrato d’argento,
’ oncia di acqua.
Dopo dell’impressione nella camera si sviluppa col protosolfato di ferro, si lava nell’acqua debolmente acidulala con acido muriatico, quindi si fìssa col metodo comune. Secondo il sig. Bingham se si tratta la carta con una debole soluzione di protocloruro di stagno, l’azione riducente della luce viene grandemente favorita.
PlOMBOTIPU.
Procedimento di Roussin.
Per preparare una carta sensibile alla luce con questo procedimento, si incomincia per preparare tre soluzioni differenti: 900 parli di acqua distillala,
300 » acelato di piombo neutro,
5 » acido acelico a <0°.
g 0 i 900 parli di acqua distillala,
I 300 » ioduro di potassio.
„„ l 500 parli di sale ammoniaco,
) una quantità tale di acqua distillala da ottenere
una soluzione satura di sale alla temperatura ordinaria.
Queste tre soluzioni si filtrano, e si conservano in vasi chiusi a smeriglio fuori del contatto di una luce troppo viva.
Per sensibilizzare la carta si opera al lume di una candela nel modo seguente:
1° Si mette un foglio di carta sopra il bagno di acetato di piombo, vi si lascia per 5 minuti, si estrae, e si asciuga per carta bibula.
2° Si porta la carta impregnata di acetato di piombo sopra della soluzione di ioduro di potassio, vi si lascia per 3 minuti e si lascia sgocciolare.
La carta così preparala è sensibile alla luce. Essa è alta a servire nella produzione delle prove positive col mezzo della macchina a copiare, ma deve anche essere capace di riprodurre direttamente l’immagine della camera oscura, poichè per ottenere un disegno positivo sopra di questa carta col mezzo della macchina a copiare basta l’esposizione al sole di uno a quattro secondi ed alla luce diffusa il tempo varia tra alcuni secondi ed un minuto.
Dopo dell’azione della luce l’immagine è visibile, è di color verde sopra fondo giallo.
Per avere la massima sensibilità conviene esporre umido; se si espone secco il tempo sarà più lungo, e l’immagine meno nitida. Una tale condizione non è favorevole al suo impiego nella riproduzione delle negative su albumina, o su collodio.
Si fissa l’immagine col bagno di sale ammoniaco sino a che la carta sia diventala affatto trasparente, sino a che il fondo giallo sia diventato bianco, e l’immagine di color blu violaceo. Si termina lavando la prova per mezz’ora nell’acqua per renderla affatto inattaccabile dai raggi luminosi, e dall’azione del tempo. Una debole vernice ili gomma arabica avrebbe per effetto di preservare l’immagine dalle emanazioni solforose che potrebbero annerirla, e quindi distruggerla.
CRANOTIPIA.
Procedimento del sifj NiejKe.
Il sig. Niepce da Sainl-Victor trovò, che alcuni corpi esposti alla luce ricevono un’ impressione che conservano per qualche tempo all’oscuro, e che possono trasmettere ad altri corpi.
Abbiasi una incisione, si esponga al sole per mezz’ora, si applichi per circa 20 ore sopra di un foglio di carta sensibile, si otterrà sopra di questo una immagine rovesciata. I bianchi della incisione vennero impressionali dalla luce, e possono trasmettere la loro impressione alla superficie sensibile, mentre i neri non manifestano alcuna azione. Anche ad una certa distanza l’impressione viene ancora, e la superficie che ha ricevuto la trasmissione dell’impressione primitiva è ancor capace di impressionare un’altra superficie sensibile, ma in questo caso l’azione sarà necessariamente più lenta e più debole, così a fortiori un foglio di carta bianca, che non ricevette alcuna preparazione fotografica, esposto alla luce sotto di una prova negativa per un tempo piuttosto lungo, darà in pochi ist inti una positiva se la si bagna con una soluzione di nitrato d’argento fuso; ma se si tratta preventivamente la carta con nitrato di uranio (a), l’impressione, che la carta riceverà dalla luce sotto della negativa, sarà ’ben più profonda, e più celere, e la positiva che si otterrà quindi bagnandola con nitrato d’argento sarà molto vigorosa. L’immagine si produrrebbe pure toccando la carta con cloruro d’oro. Questi fatti non sono slraordinarii dopo le esperienze di Draper, che da lungo tempo ha dimostrato, che corpi diversi hanno la proprietà di vicendevolmente impressionarsi panche ad una perfetta oscurità.
(a) L’equivalente chimico dell’uranio è = 60, e la composizione del nitrato di uranio è U’0 3,NO S,6UO. Le esperienze, che il sig. Niepce fece per studiare questa cosi sorprendente azione, che manifestano i corpi quando vennero modificali dalla luce, lo portarono alla scoperta di un procedimento col nitrato di uranio che eccitò grandemente l’attenzione dei fotografi. Ecco in poche parole in che consiste questo procedimento.
Si pone un foglio di carta in un bagno di nitrato di uranio al 10 per 100, si estrae, si fa seccare al buio, e si espone sotto di una negativa alla luce per un tempo eguale a quello che sarebbe necessario per ottenere una prova positiva sulla carta positiva ordinaria, e quindi si porta in un bagno di nitrato di argento cristallizzato al 5 per 100; si vedrà svilupparsi la positiva e terminarsi in meno di un minuto, e questa si può fissare lavandola semplicemente nell’acqua. Secondo il sig. Plumier la positiva sarà anche migliore se la- carta esposta alia luce si porla in un’acqua contenente ^ di bicloruro di mercurio, si lava, e poscia si immerge in una soluzione al ^ di nitrato d’argento.
FINE.
CìC
- ↑ Il sig. John Herschel sorpreso del grande numero e della grande varietà delle sostanze capaci di venire impressionate fotograficamente, così si esprime in una sua comunicazione su questo soggetto alla Società Reale di Londra: It is no longer an insulated and anomalous affection of certain salts of silver or gold but one which doubtless in a grealer or less degree pervades all nature, and connects itself intimately with the mechanism by which chemical combination and decomposition is operated. The general instability of organic combinations might lead us to expect thè occurrence of numerous and remarkable cases of this affection among bodies of that class, but among metallic, and other elementi inorganically arranged, instances enough have already appeared, and more are daily presenting themselves to justify its extension to all cases in which chemical elements may be supposed combined with a certain degree of laxsity, and so to speak in a tottering equilibrium.
Il sig. Martin di Vienna trattando di questo argomento nel suo Handbuch der Photographie, Wien 1832, dice: Die Erzeugung von Photographìen auf Papier gewährt, abgesehen con ihrer praktischen Anwendbarkeit, selbst als physikalischer Versueh ungemeines Interesse. Die grosse Menge von Stoffen die angewendet werden kann und deren ieder seine auffallenden Eigenthümlichkeiten hat, bedingt eine so grosse Mannigfaltigkeit in den Resultaten, dass man diesen Gegenstand nodi nicht erschopft hat und aneli so bald nic/U erschopfen wtrd. La fotografia sotto questo punto di vista è scienza utile e piacevole, essendo essa del dominio della Storia naturale. Il Dottore Zumaglini, naturalista di fama europea, ornamento della patria nostra, nella prefazione alla sua Flora pedemontana, Torino 1859, ha le seguenti linee che fanno al caso nostro: intelliges huiusmodi scientiam, omnibus qui velint cuoi duteibus utilia coniungere esse adamandam et exeotendam, in eaque assequenda non laborem, sed adsiduam suacissimumque animi detectalionem esse. — Praeterea nihil f orlasse confort magis ad bene honesteque vicendnm quairi diligerti investigano et contemplano naturae. Quapropter qui historiae naturali danl operam homines sunt, perpaucis exceptis, boni, simplices, liberi, tempcrantcs, faciles, integritate vitae, et castimonia morum instgnes, atquc ut uno dicam verbo, omnium vlrtutum exercitio clari, iitdeque beati; nam, ut inquit Cicero, omnes virtutis compotes beati sunt.